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Nasce a Recanati da una famiglia
nobile che attraversa un periodo di crisi, avvicinandosi al fallimento a causa delle
speculazioni sbagliate del padre, il conte Monaldo, ma che grazie a durissime restrizioni
volute dalla madre, la marchesa Adelaide Antici, riesce a ritrovare condizioni economiche
dignitose. La madre inciderà decisamente su Giacomo che ne darà una descrizione
inquietante nello Zibaldone. Educato da precettori privati come gli altri due fratelli
maggiori, Carlo e Paolina, coi quali, specialmente con questultima, manterrà un
rapporto epistolare durante tutta la vita. Riceve una formazione classicista-illuminista
dai precettori che assecondavano le idee dei suoi genitori al riguardo e Giacomo si mostra
in grado già a 10 anni di scrivere composizioni in Latino e anche piccole trattazioni
filosofiche. Importanza fondamentale nella sua formazione culturale ha avuto la sterminata
biblioteca paterna composta di oltre 15.000 libri dai quali Giacomo è in grado di
selezionare i più significativi che lo allontaneranno dalle posizioni reazionarie del
padre e della famiglia. Tra il 1809 e il 1816 Leopardi si dedica giorno e notte allo
studio danneggiando irrimediabilmente la sua esile struttura fisica. Egli stesso definirà
questo periodo "Sette anni di studio matto e disperatissimo" , ma che gli
consentiranno di acquisire una padronanza della cultura inimmaginabile. Traduce
incessantemente i classici e si dedica molto anche alla filologia, dove raggiungerà
livelli pari ai migliori filologi europei. Le posizioni reazionarie della sua famiglia in
lui prendono un orientamento antitirannico, rivelando originalità nel carattere di
Giacomo. Intorno al 1816 si colloca la sua "conversione letteraria" che
lo portò ad una maggiore consapevolezza dei valori artistici e ad una sensazione di
oppressione e di ristrettezza dellambiente famigliare. Nel 1817 inizia la
corrispondenza con il letterato piacentino Pietro Giordani, che risulterà fondamentale
incoraggiandolo continuamente, ed inizia a stendere i primi appunti per il futuro
Zibaldone. Si innamora per la prima volta di una cugina da cui scrive il Diario del
primo Amore dove analizzerà con stupefatta finezza psicologica gli effetti che questo
provoca nel suo animo. Rompe completamente con le posizioni reazionarie cattoliche della
famiglia e inizia a elaborare un pensiero ordinato, originale e coerente con la sua
formazione. Nel 1819 tenta la fuga da Recanati ma viene scoperto e cade in un abbattimento
che lo porta ad una brutta malattia agli occhi che ne minerà lesistenza. Tra il
1819 e il 1822 continua a stare quindi a Recanati subendo le pressioni della famiglia che
lo vuole avviare alla carriera ecclesiastica, mentre in lui si sviluppa la cosiddetta "conversione
filosofica", ovvero ladesione ad una concezione materialistica e atea. La
sua poesia elabora due filoni: la poesia degli idilli e la poesia impegnata delle canzoni
civili. Nel 1822 riesce ad andare a Roma dagli zii, ma lesperienza è alquanto
deludente, sia in campo artistico sia per quanto riguarda lambiente letterario,
stimolante solo nei rapporti con studiosi stranieri come Niebhur e Von Bunsen. Così torna
a Recanati dopo 5 mesi (1823) e il suo pensiero, da materialistico-disincantato arriva
addirittura ad un combattivo pessimismo: da qui darà un provvisorio addio alla poesia,
che riprenderà fortunatamente tra qualche anno. Nel 1824 inizia le Operette Morali
dove critica lottimismo del suo tempo e contrapponendogli il proprio pessimismo. Nel
1825 va a Milano dove lavora ad alcuni progetti editoriali delleditore Stella e
vivacchia tra Milano e Bologna con non poche difficoltà a trovare lavoro. A Bologna si
innamora di Teresa Carniani Malvezzi. Nel 1826 si trasferisce a Firenze dove però
frequenterà un ambiente cattolico moderato a lui distante essendo un antiromantico.
Nel 1827 vengono pubblicate le Operette Morali e lui si trasferisce ancora una
volta: va a Pisa. Qui troverà un ambiente sereno che lo riavvicina alla scrittura poetica
e dando come frutti le poesie "A Silvia" e "Il Risorgimento"
(1828). Non potendosi mantenere torna per lultimo breve periodo a Recanati
(1828-1830) prima di partire definitivamente, invitato dagli amici e Firenze a spese loro.
Ma non è lultimo viaggio: diventato molto amico di Antonio Ranieri va a vivere con
lui a Napoli (1833), mentre si è di nuovo innamorato, stavolta di Fanny Targioni Tozzetti
che lo ispirerà per la stesura del "Ciclo di Aspasia". A Napoli le sue
condizioni di salute peggiorano proprio mentre il suo desiderio di intervenire nel
dibattito culturale si fa sempre più forte. Critica il mito del progresso e la fiducia
nella scienza e nella tecnica. Assieme ai due si trasferisce la sorella di Ranieri,
Paolina, che ne rende meno doloroso lisolamento, e i tre si sposteranno infine ai
piedi del Vesuvio, per sfuggire ad un epidemia di colera, dove Leopardi comporrà gli
ultimi suoi versi (Il Tramonto della Luna e La Ginestra o fiore del deserto).
Infine, il 14 giugno 1837 giunge la sua morte dopo un ulteriore peggioramento delle
precarie condizioni fisiche e un altro trasferimento a Napoli. Il suo epitaffio fu dettato
da Pietro Giordani in persona mentre i resti ora giacciono a Mergellina dove si reputa sia
sepolto anche il poeta Virgilio. |