UN LABORATORIO PER L’INTERPRETAZIONE DEL TESTO POETICO

di Fabia Zanasi

Dai testi delle canzoni death metal alla poesia: tematiche a confronto 

"Classici" riferimenti
Letture ad alta voce

Un approccio alla produzione creativa

Rappresentazioni analogiche degli stati d’animo
Lavorare per nuclei tematici
Giochi con le sillabe
Progetti di scrittura
Sogni in prosa e in poesia

Dai testi delle canzoni death metal alla poesia: tematiche a confronto

Hanno nomi inequivocabilmente dark: Sepultura, Autopsy, Mortal Sin, Black Sabbath, Sinister, Suicidal Tendencies, Criptic Slaughter. Sono complessi che gravitano nella tendenza della death metal: alterazione dei suoni ottenuta grazie all’uso di distorsori, applicati alle chitarre elettriche, ritmi ipnotici e dissonanti, frequenze stridenti, assenza di effetti melodici, diffuso ricorso a tonalità vocaliche roche o graffianti, il tutto al servizio di un repertorio testuale incentrato sui temi della morte, dell’omicidio e della violenza. "Adrenalina pura": secondo la definizione degli studenti.

Le produzioni discografiche di questi gruppi sono distinguibili anche in base alla iconografia delle copertine: ghigni fosforescenti di teschi voodoo, in omaggio appunto alle canzoni dei Voodoo Glow Skull, alberi spettrali per la musica sperimentale dei Brighter Death Now, estenuante replica di effetti speciali, collaudati sulla ossessiva iterazione di coppie di lettere allitteranti.

Spesso i testi parlano di delitti e li descrivono secondo il punto di vista dei criminali, per esplorare i cupi recessi dell’animo umano, alla ricerca delle radici del male che virtualmente si nascondono in ciascun essere: è il caso, ad esempio, delle Murder Ballads (ballate omicide) di Nick Cave & Bad Seeds.

In casi estremi si è provveduto persino ad annullare i concerti di alcuni complessi, con l’accusa di istigare i fans ad atteggiamenti di satanismo: è accaduto nel Tennessee agli White Zombie, il 4 febbraio 1996.

"Classici" riferimenti

I testi contengono il più delle volte messaggi distruttivi, tetri e disperati. Sono assiepati di immagini di assassini, armati di fredde lame, oppure di visioni di tombe (cfr. Appendice: T.1 e T.2). In molti casi non si tratta certamente di contenuti del tutto inediti, basta infatti raccogliere i topoi più ricorrenti tra queste canzoni d’avanguardia, per rintracciare precedenti illustri tra autori che, per i nostri ragazzi, risultano essere al di sopra di ogni sospetto: la scoperta è spesso eccitante, i mostri sacri della letteratura assumono improvvisamente caratteri alternativi e divergenti rispetto alle paludate idealizzazioni di poeti laureati.

Il riscontro di una ostentata connessione tra i temi dell’amore e della morte può paradossalmente evocare, nell’insegnante, pervicace sostenitore del proprio credo letterario, la terza stanza della canzone petrarchesca, Chiare, fresche et dolci acque. Proprio in questa terza stanza, costruita su un’alternanza di scarti temporali, oscillanti tra passato, presente e futuro, resi possibili dal gioco della immaginazione, anche Petrarca indulge in una morbosa allucinazione che vede protagonista Laura, disperata e in devoto pellegrinaggio presso la tomba dell’amato (cfr. Appendice: T.3).

Del resto di allucinazioni, che prefigurano nel ruolo di vittima e protagonista la donna del cuore, pullula la tradizione classica, si pensi all’elegia 26^ del III libro di Properzio, interamente giocata su una tetra fantasia onirica, durante la quale l’amante fedifraga rischia, dopo il naufragio della propria nave, di annegare. Si tratta di un testo elegante, ricco certamente di riferimenti mitologici, tesi a raffinare una materia, cui non è estranea comunque una sottile vena di compiaciuto sadismo intellettuale.

