Vivaldi



Vivaldi



Antonio Vivaldi, compositore e violinista, nacque a Venezia nel 1678. Studiò con il padre, Giovanni Battista, violinista della cappella di San Marco e, pare, con Giovanni Legrenzi, uno dei maggiori compositori del barocco veneziano.
Ordinato sacerdote nel 1703, più per convenienza sociale che per vocazione, chiese quasi subito la dispensa dal celebrare messa, adducendo opinabili ragioni di salute. Nello stesso anno ebbe l'incarico di insegnare alle 'Putte' dell'Ospedale della Pietà, uno dei quattro conservatori veneziani in cui venivano accolte orfanelle, figlie naturali o fanciulle bisognose; quelle che per doti innate erano scelte per essere avviate alla musica venivano sottoposte a uno studio intenso e severo. I risultati raggiunti erano di tale valore che basterà ricordare quanto scrisse il filosofo Rousseau, in occasione di un suo viaggio in Italia: "Una musica superiore a quelle delle opere, secondo me, e senza paragono in Italia, è quella delle 'scuole' ... Tutte le domeniche nella chiesa delle quattro scuole, durante i vespri, si cantano motetti a coro pieno e a grande orchestra composti e diretti dai più grandi maestri italiani ed eseguiti, in tribune riparate da grate, soltanto da ragazze, la più vecchia delle quali non supera i venti anni. Non ho idea di alcuna cosa più voluttuosa, più toccante di questa musica....".
Vivaldi rimase legato all'Ospedale della Pietà per quasi tutta la vita, salvo alcune interruzioni dovuta alla sua professione di virtuoso di violino e, soprattutto, di compositore di melodrammi.
All'attività didattica gli era stato affiancato il compito, ben più importante, di 'fornitore' di musica strumentale e musica sacra; compito che assolse con un grande numero di composizioni. Oltre a ciò Vivaldi fu - come già si è detto - autore di melodrammi, e questa attività, sovente considerata di secondo piano, fu invece l'occupazione principale del musicista. Il suo spirito imprenditoriale lo portò spesso ad essere impresario di se stesso; nel 1715 era noto a Venezia come socio del teatro Sant'Angelo, dove si esibiva anche come primo violino. Nel 1718 passò a un teatro più famoso, il San Moisè; in entrambi face rappresentare alcune sue opere. Queste sue molteplici occupazioni gli procurarono non poche critiche, la più celebre delle quali fu quella adombrata nel pamphlet intitolato Il teatro alla moda di Benedetto Marcello. Tra il 1718 e il 1720 i suoi impegni lo portarono a Mantova; qui conobbe la cantante Anna Giraud, interprete principale delle sue opere. Il musicista, noto come il 'Prete rosso' dal colore della sua capigliatura, non ammise mai una relazione che travalicasse l'amicizia e l'assistenza sanitaria che la Giraud gli avrebbe offerto assieme alla propria sorella Paolina. Tuttavia, questa amicizia, che durò a lungo, provocò nel 1737 un richiamo da parte del cardinale Ruffo, legato apostolico a Ferrara.
Spesso ospite dei maggiori centri italiani, Vivaldi fu sovente anche all'estero: a Praga, a Vienna, ad Amsterdam e proprio all'estero lo colse la morte.
Vienna, capitale dell'opera italiana, fu l'ultima meta del compositore, spintovi forse dal desiderio di ampliare il campo delle proprie attività e incoraggiato anche dalle sue ottime relazioni, a iniziare da quelle con l'imperatore Carlo VI che lo aveva invitato. Purtroppo Vivaldi non riuscì nel suo intento; nell'ottobre del 1740 l'imperatore morì e di Vivaldi non sono rimaste che poche tracce. Nel luglio del 1741 il compositore moriva di una infiammazione interna, secondo le annotazioni riportate nei registri del duomo di Santo Stefano, dove gli fu allestito il funerale dei poveri.