LE AGGREGAZIONI GIOVANILI

di Paolo Marcon

Ritornano di moda le bande e le bande giovanili.

Le colorazioni sono nuove e seguono i segni dei tempi, le atmosfere e le contingenze specifiche del momento storico: skins, rasati, spellati, ... epidermici!

Le radici, le radici profonde del fenomeno non sono forse quelle di sempre?

Il significato generale del termine "banda" non è negativo; si tratta di indicare un'aggregazione spontanea d’adolescenti o di giovani, con legami di solidarietà e rapporti di socialità.

Etimologicamente, infatti, la parola deriva dal tedesco antico e significa: gruppo che segue una bandiera, un ideale comune, dunque. In senso più specifico e ristretto, il termine ha assunto un significato patologico, quello, in altre parole, di gruppo costituito da soggetti la cui personalità si trova in situazione di disagio, adolescenti e giovani privi d’ambiente educativo valido, insicuri, frustrati, con tratti a carattere nevrotico e psicotico.

Si comprende subito che le responsabilità sul piano strettamente individuale sono anche assai limitate; la reazione dell'opinione pubblica è quasi sempre esagerata e sproporzionata per rapporto alle cause della formazione delle bande patologiche che rispecchiano, nel profondo ed anche se realizzato in negativo, un bisogno radicato della natura costitutiva dell'uomo.

Certamente sul piano della vita sociale ed associata, si tratta di un fenomeno che provoca e può provocare disagi ed inconvenienti assai gravi. La coscienza civile di una città o di un popolo dovrebbe, comunque, essere in grado di analizzare adeguatamente il fenomeno, di individuarne le cause, di porre in atto tutti i mezzi necessari, da un lato per neutralizzare la tendenza negativa, dall'altro lato per neutralizzare gli effetti regressivi cui porta il fenomeno e dall'altro lato ancora per il recupero delle persone coinvolte nella dinamica del gruppo stesso. Individuando inoltre anche le cause di ordine sociale, che superino la microsocietà familiare, e che siano alla base del fenomeno anche semplicemente come cause concomitanti, occasionali o scatenanti anche se non sempre cause iniziali e di partenza, poiché la società familiare vive e si muove in una macrosocietà politica più ampia e più vasta, dal quartiere, alla città, allo stato.

E' come affermare che non è lecito scaricare le responsabilità completamente sull'uno o sull'altro gruppo sociale, sull'uno o sull'altro individuo: in forme differenti ed in gradi differenti, siamo realmente tutti responsabili di tutto quanto succede nell'ambito della vita sociale e politica, di una zona del continente, dei continenti, del mondo.

1. Aggregazioni spontanee nell'età evolutiva

Il formarsi di gruppi spontanei fra coetanei, fin dall'età infantile, rappresenta un fatto naturale, conseguente alla struttura sociale della personalità.

Nel fanciullo, in particolare, rappresenta un bisogno d’appoggio per affermare la sua incipiente autonomia dall'ambiente familiare, maturare i processi personali di socialità e quindi d’affettività, cosicché l'assenza od il rifiuto ad un incontro dinamico nel gruppo (spontaneo o artificiale) assume significato di un primo sintomo di disadattamento. Un buon adattamento familiare é funzionale ad un buon adattamento in gruppo. Le relazioni di gruppo, infatti, costituiscono un aspetto di notevole importanza nella vita del fanciullo e dell'adolescente che non ha ricordi di letteratura infantile. Il gruppo scolastico, che é un gruppo artificiale ed imposto, rappresenta, nella maggior parte dei casi, il solo modo offerto al fanciullo ed all'adolescente di esprimere il suo bisogno d’aggregazione sociale. E' tuttavia possibile, in una più articolata organizzazione di servizi sociali, offrire occasioni più ampie, differenziate, più plastiche, meno artificiali (soprattutto ove essi assumano in ambito territoriale caratteristiche di punti d’incontro e di scambio fra coetanei nell'ambito d’attività di valorizzazione educativa dei tempi quotidiani non formalizzati).

