Quaderni di birdwatching Anno II - vol. 3 - aprile 2000

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Titolo

di Luca Baghino

L'entroterra di Arenzano
(foto © Luca Baghino)

        La parte sud-orientale del Parco Naturale Regionale del Beigua, ricadente in provincia di Genova, presenta caratteristiche fisiche peculiari. Lo spartiacque principale alpino-appenninico, dopo essere corso parallelo e ad una certa distanza dalla costa nella Liguria occidentale, converge decisamente verso il mare ad ovest di Genova, raggiungendo nel territorio di Arenzano la minima distanza dal mare (5.5 km) ma con culminazioni che sfiorano i 1200 m. Anche certe caratteristiche ambientali e geomorfologiche sono notevoli: i rocciosi versanti meridionali sono ripidi ed accidentati, con una vegetazione di tipo oro-mediterraneo ed estesi tratti di bosco a pino marittimo. Tale paesaggio naturale contrasta con quello osservabile sul lato settentrionale dello spartiacque, ove predominano morfologie meno aspre e più dolcemente degradanti, con fitti boschi di faggio e caducifoglie orofile: i caratteri montani e mediterranei dell’area tendono però a compenetrarsi in più punti.

        La dorsale principale, arrotondata per effetto degli eventi climatici legati alle glaciazioni, è prevalentemente costituita da praterie montane; a ridosso del litorale si trovano terrazzamenti parzialmente coltivati con prati stabili.

        Molta dell’importanza avifaunistica del sito è in qualche modo ricollegabile agli elementi sopra descritti.

        In primavera, per gran parte dei Rapaci diurni migratori, per le Cicogne e probabilmente anche per certi Passeriformi di passo (Irundinidi) è chiamato in causa il ruolo della geografia e della topografia locale (soprattutto le condizioni orografiche): tali fattori favoriscono la convergenza sia di rotte costiere sia di rotte interne in un settore ampio pochi chilometri.

        La diversità ambientale esistente (arbusteti, boschi, praterie inframezzate da molte zone rocciose, coltivi nella fascia pedemontana) unita ai forti dislivelli altitudinali spiega come l’area considerata sia risultata, sulla base dei dati dell’Atlante Nidificanti (1981-86), la seconda in assoluto per specie segnalate con ben 83 (AA.VV., 1989). Si tratta di un valore riscontrato nel mosaico ambientale che la tavoletta I.G.M. include; presi singolarmente, tuttavia, alcuni habitat, per la natura chimica del substrato composto da serpentiniti, risultano poveri e poco sviluppati dal punto di vista della vegetazione. Tale caratteristica si riflette anche sul popolamento ornitico che, come nel caso delle praterie, presenta poche specie e a densità relativamente basse. Nel settore sud-orientale del Parco, che racchiude anche porzioni di territorio comunale di Genova, sono note circa 160 specie tra nidificanti, estivi e sedentari, svernanti e migratori di transito più o meno regolare (Baghino, 1999).

        Per quanto riguarda l’avifauna nidificante, si possono considerare alcune tipologie ambientali caratteristiche dell’area per estensione e diffusione con alcuni uccelli tipici.

  • Praterie montane mesofile a Sesleria e Brachypodium sp.: Allodola, Calandro, Prispolone, Codirossone, Culbianco;
  • Lande a dominanza di Calluna vulgaris e Genista pilosa o, in situazioni termofile, a Erica arborea e E. scoparia: Pernice rossa, Saltimpalo, Magnanina, Zigolo muciatto;
  • Bosco di conifere termofile a Pinus pinaster: Sparviere, Cincia dal ciuffo. A seconda dell’età della formazione, del grado di apertura e dello stadio di successione vegetale: Sterpazzolina, Occhiocotto.
  • Ambienti rupestri: Corvo imperiale.

        La relativa fama ornitologica dell’area è però legata al fenomeno migratorio osservabile in primavera; quello autunnale è nel complesso meno studiato e forse meno consistente, ma è possibile abbozzare uno schema sintetico per i soli Falconiformi.

        Si possono analizzare e descrivere sinteticamente tali fenomeni sia su base temporale - per decadi - sia ecologica e spaziale (in questo caso con riferimenti anche all’avifauna non migratrice), relativamente comunque a specie ritenute rappresentative.

