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Stealth e gli abitanti del Circondario Ristretto

di Paolo Copello


Attraverso il video, collegato alle telecamere, li vede farsi strada nei corridoi. Dove passano loro, arriva anche la morte. Hanno un arsenale completo, mentre lui porta soltanto una fondina con una semplice pistola. Purtroppo la partenza è prevista per dopodomani: le potenti armi che ha chiesto come equipaggiamento non sono ancora arrivate. E adesso i suoi nemici sono lì: sono riusciti a rintracciarlo anche nel suo paese natale, dove è tornato, sospendendo il suo lavoro alla Squadra di Prevenzione Melget, per partecipare a questo esperimento. Loro vogliono riparare un torto che risale a molti anni fa - avvenimenti che lui, Stephen Stealth, vorrebbe dimenticare... É bloccato a più di cento metri sotto la superficie, e le vie di uscita sono state interrotte. “Presto quelli scopriranno l'accesso alla camera segreta”, pensa. Eh, già, segreta, proprio come la macchina che si trova al suo interno: RITT. Si tratta di un esperimento illegale: il suo vero scopo è stato infatti nascosto a tutti, contro le leggi interne del Centro, che vogliono assoluta trasparenza a livello mondiale. Il piccolo anello è stato, per così dire, camuffato, per non far capire a cosa serva in realtà. Ma Stephen Stealth sa tutto. E sa che la porta che ha davanti è l'unica via di salvezza. Si intuisce che cosa abbia deciso di fare: ha già indossato la tuta protettiva.

Vediamo se riuscite a inseguirmi fin laggiù!“ pensa, entrando nella cabina. Prima di chiudere il portello si volta. Lo schermo segna 2038 e, sotto, 2138. Bene. Come previsto. Avanti di cento.

Stealth si tira dietro il portello. E' buio. “Ho solo la pistola, ma fa lo stesso. In fondo è come se qui adesso apparisse un antico romano armato di tutto punto: sarebbe facile farlo fuori” l'interno della cabina si illumina di rosso. “Come è sciocca la gente che visita questo posto. Gli racconti due balle sui quark, e nessuno immagina che RITT significhi...”. La luce adesso è di un bianco accecante.

RIng for Time-Travelling... Anello per il viaggio nel tempo!




Il nulla per un attimo. Poi, la luce bianca divenne sempre meno luminosa.

- Divenne? - disse Stealth ad alta voce - Come sarebbe a dire "divenne"? "Divenne" è passato, e io dovevo andare nel futuro!

Ma quella che Stealth aveva di fronte non sembrava affatto una città del futuro. Si trovava all' angolo tra due vie, asfaltate in mezzo, e con marciapiedi ai bordi... intorno a lui, veicoli in movimento sulla strada... sembravano più antiquati di quelli che circolavano nel suo tempo! Si aspettava come minimo dei mezzi antigravità, e invece tutto andava avanti strisciando per terra, a parte i colombi. Seguì con lo sguardo il volo di quegli uccelli. Niente aeroplani nel cielo. E i tetti delle case... impossibile! Tegole rosse, e camini, e poi... gli edifici erano fatti di mattoni! Da una finestra si sporgeva una donna: stava stendendo il bucato. Altra gente camminava per le strade. Passò un'automobile rossa, poi una specie di autobus verde... com' erano rumorosi! E facevano un fumo...

No, quello non poteva essere il 2138.

- A meno che… - proseguì, sempre pensando ad alta voce - Ma certo, forse mi trovo in un quartiere periferico, in qualche Stato povero e sottosviluppato... - ma, in quell’istante, una voce lo fece voltare.

- Povero giudeo!

Era stato un mendicante vestito di nero a parlare. E continuava:

- Ridotto alla miseria!

Il poveraccio si lamentava... in italiano! Non c'erano dubbi, del resto Stealth conosceva benissimo parecchie lingue, nato in una città cosmopolita come Ginevra.

