APPRENDERE DALLESPERIENZA
La questione può essere fatta risalire allorigine stessa dellumanità, come tante altre, soprattutto le più essenziali e vitali
Si potrebbe dire che si è operata, nel corso della storia, una alternanza di concezioni: quella caratterizzata dallinnatismo, dallapriorismo, dal formalismo, dal deduttivismo e quella caratterizzata dal l a- posteriori, dalla potenzialità, dalla formalità, dallinduttività
Due punti di vista differenti; solo due punti di vista differenti od una concezione differente della realtà ? e della realtà uomo ?
Se è pur vero che i due aspetti possono considerarsi come momenti differenti di ununica realtà umana, cosmica e conoscitiva, tuttavia sembra non solo importante, ma essenziale e perfino pregiudiziale stabilire il "prius", il punto di partenza, il riferimento primo, la garanzia del nostro processo di scoperta di ciò che ci circonda e di ciò che accade attorno a noi.
Ed, oggi, di fronte alle stesse scoperte ed agli stessi progressi scientifici, di quale uomo è legittimo parlare e discutere ?
Per quale via luomo prende possesso di quanto sta oltre ed allesterno di se stesso: cose, idee, sentimenti, ed altro ?
a.- Il punto di partenza
Allinizio dei tempi luomo cominciò col percepirsi come un tuttuno con il grande ed immenso cosmo, forse stupefatto, meravigliato ed ammirato dalla grandiosità delluniverso che si apriva alla sua visione e contemplazione: ne da testimonianza la riflessione dei filosofi naturalisti ionici presocratici.
Successivamente, dopo alcuni secoli, anche nel fervore del dibattito politico e democratico, questo uomo cominciò a percepire che la sua realtà personale possedeva unidentità specifica nei confronti del grande universo nel quale esisteva, viveva e si muoveva.
E stato, dunque, un fatto, un accadimento della storia che fu occasione e facilitazione di questa svolta nella conoscenza della realtà e nella acquisizione di capacità nuove circa i rapporti sociali e politici: il realizzarsi di un clima politico democratico nella greca città di Atene.
Era trascorso da un bel po il periodo della pietra scheggiata, della produzione di "amigdale", piccolo oggetto artigianale, utile assai per la vita quotidiana.
Quella primitiva pietra scheggiata in un certo modo e per un certo scopo, rivelava già, del suo "fattore" sia la componente materiale che quella immateriale ed il gioco che questi elementi ponevano nella conquista di nuove capacità e di nuove idee; ridurre la materia esterna alluomo attraverso la materia interna, quella delluomo, ad unidea interna ed esterna allo stesso tempo in quanto elaborata dalluomo, ma intenzionalmente proiettata al di là del "fattore" stesso, rivelando lesistenza, appunto, in questo processo di due elementi caratteristici sia del processo che del soggetto del processo stesso: un elemento immateriale che denominiamo intellettuale ed un elemento sensibile, percepibile, che denominiamo corporeo, materiale.
Da quella presa in considerazione della posizione privilegiata delluomo rispetto alluniverso cosmico, deriva lindagine sul conoscere, sullapprendere.
b.- Induzione e deduzione
Meritatamente si può attribuire a Socrate la metodologia maieutica, attiva, nonché il processo induttivo e la definizione delluniversale, nonché una dimensione sociale e politica dellattività educativa, tanto che gli si ritorse contro.
Dava seguito Aristotele rilevando nella sua "Metafisica" limpossibilità di conoscere gli universali in altro modo che per induzione e il manifestarsi delluniversale attraverso i casi particolari, in altre parole dallanalisi dellesperienza immediata. E il procedere della scienza induttiva, intesa come scoperta, come invenzione attraverso un processo di mediazione e di mediazione critica; se vale come punto di partenza per la scoperta delluniversale, a maggior ragione ciò vale per la ricerca della comprensione di ciò che è particolare.
Tale processo si accompagna ad una concezione delluomo come sintesi organica di più fattori differenti, armonicamente correlati e connessi reciprocamente. In esso lo sviluppo non è concepito come accrescimento dallesterno, aggiungendo, per ricordo o per associazione, conoscenze e capacità già elaborate, ruminate e digerite, ad un recettore di base predisposto, quanto piuttosto come accrescimento dallinterno di un recettore, potenzialmente attivo, "tabula rasa" quanto a contenuti, con un accrescimento di contenuti provenienti si dallesterno, ma da elaborare e da assimilare, da metabolizzare secondo la propria individuale personalità e quindi anche, da rifiutare totalmente o parzialmente, realizzando una crescita attraverso questo processo di elaborazione e di personalizzazione, di assunzione cosciente ed autonoma.
