Montagna: parola
per me magica.
Significa libertà,
aria, vento, rocce che sfidano il cielo, nevi che luccicano al sole...
terra di sogno.
17 agosto 2000
Ore 7, ormai standard per le gite! La mia sveglia suonava alle 6.10,
ma le gambe e la testa non avevano affatto voglia di alzarsi... dal caldo
mi sono addormentata tardissimo e ora tiro acqua in barca, come si suol
dire!
Nonostante tutto alle 7 sono al ritrovo. Oggi siamo in forza minima,
solo 3, gli altri lavorano.
Discutiamo un po’...beh...il Mont Maebè si potrebbe fare, la
giornata è bella... ma no, c’era anche la mia mamma che voleva venire...allora
lo Zerbion...ma forse c’è troppa gente ad Antagnod... e se andassimo
a Palasinaz? A maggio non siamo riusciti ad arrivare ai laghi perché
c’era troppa neve! Magari stavolta riusciamo ad arrivare... ma si, andiamo
lì!
E quindi di nuovo fermata a Verrés, a prendere il pane e il
caffè.
E saliamo, passiamo oltre il bivio di Graines e proseguiamo fino a
Brusson, e nel centro del paese prendiamo il bivio per Estoul- Palasinaz.
Ci fermiamo al parcheggio, quota 1815. Da qui un’altra, ennesima, strada
interpoderale porta fino al rifugio Arp e a tutti gli alpeggi nei dintorni.
Ci incamminiamo, avanti, uno due, uno due... la strada è come al
solito infinita a affollatissima... ma che ci seguano tutti?!?!? No! È
solo che il posto è molto bello e facile da raggiungere. Passiamo
sotto agli impianti di risalita e in breve giungiamo al bivio: a destra
si va al rifugio-albergo Arp, a sinistra ad alcuni alpeggi e poi ai laghi
di Palasinaz. Dopo pochi metri ci inoltriamo sul sentiero: taglia via un
bel po’ di strada ed è meno polveroso della stessa strada! Si alza
con lente svolte, passando accanto ad alcune tane di marmotte (i tipici
buchi nel terreno). Arriva al piano poco sopra, per raggiungere l’ultimo
tratto di strada, per l’ultimo alpeggio. Da qui, sulla sinistra un sentiero
conduce al Lago Battaglia, il primo dei laghetti. Ha una forma strana.
Lo costeggiamo e decidiamo di salire, sono appena le 10.30!
Ci incamminiamo e troviamo poco più in là il laghetto
Pocia, quota 2518 mt. Uno stretto e ripido canalino, indica per il Lago
lungo e il Corno Bussola, con l’omonimo colle posto poco sotto. Prendiamo
per il canalino. E’ quasi un sentiero per capre... tutto sfasciumi, ripido,
con balzi notevoli... eppure un passo dietro l’altro, un attimo di respiro
e via, un altro passo e giungiamo in cima. Se i laghetti sotto erano molto
belli, con l’acqua color smeraldo, questo li supera tutti! E’ piccolo,
allungato, ma l’acqua ha tutti i colori dell’azzurro, da quello più
chiaro, quasi il famoso "verde-acqua" , fino al blu intenso, ma trasparente,
come i fondali che in tv ti elogiano le Maldive o le Seychelles...altro
che tropici! Questo è un paradiso! Alcune trote fanno avvertire
della loro presenza, poiché salgono in superficie a mangiare gli
insetti. Ci fermiamo proprio in riva al lago, su di un masso piatto. Il
vento increspa quest’acqua limpidissima, formando figure e riverberi magici...
Alcune nuvole nascondono talvolta il sole, quasi a impedirgli di specchiarsi
nelle limpide acqua. Le rocce attorno proteggono questa perla, quasi come
l’ostrica. Il sole torna a fare capolino. Ci fermiamo a contemplare un
ciuffo giallo di Arnica gigante che si specchia, con civettuola vanità
nell’acqua. Restiamo qui per quasi un’ora, sbocconcellando il pane di segale
comprato a valle e dandone ai pesci, che per nulla paurosi si avvicinano
alla riva.
Alcune nuvole un po’ più grigie ci dicono che forse è
meglio scendere a valle. Per una volta le previsioni ci hanno indovinato:
temporali nel pomeriggio sulle alpi occidentali.
Rapidamente ci avviamo verso il canalino: oddio, mi tocca rifarlo in
discesa! A salire non ho mai problemi, vado ovunque, ma scendere...dolori!
Grazie ai miei due fratelli adottivi riesco ad arrivare in fondo, nonostante
il mio ginocchio non sia proprio contento... continuiamo la discesa, e
noto che lungo le rive del primo lago c’è un affollamento pauroso,
sembra Rimini!:-D
Giungiamo all’ultima baita, dove comincia la strada. Ci avviamo e poi
deviamo a sinistra, l’idea è di raggiungere il rifugio per un caffè
e poi giù. Arriviamo al rifugio col cielo ormai coperto da nuvoloni
immensi: fra poco qui Giove Pluvio apre i rubinetti. Ci infiliamo nel rifugio,
non facciamo in tempo a terminare i caffè che inizia a piovere.
Che fare? Restare sperando sia solo un acquazzone e poi scendere dopo?
Ma il cielo è troppo chiuso, se restiamo qui chissà poi a
che ora scendiamo!
Si decide per la discesa immediata: mantellina, e via!
Fuori pioviggina, anche se i tuoni di sottofondo non promettono nulla
di buono. Camminiamo e dopo poco la pioggia aumenta. La mantellina proteggerà
si dall’acqua, ma accidenti che caldo che tiene!
Arrivati al bivio con la strada per i laghi piove meno. Dopo 10 minuti
non piove più. Tolgo la mantellina, non ce la faccio più
dal caldo! In breve scendiamo. Al parcheggio non è scesa nemmeno
una goccia e voltandoci vediamo che il cielo si è aperto, e i nuvoloni
neri si sono spostati verso il Mont Nery...