Se poi si ha intenzione di fornire un materiale che già a livello denotativo possegga una efficace e palese varietà di effetti spettrali, è opportuno rivisitare i Canti di Ossian di Melchiorre Cesarotti, le Odi di Thomas Gray, amico carissimo di Horace Walpole, oppure gli autori della Scapigliatura lombarda Giovanni Camerana e Igino Ugo Tarchetti.

Peraltro, ciò che colpisce la fantasia dei giovani, e pertanto anche l’immaginazione dei nostri studenti, non è unicamente la forza del messaggio macabro oppure trasgressivo, ma soprattutto il rovesciamento di certi canoni tradizionali, ad esempio il concetto della terribilità connessa alla bellezza: "beauty is such a terrible thing" cantano i Manic Street Preacher in She’s suffering, rivisitando l’affascinante splendore dell’orrido, già percepito dall’estetica di E.A.Poe.

Tuttavia nelle canzoni non mancano precisi riferimenti al contesto storico attuale e alla rovinosa perdita dei sentimenti, come documenta la canzone dei D.Throne, Story from Sarajevo (cfr. Appendice: T.4). La follia della guerra annienta valori che sono essenziali, per una armoniosa crescita dell’adolescente: la perdita di un amico non conta nulla, cantano provocatoriamente i Throne, se costui è diventato un nemico, per motivi di religione.

Suppongo che una ricognizione tra questi stessi testi, che occupano le pagine dei diari degli studenti, possa fornire un materiale amplissimo, non tanto per stimolare argomenti da porre in discussione, ma addirittura per strutturare un percorso di lettura in prospettiva diacronica e per dar vita, parallelamente, ad un laboratorio di scrittura creativa.

Non la considero una sorta di sfida tra docente e discente, ma una occasione di confronto tra produzioni appartenenti ad ambiti culturali lontani, eppure non inconciliabili.

L’approccio con il testo poetico è più facile, per i ragazzi, se l’analisi dei vari livelli di una composizione è applicata a poesie che riescano a toccare maggiormente la ricettività giovanile. Ho potuto in effetti riscontrare che le tematiche affrontate da Michelangelo Buonarroti, ad esempio, esercitano una suggestione potente, grazie anche alla scelta, alla disposizione e agli effetti fonici delle parole, oltre che alla drammatica opposizione dei sentimenti di colpa e peccato, due campi semantici attorno ai quali ruotano immagini di forte richiamo, tali da ridestare l’attenzione e la sensibilità dei discenti.

Letture ad alta voce

Nel caso di poesie ad alto indice di gradimento, dedico dunque una buona parte del lavoro in classe non solo allo studio delle figure retoriche e agli artifici del significante a sostegno del significato, ma pure ad una lettura interpretativa dei testi. Una lettura partecipata è infatti diretta alla qualificazione della singola parola, che deve stagliarsi e lievitare all’interno del verso, è orientata altresì alla consapevolezza della pausa, quale silenzio gravido anch’esso di intenzione comunicativa, è tesa infine alla ricerca del fulcro dell’espressione linguistica, perché ambisce a ritrovare la centralità del corpo e l’identità della voce.

L’operazione di lettura interpretativa ha un avvio più gradevole e meno imbarazzante per gli studenti, se si propone loro una recitazione collettiva delle composizioni, basata sulla assegnazione di un singolo verso a ciascun allievo. In tal caso gli accostamenti delle voci, in successione, dovranno essere graduati secondo un criterio di affinità o armonia di tono e timbro, allo scopo di creare un effetto d’insieme perfettamente coordinato.

Al testo recitato si potrà, in seguito, abbinare un commento sonoro, che si baserà principalmente sulle scelte di gusto dei ragazzi. Ma un brano musicale si presta a divenire, a sua volta, un ulteriore filtro d’ispirazione, cui adattare parole e frasi in libertà, generate dalla creatività di gruppo.

La ballata degli impiccati e una selezione di altre composizioni tratte dal Testament di François Villon, scritte alla fine del XV secolo, forniscono ottime opportunità per un laboratorio di analisi contrastiva, da avviare interdisciplinarmente tra gli insegnanti di L1, L2 e il docente di Storia dell’Arte, in vista di una ricerca sul repertorio iconografico dei Trionfi della Morte o Danze macabre effigiati in molti camposanti e nell’ottica di un’indagine sui possibili riscontri simbolici tra testi scritti e immagini. Il confronto con testi non verbali consente infatti una ulteriore verifica del sistema linguistico, alla scoperta degli effetti speciali non trasferibili da un codice all’altro.