Vigevano (e vigono), differenti visioni delluomo e dei suoi processi conoscitivi e di apprendimento: gli accadimenti, le cose, le esperienze non come segni e testimoni delle idee e dei concetti, le persone non come contenitori preziosi e raffinati di potenzialità da nutrire e sviluppare, quanto piuttosto i primi come semplici occasioni per il riaffiorare di idee e conoscenze dimenticate, o come "fatti ed accadimenti" da monitorare alla luce di "teorie" di cui non sempre è chiara la giustificazione e la validificazione se non secondo percorsi innati e precostituiti, quindi rischiosamente autoritari e dogmatici e le seconde come esseri dualisticamente in lotta interiore fra aspetti più spiritualmente elevati ed aspetti più materialmente avvilenti, i primi oggetto di sublimazione in assoluto, i secondi da respingere e ripudiare al massimo, sebbene persistenti, quasi clandestinamente in quanto realmente esistenti.
c.- Percorso formativo e personalità
Il dibattito è proseguito nei secoli senza sosta fra le due tendenze, più rassicurante, apparentemente,
la linea che riconosce una presenza innata di contenuti da far riaffiorare e da far riemergere; apparentemente, poiché solo una posizione fideistica puù essere di garanzia circa la autenticità di tali conoscenze affidate ad un "puro" pensiero. Persino la fede nelle religioni rivelate poggia le sue fondamenta e la sua fondazione sulla testimonianza storica di un rivelatore.
Laddove lanalisi dellesperienza garantisce, almeno, lautenticità del punto di partenza che è dato dallesperienza stessa.
Vero è che tramonta la pretesa di considerare lazione educativa come applicatività di una normativa "astratta" di cui non si riesce a stabilire né origine, né garanzie o di dare colorazione pedagogica ad altre scienze e conoscenze, di cui leducazione e la pedagogia debbono pur tener conto come, ad esempio, la filosofia o letica, ma che non la costituiscono in senso stretto e proprio.
La scelta del "punto di partenza" è legata anche a differenti tipologie della personalità: personalità più sicure (pur in senso relativo) e meno rigide, più creative si affidano volentieri ai rischi, agli imprevisti, alla laboriosità delle analisi almeno inizialmente esperienziali; personalità più insicure e più rigide preferiscono le sicurezze (pur relative) offerte da procedimenti esclusivamente deduttivi..
d.- Esperienza come metodo e come valore
Lesperienza non è soltanto momento sostanziale e metodologico, attivo, di scoperta e di garanzia; è anche momento di verifica e regola del pensiero e dei processi intellettuali.
Se ciò vale per la elaborazione dei concetti più universali e dei valori fondanti una concezione della vita e della realtà, di una cultura, anzi " della " cultura, tanto più ciò è valido allorchè ci si inoltra nellesplorazione del particolare, dello specifico legato, sia pur da vari punti di vista, alle vicende ed agli episodi della vita quotidiana.
Luomo anche quando opera ed agisce, pensa , pur se inconsciamente.
Il pensiero è, tuttavia, molto più plastico delle cose; si può adattarle a sé ed a come si vogliono vedere le cose; ma la realtà delle cose esterne, è quella che è, a prescindere dal soggetto pensante e dal suo pensare.
Tutto il problema sta pertanto in questa necessità, in questa esigenza di adeguare il pensiero a pensare la realtà comè e non come vorrei che fosse o come ritengo che sia, o almeno ad avvicinarmi il più possibile a questa adeguazione.
A questo vaglio, a questa verifica, a questa regola dettata dallesperienza e più precisamente dallesperienza nella sua completezza di esperienza di tutta la persona (intellettualità e sensibilità ed altro ancora), tutto dovrebbe essere sottoposto nellambito della conoscenza e dellapprendimento umano anche i procedimenti di ricerca e di conquista delle realtà metafisiche; la stessa conoscenza della verità non è mai immediata, ma è un lungo e laboriso, talora sofferto itinerario di ricerca, una lunga marcia di avvicinamento
e.- Dallesperienza personale allesperienza dei colleghi
Per questa via, se seguita in assoluto, il raggiungimento di molte conoscenze utili e forse necessarie alla vita umana ed allesercizio delle professioni, sarebbe assai prolungato nel tempo e limitativo. Acquisire informazioni, dati, conoscenze, concetti attraverso gli altri uomini ed attraverso gli altri professionisti è necessario anche in nome della partecipazione e comunitarietà sociale. Purchè si tratti di elementi che sullesperienza poggiano le loro basi ed il loro impianto; differentemente rischiano di essere "fantasie" con scarso riscontro con la realtà
Per questo chi scrive dovrebbe scrivere un minor numero delucubrazioni, di giudizi, di affermazioni e dovrebbe esporre maggiormente la cruda e nuda realtà dei fatti, degli eventi, degli accadimenti.
