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IL PRINCIPE SERPENTE

5. Il Principe Serpente

C'era una volta un mercante che doveva partire per un viaggio d'affari attraverso il mare. Prima di partire chiamò le sue tre figlie e disse alla prima: - Maria che vuoi in regalo al mio ritorno?

- Voglio un abito bello, - rispose la ragazza - il più bello che c'è al mercato.

Il padre chiamò allora la seconda figlia e le chiese: - Gilda tu che vuoi?

- Voglio un cappellino, il più bello che c'è al mercato, papà.

Chiamò l’ultima: - Dalinda tu che vuoi?

- Voglio un grappolo d’uva d’oro, e se tu non me lo porterai che la nave non possa andare né avanti né indietro.

Il padre si preoccupò quando sentì queste parole e pensò meravigliato: - "Ma guarda un po' che cosa strana! - poi si tranquillizzò. - Mia figlia è una stupida potrà essere mai che la nave non andrà né avanti né indietro?".

Il Mercante però se la prese un po' a male. Il mattino successivo, partì, attraversò il mare, per vendere il grano che aveva portato con sé e poi si recò al mercato per comprare i regali alle figlie.

A Maria prese un abito, il più bello che c’era al mercato, lo pagò quel che c’era da pagarlo, ma le prese il più bello.

A Gilda prese un cappello anche questo bellissimo. Poi cominciò a cercare il grappolo d’uva d’oro e in quel momento si ricordò delle parole che la figlia aveva pronunciato.

Girò tutta la città, andò da tutti i mercanti dell’oro, ma chi poteva avere un grappolo d'uva fatto in quel modo? Non lo trovò e si rimise in viaggio.

Durante il viaggio, la nave passò davanti a un'isola. Su quell'isola c'era una villa, intorno alla villa c'era un giardino. Nel giardino c'era una vigna e nella vigna erano appesi tanti grappoli d'uva d'oro.

Il Mercante pensò che non era il caso di fermarsi per prendere solo un grappolo d'uva, tuttavia chiese al Capitano della nave se era possibile ma gli fu risposto di no.

Dopo un po' la nave misteriosamente si fermò e non andò né avanti né indietro.

Il Capitano della nave era tutto preoccupato e si chiedeva come mai potesse accadere una cosa così strana. A quel punto il Mercante gli raccontò tutta la storia. Il Capitano allora disse: - Se è così andiamo subito a prendere il grappolo d'uva d'oro.

Sbarcarono sull'isola e il Mercante cominciò a cercare il padrone della villa. Chiama e chiama... aprì il cancello ed entrò. La villa sembrava disabitata anche se era tutta aperta: - "Qui non c'è nessuno!" - pensò il Mercante. - Vide una gradinata, s’infilò e salì in casa e anche lì non trovò nessuno. "E ora come faccio? - si chiedeva. - E' tutto arredato, è tutto molto bello, sembra una reggia ma è disabitata!".

Si stancò di chiamare, scese giù per le scale e se ne stava andando, quando gli venne in mente di cogliere comunque un grappolo d'uva d'oro. Si decise, lo fece e si avviò verso la scialuppa ed ecco gli comparve davanti un enorme serpente: - Beh! - parlò il Serpente - Chi ti ha ordinato di cogliere un grappolo d'uva dal mio giardino?

- Non sono venuto per rubare, - rispose un po' spaventato il Mercante - mi è successo così e così... - e cominciò a raccontare ogni cosa, fino al momento in cui la nave non andò più né avanti né indietro. Poi concluse: - Qualsiasi cifra volete per questo grappolo d’uva, io ve la darò.

- No, non voglio niente! - rispose il Serpente - Voglio solo che entro otto giorni, porti qui tua figlia. Proprio qui da me.

Il Mercante si portò una mano sulla fronte e pensò: - "Ho perduto una figlia! Come posso fare altrimenti?".

- E se non me la porti entro otto giorni - continuò il Serpente - quante più disgrazie vuoi avere, le avrai. Sin dal primo giorno potrai vedere quante cose negative ti accadranno.

Il Mercante pensò fra sé: - "Cosa posso farci? Lei ha voluto il grappolo d'uva d'oro e lei dovrà venire qui!".

La nave riprese a navigare e tornarono tutti a casa.

