Quaderni di birdwatching Anno II - vol. 3 - aprile 2000

Editoriale
Titolo

di Luciano Ruggieri

         Tra le molteplici attività legate all’osservazione del mondo naturale, l’osservazione degli uccelli è una delle poche che abbia una sua precipua connotazione ludica, forse l’elemento più importante tra quelli che rendono il birdwatching nei paesi anglosassoni una tra le attività all'aperto più popolari e amate.

        Sappiamo bene che lo studio scientifico degli uccelli è di competenza dell’ornitologo, ma il mondo alato attrae anche moltissimi appassionati che non hanno propositi scientifici, ma desiderano solo godere della bellezza intrinseca di un volo di coloratissimi Gruccioni (aspetto edonistico) oppure godono a distinguere un Larus c. cachinnans in mezzo a centinaia di altri gabbiani (aspetto specialistico) o di poter osservare la 322a specie della loro personalissima check-list (aspetto collezionistico) con tutte le possibili variazioni sui tre temi.

        So che qualcuno storce ancora il naso in Italia, quando parlo di birdwatching come attività ludica, perché nel nostro paese una coscienza protezionista intransigente ed estremista è ancora di norma, e laddove la natura è protetta, nulla si tocca, nulla si guarda e a questa regola non sfugge nemmeno il mondo alato.

        Invece credo che il birdwatching debba essere essenzialmente divertimento, certamente nel rispetto delle regole e della natura; ma non a caso, i paesi che hanno una maggiore coscienza ambientalista e di rispetto per il mondo naturale sono anche quelli che possono vantare un maggiore numero di birdwatchers.

        L’altro aspetto che in Italia rimane alquanto indefinito, è la differenza che passa tra un birdwatcher e un ornitologo.

        In base a quello che ho detto è facile dare una risposta: "il birdwatcher si diverte là dove l’ornitologo lavora", assioma abbastanza stupido perché sottintende che l’ornitologo non si possa divertire studiando gli uccelli, cosa che spero non sia vera.

        I punti di contatto tra birdwatching ed ornitologia sono indubbiamente molteplici, ma è anche vero che alcuni aspetti dell’ornitologia al birdwatcher medio non interessano (la pubblicazione, la carriera e il potere accademico) nè all’ornitologo molti degli aspetti del birdwatching legati al puro piacere edonistico, ma, di fatto, il contributo del birdwatcher all’ornitologia italiana rimane sempre molto alto. Basti pensare al numero di birdwatchers che pubblicano su riviste ornitologiche, partecipano ai convegni ufficiali e contribuiscono con propri dati ai progetti atlante ornitologici, che di nuovo i limiti tra ornitologia e birdwatching ritornano ad essere più confusi.

        E in questo mondo variegato, esistono birdwatchers a cui questo termine va stretto, altri che pur non possedendo titoli, si ritengono ornitologi, come d’altra parte esistono ornitologi che non hanno mai visto un binocolo, ma non importa.

        Ci piacerebbe invece pensare che pur con inevitabili contaminazioni, il birdwatcher si possa ritagliare uno spazio proprio, che non è quello dell’ornitologo "a tempo perso" ma di interprete vero degli eventi che si verificano nel mondo alato, il birdwatcher come puntiglioso reporter di quello che accade nei cieli, un rigoroso compilatore di appunti fenologici, accanito ricercatore di specie accidentali, scopritore di nuovi siti riproduttivi di specie rare o localizzate.

        All’ornitologo il compito difficile di capire il perché e di darci delle spiegazioni scientifiche e razionali, al birdwatcher l’ingrato ma piacevole compito di essere in prima linea, a testimoniare i sottili o drammatici cambiamenti del mondo esterno.

        Al birdwatcher assegniamo un ruolo di primo piano, e se l’ornitologia fosse un caravella, solo un birdwatcher, posto lassù sulla coffa, potrebbe scoprire nuovi orizzonti....


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