Lucano sta analizzando uno degli
episodi più nefasti dellintera storia della civiltà romana: la guerra civile. Il
suo intento è quello di mostrare le bestialità derivate dal abbandono dei vecchi valori
dun tempo. non è il solito poeta che vuole lodare ed esaltare la civiltà romana,
ma vuole anzi maledire un episodio che ha visto "fratelli" massacrarsi a vicenda
e spargere il loro stesso sangue: un inutile guerra fratricida. Egli individua
nellopera varie cause di questa guerra scellerata (bellum nefandum), ed esse sono in
parte personali, cioè derivanti dai singoli condottieri, Cesare e Pompeo, e in parte più
generali. Tuttavia Lucano sente di poter far derivare quelle personali, cioè il desiderio
di primeggiare e di prevalere luno sullaltro dei due contendenti, da quelle
generali della corruzione dei costumi. La guerra descritta è una continua violazione
delle norme che avevano fatto dei Romani una grandissima civiltà: la pietas e le
norme sociali e religiose, e ciò che più addolora lautore, ed egli lo mostra con
grande incisività, è il disprezzo mostrato dai contendenti verso il vincolo di
consanguineità che li lega (e nellopera è più volte sottolineato il rapporto di
fratellanza), rappresentato emblematicamente dalla parentela che lega i due condottieri:
essi erano adfines. Cesare infatti era il padre di Giulia, defunta moglie di
Pompeo, e malgrado ciò i due non avevano avuto la possibilità di consolidare il loro
rapporto poiché era scomparso anche il figlioletto avuto da Giulia. Se lei fosse
sopravvissuta, si rammaricava Lucano, sarebbe nata una fortissima alleanza e unione di
sangue tra i due ma purtroppo così non è stato possibile e i due però, nellopera
vengono spesso chiamati come "suocero" o "genero" per sottolineare
quel rispetto cui stanno venendo meno per la loro sete di sopraffazione.
Come si può intuire, nellopera, i personaggi principali sono Cesare
e Pompeo, uomini diversi che ci vengono presentati subito nel primo libro,
Cesare come desideroso di raggiungere al più presto le vette del potere personale,
travolgendo ogni ostacolo che trova per strada, sfrenatamente ambizioso e aggressivo,
paragonato ad un fulmine che atterrisce e brucia tutto ciò che si trova davanti; Pompeo
invece è luomo timido che ha già raggiunto il potere e si vede privare di esso e
del favore del popolo, paragonato ad una vecchia quercia ormai senza foglie, le cui radici
ormai non hanno più vigore, ma che tuttavia conserva il peso e lonorabilità della
sua vecchiaia. Andando avanti nella vicenda, il poeta prenderà decisamente parte verso
Pompeo svelando le responsabilità reciproche del conflitto e dandoci un ritratto ancora
più approfondito dei due contendenti. Cesare appare ancora come una personalità molto
forte, dura e decisa, con una Fortuna alle spalle straordinariamente favorevole che ne
aiuta le imprese, ma, nonostante ciò, è il personaggio negativo poiché incarna le
aspirazioni più abiette e contrarie al regime repubblicano vigente: aspirava al potere
personale. Voleva emulare Alessandro Magno, capace di dominare sul mondo intero, e Lucano
arricchisce la sua caratterizzazione con i tratti tipici del tiranno, associato alla sfera
animale coi suoi comportamenti eccessivi e sfrenati e con il suo assoluto disprezzo per la
pietas. Pompeo invece emerge come personaggio non interamente positivo, seppur
appoggiato dallautore perché si presenta come difensore di ragioni politiche e
culturali giuste. Anche lui ha i suoi difetti, ma li ha sempre mantenuti entro il limite
del ragionevole, e inoltre combatte contro Cesare anche per motivi personali, poiché
cerca di difendere la propria libertà evitando di diventare schiavo. Tra i due personaggi
principali, di spicco, vi è una terza figura, quella di Catone, che è solo
abbozzata, ma che probabilmente doveva essere completata con la stesura degli ultimi
libri. Da ciò che emerge dallopera egli incarna i tratti tipici della moderazione e
del senso di misura, espressione del glorioso passato di Roma, ed è significativa la sua
appartenenza ai pompeiani sconfitti che incarna il sorpasso dei vecchi costumi travolti
dalla completa degenerazione della storia. Inoltre egli è il rappresentante della
coerenza e perfezione morale, poiché le sue scelte politiche sono giuste e il motivo che
lo spinge alla guerra è la convinta difesa della tradizione romana.
Come si può notare, Lucano ha cercato di tramandarci una sorta di epica
paradossale, trattando, invece di un mito o di una grande impresa remota, recente
storia e fatti di sangue che hanno macchiato indelebilmente la mente del popolo romano.
Viene rovesciato il vecchio modo di scrivere opere, raccontando vizi, violenza, empietà,
tirannia, invece che decantando virtù, eroi ed imprese mitiche. Lucano spera che la sua
opera possa rinnovare la memoria di uno scellerato vincitore, e che i futuri lettori
sappiano rivolgere le loro simpatie sugli sconfitti pompeiani, perciò possiamo dire che
lintento dellautore è puramente moralistico o anche una sorta di ammonizione
alla luce di ciò che già è accaduto. Perciò dà liberamente sfogo ad espressioni di
sdegno e di disapprovazione e interviene spesso nella narrazione in spazi appositi del
testo. Da sottolineare che nellopera poi, manca completamente ogni dimensione
divina, non cè spazio per le divinità che non interferiscono mai nel racconto; chi
interferisce invece è sicuramente la Fortuna poiché la sfera divina
viene scetticamente esclusa, ma anche, se ammessa, non avrebbe mai potuto tollerare tale
massacro. Ancora, altri elementi da ricordare sono la presenza invece di pratiche magiche,
descritte soprattutto nella scena della Tessaglia dove la maga Eritto fa possedere il
corpo di un soldato caduto per affidargli una profezia, proprio come, quasi, accadeva nel
VI libro dellEneide. Lucano poi, per quanto riguarda le scene di prodigi,
divinazione e altri fenomeni prodigiosi, pur riportandole, mostra scetticismo e talvolta
tenta di spiegare razionalmente e scientificamente tali avvenimenti. Infine cè un
punto nellopera che ha suscitato varie interpretazioni e discussioni: si trova
quando lautore rivolge delle lodi allimperatore Nerone: visto lamore per
il paradosso mostrato in tutto larco dellopera, non è da escludere che esse
siano da leggere in chiave ironica in quanto risulterebbe improbabile e molto forzato
nella narrazione, un tale "incastonamento" di una tradizionale lode e dedica.