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Atropa belladonna

Dosaggio - Forme di preparazione

(Pianta Velenosa da non usare)*

Importante: i preparati galenici di questa monografia, sono riportati esclusivamente a titolo didattico o conoscitivo, poiché trattandosi di pianta molto velenosa, i suoi preparati sono di esclusiva competenza del farmacista (Adriano Sonnini)

 

La belladonna è il prototipo di fitoterapico eroico. Essa è una pianta ad azione forte, che si deve dosare con cura e con la quale le grosse dosi possono anche essere dannose. Il suo opposto è più o meno la camomilla, che è il prototipo del fitoterapico leggero; di nuovo dobbiamo sottolineare che la connotazione "leggero" non significa che l'azione è ridotta, più o meno in senso di un placebo. Si intende molto meglio, che si tratta di un medicamento largamente innocuo e ottimamente tollerabile, con il quale l'impiego usuale non comporta alcun pericolo. Quindi nelle patologie dello stomaco camomilla e belladonna stanno ai due poli opposti, allo stesso modo in cui si fronteggiano nelle patologie cardiocircolatorie Crataegus, come fitoterapico mite, e Digitalis come fitoterapico forte.

Nel mezzo ci sono poi una serie di intermedi tra "leggero" e "forte". Nelle malattie dello stomaco sono più o meno la liquirizia e l'assenzio. Entrambi sono innocui alle dosi consuete, ma hanno comunque un'azione più forte di quella della camomilla e della menta piperita. In dosi troppo elevate o con una somministrazione prolungata essi possono portare anche a dei danni, che non sono gravi, ma comunque fastidiosi e sgradevoli.

AD ALTA DEFINIZIONE

La belladonna è una pianta autoctona, Atropa belladonna, che cresce nelle foreste montane della Germania allo stato spontaneo. Raggiunge un'altezza di 1-2 m e sembra un arbusto, ma non lo è. I fiori sono poco attraenti, viola-marroncini e campanulati. Molto più vistosa è la lucida bacca nera. Essa è velenosa in alto grado; poche bastano per provocare intossicazioni gravi. Dopo l'ingestione si determina uno stato di eccitazione con rossore profuso del volto e confusione; da ciò il nome ciliegia della pazzia. Come droga sono in primo piano le foglie, Folia Belladonnae. Il principio attivo principale è \'atropina. Ciò ha portato al fatto che in medicina si usa a malapena la droga intera e quasi soltanto invece l'atropina. Essa ha il vantaggio di poter essere dosata con certezza e anche iniettata, corrisponde cioè in modo ideale a tutti i requisiti che una sostanza pura derivata da una pianta medicinale deve possedere. Eppure la belladonna con il suo fitocomplesso integro presenta dei vantaggi assoluti. Prima di tutto non è affatto necessario servirsi della sostanza pura, perché la semplice belladonna fa tutto quello che da essa ci si può attendere. Per quel che riguarda l'effetto, l'atropina non porta ad alcun vantaggio. Tra le indicazioni della belladonna vi è in primissimo luogo la medicazione prolungata, spesso per parecchie settimane e più, giova senza dubbio il fatto che la somministrazione per via orale sia pienamente attiva. Talvolta si dovrà ricorrere alla somministrazione rettale, soprattutto se vi è tendenza al vomito. Le iniezioni sono da riservare ai casi eccezionali.

Un validissimo contributo al dibattito, se sia meglio il principio attivo isolato rispetto alla droga intera, che contiene ancora tutte le sostanze complementari naturali, è stato fornito da List e Schmid (1969). Essi studiarono degli estratti di belladonna e accertarono che con un estratto di foglie fresche il principio attivo, la 1-iosciamina, attraversa rapidamente la parete dell'intestino e che questo aumento di permeabilità è dovuto alla presenza di flavonolglicosidi in forma attiva, derivanti dalla degradazione di flavonoltriglicosidi A e B grazie a una [3-glicosidasi. Ciò significa anche che il preparato galenico agisce in modo diverso dalla somministrazione singola di 1-iosciamina. In altre parole, l'azione non è diversa in linea di principio, ma si instaura più rapidamente grazie al migliore assorbimento, e di questo effetto sono responsabili le sostanze complementari presenti nell'estratto di pianta fresca. C'è dunque un fondamento di verità nella vecchia esperienza che gli estratti di piante fresche presentano in molti, anche se non in tutti i casi, dei vantaggi nell'uso pratico. Ovviamente non bisogna esagerare nemmeno con questo principio e si deve in ogni singolo caso verificare qual è la forma di applicazione migliore.

Le più recenti acquisizioni sullo stato attuale della terapia conservativa dell'ulcera dicono esattamente le stesse cose. E sempre più chiaro che gli anticolinergici sintetici, come Buscopan®, hanno tra le altre un'ottima azione analgesica, che tuttavia non è migliore di quella della belladonna e inoltre ha altrettante controindicazioni. Si era tentato di impiegarli in un trattamento di lungo periodo e si sperava di ottenere in questo modo una riduzione delle recidive ("vagotonia medicamentosa"), ma questo tentativo, dopo un iniziale periodo di entusiasmo, è stato valutato sempre più criticamente e negativamente (Rosch,1972).