Questa è la sfida che lanciamo con questo lavoro: si presenta una serie di fatti, di "casi", di "storie" che si snodano prevasentemente nel campo delle difficoltà e dei disagi di inserimento e di vita sociale.
Linvito è di scoprirne e rilevarne le incongruenze e le incompletezze nella narrazione e di trarne i significati per comprendere la linea dazione educativa attuata, e proporne uneventuale per il futuro.
f.- Punto di partenza e punto di arrivo: non fare confusioni; non saltare i passaggi
E il tentativo di sollecitare ed attuare lappello di Jacques Martitain secondo il quale è erroneo pensare che tutto possa essere insegnato, mentre lesperienza rappresenta un elemento indispensabile di conoscenza e di apprendimento.
Di rincalzo Jean Piaget sollecita lattuazione di una educazione attiva per la quale il fine non consiste nel ripetere e conservare verità belle fatte; una verità riprodotta non sarebbe che una mezza verità. Il vero scopo è di imparare a conquistare da sé la verità a costo di metterci tutto il tempo che occorre per passare attraverso i gradi intermedi impliciti in unattività reale.
Indubbiamente, afferma lo stesso Piaget, è necessario arrivare allastrazione, anzi ciò è del tutto naturale; essa, tuttavia, deve rappresentare il punto di arrivo di una serie ininterrotta di azioni concrete anteriori.
In altri termini, troppo spesso, leducazione e la formazione cimpigriscono e ci educano al conformismo ed alla stereotipia; è necessario, attraverso una presa diretta, in prima persona, riconquistare il piacere della scoperta e dellinvenzione, dellimpegno e del rischio, della responsabilità personale.
Sarebbe necessario insegnare un po meno attraverso la "lezione" ed un po (forse molto) di più attraverso lesperienza e lanalisi dellesperienza, anche di quella personale: si tratta, indubbiamente di una fatica maggiore, ma anche della conquista di una gran gioia, la gioia della creatività.
In effetti, il "puro" pensiero in una vita scandita daslla temporalità e dalla spazialità è fuori della realtà che è sempre connotata da un involucro di materialità attraverso cui penetrare nellintimo delle concettualità.
.-
g.- lo studio del "caso"
In tale direzione va lo "studio del caso" che consiste, come suggerisce la denominazioine, nello studio approfondito di un caso individuale o di situazioni individuali, nel quadro delle scienze umane con il ricorso a storie specifiche come strumento di conoscenza del soggetto, in funzione di sviluppare un corretto intervento educativo
La tecnica è stata perfezionata sullo scorcio del secondo conflitto mondiale dai ricercatori dellUniversità di Harvard (U.S.A.), è stata utilissata in grande misura dagli operatori del servizio sociale e può essere definita come una tecnica attiva in quanto favorisce la partecipazione delle persone e comnicazione fra le stesse per contro a metodi che tendono an insegnare in modo semplicemente ricettivo o passivo.
Le tappe da osservare per un corretto uso del motodo riguardano una sistematica raccolkta dei dei dati, la loro analisi, lelaborazione di un piano di intervento e la verifica dellazione educastive conseguente. In un certo senso si rimanda allanamnesi , alla diagnosi ed alla conseguente "storia" educativa" del caso preso in considerazione.
Il metodo e la tecnica conseguente sono utilizzati, oggi, prevalentemente nel lavoro di équipe.
Léquipe non è una somma di persone, ma un gruppo psicosociale vivente ed in evoluzione dove
ognuno offre lappoto della propria competenza e della propria scienza, della propria esperienza e della tecnica, ma dove ognuno si impegna anche in prima persona attraverso unazione complementare.
Accanto al ruolo tecnico, la relazione interpersonale gioca un ruolo essenziale che implica oltre alla formazione dei singoli ed un amalgamo dellinsieme, lo stabilirsi di una serie di relazioni dei membri delléquipe tra di loro, duno dei membri delléquipe con il gruppo dei clienti affidatilgli o con uno di essi, dellintera équipe con questo stesso gruppo.