        Migrazione prenuziale: alla fine di febbraio si possono notare isolati movimenti di Albanelle reali, Topini, Colombacci e Storni.

        Nella prima decade di marzo, s’intensifica il passaggio dei Passeriformi (Tordi bottacci, ma anche Paridi e varie specie di Fringillidi), mentre in quella successiva si registrano di norma le massime concentrazioni di Biancone (picco medio 1985-1994: 19 marzo; Baghino, 1996). La terza vede un marcato incremento delle presenze di Falco di palude e marginalmente di Albanella reale, così come di Nibbi bruni, quasi tutti soggetti adulti, e di Falco tinnunculus-naumanni; si consolida il transito degli Irundinidi, mentre quello dei Colombacci fa registrare giornate ancora notevoli. Upupe e Torcicolli fanno scalo nei coltivi della zona.

        Il Falco di palude esibisce il periodo di massimo passaggio nella prima decade d’aprile (picco medio 1985-1994: 4 aprile; Baghino, 1996). Nella seconda decade del mese, a fronte di una relativa pausa nella migrazione dei rapaci, si notano molti Passeriformi transahariani in sosta: prevalgono Motacillidi, Muscicapidi, piccoli Turdidi e Silvidi; Rondini e Balestrucci sono regolari e molto numerosi, ma particolarmente abbondanti sono i Rondoni; nella terza, quella globalmente più significativa da un punto di vista quali-quantitativo in Liguria, è massiccia la presenza dei Passeriformi in transito o in sosta, ma s’osservano Tortore selvatiche, Rigogoli e i primi Gruccioni. Con i primi, isolati Falchi pecchiaioli, aumenta l’incidenza delle specie del genere Falco: Gheppi, Falchi cuculi, Lodolai e occasionali Grillai. Cicogne bianche e nere evidenziano un passaggio molto diluito nel corso della stagione.

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
(foto © Graziano Lovato)

        Nella prima decade di maggio, i primissimi giorni possono essere ancora significativi per molte delle specie sopra citate, e il transito dei Falchi pecchiaioli prende a cresce in modo progressivo. I Gruccioni mostrano il periodo di massimo passaggio alla fine di questo periodo, insieme a migratori tardivi come l’Averla piccola. Nella seconda, si ha il picco nella migrazione del Falco pecchiaiolo (picco medio 1985-1994: 13 maggio; Baghino, 1996) e tra gli altri rapaci si osservano ancora Nibbi bruni, Falchi cuculi e Lodolai. Nella terza si assiste ad una marcata diminuzione della migrazione visibile: oltre a possibili "code" nel passaggio del Pecchiaiolo, solo qualche giovane di Nibbio bruno e Falco di palude s’avvista ancora fin verso il 25.

        La prima decade di giugno segna la fine vera e propria della migrazione prenuziale.

        Migrazione postnuziale: il mese di agosto può offrire la possibilità di osservare qualche Nibbio bruno tra il 10 e il 15, e ancora pochi Falchi pecchiaioli dopo il 25.

        I primi giorni di settembre rappresentano l’inizio del periodo relativamente migliore per la migrazione visibile, che tuttavia si situa tra il 12 e il 25 del mese: Falchi pecchiaioli e Bianconi s’avvicendano temporalmente in modo graduale, seguiti dal Falco di palude.

        Ottobre vede qualche isolato individuo di Aquila minore e Albanella reale.

        Si possono trarre alcune indicazioni (Baghino, 1999):

  • il tratto costiero tra Cogoleto e Genova Voltri risulta il sito più importante per l’osservazione dei rapaci migratori in primavera tra la Francia sud-orientale e tutto il versante tirrenico (stretto di Messina escluso);
  • il volume di passaggio in epoca prenuziale è valutabile attorno ai 3000-5000 individui, con possibili fluttuazioni numeriche da un anno all’altro anche molto consistenti; tale dimensione colloca il sito nella categoria IBA Aree di importanza europea B1 - Specie gregarie (Casale, 1999).
  • l’entità del flusso migratorio del Biancone, in particolare, è di rilevanza continentale.
COME ARRIVARE