La ballata di Villon inaugura un genere di compianto accorato, ispirato al sentimento di fratellanza che accomuna ogni uomo, a prescindere dal ceto sociale, che sarà ripreso nei secoli seguenti, alla cui matrice è ricollegabile anche la produzione del cantautore Fabrizio De André. Peraltro una interessante versione di Tiziano Sclavi (cfr. Appendice: T.5), molto noto tra i giovani, in quanto ideatore del fumetto horror Dylan Dog, non mancherà di avvincere ulteriormente la curiosità dei discenti.

La parabola della esistenza umana, dalla fanciullezza alla vita adulta, nei suoi possibili confronti con altri aspetti della corruzione naturale, è d’altra parte rintracciabile nella poesia di Hugo Von Hofmansthal, Ballata della vita apparente (cfr. Appendice: T.6). In questo caso il confronto tra opera originale e traduzioni, servirà ad appurare gli effetti prodotti dalle diverse cadenze musicali: nel testo del poeta, le immagini rappresentate paiono infatti scaturire l’una dall’altra, nello stesso modo in cui le rime si allacciano da una terzina alla seguente, in evidente omaggio ad uno schema metrico di tradizione italiana.

In un secondo tempo si potrà chiedere agli studenti di operare a loro volta sui versi di Hofmansthal, secondo modalità differenti, ossia mediante una traduzione letterale, verificando perciò il grado di fedeltà rispetto alla struttura originaria e lo scarto relativo alle componenti sonore e lessicali, oppure mediante una traduzione interlineare.

Successivamente si valuteranno gli esiti della trasposizione prosaica. Infine gli allievi accederanno ad una personale interpretazione e traslazione del testo, sperimentando le virtuali possibilità del loro linguaggio poetico.

Un’ulteriore esperienza didattica è offerta dalle composizioni destinate alla rappresentazione teatrale, si pensi ad esempio a L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht. L’opportunità di intercalare le parti recitate a quelle musicali e cantate forza ulteriormente la disposizione del discente a mettersi in gioco. In particolare il prologo, La veridica storia di Mackie Messer (cfr. Appendice: T.7), appare assai vicina alla sensibilità giovanile e si presta a una libera riscrittura, attenta a configurare aspetti linguistici e situazionali precipui della condizione giovanile. L’obiettivo educativo sotteso a questo genere d’esperienza si prefigge di consentire l’esplicitazione di ansie e tensioni che originano il dolore mentale del quale le nuove generazioni di studenti sempre più spesso soffrono. Questo approccio nei confronti dell’aggressività individuale, quale segnale della sofferenza e della insicurezza interiore, estrinsecata e simboleggiata attraverso la personale rielaborazione del testo, non ha certo la pretesa di proporre soluzioni miracolistiche, ma cerca, tutt’al più, di suggerire un atteggiamento culturale di maggiore consapevolezza di sé e quindi di tolleranza in rapporto all’assillo di stati d’animo inquietanti.

Un approccio alla produzione creativa

Il laboratorio di poesia si presta pertanto a divenire una occasione di incontro con il testo che terrà necessariamente conto delle debite analisi strutturali, applicate alla iconografia, al tessuto fonico, ai costrutti morfo-sintattici, alle figure retoriche del testo stesso, non quali ricerche a sé stanti, ma in funzione di una migliore comprensione contenutistica, in vista anche di un affinamento del gusto estetico personale. Inoltre, come già detto, il laboratorio non può prescindere da una lettura ad alta voce e pertanto da un uso consapevole della voce stessa quale individuale chiave d’interpretazione del messaggio di fondo. In una prospettiva di educazione linguistica integrata, si deve evidentemente tenere conto della esigenza di fruizione di testi autentici, benché affiancati da traduzioni, qualora il livello di difficoltà non sia rapportabile alle competenze degli allievi del biennio. Il laboratorio di poesia fornisce la possibilità di istituire confronti con il linguaggio musicale, con la produzione dei complessi contemporanei più vicini all’esperienza dei ragazzi e, proprio per la sua funzione liberatoria, ha il compito di stimolare una espressione creativa del discente che può avere i suoi esiti nell’allestimento di piccoli spettacoli oppure nella sperimentazione di nuove forme di scrittura. Nella scansione delle diverse fasi, faccio riferimento al seguente segmento di programmazione.