Se nella fanciullezza il gruppo scolastico, costituito attorno ad un adulto dalla scuola materna, alla scuola dell'obbligo, può soddisfare i bisogni dei componenti, nell'adolescenza nascono nuove esigenze di un'autonomia più ampia ed articolata, talora manifestantesi sotto forma d’opposizione e d’aggressività. Il raggiungimento della maturazione coincide con l'abbandono del gruppo stesso che ha perduto la sua funzione e la sua finalità nei confronti del soggetto interessato, mostrandone la transitorietà rappresenta, infatti, una tappa evolutiva fra l'adolescenza e l’età adulta e contribuisce alla maturazione sociale dell'individuo in un momento particolare di crisi. Un prolungamento di questo fenomeno, con le stesse caratteristiche, rappresenta un sintomo di disadattamento.

2. Aggregazioni spontanee e patologiche.

Il fenomeno patologico della formazione di bande non è fenomeno recente. Già nel XVII secolo, Ignazio di Loyola fondò scuole per l'educazione di gruppi di giovani asociali, che in genere trovavano sbocco alle loro effervescenze nella vita militare. In tempi più recenti il fenomeno ha assunto proporzioni internazionali investendo paesi dell'Europa occidentale come di quella orientale, l'Africa, come l'Asia o le Americhe. Vi è una somiglianza, inoltre, tra la fenomenologia dei "teddy-boys" inglesi, degli "Skunna Folke" svedesi, degli "Hooligans" polacchi, dei "Blousons Noir" francesi, degli "halbstarkenravalle" tedeschi, dei "Bodjies" e "Widgies" australiani, dei "Tayo Zoku" giapponesi, degli "Anderupen" danesi, dei "Nozem" olandesi o degli "Stiliagij" russi. 'esplosione di queste forme asociali si apre, in epoche recenti, in Germania nel 1955 a Berlino Ovest e l'anno successivo in Svezia e Gran Bretagna.

Il fanciullo che soffra di difficoltà di adattamento, da adolescente tende a far parte di aggregazioni spontanee patologiche: esse accolgono soggetti assai differenti di disadattati ai gruppi normali ed al lavoro scolastico. Il bisogno di accettazione da parte dei coetanei è così forte nei fanciulli e negli adolescenti che se l'accettazione e l'inserimento in un gruppo normale è definitivamente impossibile, il dirigersi verso un gruppo patologico diviene inevitabile.

Tale confluire alla formazione della banda, come gruppo patologico, viene favorito dal vicinato, dall'incontrarsi frequente di adolescenti, tutti con le stesse difficoltà, abbandonati al vuoto socio-psicologico dei grandi centri urbani, inevitabilmente, nell'ambito del quartiere. Il gruppo patologico, come del resto il gruppo normale, permette di scaricare la responsabilità individuale sul gruppo, di attenuare il sentimento di colpa, di togliere ogni inibizione, cosicché il passaggio da forme di disadattamento a forme di delinquenza è facile. Ciò avviene attraverso meccanismi precisi, quali la seduzione esercitata dal capo che per primo compie le infrazioni, tali da togliere, appunto, le inibizioni che avevano fino ad allora trattenuto l'adolescente dall'atto delittuoso, generando in lui una incosciente deresponsabilizzazione; quali l'organizzazione precisa e puntuale delle attività che realizza quanto potrebbe rimanere al solo stadio di desiderio; quali la costituzione di un codice di gruppo, rigido da accettare ed eseguire supinamente, ma rassicurante e tale da rafforzare, eliminando quello individuale, un super-ego collettivo.

Attraverso l'isolamento e l'odio per gli altri che non siano membri della banda, attraverso la simbolicizzazione che canalizza l'odio e l'avversione contro personaggi, come il poliziotto, che possono assumere in alcune circostanze pericolosità per il gruppo, attraverso i tabù, il gruppo protegge se stesso. Si tratta di processi e di caratteristiche che connotano il gruppo patologico d’infantilismo, di fragilità o di regressione, connotazioni che sono mascherate da atteggiamenti violenti, duri e che, tuttavia, non pongono alcun rimedio a questa situazione d’immaturità.

In un gruppo, sia esso normale, patologico, misto, si manifestano le figure del capo e dell'isolato: si tratta di personalità non facilmente integrabili nel contesto di un gruppo. Similmente anche nella banda operano i fenomeni psicologici di "contagio".

