Autore: Vincenzo
Cordiano
Divisione di Medicina Generale, O.C. Valdagno (VI)
Ultimo aggiornamento: 13/09/2002 17.28.55
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I
linfomi di Hodgkin sono rari nei bambini con meno di 5 anni. A partire da questa
fascia di età si assiste ad un progressivo aumento dell'incidenza della malattia,
cosicché i giovani fino a 20-25 anni rappresentano una percentuale significativa della
popolazione di pazienti con Hodgkin. Anche per la malattia di Hodgkin valgono le stesse
considerazioni generali fatte per i linfomi non Hodgkin
in età pediatrica, cui si rimanda. In particolare è raccomandabile che essi siano
seguiti presso centri dotati di esperienza nel trattamento dei tumori infantili dove è
possibile un approccio multidisciplinare.
Per quanto riguarda la sintomatologia, le procedure diagnostiche e della stadiazione non esistono significative
differenze con i linfomi di Hodgkin dell'adulto. Le modalità
di esordio clinico sono praticamente uguali, cioè quasi sempre il primo sintomo è la
comparsa di ingrossamento di uno o più linfonodi
nella regione del collo non dolente, senza altri disturbi. Il sistema di stadiazione
utilizzato è quello di Ann Arbor o la sua
versione modificata a Cotswold e gli
accertamenti diagnostici sono identici a quelli previsti per tutti gli altri tipi di
linfoma.
Anche per quanto riguarda la terapia degli Hodgkin pediatrici il cardine è rappresentato
dalla chemioterapia mentre, negli
ultimi anni, la radioterapia è
stata usata meno frequentemente che in passato, soprattutto per cercare di ridurre gli effetti collaterali tardivi della terapia del morbo di
Hodgkin. Molti di essi sono più frequenti in soggetti con meno di 16 anni al
momento della diagnosi, specie se trattati con modalità combinata (chemioterapia e
radioterapia).
Oggi è possibile guarire definitivamente il 90% dei bambini e adolescenti affetti dal
morbo di Hodgkin, per cui diventa imperativo cercare di ridurre il più possibile gli
effetti collaterali a distanza della terapia, in modo da non annullare gli ottimi
risultati raggiunti.
Studi recenti hanno evidenziato che le percentuali di guarigione poosono essere
prtaicamente identiche quando si ometta la radioterapia in pazienti con prognosi
favorevole, sia negli stadi limitati sia in quelli estesi.
Inoltre, quando si ritenga indispensabile l'uso della radioterapia, si usano dosi
inferiori rispetto agli adulti, specie in soggetti che non hanno ancora completato lo
sviluppo. Per esempio nei bambini irradiati a mantellina è frequente osservare un ridotto
sviluppo delle strutture musculo-scheletriche del collo e della parte superiore del
torace.
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