OBIETTIVI

CONTENUTI

METODI

 Rappresentazioni analogiche degli stati d’animo

mali

La fase produttiva, che si svolge parallelamente al lavoro di analisi sui testi poetici, prende le mosse da proposte-stimolo, da sviluppare in osservanza di un vincolo. Proprio la presenza del vincolo obbliga lo studente a ricercare la risoluzione linguistica meno scontata e crea in lui l’abitudine a valutare in modo originale i fattori contingenti.

Prima di suggerire un’attività di versificazione, di solito, richiedo ai ragazzi di rappresentare, mediante un’immagine simbolica e analogica, uno stato d’animo e di offrire un commento relativo al disegno rappresentato. L’immagine riportata raffigura l’aggressività e Malì, l’autrice, ne fornisce la spiegazione in questi termini: "Ho usato delle forme astratte, composte da grandi uncini che si sovrappongono tra loro, per rappresentare l’aggressività, perché, secondo me, ogni figura può essere intesa come uno stato d’animo, che lotta contro gli altri, per avere la meglio, provocando in tal modo, nella persona, un sentimento aggressivo. A livello simbolico, un ragazzo, nell’atto di aggredire i compagni, può essere rappresentato mediante una delle forme del mio disegno. Chi aggredisce suscita inoltre, negli altri, sentimenti analoghi. Pertanto si crea una specie di circolo vizioso, finché non arriva la calma, la pace interiore a cambiare tutto, trasformando gli uncini in linee arrotondate, dolci e sinuose".

Lavorare per nuclei tematici

Talvolta per modificare l’impostazione del lavoro, soprattutto nell’intendimento di creare nuove aspettative nei confronti del testo poetico, ho inoltre provato a differire la lettura del testo stesso e mi sono perciò limitata a presentarne in anteprima le tematiche principali. In riferimento alla poesia di E. MONTALE, Ho sceso dandoti il braccio, ho fornito pertanto i seguenti nuclei tematici:

Mi pare significativo sottolineare innanzitutto che gli studenti hanno rilevato come particolarmente suggestivo proprio l’ultimo punto proposto, quello infatti meno parafrasato e più "carico" del tema poetico-simbolico di fondo.

Dopo aver indicato i nuclei tematici, ho chiesto agli allievi di realizzare una composizione in versi liberi. Seleziono, fra i tanti, un testo ironico che, pur divergendo dal tono dell’originale, rappresenta un significativo esito di scarto, rispetto alle possibili predizioni ricavabili dall’incipit, giocato quale elemento forte della tecnica del discorso poetico e al contempo della sua dissacrazione contenutistica. Evidentemente lo studente ha cercato di evitare il rischio di costruire un testo in cui i nuclei poetici montaliani si convertissero in immagini stereotipate.

E sono qui,
in questo lungo viaggio che è la vita
in cui ciò che è non è
e senza te
è un viaggio vuoto
e senza te le scale che scendo
son senza valore
infatti ora
c’è l’ascensore. (Francesco)

A conclusione della lettura delle produzioni personali ho letto ad alta voce la lirica di EUGENIO MONTALE.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.


Successivamente ho invitato gli studenti ad esplicitare le loro impressioni. L’incontro differito con i versi montaliani ha prodotto un enorme effetto, probabilmente per una migliore appercezione delle valenze artistiche ed emotive riscontrabili nella poesia. A questo punto non è stato necessario produrre la parafrasi e non sono state applicate categorie d’analisi. Questa "innocente lettura" ha dato esiti rilevanti: in un cero senso, l’autore ha comunicato e svelato sensazioni soggettive unicamente grazie alle proprie parole, ed è bene tenere conto, qualche volta, di tale spazio privilegiato che rispetta una comunicazione tra lettore e poeta finalmente intima, esclusiva e misteriosa.