In conclusione, il desiderio incomposto di opporsi ad ogni autorità che non sia quella del gruppo, il desiderio d’appropriazione e di distruzione, la ricerca di facili soddisfazioni e di facili compensazioni, il bisogno di protesta sono gli elementi attraverso i quali il gruppo diviene asociale e da un comportamento di disadattato scivola in quello delinquenziale. Il divario fra le generazioni, che sovente scade in opposizione e reazione e che non sempre vale a maturare le effervescenze giovanili, attraverso la famiglia e le partecipazioni alla vita sociale, ritardando l'inserimento sociale e lavorativo dei giovani, accentua ed esacerba tale situazione. D'altra parte la banda non supera mai lo stadio di un semplice abbozzo di vita sociale: il legame che vi domina è piuttosto particolare ed assai superficiale, soprattutto a causa della sua impermeabilità verso il mondo esterno.

3. Caratteristiche delle bande

Da un punto di vista di "dislocazione geografica" il fenomeno, che avuto una sua specifica esplosione a livello internazionale fra il 1950 e il 1960 tanto da sollecitare l'interessamento dell'O.N.U., sarebbe da ricondurre ai processi d’urbanizzazione e crescerebbe in rapporto ai ritmi di industrializzazione. Dalle indagini esperite intorno, appunto, al 1960 è sembrato che la crescita della delinquenza in gruppo sia minore di quella generale.

Quanto alle "caratteristiche sociali" dei membri delle bande, risulterebbe che almeno una metà proviene da famiglie socialmente dissociate e la maggior parte (ma non la totalità) da famiglie di modeste condizioni, anche se non miserabili, residenti in vecchi quartieri della città dove le condizioni di vita sono penose. Allorché avviene il trasferimento delle stesse nei nuovi quartieri, avviene anche il trasferimento della tendenza alla formazione di gruppi patologici.

Dalle ricerche esperite risulta anche che la maggior parte dei componenti le bande ha una situazione sociale normale; si tratta di studenti, apprendisti o lavoratori; solo una minoranza è disoccupata o senza un preciso orientamento. Risulterebbe che essi, fra i divertimenti, preferirebbero il cinema ed assai meno lo sport. Per completezza, è necessario accennare all’ipotesi per la quale, nel contesto sociologico nordamericano, la banda abbia prevalentemente un significato di reazione di adolescenti appartenenti alla classe operaia, o come altrimenti s’ipotizza, per semplice espressione di differenza nei confronti dei valori e dei codici espressi dalla classe media. Di conseguenze bande di giovani appartenenti alla classe media avrebbero significato di protesta maschile nei confronti del ruolo preminente della donna in quella società.

Una classificazione tipologica delle bande può così essere riassunta:

a- raggruppamenti vaghi e mal strutturati dovuti ad aggregazioni causali di fanciulli e preadolescenti senza alcuna predisposizione alla delinquenza, oppure dovuti a raggruppamenti di amici provenienti da famiglie con difficoltà comuni e dalle stesse in genere rifiutati e con motivazioni di mutuo aiuto, oppure dovuti all'appartenenza a gruppi familiari e sociali piuttosto infelici, connotati da attività vagamente antisociali: l'infrazione delle norme è lieve; non è intenzionale ed il reato è sovente conseguenza del senso di avventura e del livellamento del gruppo; si tratta di espressione di crisi puberale;

b- "street corner society", aggregazioni più per contiguità che per affinità, in vista di un’emancipazione dalla famiglia; si tratta di gruppi labili, i cui partecipanti soffrono talora di psicopatie; i reati non sono pianificati ed attuati eccezionalmente per opera di alcuni membri più maladattati;

c- gangs vere e proprie che si costituiscono con lo scopo di delinquere i cui componenti sono meno psicopatici dei precedenti ma con livello di sviluppo intellettuale inferiore alla media.

Con riferimento alla "organizzazione", le bande attuano le loro riunioni in luoghi d'incontro normali (piazze, strade, ecc.); alcune tuttavia, si servono di luoghi precisi come un dato bar od una data sala da gioco. Il ritmo degli incontri è assai vario, determinato nella maggior parte dei casi dai ritmi di partecipazione alla vita normale (scuola, officina, ecc.); sono talora sporadici, talora quotidiani. La motorizzazione dei componenti delle bande risulta essere elevata: in media al 50%, frutto sovente, di furti. In genere, nelle bande, si usano armi improprie (catene, cinturoni, utensili, ecc.).