Quando il Mercante rientrò nel suo palazzo, le figlie lo accolsero contente. Alla prima diede ciò che gli aveva chiesto e desiderava e alla seconda anche. Ma alla terza disse: - Figlia mia, a te dispiacerà, ma a me dispiace ancora di più. Mi hai lanciato 'parole di potere' ma ora sarai tu a pagarle. Fra otto giorni dovrai andare a vivere con un enorme serpente, in una villa lontana su un'isola e se non ti ci porterò arriveranno molti guai.

Dopo il primo giorno il Mercante cominciò a ripensarci: - "Che potrà farmi quel Serpente? Ho la testa piena di pensieri di paura, ma cosa potrà mai fare? Il grappolo d'uva l'ho riportato e tornare sono tornato, mia figlia è qui con me, cosa me ne importa dunque?

All'ottavo giorno già gli morì un cavallo nella stalla e alla moglie disse che forse era un caso oppure era morto di malattia, e si mise l'anima in pace. Il nono giorno gli accaddero ancora disgrazie e così ogni giorno fino a che si decise: - "Queste sono le parole di potere che mi ha lanciato il Serpente e si stanno realizzando una ad una."

Chiamò allora la figlia e le disse: - Dalinda, amore di papà, preparati. Fai la valigia, perché partiamo domani mattina.

La figlia rispose di sì. Alle sorelle dispiaceva molto e le dissero: - Sorella e ora? Devi andare a trascorrere la vita con un serpente, e come puoi fare? Riportaglielo quel grappolo d'uva - le consigliarono.

Dalinda rispose: - E' stato colto ormai. Voglio conoscere questo serpente e se vuole lasciarmi il grappolo d'uva d'oro lo prenderò e se lo vuole indietro glielo renderò e mi lascerà libera.

Dalinda fece le valigie e alle cinque partirono. Fermarono la nave vicino l'isola e scesero con la scialuppa fino ad arrivare alla riva. Nella villa non c'era nessuno, come era già successo la prima volta. Salirono le scale, entrarono dentro una grande sala: - Ebbene, - chiese Dalinda - non c'è nessuno papà?

Tutto ad un tratto si presentò il Serpente: - Eccomi, non è vero che non c'è nessuno. Ora tuo padre potrà partire nei prossimi giorni e tu resterai qui con me.

Al padre cadde il mondo addosso: - "Che disgrazia! - pensò - Questa povera figlia dovrà restare in un posto così sperduto ed io me ne dovrò andare senza poterci fare niente".

Il Serpente diede allora ad entrambi una stanza e tutto ciò che serviva. La notte passò. Il mattino dopo la figlia disse al padre: - Papà, non te ne andare, rimani ancora un poco.

- Posso restare un altro giorno, - rispose il padre - altri due, tre... otto giorni, ma poi che faccio qui? A casa figurati che pensieri avranno sono preoccupato per questo.

Rimase altri tre giorni, finito questo periodo dovette ripartire. Il povero uomo salutò la figlia con le lacrime che gli arrivavano fino ai piedi e non poteva trattenerle.

Il giorno dopo, Dalinda, si rassegnò, si fece il segno della croce, cominciò a rassettare la casa e si diede da fare nelle faccende domestiche.

Il Serpente comincio allora o chiederle: - Dalinda mi vuoi bene?

- Sì che ti voglio bene, - rispondeva la ragazza e non diceva mai di no per paura di far arrabbiare il serpente e di essere divorata.

- Dalinda mi ami?

- Sì che ti amo!

- Dalinda che prepari oggi?

- Quel che volete sono disposta a preparare - rispondeva con gentilezza la ragazza e aveva tanta grazia nel preparare i pranzi, e nel fare e nel dire.

Il Serpente le voleva un bene immenso e tutti i giorni le faceva le stesse domande: - Dalinda mi vuoi bene?

- Sì che ti voglio bene!

- Dalinda mi ami?

- Sì che ti amo.

- Dalinda che prepari oggi?

- Quello che volete, sono sempre pronta - rispondeva la ragazza. - Perché non vi piace quello che vi preparo?

- Certo che mi piace! - rispondeva il Serpente, e triste si attorcigliava sopra l'ottomana. Ecco che un giorno, dopo tanto tempo, le disse: - Dalinda mi vuoi bene?

- Sì che ti voglio bene!

- Dalinda mi ami?

- Sì che ti amo!

- Dalinda mi sposi?

- Questo poi no! - rispose la ragazza: - "Come posso fare? Posso sposare un serpente? - pensava fra sé.

Il Serpente allora si attorcigliò sull'ottomana e si fece piccolo piccolo tanto era dispiaciuto. La mattina dopo fece la stessa domanda e di nuovo ci rimase molto male della risposta negativa, fino a che un giorno il Serpente disse esplicitamente: - Perché non mi vuoi sposare? Se mi sposi vedrai cosa sono!