Giochi con le sillabe

In alcuni casi la consegna, relativa alla produzione testuale, ha la parvenza di un gioco, ad esempio, si richiede di scrivere un testo in cui la sillaba conclusiva di ciascuna parola risulti essere la sillaba iniziale della parola seguente. In realtà si tratta di un gioco piuttosto difficile, perché la generazione di parole, mediante le connessioni sillabiche, deve comporsi in un testo provvisto di coerenza, benché animato da sfumature ironico-assurde, come è riscontrabile negli esempi prodotti.

Cento tori ribelli
liberi ritornavano
nonostante temessero
rosticcieri ricchi. (Francesco)

Un unico corpo posso
sognare.
Resta stasera, ragazzo,
Zorro romantico,
come melodie entusiasmanti,
ti tirerei incredibili libri
briosi sicuramente. (Sara)

Sono convinta che l’efficacia dell’insegnamento si basi anche sulla capacità di articolare gli ambiti di lezione secondo schemi che introducano elementi di differenziazione rispetto allo svolgimento normale della disciplina. Tali spazi necessitano di un riconoscimento specifico, una sorta di titolazione, atta a sottolineare l’alzata di sipario su occasioni di apprendimento meno usuali e forse più stimolanti.

Progetti di scrittura

"Spazio-copertina" è denominata, ad esempio, la presentazione di un’altra attività creativa che risulta essere molto coinvolgente. Chiedo ai miei studenti di progettare la copertina di un libro, di disegnarne l’immagine, di inventare titolo, nome e logo della casa editrice, di fornire l’indice dei capitoli e la scheda biografica dell’autore. L’esercizio presuppone una attività di visualizzazione mentale che ha significative ricadute sulla presentazione grafica di successive elaborazioni di schede, relazioni e stesure di temi. A livello affettivo, determina il bisogno di "trattare con cura" ogni futuro scritto personale. "Spazio-copertina" mette allo scoperto la capacità decisionale di esprimere con piacere un po’ trasgressivo ciò che si desidera.

Creare equivale, in certa misura, a ricordare, nel senso che sono le emozioni personali, le esperienze vissute o immaginate ad esplodere nei testi dei ragazzi. Tutto il processo si orienta verso la scoperta di una dimensione che spesso rischia di rimanere inesplorata e che invece reca in sé un altissimo potenziale energetico: sulla base dei testi prodotti si amplifica una capacità ideativa atta a migliorare l’immagine di se stessi in dimensione progettuale.

Sogni in prosa e in poesia

Un’altra proposta piuttosto promettente consiste nel richiedere ai discenti di descrivere un proprio sogno, nel caso in cui alcuni di loro dichiarino di non rammentare, durante lo stato di veglia, le fantasie oniriche, si lascia la facoltà di mettere per iscritto una situazione immaginata. L’attività successiva consiste nel desumere dalla stesura in prosa una composizione in versi. L’esempio riportato, forse non estraneo per ispirazione alla tendenza della death metal, è opera di Silvia, una adolescente che ha incontrato parecchie difficoltà di inserimento nel passaggio dalla scuola media inferiore a quella superiore, ma che ha sempre accettato di buon grado qualunque consegna mettesse in gioco la creatività e la libera espressione degli stati d’animo.

Una luce forte. Sto volando sopra il mio corpo addormentato. A un certo punto i capelli mi diventano bianchi sempre più bianchi, la pelle mi si raggrinza. Sto invecchiando, sto diventando una vecchia. I capelli mi cadono, la pelle mi si lacera. Sono morta, sono un cadavere: La pelle è marcia: cade. Gli occhi mi escono dalle orbite, i muscoli si spezzano. E poi di nuovo quella luce fortissima. Un senso di caldo umido, bagnato. Tutto ciò che mi è intorno mi avvolge. Degli urli. Buio. Ma una luce penetra da un buco. Mi attira, sto viaggiando verso di lei. La luce diventa sempre più forte, accecante: Fuori ci sono urli, respiri. Ma io sto per cadere. Sento qualcosa che mi spinge fuori. Qualcosa che non vuole farmi restare in questo posto magnifico. Sono quasi uscita. Non c’è più quella sensazione di avvolgimento, di caldo umido. Tutto è freddo. Ci sono delle persone che mi prendono. E io piango. Strillo. Sono nata.