E possibile distinguere una équipe educativa formata dagli educatori presenti nel serviaio ed una équipe tecnica formata da professionisti delle varie professionalità operanti allinterno del servizio con una estensione medicosociale psicopedagogica.
Sui casi che si presentano allattenzione del lettore, si possono sollecitare due serie di riflessioni:
a.- riflessioni metodologiche sulla forma esteriore della presentazione dei casi
b.- riflessioni di merito sulle questioni concernenti lazione educativa svolta a favore della persona presentata nel caso e sulle questioni da porre circa le possibili suluzioni dei casi.
Si dovrà procedere esattamente allinverso dellusuale; non partire da una "teoria" per interpretare lesperienza; quanto piuttosto partire dallesperienza (il caso) per giungere a formulare delle valutazioni, delle riflessioni, delle concezioni ed alla lunga, delle "cosidette" teorie.
Poiché, tutto sommato, ed infine, è lesperienza che fonda, giustifica e validifica la teoria.
In specifico:
A.-
1.- verificare la completezza dei dati anagrafici e lordine temporale e logico degli episodi presentati;
2.- verificare lesistenza di una descrizione fisica della persona, soggetto della presentazione;
3.- verificare la completezza dei riferimenti e delle successioni temporali degli avvenimenti soprattutto relativi alle componenti familiari e parentali (fratelli, sorelle, zii, cugini, nonni, ecc.);
4.- verificare lesistenza dellindicazione delle delle aree geografiche o topografiche di appartenenza dei protagonisti;
5.- la presentazione del nucleo famigliare e parentale dovrebbe sempre precedere linsieme della "storia" o del "caso", fornendo le notizie essenziali per proseguire con la presentazione delle vicende della situazione su cui porre lattenzione, notizie che pure richiedono una scansione temporale che dovrebbe essere indicata con una sufficiente precisione;
6.- rilevare le lacune in generale nelle notizie e nelle informazioni di presentazione del caso;
7.- rilevare se la presentazione del caso assomiglia più alla relazione di "un" membro delléquipe in una prospettiva parziale che una presentazione globale e più esaustiva da differenti angolature;
8.- le "storie" e i "casi" sono a volte basati su giudizi (uso daggettivi, sostantivi, avverbi e verbi): verificare se siano suffragati dalla descrizione di fatti, così da non essere ritenuti gratuiti
9.- gli stati affettivi ed emotivi hanno di solito, se non sempre, manifestazioni esteriori sensibili e corporee: verificare se sono segnalate e descritte
B.-
1.- Evidenziare la possibilità di soluzione di casi presentati in maniera differente o attraverso differenti servizi, anche, eventualmente da istituire; quali ? in quali casi ed in quali situazioni ?
2.- ipotizzare possibili spiegazioni relative ai comportamenti dei soggetti presi in esame o rilevare gli aspetti positivi dei comportamenti degli stessi;
3.- esprimere valutazioni, in rapporto ai casi esaminati, circa il sistema adottivo ed affidatario, circa lètà di attuazione dei provvedimenti, circa gli interventi dei professionisti che del comportamento o delle aspettative delle coppie, che delle attività di "preparazione" dei minori che delle famiglie allinserimento da parte sia dei servizi residenziali o di altri servizi, ed in generale circa il funzionamento sulle carenze ed i punti deboli del sistema;
4.- trattamento o educazione: che se ne pensa ? perché ?
5.- quale ruolo (positivo o negativo) potrebbero giocare eventuali possibili interventi da parte della cerchia parentale, ivi compresi fratelli e sorelle, rispetto alla maturazione della situazione e in rapporto agli interventi da parte degli educatori e specificamente di differenti servizi ?
6.- è possibile individuare lazione svolta dagli educatori professionali, o dal complesso del servizio residenziale o diurno che sia ? oppure quale azione avrebbe dovuto essere svolta dagli stessi ?
7.- la violenza sessuale può bloccare lko sviluppo della sessualità ? Se una giovane mostra un eccesso di "seduttività", cosa significa e quale è il comportamento adeguato dal punto di vista educativo ?
In che modo e perché la figura maschile può essere compromessa da una violenza sessuale ?
Il disegnare, da parte di una giovane violentata, la figura maschile con le mani nascoste e con molte resistenze, cosa può significare ?
Se le giovani violentate raccontano le loro storie alle coetanee, come devono interagire gli educatori alle psicodinamiche suscitate ?
Quale sostegno offrire alla giovane vittima di violenza sia allinterno di un servizio residenziale, sia attraverso un servizio territoriale ?