Dall’autostrada A10 Genova-Ventimiglia, uscire ad Arenzano. Imboccare la SS1 in direzione Savona per circa 400 m, quindi svoltare a destra (dopo la discoteca AltraNotte); si oltrepassa l'Ospedale (a sinistra) e, superato (a destra) un piazzale per autopullman, si entra nella frazione Terralba. Sulla sinistra, prendere la strada in salita (Via Pecorara) e percorrerla, prima tra case popolari e poi tra villette circondate da uliveti e orti, per circa un chilometro (non imboccare le deviazioni a sinistra, bisogna sempre andare avanti in salita), dopo essere passati davanti a una cisterna.
Quindi si aprono sul lato sinistro i primi scorci panoramici e si arriva ad un piazzale con una villetta rosa recintata ed alcuni cani: qui conviene parcheggiare l'auto.


 SITI D’INTERESSE ORNITOLOGICO

        1) Località Agueta e Curlo: si tratta dello spiazzo in cui si suggerisce di lasciare l’auto. L’area, caratterizzata da coltivi termofili e boscaglie termo-mesofile, accoglie tra i nidificanti l’Assiolo, il Succiacapre, la Sterpazzolina e lo Zigolo Nero. Fra i migratori, sono osservabili tutte le specie di Passeriformi che transitano o fanno scalo nella zona in primavera (nella prima decade di maggio, con un po’ di fortuna, anche la Bigia grossa in sosta migratoria), ma particolarmente Motacillidi, Irundinidi, Muscicapidi, Turdidi, Silvidi, Lanidi; è utile anche per valutare l’entità del passaggio, nonché per comprendere le rotte seguite dai migratori, prima di proseguire. Continuando sulla strada asfaltata per 300 metri si arriva al serbatoio di Curlo, situato in notevole postazione panoramica verso sud. Esiste un’area attrezzata per il pic-nic a fianco della strada.

        2) Valle del rio Lissolo: è una vallecola, meno profondamente incisa delle due maggiori valli laterali, quella del Lerone, ad ovest, e del Cantarena, ad est. Restando sulla strada che nel frattempo diventa sterrata o imboccando il sentiero FIE ("doppio cerchio rosso pieno"), la si percorre inizialmente sul versante idrografico sinistro. L’habitat è quello delle Lande secche, prima citate, con Saltimpali, Magnanine, Zigoli muciatti, Cince dal ciuffo. Si supera una sbarra nei pressi di due ex-case forestali (località Vaccà), circondate da una fitta e innaturale boscaglia d’impianto artificiale (vivai del CFS), che attirano in aprile e maggio molti Passeriformi in sosta migratoria. Il poggio che si trova ad ovest delle case forestali (Bric Cravieu, 499 m), si caratterizza per le eccellenti condizioni climatiche ed è quindi utilizzato da varie specie insettivore per le loro soste (Falchi cuculi, Gruccioni e raramente Ghiandaie marine, Averle piccole e capirosse). La strada, che compie diversi tornanti, è da qui in avanti prevalentemente panoramica e offre ottime opportunità per scorgere i rapaci migratori: ci si trova infatti in un’area centrale per le loro rotte. Naturalmente vale per tutti questi siti la regola che tali rotte e quindi l’altezza, la distanza e la direzione stessa, in parte, dei migratori sono condizionate dall’altezza della copertura nuvolosa, dalla forza e dalla direzione del vento.

Veduta della Val Lerone
(foto © Luca Baghino)

        3) Passo della Gava: volendo proseguire lungo la strada sterrata per circa un’ora a piedi oltre la sbarra si perviene al Passo della Gava (m 752 s.l.m.), valico molto ben visibile a distanza dal Levante savonese. Si domina, sulla sinistra, la magnifica Val Lerone, tuttavia ci si allontana progressivamente dalla zona collinare e submontana che comprende i migliori punti d’osservazione; la valle tende a restringersi e quindi a chiudersi, con effetti anche sulle possibilità di avvistamento. Si attraversano luoghi di nidificazione adatti al Codirossone e della Pernice rossa, nonché vaste zone detritiche frequentate d’inverno dal Sordone e dal Picchio muraiolo.