Il testo è stato rielaborato da Silvia, in forma versificata, in questo modo:

Una luce mi riempie gli occhi.
La mia anima vola
sopra il mio corpo superficiale.
Invecchio
sempre di più.
La mia anima è disperata
non può far nulla
contro la morte del suo guscio.
Il mio corpo ha compiuto
il suo cammino.
Ancor prima di poter pensare,
la luce.
Più di prima.
Ora tutto mi circonda,
mi avvolge
Il buio: non riesco a vedere.
Una luce attira tutta la mia mente.
Sto cadendo fuori.
Ora tutto è finito.
Freddo.
Piango, mi dimeno.
Sono nata.

Il clima un po’ ingenuo eppure gratificante, che il laboratorio di poesia riesce a realizzare, è assai ben tratteggiato dalle parole di Mario Luzi: "...tutti scrivono una poesia, tutti gli alunni di una scuola, si registra un po’ il risultato, qualche volta ci si esalta a qualche imprevista locuzione, a qualche combinazione inedita o inaspettata, ma io da tutto questo ricevo, piuttosto, un sapore come di giardino d’infanzia, cioè come di un gioco a cui ci si accinge in un luogo e in un tempo propizio, custodito, protetto".

Vale la pena, in ogni caso, sottolineare che soprattutto l’incontro con i testi dei poeti promuove nei ragazzi capacità d’analisi, orientate secondo linee di ricerca consapevoli, e suggerisce stimolanti energie per l’incentivazione di facoltà intuitive e automatiche connesse alla creatività. La poesia ha dunque, tra gli altri, anche il pregio di attivare nei giovani lettori significative conoscenze implicite e può persino, in certi casi, favorire una identificazione delle risorse individuali e pertanto determinare una accresciuta stima di sé.

Appendice

T.1 JOY DIVISION, Shadowplay
In the shadowplay
acting out your own death
knowing more
as the assassins all grouped in
four lines
dancing on the floor,
and with cold steel, odour on
their bodies
made a move to connect
I could only stare in disbilief as
the crowds all left.
(Dal disco Unknown Plesure)

 T.2 ALICE IN CHAINS, Down in a hole
Bury me softly in this womb
I give this part of me for you
sand rains down and here I sit
holding rare flowers
in a tomb
in bloom.

T.3 FRANCESCO PETRARCA, Chiare, fresche et dolci acque (vv.27-39)

Tempo verrà anchor forse
ch’a l’usato soggiorno
torni la fera bella et mansueta,
et là ‘v’ ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa et lieta,
cercandomi: et, o pieta!
già terra in fra le pietre
vedendo, Amor l’inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m’impetre,
et faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo

T.4 D.THRONE, Story from Sarajevo
I was on the frontline
yesterday
I saw my friend
he was shot in the head
It doesn’t matter
life goes on
Once upon the time
yesterday
I saw my friend
he’s on the other side
ask me: why
‘cause of religion
it’s the reason why we must die
It doesn’t matter
life goes on
Tell me my friend
do you think about me
when you turn your gun
against your enemy
and I wonder why
we’re close by apart
It is religion
that isn’t the same as mine
It doesn’t matter
life goes on
Do you remember
we had a great time
but I got no words
that to describe
everyne can say:
I’ve lost my friends
but what when friends
become the enemies
It doesn’t matter
life goes on
Could you imagine
one day
that we walk together
same way
everyone can say:
I’ve lost my friends
but what when friends
become the enemies
It doesn’t matter
life goes on ...

