a mattina del 5 gennaio di questanno, quando ci incontrammo allormai solito punto di incontro presso la diga di Orbetello, la splendida giornata che prometteva di mitigare in poche ore la temperatura ancora rigida del mattino ci mise subito dellumore giusto per unaltra bella giornata di birdwatching. Questa piacevole sensazione era ulteriormente amplificata dalle splendide notizie di ottime osservazioni che negli stessi giorni giungevano da gran parte della penisola (per non parlare delle isole). Presi da una strana euforia ci dirigemmo a tutta velocità verso il Parco della Maremma per una bella girata nelle zone paludose che circondano la foce dellOmbrone.
Giunti a destinazione ci rendemmo subito conto che il clima abbastanza mite, seguito ad una notte molto rigida per la zona, aveva reso molto attivi tutti i passeriformi, che probabilmente avevano avuto seri problemi a passare la nottata rintanati nei pochi cespugli protetti dallormai esigua duna costiera. Allodole, Pispole, Spioncelli e Passere scopaiole si radunavano a centinaia in ogni porzione di terreno libero tra la vegetazione, sorvolate da grossi gruppi di fringillidi e dagli onnipresenti Luì piccoli.
Mentre passeggiavamo sullargine che divide la zona umida dalla spiaggia, chiacchierando del più e del meno, fermandoci ad osservare lennesimo branchetto di luì, ci rendemmo conto della presenza di qualcosa di troppo sgargiante che svolazzava da un cespuglio allaltro assieme ai soliti Luì piccoli.
Entrambi ci rendemmo subito conto che ci trovavamo di fronte a un luì decisamente strano, che si distingueva in modo evidente se paragonato ai quattro o cinque Luì piccoli che gli svolazzavano attorno. Un sopracciglio giallo, spaventosamente lungo e marcato, era così evidente da poter essere distinto anche ad occhio nudo, rendendo luccellino individuabile a prima vista tra i congeneri. La reazione immediata fu quella di guardarci lun laltro ed esclamare in contemporanea: "Che cavolo è quello?!!". Era evidente che ci trovavamo davanti a qualche cosa che nessuno dei due aveva mai visto prima.
Dopo i primi momenti di smarrimento, rassicurati dal fatto che la nostra piccola "preda", indaffarata a dare la caccia a microscopiche vittime tra i cespugli, non sembrava avere la minima intenzione di scomparire nel nulla, come troppo spesso sono soliti fare i Luì, forzammo noi stessi a riprendere il controllo e ad analizzare la situazione con la massima lucidità ed obbiettività possibile.
Il dato più evidente, sul quale ci trovammo pienamente concordi, era quello che sicuramente non si trattava di un Luì piccolo, come pure non poteva essere nulla di appartenente al gruppo del Luì forestiero Phylloscopus inornatus, Luì di Hume Phylloscopus humei e Luì di Pallas Phylloscopus proregulus, né al gruppo che comprende il Luì di Radde Phylloscopus schwarzi e il Luì scuro Phylloscopus fuscatus.
Levidente sopracciglio, la banda chiara sulle grandi copritrici (che escludeva immediatamente anche il Luì grosso Phylloscopus trochilus e il Luì verde Phylloscopus sibilatrix) e le dimensioni paragonabili a quelle del Luì piccolo ci indirizzavano verso il gruppo del Luì boreale Phylloscopus borealis e del Luì verdastro Phylloscopus trochiloides con le sue sottospecie.
Nel giro di pochi minuti, considerate la colorazione delle parti superiori delluccello, troppo tendenti al verde, e dalle sue parti inferiori e del sopracciglio decisamente giallastre, se non addirittura gialle, fummo certi di questa prima supposizione. La proiezione delle primarie, decisamente corta e paragonabile a quella del Luì piccolo, le zampe scure, la banda sulle grandi copritrici abbastanza larga e netta, accompagnata da una seconda banda più piccola e meno definita sulle copritrici mediane, il sopracciglio molto largo nella parte posteriore allocchio e che anteriormente a questo raggiunge la base del becco, il quale non appariva particolarmente massiccio, escludevano con sicurezza il Luì boreale.
