LA DIASPORA ETRUSCA
CAPITOLO VIII
LA TRADIZIONE ETRUSCA
1.
Regisvilla
Quando
Strabone riferiva che ancora ai suoi tempi si diceva che
Maleo aveva risieduto a Regisvilla,
non specificava se la fonte della notizia fosse stata greca od etrusca. Abbiamo,
però, sufficienti elementi per sostenere che la leggenda sia stata contenuta
nelle Storie dell'Attica scritte dai
cosiddetti Attidografi (vedi cap. XVI,1), ma che trovasse riscontro in sede
etrusca.
E’
importante il fatto che Strabone visse lungamente a Roma, e che esplicitamente
abbia dichiarato di aver viaggiato nell'Etruria fino a Populonia[1].
Perciò, quando egli affermava <<ancor oggi si dice che ...>>,
potrebbe aver voluto intendere che aveva personalmente raccolto la tradizione
dagli abitanti della regione.
Il
nome latino del luogo (Regisvilla = villa del re) sembra essere stato coniato, dopo la conquista romana,
per attagliare la leggenda ad un antico sito etrusco ridotto ormai a poche
vestigia.
2.
Maltano
L'Itinerario
Marittimo di Antonino segnalava sul mare di Tarquinia le seguenti stazioni
marittime: Punicum, Castrum Novum,
Centumcellae, Algae, Rapinio, Gravisca, Maltano, Quintiano e
Regae (Regisvilla).
Il
nome del porto di Maltano, è stato emendato in "Martana" per il fatto di trovarsi pochi chilometri a Nord della
foce del fiume Marta. Si può, però, pensare che il nome del porto sia stato
legato a quello di Maleo o Maleoto o Malteo. Se l'ipotesi è accettabile, noi
avremmo trovato in uno degli scali marittimi di Tarquinia l'unico riscontro,
finora possibile, in sede etrusca, del nome del condottiero della mitica
migrazione etrusco-pelasgica dall'Italia ad Atene e da qui nelle isole egee fino
alle coste dell'Asia Minore.
A
questo proposito c'è da portare un chiarimento. Emilio Gabba ha avanzato
giustamente l'ipotesi che dall'opera di Mirsilo di Lesbo si possa trarre qualche
conclusione in merito all'origine etrusca dei Troiani[2]. In seguito, Giovanni
Colonna ha rilevato opportunamente
che
Mirsilo
di Lesbo ha esposto <<la diaspora che disperse i Tirreni per il mondo, e
particolarmente nell'Egeo, a cominciare da Atene, dove assunsero il nome di
Pelasgi [...]. Non si è invece a sufficienza rilevato che la sua teoria,
delineando un grandioso movimento da occidente verso oriente [...], francamente
anticipa, e direi costituisce il necessario precedente concettuale della
etnogenesi presupposta dall'Eneide. Come i Pelasgi di Mirsilo, così i Troiani
di Virgilio, in una visione incontestabilmente italicocentrica, divengono
oriundi italiani>>.
<<come
si è potuti arrivare a tanto?>>, e conclude che <<si dovette
pensare da qualcuno, tra l'età di Mirsilo e quella dei termini della Tunisia,
che i futuri Troiani erano partiti non dall'Arcadia ma dall'Etruria e
precisamente da Cortona>>[3].
Ma le fonti mitostoriche non indicano che da Cortona sia mai partita una
migrazione.
Cortona,
se è poi la stessa Crotone della quale parlavano Ellanico e Dionigi di
Alicarnasso, fu solo meta di un'immigrazione di Pelasgi. Essa sembra addirittura
esclusa da possibili tradizioni di emigrazioni etrusco-pelasgiche perché, a
detta dello stesso Dionigi, rimase umbro-pelasgica fino alla conquista romana
(vedi cap. XIV, 6).
Da
Ravenna, poi, sull'Adriatico, partì un ritorno di Pelasgi per la Tessaglia[4].
Tuttavia, l'unico punto di partenza, indicato dalle fonti, della mitica
migrazione dall'Etruria ad Atene, è il porto di Regisvilla sulla spiaggia fra Tarquinia e Vulci.
