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Paolo Copello

Inizi e conclusioni


Una sera che fuggiva
dentro al grigio, dentro al buio,
via da un male sconosciuto
in quel mare di città,

il presente ed il passato
le gravavan sulle spalle
e di lacrime una valle
gli occhi verdi le bagnò.

Un dolore avea nel sangue,
l’asfalto sembrava fango,
lei pensava “Se io piango
tutto il mondo piangerà.

Io non volli mai
incatenarmi a chicchessia:
questa vita è solo mia,
chi mai me la strapperà?

Non voglio guardar
verso il bivio atroce infame;
da ogni parte sangue, fame
e il dolore – deja vù.

Non so più cos’è
quella luce all’orizzonte,
una croce sopra un monte,
memoria di chi?

Bramo la mia patria
dove anche la nebbia è calda,
devo esser forte e salda:
un dì la raggiungerò.

Ma dietro di me
una porta sta sprangata,
di Avalon terra sognata
la via non ricordo più.

Questa è la realtà:
devo viverla davvero,
e perfino se dispero
so che qualcosa accadrà.


E poi nessuno sa cos’è successo
nella diaspora dei suoi pensieri,
ma tutto quello che è successo ieri
è un peso immenso che la tira giù.

E se il passato non si può bruciare,
con gli occhi aperti lo vuole implorare
perché dissolva il male in un momento,
come le stelle quando nasce il giorno.

Così il destino le aprirà le porte
guardando, ricordando e non mentendo,
vivendo, insomma, perché il suo futuro
è un libro bianco e aspetta solo lei.

 


 

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