La notte Dalinda pensò alle parole che aveva detto il Serpente. In fondo, se pure lo sposava, avrebbe potuto sempre lasciarlo un domani ed andarsene. Così Dalinda finalmente rispose di sì.

Appena pronunciò il sì, il Serpente si trasformò istantaneamente in un giovane. Dicono che fosse bellissimo, un giovane bello come il sole, il quale iniziò subito a raccontare la sua storia: - Io sono figlio di un re. Sono stato stregato e rapito e mi hanno trasformato in serpente. Avviserò la mia famiglia e poi verrò a riprenderti.

Il giovane, si vestì, annunciò alla madre il ritorno e figuriamoci la donna quando seppe che il figlio tornava a casa, che contentezza, fece dei preparativi che non si erano mai visti e una festa piena di bandiere.

Il giovane disse alla madre: - Senti mamma, ora tu sei contenta di avermi rivisto, però ho da dirti una cosa, ho da sposare una ragazza che ho lasciato nella villa, sull'isola dove ero prigioniero.

- Due, invece di una - rispose la madre. - Ciò che desideri fai, sono sempre pronta.

- Comincia allora a fare i preparativi per le nozze - disse il figlio, - perché ritorneremo presto tutti e due.

La madre preparò una bella festa e vissero felici e contenti per tutta la vita.

 

Commento 5

Un principe, la cui bellezza aveva attirato le malevoglie di una strega (la passione per le cose materiali è nella magia nera esasperata, mentre nella bianca è volta in virtù), per essersi evidentemente negato alla sua presenza malefica o per capriccio di gelosia, venne trasformato in serpente e recluso su un’isola in uno splendido e ironico palazzo regale.

L'incanto della strega soggiaceva, però, ad una scadenza ed aveva anche un buco di potere che consentiva il passaggio di un eventuale atto d'amore in grado di scioglierlo e dissolverlo totalmente (sembra che le opere magiche nere, secondo innumerevoli racconti, siano imperfette e temporanee).

Un destino positivo, ad un certo punto si muove incontro allo sfortunato principe, nella forma di un desiderio espresso da una fanciulla lontana (Dalinda), la quale, pur non conoscendolo, crea la condizione per incontrarlo.

Il desiderio espresso dalla fanciulla si intreccia con il mondo (il padre mercante, il viaggio d’affari, la nave...), in maniera vincolante e stabilisce quasi un ordine intorno a sé, costringendo la realtà a piegarsi alla sua forma. E’ come se una forza benefica fluida, contraria all'incanto della strega che fissa e congela, fosse intervenuta per sciogliere questa fattura, armando di potere l'anima (Dalinda) più adatta e meritevole ad accogliere quello che sarà un destino molto fortunato, cioè le nozze in casa regale con un principe bellissimo.

Una volta incontrato il serpente e rassegnatasi, Dalinda gli rivolge ogni giorno attenzioni premurose, passando al di là del suo aspetto sgradevole. Sono proprio queste attenzioni a tessere la liberazione del principe che è vincolato dall'incanto malefico. Ma prima che ciò accada è necessario che la fanciulla accolga la forma esteriore del Serpente in maniera piena e senza alcun pregiudizio, fino ad accettare di sposarlo, cosa che qualsiasi altra donna, annebbiata dalle apparenze, non avrebbe fatto per nulla al mondo.

L’incanto stregonesco non poteva essere imbastito, appunto, se non con gli ingredienti psicologici dell’uomo ordinario (le streghe hanno poteri limitati e agiscono avvolte nelle passioni proprio come i movimenti dell'uomo ordinario), il quale vincolato alle apparenze, non di certo avrebbe indagato oltre quel velo e senz’altro sarebbe fuggito noncurante e ignaro, lasciando incantati per sempre il serpente e l’isola.

La virtù di Dalinda è proprio quella di amare al di là dei limiti dell'altro, di amare e basta, la creatura che ha di fronte, senza chiedere nulla in cambio. Superata questa prova, anche se con dubbi e paure, il destino si può compiere: il giovane è liberato dall’incanto e il matrimonio può essere celebrato: la sorpresa è che si tratta di 'nozze regali'. Un grande destino quello delle nozze che, sotto i veli delle nozze ordinarie, celano il simbolo della liberazione dall’incanto nella materia dolorosa ornamento dell'esistenza mondana.


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