Dunque era quello il destino dell'Italia, nel 2138? Era piuttosto difficile da credere. Il viaggiatore del tempo decise di girare per la città, alla ricerca di qualche indizio, ma... non poteva camminare! Si accorse di essere semiparalizzato. Non riusciva a staccare gli occhi dal giudeo dal cappotto nero. Lo osservò meglio: anche il cappello, le scarpe e i pantaloni di quell'uomo erano neri. Il suo profilo barbuto era imbruttito da un grosso naso, quasi smisurato. Stealth non sentiva altro che i suoi pianti, e le sue lamentele. I rumori delle auto si erano ridotti a zero. Anche gli altri passanti non contavano più niente, erano tutti come spariti. Tutti, tranne un bambino. Un bambino vestito di blu, con un basco grigio, una borsa a tracolla dello stesso colore, e un cestino di vimini in mano. Un bambino dal viso semplice, che accompagnava il suo cagnolino a fare una passeggiata. Si fermò ad osservare il povero, che piangeva e si soffiava il naso, poi, come commosso, gli offrì - senza aprir bocca - i pochi soldi che aveva (“Monete? Banconote? Impossibile! Questo non è certo il Futuro!”) e quello che sembrava del cibo. L' ebreo afferrò tutto bruscamente - anche lui senza parlare - mentre il bambino e il cane lo guardavano in silenzio.

Ad un tratto qualcuno posò una mano sulla spalla del bimbo, e si udì una voce:

- Aspetta un momentino!

Il piccolo si voltò di colpo, e vide un altro ragazzo. Era stato lui a parlare. Avrà avuto dieci anni, ma la cosa più assurda era quello che portava addosso.

Una camicia nera, e un berretto dello stesso colore, il quale al centro aveva uno strano fregio luccicante. Pantaloncini corti verdi, e calze dello stesso colore. Cintura bianca, in netto contrasto con la camicia, e due strane "bretelle" bianche incrociate intorno al tronco: e al centro di questa "X" bianca c'era una M. Per quanto potesse sembrare incredibile, era proprio così - quel bambino INDOSSAVA UNA DIVISA! Pazzesco! Una vera e propria UNIFORME! Nell'avventurosa vita di Stealth non era mai capitato nulla di simile. Ecco, il bambino si era avvicinato al mendicante (come camminava! sembrava MARCIARE!) e ora... stava sollevando un lembo del suo abito...

- Guarda l'oro che c'è sotto questo sudicio cappotto!

Era vero! Sotto l'abito erano appesi dei sacchetti, e su ognuno di loro era scritto 100.

Il cagnolino si mise ad abbaiare rabbiosamente verso l'ebreo. I passanti si voltarono incuriositi, e tutti videro il piccolo "militare" sferrare un calcio potentissimo nel fondo-schiena del falso pezzente! La gente appariva scandalizzata, e subito dopo tutti esultarono, mentre l' uomo in nero attraversava la strada per fuggire via, lasciandosi dietro - non si sa né come né perché - una scia di monete d'oro.

E, un microsecondo dopo, la città non c'era più. Si vedevano le montagne laggiù in fondo, e le colline un po' più vicino. Era già sera. Stealth si accorse di essere vicino ad un posto di frontiera (come c'era arrivato?). Sì, non poteva esserci alcun dubbio, c'era la palizzata, con la garitta e la guardia, e poi ovviamente il cartello con scritto da una parte ITALIA e dall'altra ESTERO...

Estero? Che assurdità era mai quella? Scrivere ESTERO al posto del nome dello Stato! Perché mai? E poi... incredibile! C'era il mendicante imbroglione! Stava sempre fuggendo, sempre con le sue monete d'oro che gli cadevano alle spalle... correva verso l' Estero... E lì, molto vicini a Stealth... erano proprio loro! I DUE BAMBINI! E anche il cane! Ma come facevano ad essere lì...

Improvvisamente Stealth fu avvolto come da un'onda nera, che passò velocissima. Poi rimase abbagliato da una serie di lampi bianchi. E, dopo neanche un attimo, la visuale si aprì davanti a lui. Si trovava in un luogo fatto di niente. Davanti a lui non si vedeva che un grigio indistinto, un miscuglio di bianchi e di neri in costante movimento. Ho detto "davanti" non a caso: non poteva voltarsi. Non poteva nemmeno muovere il collo. Stava dritto, sull'attenti, lo sguardo fisso in avanti. Nel grigio, le uniche cose visibili erano delle linee bianche e nere, che sembravano sprigionarsi da un punto invisibile, molto lontano, davanti a Stealth, e dirigersi velocissime verso di lui, divergendo a destra e a sinistra, uscendo così dal suo campo visivo.