Le mie estese ricerche personali mi hanno già da un pezzo mostrato con la massima evidenza, che la semplice Tinct. Belladonnae dell'Allegato alla Farmacopea tedesca soddisfa tutti i requisiti che un buon spasmolitico per uso interno nelle patologie gastrointestinali deve avere (Weiss, 1941). Questo vale in primo luogo per la cura dell'ulcera. Lo stesso si verifica nelle malattie croniche dell'intestino e nella stipsi di forma spastica. Solo quando è necessario un aiuto immediato, come in una colica biliare, essa non è sufficiente, come del resto neanche l'iniezione di sola atropina; la si deve combinare con morfina, Dilaudid® o simili.

Naturalmente bisogna sapere bene quello che si fa, quando si prescrive tintura di belladonna. Questo vale per tutti i medicamenti fortemente attivi. Un corretto impiego richiede una determinata dose di esercizio e di esperienza, poi però si acquisisce la sicurezza di evitare dei danni.

Le osservazioni con la belladonna in caso di encefalite ci hanno insegnato che la tollerabilità è migliore di quanto per lo più si suppone. Non si deve dimenticare un fatto: per ottenere un effetto pieno, terapeuticamente soddisfacente della belladonna con i pazienti che soffrono di malattie gastrointestinali, bisogna arrivare il più vicino possibile al limite di tolleranza.

mite                                    forte

Fitoterapeutico

camomilla--------------------------------------------------belladonna

assenzio, liquirizia

intermedi

 

Dosaggio

Inizialmente si deve dare la belladonna in quantità tale da arrivare proprio a una lieve secchezza della bocca e forse anche già a lievi disturbi visivi, dopodiché si interroga con cura il paziente, tra il terzo e il quarto giorno di medicazione di belladonna. La secchezza in bocca spesso non viene nemmeno segnalata, perché il paziente da solo non sa ricondurla al medicamento. D'altra parte non è opportuno richiamare prima l'attenzione del paziente su questo effetto secondario, perché poi si mettono in moto aspettative, che possono disturbare notevolmente il quadro. Non appena il paziente riferisce di avvertire secchezza delle fauci, si riduce un po' la dose di belladonna e in seguito ci si attiene a questo dosaggio per lungo tempo. Dosi troppo piccole non danno risultati soddisfacenti e sono solo una pseudoterapia. Questo effetto obiettivamente controllabile della belladonna si può ottenere con qualsiasi buon preparato di belladonna e anche con l'atropina; proprio qui si evidenzia il fatto che Tinctura Belladonnae è molto affidabile e ha una buona efficacia.

Il dosaggio medio di Tinctura Belladonnae ammonta per gli uomini a 8 gocce per 3 volte al giorno, per le donne a 6 gocce 3 volte al giorno; con 10 gocce 3 volte al giorno si arriva per lo più già in 12 giorni alla secchezza delle fauci e allora si scende a 8 gocce 3 volte al giorno. Le gocce si fanno prendere diluite in un poco d'acqua. Il sapore amaro è così ridotto che i malati non se ne lamentano mai. La durata della terapia di belladonna nell'ulcera e nella gastrite è di solito di 3-4 settimane, a volte anche di più. In caso di costipazione spastica cronica si procede con dosaggi più ridotti; in genere bastano 5 gocce 3 volte al giorno per parecchie settimane. Altrettanto nella colica mucosa e nelle manifestazioni spastiche della dispepsia fermentativa. La colite cronica grave richiede un dosaggio sostenuto come quello dell'ulcera, ma in genere solo per breve tempo.

Forme di preparazione

Tinctura Belladonnae è poco costosa. La prescrizione è semplice:

Rp. Tinct. Belladonnae                                    20,0

D. S. 8 gocce in acqua 3 volte al giorno.

Spesso è utile far prendere le gocce di belladonna in una tazza di buona camomilla, invece che in acqua, soprattutto nelle terapie prolungate. Qui si aggiunge anche l'azione spasmolitica della camomilla, rinforzata dagli altri effetti della camomilla sullo stomaco e l'intestino.

Se si preferiscono le pillole, allora si deve scegliere Extractum Belladonnae come materia prima:

Rp. Extract. Belladonnae                                 0,3

Mass. pil. qu. s. u. f. pil. Nr. XXX 

D. S. 1 pillola 3-4 volte al giorno.

Naturalmente non si devono usare Folia Belladonnae per miscele; medicamenti eroici di questo tipo non sono affatto indicati per tisane. Nondimeno la prescrizione di Extract. e Tinct. Belladonnae è buona e vera fitoterapia, che nelle mani del medico non si limita ai rimedi innocui, ma con modalità razionali e critiche comprende tutti i preparati vegetali, che hanno effetti sicuri.

Vi sono anche alcuni ottimi preparati pronti di belladonna, come Belladonnysat® Burger e Bellafolin® (Sandoz). Enorme è il numero delle miscele di belladonna con i più diversi medicamenti, particolarmente con sedativi e barbiturici.

Le Formule estemporanee tedesche riportano alcune ricette utili:

          Tìnctura antispastica DRF

Rp. Tinct. Belladonnae 

Tinct. Valerianae Spir.

Menthae pip.                                  aa ad 30,0

Pilulae Belladonnae cum Papaverini DRF

Rp. Extract. Belladonnae                                     0,6

Papaverini hydrochlorici                                     1,2

Extr. Faecis

GIycerini                                                             q.s.

M. f. pil. Nr. XXX 

D.S. 1 pillola 3 volte al giorno.

Inoltre belladonna, particolarmente sotto forma di tintura, può essere altrimenti aggiunta a molte miscele vegetali; incontreremo ancora una serie intera di ricette di questo genere.

 

da Rudolf Fritz Weiss

Trattato di Fitoterapia

ed. APORIE

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