8.- Quali problematiche educative presenta la situazione in esame, così come possono essere desunte dalle notizie e dai dati offerti ? quali le possibili soluzioni ?
9.- Evidenziare gli elementi desunti dalla "storia" del caso che spiegano il comportamento della persona di cui trattasi;
10.- Quali possibili azioni educative e di sostegno sono da auspicare successivamente allintervento educativo specifico di un servizio (residenziale, diurno, ecc.), anche eventualmente nei confronti delle famiglie ? ?
11.- Quali riferimenti culturali ed etici vanno utilizzati per formulare una valutazione degli aspetti "formalistici" dei comportamenti delle persone di cui gli educatori professionali sono chiamati ad occuparsi ed ad offrire la loro collaborazione, non escluso il clima di violenza, talora più formalismo che sostanzialità ambientale ?
12.- Rilevare le influenze etniche e multietniche nellevoluzione della maturazione sociale in alcuni casi ; quali elementi possono influenzare differenti scelte culturali di due persone della stessa origine etnica ? o perfino un rifiuto appartenenti alla stessa religione ?
13.- Disagiate condizioni economiche = accogliemento in istituzione residenziale ? come valuti tal equazione ?
14.- qual è la funzione educativa ? stimolare, suggerire, aiutare, offrire occasioini di esperienza, o cosa altro ?
15.- rendersi cura dei componewnti in età evolutiva di una famiglia significa o no assumersi delle responsabilità anche nei confronti del resto della compagine familiare ?
16.- riflessioni sui decreti di allontanamento del T.M. , i servizi educativi territoriali diurni, lazione educativa di supporto e di sostegno degli educatori professionali.
17.- gli "adulti" come risultano dalla presentazione dei casi;
18.- analisi del sistema familiare e delle dipendenze reciproche dei vari membri, dipendenze di cui tener conto per sviluppare lazione educativa ;
h.- Leducatore professionale e lesperienza
I compiti educativi in generale sono quelli che tutto sommato ognuno esercita, consapevole o meno sullaltro in ogni relazione e comunicazione sociale o quelli che esercita ogni corretto e buon professionista, soprattutto appartenente a professioni "sociali" nello esercizio della sua professione.
Nello specifico possiamo individuare una tipologia di educatore che è quella delleducatore naturale, il genitore o sdi un altro educatore professionista, linsegnante.
Leducatore professionale o ha una sua caratteristica specifica o non ha ragione di esistere come professionalità autonoma.
Se si legge la definizione data dalla "famosa" commissione ministeriale attorno agli anni 80, ci si accorge facilmente che questa specificità è piuttosto incerta..
Occorre rifarsi alla definizione internazionale per poter avere una sottolineatura precisa degli specifici elementi:
a.- la partecipazione alla vita quotidiana, poiché, fra laltro
b.- lintervento educativo nellambito delle persone in difficoltà specifiche ed a rischio di insorgenza delle difficoltà, cioè la prevenzione generale, sociale (primaria), tenuto conto che tale rischio va sempre più diffondendosi ed allargandosi e che la prevenzione sociale riguarda potenzialmente la popolazione nella sua consistenza globale, nonchè
c.- la partecipazione allazione educativa dellambiente sociale, sono caratteristiche condivise con altri educatori professionali, quali ad es. gli insegnanti, anche se in contesti, con centenuti e metodologie differenti.
Ma, appunto, la differenziazione sta proprio in questo "umile",ma "preziosissimo" aiuto di accompagnamento nellambito di quellaa vita quotidiana che rapprresenta il tessuto connettivo delle attività ritenute le più importanti della giornata: studiare, lavorare, produrre
E pur vero che non si sottolinea mai sufficientemente la concezione antica e quindi nuovissima, anzi futuristica della coeducazione, cioè delleducazione come "aiuto ad aiutarsi " che ritroviamo "in nuce" nella maieutica socratica, ma che si esplicita pienamente nella scolastica tomistica, seguendo il paragone del rapporto fra medico, malato, malattia e natura, ove il medico (agit nisi adiuvando), come ministro della natura, la aiuta a guarire la malattia e a dare sanità al malato.
Rifacendosi alla natura, Amos Komenskj, agli inizi del XVII secolo, scrivendo in ceco, ma traducendo la sua opera in latino per una migliore circolazione europea, si potrebbe supporre, data la non simpatia per la romanità, essendo egli un pastore evangelico hussita, annuncia, per induzione, alcune regole dellazoone educativa: la gradualità, la continuità, linteriorità, il tempismo, la contrattazione, la finalizzazione e la programmazione, lindividualizzazione, la globalità, lottimismo e la positività.