Anche il tipo di "fenomenologia delittuosa" in relazione alla tipologia delle bande, solleva significative constatazioni: atti di vandalismo e delitti contro la morale sono caratteristici di bande occasionali, furti di bande semipermanenti, furti importanti e di veicoli di bande strutturate. I furti corrispondono alla soddisfazione di bisogni immediati: bevande, dolci, dischi, giradischi o autoradio, apparecchi fotografici; l'aggressività contro le persone si manifesta quasi sempre allorché viene ad essere messa in gioco il prestigio del capo o della banda. La risposta violenta, talora, è conseguenza delle ostilità e dell'incomprensione degli adulti, che si traduce sovente in atti di vandalismo di cui sono oggetto soprattutto edifici ed installazioni pubbliche. I fenomeni delittuosi di gruppo si verificano prevalentemente fra le 22 e le 2 del mattino; le motivazioni di tali fenomeni sono date dal bisogno di gioco, di emulazione e di desiderio di emergere, dall'aggressività, dalla rivolta sessuale, dall'interesse e dal profitto.

Nei grandi centri urbani, le bande pongono importanti problemi; in particolare vanno considerati i "grandi gruppi di giovani" che si riuniscono anche a migliaia, i cui appartenenti provengono da tutte le classi sociali. In Italia si è avuto qualche esempio di tale fenomeno in manifestazioni politiche di studenti o negli entusiasmi in occasione di spettacoli di canzoni o "rock and roll".

Tuttavia i reati commessi nel corso di questi assembramenti sono occasionali, hanno significato di sfida all'autorità e di mettersi in evidenza nei confronti degli adulti più che di mettersi contro la legge. Si tratta, dunque, di considerare se si tratti di comportamento delinquente o di un fenomeno di crescita. D'altra parte si ritiene che quando il motivo di un atto non sia né l'odio, né l'ira, ma l'azione sia dettata da uno stordimento interiore, prevalga quello del gioco. Si aggiunge che un comportamento anche selvaggio, se non abbia il fine di danneggiare, ma la pura gioia di disturbare, è gioco.

Per quanto attiene al nostro paese, va sottolineato che il fenomeno delle bande, come attestano le indagini esperite, non ha mai assunto proporzioni rilevanti e quindi preoccupanti.

4. Azione educativa e delinquenza in bande

Il fenomeno delle bande di adolescenti e di giovani non può trovare adeguata soluzione per una coerente azione educativa, se non attraverso un attento studio dei fattori che contribuiscono a costituirlo siano essi sociologici (negative condizioni di vita, sollecitazioni dell'ambiente di strada, calamità sociali, ecc.), come psicologici (crisi adolescenziale e carenza delle strutture sociali e familiari di sostegno, immaturità adolescenziale e crisi delle figure adulte di riferimento).Per un verso, dunque, la banda rappresenta l'ambito ove compensare situazioni, ancorché transitorie, di natura nevrotica (forme di delinquenza sessuale), ove esplicare un'esplosione di energie, talora in modo del tutto gratuito (forme di combattimenti fra bande rivali), ove scatenare la propria eccitabilità (forme di partecipazione ad incontri di massa e ad attività di banda, ove affermare la propria personalità in modi del tutto singolari ed eccentrici, trovandovi nel frattempo punti di riferimento e di sostegno. Tutto ciò in un contesto sociale ove la "nascita faticosa e dolorosa dei giovani alla vita sociale" trova nel mondo degli adulti prevalentemente remore e censure, in un quadro connotato da conflitti interiori che tutti gli adolescenti debbono affrontare per raggiungere il nuovo equilibrio dell'età adulta: ansia, angoscia, ambivalenza di sentimenti nei confronti dei genitori e dei coetanei, depressioni, sensi di colpa, scoppio di stati emozionali, ecc. Di conseguenza, l'adolescente tende ad assolvere alle attese che sente suscitare nei coetanei e nel suo ambiente di vita e di amicizie (nella scuola, nel quartiere, nel lavoro), secondo le figure di riferimento che gli si offrono più direttamente. In tal senso troppi adulti assolvono male alla funzione di iniziatori dei giovani alla vita sociale, così da rispondere in modo completamente occasionale e parziale alle esigenze espresse, nei loro confronti, dai gruppi sociali più evoluti: famiglia, scuola, comunità civica e politica, ecc.

