Quaderni di birdwatching Anno II - vol. 3 - aprile 2000

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di Andrea Corso

        Nell’ambito del birdwatching, e a maggior ragione in quello ornitologico, l’uso di una corretta ed appropriata terminologia è essenziale ad inquadrare esattamente ciò di cui si vuole parlare, quello che si vuole osservare o per descrivere una specie.

        In riferimento al piumaggio degli uccelli, viene molto spesso utilizzato il termine "fase". Esso sta ad indicare un particolare piumaggio identificabile e dalle caratteristiche fenotipiche (caratteri esterni quali colore, disegni vari come striature, barrature ecc.) ben distinte e ricorrenti in tutti gli individui di una data specie, che siano accomunabili da un particolare piumaggio, appunto da una determinata fase. Così si ha che all’interno di una specie si può avere la separazione degli individui in due, o raramente più, distinte fasi.

        Oltre a questo significato "ufficiale", se ne sentono poi molti altri usi impropri, con accezioni del tutto diverse; si pensi ad espressioni del tipo "un cormorano in fase giovanile" o "un culbianco in fase femminile" o peggio "un falco in fase di muta". La separazione in fasi non ha niente a che vedere con le differenze sessuali (dimorfismo sessuale), con quelle relative all’età, alla stagione (abito invernale o riproduttivo) o alla muta. Esistono poi diverse aberrazioni individuali dovute a svariati motivi (per lo più metabolici) come il melanismo, l’albinismo, l’isabellismo e via dicendo; gli individui affetti da tali aberrazioni presentano spesso caratteri di piumaggio ben precisi e ricorrenti ma non per questo si può parlare di fasi. Si tratta solo di "difetti" del piumaggio indicati come"coloriti atipici" o semplicemente "piumaggi atipici o aberranti" (così se vediamo un Merlo affetto da albinismo - che sia esso parziale, simmetrico, asimmetrico o totale - diremo che abbiamo osservato un Merlo albino o con piumaggio aberrante albino, non in fase albina).

        Detto tutto questo su come viene usato, ma soprattutto su come non dovrebbe essere usato il termine fase, vengo al punto: esso è a mio avviso impreciso e fonte, tra l’altro, di possibili confusioni o false deduzioni. Infatti, in italiano come in altre lingue, quando si usa la locuzione fase si intende un qualcosa di variabile, qualcosa che sia soggetto a cambiamenti dettati dal tempo o da altri fattori (per fare degli esempi, si dice "una fase della vita", "una fase lunare", "una fase del lavoro" e cosi via , sempre nel senso che a una fase ne seguirà un’altra).

        Per questo motivo l’uso del vocabolo fase per indicare un tipico e particolare piumaggio, stabilito e "fisso", potrebbe dare adito alla erronea interpretazione che invece esso sia mutabile, soggetto a cambiamenti nel corso della vita di un uccello o dei vari stadi di muta. In realtà al contrario, se un uccello è di una determinata "fase" di piumaggio, questa rimane la stessa nel corso di tutta la sua vita (a parte quei pochi casi come nel Falco della Regina, in cui i giovani nascono superficialmente tutti uguali per poi acquisire i caratteri di una determinata fase solo dopo la prima muta!).

        Nella lingua inglese, l’espressione "phase" è ormai caduta in disuso e in sua sostituzione, già dal 1955, J. S. Huxley ha introdotto il più preciso termine "morph", ad indicare "una delle differenti forme di una popolazione soggetta a polimorfismo". E questo è quello utilizzato in tutte le nazioni, europee e non.

        Per evitare quindi ogni complicazione, e per uniformarsi al panorama europeo, mi sembra opportuno suggerire l’uso del termine morfismo per indicare una fase di piumaggio, ovviamente con le stesse motivazioni e negli stessi casi in cui si poteva ritenere lecito usare il termine fase. Di conseguenza, credo che sia più corretto ed auspicabile (sebbene suoni meno immediato ed elegante, forse) dire: un’Aquila minore del morfismo scuro, un Fulmaro del morfismo grigio, un Airone schistaceo del morfismo nero o di quello bianco, ecc., ecc.



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