Con
fini diversi dai nostri, ma giustamente, Dominique Briquel ha fatto notare che
le caratteristiche della leggenda straboniana di Maleo non sono estensibili
alle tradizioni riguardanti altre città dove sono conosciute tradizioni
di immigrazioni pelasgiche. Il ruolo di Maleo non è quello di stabilirsi in
Etruria, ma di emigrare dall'Etruria. Noi conosciamo già anche per Ravenna, la
tradizione di una partenza di Pelasgi, ma si tratta di un ritorno in Tessaglia.
Maleo, il quale in altre versioni è caratterizzato come etrusco e, addirittura,
come lidio, rappresenta, invece, l'unica figura che impersoni la migrazione
dall'Etruria verso Atene e le isole[5].
3.
Il confine del territorio fra Tarquinia e Vulci
Per
il Pallottino, Regisvilla fu uno dei porti di Tarquinia[6].
Da
un documento dell'806 d.C. risulta che in antico il territorio tarquiniese città
giungeva oltre Regisvilla fino a San Colombano sul fiume Fiora[7].
La
stessa diocesi di Tarquinia era arrivata fino al Fiora. Infatti, la diocesi di
Tuscania, che, nei primi secoli del Medio Evo aveva ereditato quella di
Tarquinia, giungeva fino alla confluenza del torrente Timone con il fiume Fiora,
e da qui, lungo la sponda sinistra del Fiora scendeva fino al Mare[8].
Nel
1230, la città di Tuscania (che in epoca etrusca rientrava nello Stato di
Tarquinia) rivendicò nei confronti del comune di Montalto di Castro (Forum
Aurelii?) l'utilizzazione del porto delle Murelle (Regisvilla)
in virtù del diritto che le derivava da antico uso. Da questo, alcuni hanno
sostenuto che Regisvilla, in epoca
etrusca, fosse stata lo scalo marittimo di cui Tuscania poteva godere pur
rientrando nella giurisdizione dello Stato Tarquiniese[9].
Oggi,
il confine occidentale dello Stato di Tarquinia sulla marina viene, invece,
ipoteticamente indicato nel torrente Arrone, oltre il quale inizierebbe il
territorio di Vulci. Regisvilla, per trovarsi immediatamente dopo la foce del torrente,
sarebbe appartenuta a Vulci. Pare che una strada ve la abbia congiunta; ma pare
anche che un’altra l'abbia congiunta con Tarquinia.
In
ogni caso, la questione è irrilevante perché la leggenda di Maleo o Maleoto,
fa riferimento ad una geografia diversa
da quella della divisione dei territori tra i vari Stati etruschi in
epoca storica. Possiamo solo dire che il regno di Maleo si estendeva da Regisvilla
a Cere, e che le località pelasgiche del territorio, attestate dalle fonti,
sono Tarquinia (Corito), Pirgi e il lucus
di Silvano presso la foce del Mignone (vedi cap. XV, 8).
[1] Strabone, Geografia,
V, 2, 6.
[2] Emilio Gabba,
Mirsilo di Metimna, Dionigi e i Tirreni, i<<Rend. Linc.>>,
XXX, 1975, pag. 45.
[3] G. Colonna, in << Archeologia classica>>,
1980, pagg. 8-9.
[4] Strabone, op.
cit., V, 1.
[5] D. Briquel, Les
Pèlasges en Italie, Roma, 1986, pag. 270.
[6] M. Pallottino, L'origine
degli Etruschi, pag. 41. Più tardi, il Pallottino ha assegnato Regisvilla
a Vulci (in Tarquinia, 1939, col.
575).
[7] F. Schneider, Die
Reichsverwaltung, pag. 134: <<Cella
S. Columbani>> sul Fiora in <<Terra Pusecta in Te(r)quini>>.
[8] Bolla di Leone IV a Virobono vescovo di Tuscania
(anno 852): <<Incipientibus vero
a finis tui Episcopatus, scilicet a Mari Magno, et inde per fluvium Minionem
[ ... ] et venit [ ... ] et
inde pergit in Cinestrasi (oggi Canestraccio),
et sicut intrat in Tamone (oggi Timone),
et ipse Tamo intrat in Armine (oggi Fiora) et
sic currit in mare>>.
[9] G. Giontella, Tuscania
attraverso i secoli, pagg. 62-64.