        4) Oasi faunistica del Monte Dente. L’Oasi faunistica provinciale del Monte Dente è gestita dal 1997 dalla LIPU. E’ estesa per 969 ettari e comprende vaste superfici di territorio montuoso dell’Appennino ligure occidentale lungo il confine tra le province di Genova e Savona. E’ un’area molto aspra e selvaggia, priva di infrastrutture e a densità abitativa nulla. E’ attraversata dallo spartiacque principale appenninico, che determina una netta diversità morfologica e ambientale: si osserva una forte compressione dei piani altitudinali lungo il versante marino, ove prevalgono praterie rocciose a Sesleria-Brachypodium, arbusteti di nocciolo ed Erica sp. e pietraie; sul versante padano, dominato dal Monte Dente (1107 m), i rilievi sono più dolci e arrotondati, ricoperti da fitte boscaglie di faggio e di latifoglie orofile. Dal punto di vista avifaunistico, è interessante la popolazione di Codirossone, forse una delle più consistenti dell’Appennino ligure; vi nidifica il Calandro, il Merlo acquaiolo, il Tordo bottaccio, la Magnanina, il Luì bianco, il Ciuffolotto, il Fanello, lo Zigolo muciatto, il Corvo imperiale. Ricca la presenza dei Falconiformi, soprattutto migratori che l’attraversano in primavera nella parte più meridionale, al di qua del Passo della Gava, ma anche nidificanti. La Valle del torrente Cerusa, il cui bacino idrografico individua l’Oasi a sud, è percorsa in autunno da flussi migratori di piccoli Passeriformi, che la risalgono per superare la linea di spartiacque. Sempre in questa stagione è da segnalare la regolarità, temporale e spaziale, delle soste del Piviere tortolino sulla dorsale arrotondata che va dal Passo del Faiallo al Monte Argentea a quote comprese tra i 1050 e i 1150 metri. Nell’Oasi sono state segnalate finora 106 specie di uccelli (Baghino, in pubbl.). L’Oasi può essere raggiunta con l’autostrada A26 Genova Voltri-Gravellona Toce, uscendo al casello di Masone (GE). Si prende la Statale 456 in direzione Genova Voltri, superando il paese di Masone. Giunti al valico del Turchino, si imbocca la galleria e si svolta subito a destra, sulla SP 73 del Faiallo, percorrendola per circa 7 chilometri. Qui, sotto la cima del Monte Dente, in uno spiazzo panoramico in direzione nord e sud (Sella del Barné, 890 m) si può parcheggiare l’auto. Un altro punto adatto per entrare nell’Oasi e scegliere una delle varie possibilità escursionistiche (compreso il celebre percorso dell’Alta Via dei Monti Liguri), è quello del Passo del Faiallo, al confine provinciale tra Savona e Genova (1061 m), dove si trova un’ampia area pic-nic. Il terzo punto d’ingresso è rappresentato, all’estremo meridionale, dal Passo della Gava, già menzionato a proposito del sito n. 3.

        Sul fronte della conservazione, vale infine la pena di ricordare che l’area Beigua-Turchino è stata recentemente individuata dalla Regione Liguria come Zona a Protezione Speciale per gli uccelli (Direttiva 79/409/CEE "Uccelli"). La Val Lerone e la zona dell’Oasi figurano anche tra le aree campione, all’interno del Parco del Beigua, degli interventi previsti da un Progetto LIFE Natura ("Beigua: interventi urgenti per habitat prativi prioritari"), promosso dalla LIPU con il cofinanziamento dell’Ente Parco.

Bibliografia

  • AA.VV., 1989 - Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria - Regione Liguria - Ed. Sagep, Genova, 208 pp.
  • Baghino L., 1996: - The spring migration of raptors over a site of western Liguria: results 1985 to 1994 -. In: Muntaner J. e Mayol J. (Eds.) 1996: Biologia y Conservaciòn de las Rapaces Mediterraneas, 1994. Monografias, n.4, SEO, Madrid, 488 pp.
  • Baghino L., 1999 - La migrazione dei rapaci diurni nel Parco del Beigua - Ente Parco Beigua, Savona, 24 pp.
  • Casale F., 1999 - La rete delle IBA in Italia. Aree di importanza internazionale per l’avifauna. - In: Brichetti P. e Gariboldi A. , 1999: Ornitologia pratica, Volume 2. Calderini, Bologna, 354 pp.


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