In una tale prospettiva l'azione educativa deve assumere soprattutto una dimensione preventiva. Se i componenti delle bande sono soprattutto influenzati dall'ambiente sociale e familiare di provenienza (quartieri vecchi, sovraffollati, emarginati, famiglie dissociate), vi è una prima difficoltà da superare che consiste, in una "prima presa di contatto", nello smorzare la diffidenza e l'aggressività. Questa prima azione socioeducativa non necessita della presenza di una struttura di appoggio e deve essere attuata, spontaneamente, nei caffè, nelle strade, nei luoghi spontanei e naturali di incontro e di aggregazione nell'ambito del quartiere. Vi sono tempi di attesa necessari, talora di mesi; prima di intervenire, bisogna farsi accettare. Solo allora sarà utile l'utilizzo di una struttura fissa, come punto di riferimento e di incontro. Dalla fiducia e dall’accettazione si passa al dialogo, dall'incontro sporadico a quello più regolare e continuo. L'atteggiamento dell'educatore deve essere improntato inizialmente a criteri di neutralità, lungi da ogni atteggiamento moralistico, censorio e normativo.

Iniziata l’"azione educativa" si rivelerà, anch’essa, piena di difficoltà. Innanzi tutto l'atteggiamento nei confronti dell'ambiente familiare al quale l'adolescente si sente, comunque, solidamente legato: per una comprensione della situazione ed una sua valutazione critica, necessita da parte dell'educatore una vera simpatia di fondo per la situazione familiare qual che essa sia, molto senso di misura e gran gradualità. L'educatore diviene così un intermediario fra i gruppi di giovani ed il mondo degli adulti. Dalla funzione di "legame" si dovrà passare a quella di "aiuto quotidiano": sostegno, risoluzione dei problemi e dei conflitti, ricerca di lavoro.

L'intervento educativo può essere attuato da educatori, riuniti in "équipe volanti", ed in "équipe che lavorano in strutture d'appoggio" ad attività di incontro, di gioco, di divertimento, sportive, di tempo libero. Sebbene non vi sia separazione fra i due modi di intervento e fra le persone che intervengono nei vari modi, talora può essere consigliato un intervento di natura prevalentemente esterna, sul posto, "sulla strada" in maniera "ambulante"; perciò l'esistenza di una struttura di appoggio costituisce un mezzo di intervento come un altro, non una condizione essenziale. Tuttavia, tali strutture danno anche ai giovani interessati senso di sicurezza, rendono più semplice la presa di contatto, assicurano maggiore stabilità all'intervento.

L'azione educativa dovrà esplicarsi in modo indiretto e non direttivo, sostanziato in un atteggiamento di suggerimenti, di consigli, di aiuto così da rendere ragione all'adolescente ed al giovane della comprensione di cui abbisogna. Tale azione dovrà essere pienamente correlata ed aperta alla vita sociale del territorio, anzi l'apertura dei componenti la banda e della banda al mondo esterno è il principale obiettivo da conseguire. Esperienze appassionanti sono state attuate per l'integrazione sociale delle bande e dei loro componenti: i risultati sono stati proporzionali alle soluzioni offerte come contropartita: lavoro, attività ricreative, attività ed impegno di relazione sociale, ecc.

Più specificatamente l'azione educativa dovrà rendersi concreta, anche in questo caso, in "attività di gruppo", attività sempre alla base di ogni intervento educativo e rieducativo. L'esperienza e gli studi scientifici mostrano che il fanciullo e l'adolescente assumono un'educazione sociale all'interno di un gruppo di limitata portata e in relazione ai membri dello stesso e che solo in un secondo tempo la relazione sociale si allarga e si estende più ampiamente.

Si possono considerare i "gruppi dei movimenti giovanili" che aiutano l'investimento dell’opposizione individuale nell’aggressività di gruppo, ma rischiano di costituire non una tappa nell'itinerario dell'educazione sociale, ma un rifugio definitivo; i "gruppi educativi" in comunità costituite nell'ambiente di vita, nel quartiere stesso; i "gruppi in comunità educative convittuali".

La sensibilità educativa contemporanea tende, spesso e in contrasto con le scelte politiche effettive e concrete, a sottolineare la validità dei "gruppi" nell'ambito di servizi socio-educativi di quartiere nell'ambito dell'ambiente comune di vita dei soggetti interessati. Il gruppo non può sostituire ne la famiglia ne la società: resta un punto di riferimento indispensabile in un momento difficile di lenta evoluzione verso l'autonomia morale ed affettiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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