Montagna: parola
per me magica.
Significa libertà,
aria, vento, rocce che sfidano il cielo, nevi che luccicano al sole...
terra di sogno.
20 agosto 2000
...e questa volta la sveglia suona decisamente troppo presto! Alle
5.50 la vocina metallica (già ho una sveglia che parla!) mi dice
che sono le 5.50 e la temperatura è di 27°C e poi suona...vabbè,
alziamoci, tant’è... velocemente completo lo zaino con il cibo e
faccio colazione. Ore 6.28 sono davanti a casa di Alessia, che già
mi aspetta davanti al tronco mozzo di uno dei vecchi platani che c’erano
davanti ai geometri.
In meno di 10 minuti siamo a Tollegno, a prendere i fratelli adottivi:
chissà se in quattro ci stiamo sul mio panda?!?!?
Cacciamo tutti gli zaini dietro, e cominciamo a salire verso Piedicavallo,
oggi in onore di Alessia che non è più salita al Lago della
Vecchia da quando aveva 5 anni, abbiamo deciso di partecipare alla
festa, con tanto di messa in riva al lago e elicottero che porta su e giù
persone.
Sono le 7 e siamo al parcheggio: mamma mia quante macchine! Ma saranno
mica saliti tutti su?!?!?
Troviamo da parcheggiare e in breve siamo in tenuta da trekker folle:
calzoncini, maglietta, scarponi, bandana e bastoncini telescopici (li ho
scoperti dopo l’intervento alla gamba, ora non riesco a farne a meno!).
Ci avviamo per le vie del paese ancora addormentato: ci sono due anziane
signore su una panchina, di fianco alla locanda del gatto azzurro, dove
speravo in un caffè... purtroppo è ancora chiuso. Proviamo
a scendere dall’altra parte del paese, verso Biella, ma anche il Bar della
mologna è chiuso... vabbè, resterò senza! O meglio,
lo bevo al rifugio. Ci incamminiamo sulla mulattiera, che porta prima al
paesino di Rosei e poi verso alcune baita e infine al Rifugio e al lago
della Vecchia. Questa mulattiera è ancora in ottime condizioni,
ben lastricata. Sarà dovuto al fatto che Rosei e Piedicavallo durante
la stagione estiva si popolano: in inverno raggiungere Rosei non è
semplice, soprattutto se è nevicato: infatti la mulattiera diventa
meglio di una pista da bob! Non è mai molto pendente, tant’è
che mentre si cammina riusciamo anche a parlare. Arriviamo a Rosei, piccolo
borgo che ha mantenute intatte le sua caratteristiche di piccolo paesino
di pastori. Solo alcune baite ristrutturate svelano che in realtà
di pastori neanche l’ombra e che tutte le case appartengono a villeggianti
che trascorrono qui i mesi estivi. L’altezza non eccessiva (circa 1100-1150
mt) ne fa un luogo ideale per vecchi e bambini, infatti i giardini e i
prati sono pieni di giochi e di tavolini o sedie a sdraio. Mi piace Rosei,
in fondo per raggiungerlo ci vanno circa 15 minuti di buon cammino, non
è possibile raggiungerlo in macchina, e quindi è molto tranquillo.
È situato vicino al Cervo, di cui si sente l’allegro scorrere. Continuiamo
e dopo poco troviamo l’ultima cappelletta con relativa deviazione per il
Colle Irogna. Proseguiamo lungo la mulattiera. Davanti a noi e dietro a
noi, ci sono molte persone in cammino: tutti salgono per la festa.
Continuiamo a camminare nel bosco, godendoci l’arietta fresca: tra
poco saremo allo scoperto, su pietraie dove il sole batte dalle 9 del mattino
fino alle 6 di sera. Sono le 8 del mattino, siamo in cammino da quasi un’ora
e siamo circa a metà strada: siamo saliti velocemente, l’aria fresca
ci ha permesso di procedere bene. Purtroppo da qui in avanti è tutta
pietra, senza l’ombra di un albero.
Alcune sorgenti attraversano la mulattiera, andando a morire nel Cervo,
che nasce appunto dal Lago della Vecchia. Da qui già si vede il
rifugio con l’alpeggio poco distante: rimarrà a vista per tutto
il resto del tragitto...
Il sole ormai è bello alto e fa un caldo terribile: meno male
che fra poco saremo su! Se fossimo partiti alla solita ora ci saremmo trovati
nel canalino dove l’afa è sostenuta proprio nelle ore in cui il
caldo comincia a farsi sentire! Ogni tanto si fa qualche piccola sosta
per bere un pochino: le magliette sono già fradice di sudore!