T.5 FRANÇOIS VILLON, Ballata degli impiccati
Fratelli umani, che dopo noi vivete,
Non abbiate per noi il cuore indurito,
Perché se pietà di noi miseri avete
Ricorderà Dio di avervi sentito.
E qui ci vedete, appesi all’infinito:
E la nostra carne che fu troppo amata
Ora col tempo dal tempo è scavata,
Le nostre ossa saranno monconi,
Il vostro saluto non sia una risata:
Pregate il buon Dio che tutti perdoni!
Se vi chiamiamo fratelli dovete
Aver pazienza: subimmo gli strali
Della giustizia, ma voi lo sapete,
Per lei non son tutti gli uomini uguali.
Perdono, pregate, voi per caso mortali,
La Vergine e i Santi sui loro fulgidi troni,
Che la loro Grazia non sia finita,
Che ci salvino dai neri burroni.
Noi siamo morti, la vita è fuggita:
Pregate il Buon Dio che tutti perdoni!
La pioggia abbastanza ci ha ormai dilavati,
Il sole ci annera e ci rinsecchisce,
Il corvo furioso, gli occhi cavati.
La barba e il ciglio col becco ghermisce,
Il tempo riposo per noi non capisce.
E il vento inclemente ritorna e viene
E ondeggiano i corpi, ricordi di pene,
Trafitti dai colpi, trafitti dai suoni,
E voi che siete non volgete le schiene:
Pregate il Buon Dio che tutti perdoni!
Principe altissimo, che tutto puoi fare,
Nel fuoco e nel buio non ci scagliare,
Benché non abbiamo per te più doni,
Uomini, adesso non c'è da scherzare:
Pregate il Buon Dio che tutti perdoni!
(Trad. Tiziano Sclavi)


T.6 HUGO VON HOFMANNSTHAL, Ballata della vita apparente
E fanciulli dai grandi occhi innocenti
Fioriscono e declinano nel buio
E ognuno corre la sua via nel mondo.
E d’acerbi maturan dolci frutti,
Cadono a notte come morti uccelli,
Giacciono al suolo in pochi dì corrotti.
E vaga eterno il vento, eternamente,
S’ascoltano e rispondono parole
E gioia e noia piegano le membra.
E strade bianche corrono fra l’erba,
Incontro a piazze lumi alberi stagni,
Fra cupo rombo e squallidi deserti.
Tante pietre perché, tante contrade,
E nome e volto mai non hanno eguali?
Riso e pianto, che muta, e impallidire?
E questo a noi che giova e questi giochi,
Che grandi siamo ed in eterno soli
E non cerchiamo al nostro andare un fine?
Cose tante, che giova aver vedute?
E molto dice chi mai dica "sera",
Parola da cui tardo un lutto stilla
Come da l’arnie vuote grave miele.
(Da Narrazioni e poesie, trad. L.Traverso, Mondadori, Vicenza, 1972)

T.7 BERTOLT BRECHT, La veridica storia di Mackie Messer
Fiera annuale nel quartiere di Soho
Quanti denti ha il pescecane
e a ciasun li fa veder,
e Macheath, lui ci ha il coltello
ma chi mai lo può saper?
Sbrana un uomo il pescecane
ed il sangue si vedrà.
Mackie ha un guanto sulla mano,
nessun segno resterà.
Sul Tamigi verde e fondo
molti a un tratto cascan giù.
Non è peste né colera,
è Macheath che va su e giù.
In un bel mattino azzurro
giace un morto sullo Strand
e qualcuno svolta in fretta.
Ha per nome: Mackie Messer.
E Schmul Maier un dì sparisce
e tanti altri ricchi al par.
Mackie ha in tasca i lor denari,
nessun può testimoniar.
Jenny Towler l'han trovata
un coltel ficcato in cuor.
Mackie Messer va a passeggio,
non gli importa di saper.
E Alfons Glite il vetturale
che un bel giorno si eclissò?
Chi ne sa più di tant'altri?
Mackie Messer certo no.
E l'incendio dove un vecchio
con sei piccoli perì.
Nella folla c'è anche Mackie,
che è per caso giunto lì.
E la giovin vedovella
il cui nome ognun sa dir
agguantata appena sveglia
Mackie, come andò a finir?
(Da L'opera da tre soldi, trad. E.Castellani, Einuadi, Torino, 1971)

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