Non rimaneva a questo punto che da considerare le varie sottospecie del Luì verdastro e, ripescando in tutto ciò che ci ricordavamo di quanto studiato e soprattutto sognato per anni e con lindiscutibile aiuto delle fedeli guide da campo, ci rendemmo quasi immediatamente conto che la particolare colorazione giallastra non ci lasciava altra scelta che il Luì pallido Phylloscopus (trochiloides) nitidus, il più raro tra le sottospecie del Phylloscopus trochiloides reperibili in Europa.
Lo stupore fu tale da costringerci per alcuni minuti al totale silenzio mentre entrambi non potevamo fare a meno che osservare come ipnotizzati il piccolo volatile intento ai fatti suoi.
Il sogno terminò solo dopo una mezzora di osservazione, quando il nostro luì, accompagnato dal resto del gruppetto, cominciò ad allontanarsi fino a scomparire lungo il filare di cespugli in una zona allagata e purtroppo irraggiungibile senza mettersi a nuotare.
Solo a questo punto, con limprovviso calo della tensione, cominciammo ad insultarci da soli per la nostra solita pigrizia che ci aveva fatto lasciare a casa per lennesima volta le macchine fotografiche.
Sfortunatamente le spedizioni dei giorni successivi allo scopo di ritrovare la nostra piccola rarità, non diedero nessun risultato, cosa del resto che potevamo aspettarci visto che la zona cespugliata è cosi vasta e intricata che anche solo uno spostamento di poche decine di metri può rendere quasi impossibile il ritrovamento di un uccellino di pochi grammi.
Dimensioni paragonabili a quelle di un Luì piccolo Phylloscopus collybita.
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Luì pallido (Phylloscopus (trochiloides) nitidus)
(tavola © Matteo Lausetti)
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Parti superiori grigio-verdastro abbastanza uniforme e decisamente più tendente al verde di quelle di qualunque Luì piccolo che abbiamo mai visto.
Sopracciglio molto evidente e molto lungo, che posteriormente allocchio supera decisamente la lunghezza delle copritrici auricolari ed arriva quasi alla nuca. La parte posteriore del sopracciglio è molto larga e ben definita, non mostrando traccia di margini sfumati, mentre la parte che si estende anteriormente allocchio è più sottile, leggermente meno netta ed arriva fino a toccare la base del becco ma senza che i due sopraccigli si incontrino superiormente a questo.
Sotto il sopracciglio è visibile una stria oculare scura e anchessa molto definita, che delimita tutta la parte superiore delle copritrici auricolari ed oscura tutta la zona delle redini fino alla base del becco.
La parte inferiore delle copritrici auricolari, la gola, i lati del collo, il petto e parte dei fianchi sono di un bel giallo acceso, come giallo è anche tutto il sopracciglio.
Il becco sembrerebbe leggermente più lungo di quello del Luì piccolo, ma non particolarmente massiccio e mostra con evidenza la sua mandibola inferiore chiara.
E` evidente una barra chiara, anchessa giallastra, che delimita le grandi copritrici ed una seconda barra, molto meno evidente, sia per la minore lunghezza che per il minore spessore, decisamente sfumata, tanto che è necessaria parecchia attenzione per poterla apprezzare, sulle copritrici mediane.
La proiezione delle primarie è abbastanza corta, paragonabile a quella di un Luì piccolo.
Le zampe sono scure.
Come per molte altre specie, anche per il Phylloscopus trochiloides, negli ultimi anni si è assistito ad una furiosa diatriba sulla collocazione tassonomica delle sue sottospecie, che ha portato ad un clima di incertezza totale e a problemi di interpretazione e spesso di comprensione tra coloro che considerano le varie popolazioni come specie vere e proprie e coloro che le considerano come sottospecie di una stessa specie.
Ben lungi dal voler dare dei giudizi su questo problema, del quale si è già ripetutamente dibattuto in tutte le sedi possibili, vorremmo semplicemente elencare in questa sede le sottospecie (conosciute?) del Luì verdastro ed i loro areali di distribuzione.
Va sottolineato che delle sottospecie (o specie?) sottoelencate solo le prime tre sono presenti o segnalate nel Paleartico Occidentale.