Da qualche tempo la denominazione europea corrispondende a quella di educatoie professionale, si è traformata da educatore specializzato in educatore sociale, pur se con differenti significati nei differenti paesi: nel gruppo francofono più aderente alla precedente denominazione di educatore specializzato, cioè di educatore finalizzato alleducazione non formale delle persone in difficoltà ed alla prevenzione specializzata (secondaria e terziaria, prevenzione della recidività e della cronicità); nel gruppo germano-anglofono con un significato più ampio di operatore sociali a favore della giovewntù e della comunità con large ed ampie funzione di prevenzione primaria, generale e sociale.
E così che, in un certo senso, si è passati a trasferire la pedagogia speciale che contiene non soltanto una riflessione sulleducazione non formale (scolastica), ma anche non formale (extrascolastica), rivolta alle persone con specifiche difficoltà (esistono, soprattutto, oggi, persone che in fase di crescita e di sviluppo non incontrano difficoltà anche rilevanti in un momento storico in cui vivere è difficile e disagevole, soprattutto in maniera corretta e positiva ? chi fra coloro che abbiano profondo il senso delluomo, non avverte disagio profondo e difficoltà a vivere in questa presente storica società che dopo tanto progresso tecnologico ed economico presenta ancora episodi macroscopici di inaudita violenza, di esercizio crudele del potere, e di spregiudicato uso della ricchezza ? ) alla pedagogia sociale che, in certo senso, accosta le problematiche delleducazione non formale delle persone con difficoltà specifiche , alle problematiche delleducazione degli
adulti , alle problematiche della formazione professionale, alle problematiche delleducazione rispetto al tempo libero. Infatti finalità della pedagogia sociale (tenuto conto che ogni attività educativa è assieme personale e sociale) è di realizzare un retto ed ordinato rapporto tra persona ed il suo ambiente o gruppo sociale in modo che essa vi ci si trovi a suo agio e gli fornisca la pienezza della sua collaborazione. Questa finalità presenta una sua complessità se si consideri la distanza esistente fra un ideale progettuale minimale per un corretto rapporto sociale e linaccettabile modalità dei rapporti sociali di una società che si ritiene, ma non è, avanzata: un disadattamento cosciente e funzionale nei confronti di una manifestazione storica della società, è dobbligo per una persona che desideri rispettare la propria dignità.
Al di là delle classificazioni, ciò che conta veramente è lavere il senso delle continuità e caso mai delle ulteriorità fra la pedagogia e "le" pedagogie, fra leducazione e "le" educazioni, nella consapevolezza della loro differenzialità quantitativa e non tanto qualitativa.
Questo educatore ha, in certo senso, antennati illustri: da Vittorino da Feltre del XV sec. a Filippo Neri e Giovanni Bosco; da Lord. Robert Baden Powll, a Janus Korkzak, ad Anton Semeniovich Makarenko, a P.Edward Flanagan, a Tomaso Pendola ed Augusto Romagnoli; ed ha una cultura massiccia alle sue spalle che ne sorreggono il cammino e lattività: dallepoca di G.G. Rousseau, di Giovanni Enrico Pestalozzi, di Federico Gugliemo Augusto Froebel, dalle esperienz e di Leone Tolstoj, alleducazione attiva di Edoardo Claparède ed Adolfo Ferrière verso le riflessioni di Paolo Natorp, di Giorgio Kerschensteiner ed Emilio Durkheim, si individuano una esplosione di problematiche che riguardano leducazione sociale e non formale, in certo senso, leducazioone attraverso la vita quotidiana.
E lesito positivo della rivoluzione copernicana delleducaziomne fra il XVII e XIX secolo ove lo stesso avanzare della scienza medica e il nascere della scienza psicologica sperimentale ha aperto orizzonti più vasti allazione educativa sia in senso formale che in senso informale.
Una attenzione ed una cura specifica va data alla formazione di base di questo operatore sociale: leducatore professionale,della quale due elementi sembrano essenziali da sottolineare.
Per limplicazione del professionista in prima persona nellattività di accompagnamento lungo larco della giornata della persona affidata alla sua attenzione, indispensabile è
a.- una formazione attraverso lesperienza,
b.- una formazione di sé.
Una formnazione di base che necessita continuamente di verificarsi e mantenrsi a livello e nutrursi nella formazione continua durante il lavoro.