Intanto ci guardiamo intorno: il paesaggio è più simile
qui alla Valle d’Aosta rispetto alla zona di Oropa. Ci sono montagne che
sembrano altissime (non superano però i 2550 mt!), in alto il paesaggio
è brullo. Oggi è anche una splendida giornata, il cielo è
azzurrissimo e la foschia ancora poca: molto raro per le Alpi biellese,
infatti d’estate, di solito, il mattino è limpidissimo, poi verso
le 10-11 si alza la nebbia e non si dissolve fino a sera. Fenomeno in parte
dovuto all’acqua che evapora dalle risaie. Le gite principali da noi si
effettuano in autunno o primavera, neve permettendo.
Il rifugio è ormai sopra di noi, la bandiera sventola poco sopra
le nostre teste. Decidiamo di prendere la deviazione verso il lago, dove
già un nugolo di gente affolla la piazzola sotto l’arrivo dell’elicottero.
Questo ha già fatto un paio di viaggi, uno con le riserve di cibo
e un paio con i passeggeri.
Ci voltiamo verso il rifugio, già comunque affollato. Eppure
sono solo le 9.10 minuti...
Sotto la piazzola alcune persone del soccorso alpino aiutano a coordinare
la logistica del trasporto aereo. Ci dirigiamo verso l’altra sponda del
lago, ovvero verso il sentiero che sale al colle del Lupo. Ci fermiamo
in una radura, e voilà, le nostre magliette in un attimo sono stese
su alcuni massi ad asciugare e noi siamo seduti poco distanti con delle
fette di melone bianco in mano: ci hanno abituate troppo bene i nostri
fratelli adottivi!:-D
Poco più in là alcuni ragazzi stanno chiudendo le tende:
hanno dormito qui, sulle sponde del lago, facendo festa (a giudicare dai
bottiglioni vuoti...) e pescando.
Restiamo a goderci il sole l’arietta fresca per tutta la mattinata.
Ci apprestiamo a fare uno spuntino a mezzogiorno, ed ecco che dagli
zaini compaiono i viveri: il mio ospitava una focaccia con pomodorini e
basilico, Alessia ha fatto una splendida torta di cioccolato, i ragazzi
hanno pane e scamorza di Andria, loro paese natale.
Mamma mia che meraviglia! E pensare che stavolta manca
il Cartizze...:-D
comunque restiamo stesi al sole per un po’... la confusione principale
è poco più in là...
All’una decidiamo di andare al rifugio a prendere il caffè e
il genepy, o meglio, l’herbetet.
Il rifugio è come al solito, a sinistra il bar, a destra la
sala comune e nel caseggiato di fianco la camerata. C’è tantissima
gente che mangia dentro e fuori.
Cominciamo poi a scendere, sono già le 14. Non sarà bello
scendere a quell’ora, ma dopo sarebbe tardi e Alessia ha un impegno e poi
un nuvole grigio scuro arriva dalla Vallée. Non è poi così
male la discesa, pensavo peggio. Infatti sono al 90% massi, se piovesse
non scendere da lì neanche... invece è asciutto e fa un caldo
terribile. Dalle vegetazione arrivano vampate d’aria caldissima: per fortuna
non è tanto umido!
Continuiamo a scendere, accompagnato da un sole caldissimo e dall’elicottero
che porta a spasso i turisti sulla valle Cervo. Sembra lunghissima questa
mulattiera! Non vediamo l’ora di raggiungere il bosco, così sarà
più fresco e vorrà dire che siamo quasi giù.
Finalmente appare la prima baita e poi gli alberi...e l’arietta! Che
meraviglia!
Le prime case di Rosei significano "impresa quasi al termine" e Alessia
le accoglie con un sospiro di sollievo.
In breve siamo a Piedicavallo, che percorriamo tra gli sguardi di villeggianti
(in maggior parte milanesi) che osservano le nostre facce stravolte e soprattutto
la mia ginocchiera: che barba! Ma non hanno mai visto una ginocchiera?
So che tutti indistintamente avranno pensato "Ma questa è matta!
Guarda lì, ha una gamba mezza andata e va a camminare in montagna!"...mi
fanno ridere...o meglio, se ci penso arrabbiare...almeno la smettessero
di guardare prima il ginocchio, poi la mia faccia e infine girarsi dall’altra
parte... vabbè non roviniamoci la giornata! Di storditi ce ne sono
tanti...
Finalmente tolgo gli scarponi e riesco a infilare i piedi nella fontana...che
meraviglia! L’acqua fresca da’ sollievo ai piedi che stavano letteralmente
"bollendo" dentro le calze e gli scarponi...e poi si scende, tra gli automobilisti
che si fanno gestacci per occupare il posto che abbiamo lasciato libero...