Avrebbe voluto gridare: - Diavoli dell'inferno! Dove sono finito, che razza di posto è questo?! - Ma le sue labbra non si muovevano. Tuttavia, in un modo o nell'altro, qualcuno gli rispose.

- Qui è dove comincia il Circondario Ristretto. Adesso siamo tra le Righe.

Sembrava una voce, ma così lontana... come il pensiero di qualcuno percepito per via telepatica... Lui quella voce l'aveva già sentita: - Chi è? Chi ha parlato... Voi siete... il falso povero! Dove siete?

- Sì, sono io. Sono proprio di fianco a voi. Ma non mi potete vedere, perché dovete stare fermo. E così anch' io. E ci sono anche Pierino e il Figlio della Lupa, e il Cane...

- Pierino? Figlio della... Lupa? Ma che cos'è questo posto? E voi perché siete qui?

- NOI siamo sempre stati qui. Voi, piuttosto, non dovreste esserci. Chi siete, e che cosa cercate?

- Mi chiamo Stealth. Stephen Stealth. Vi sembrerà incredibile, ma io vengo dal passato: dal 2038. Il vostro tempo, per me, è il futuro.

- Mi dispiace per voi, caro signor Stephen, tuttavia questo non può essere il vostro futuro. Siamo nel 1938. NOI tutti siamo ben coscienti di vivere nel 1938! Mille-e-novecento, intendete?

- No ! Non può essere vero! - disse, cercando di ostentare decisione e sicurezza - Io dovevo andare nel 2138!

- E vi siete sbagliato. Adesso resterete per sempre nel 1938. Dipenderete anche voi dalle Ombre.

- Ombre? Di quali Ombre parlate?

- Guardate bene, signor Stephen. Guardate con attenzione, verso il punto in cui le Righe si intersecano, e le vedrete.

Stealth cercò di scorgerle, quelle misteriose Ombre, ma non c' era niente, assolutamente niente, soltanto bianco e nero, nero e bianco, e poi ancora bianco e nero... No! Eccole! Erano... non erano molto ben distinte... sì, sì, ecco, si vedevano: erano sagome umane. Ce n' erano parecchie. Ogni Ombra ne conteneva dentro un' altra più piccola, e a sua volta era inserita in un' ombra più grande. Alcuni gesti delle Ombre maggiori venivano replicati da quelle minori, fino in fondo, fino all' ombra più minuscola. Naturalmente doveva di sicuro esserci un' Ombra che comprendesse tutte le altre, ma le sue dimensioni erano tali che non si riusciva a scorgerla per intero. L' unica cosa che si poteva notare era che si muoveva molto velocemente, come se volesse rivolgersi contemporaneamente in più direzioni, e non ci riuscisse, e come se temesse altre Ombre, invisibili, di dimensioni spropositate.

- Le vedete? Sono loro che ci hanno dato la vita. In particolare, l' ultima, quella piccola, quella più in basso, da cui partono le Righe, ci ha plasmati nella nostra forma attuale.

Improvvisamente una nuova ondata di parole si sovrappose alla precedente.

- Non lo devi ascoltare! Non lo devi ascoltare! E' uno sporco ebreo!

Era la voce (o il pensiero?) del bambino con la divisa nera! Era incredibile come un ragazzino di quell' età potesse parlare con un tono simile, così convinto e autoritario.

- Chi sei, bambino?

- Non mi hai visto prima? Sono il Figlio della Lupa!

- Figlio... della Lupa?

- Sì, la Lupa. La Lupa è il simbolo della grande e potente città di Roma! La Lupa allattò Romolo e Remo. E dopo Romolo venne Numa Pompilio, e poi Tullo Ostilio...

- Ma che cosa sta dicendo? E' impazzito?

- Oh, no, signor Stephen - era sempre la voce del giudeo - E' perfetto! La successione è esatta. Come se dicesse, per esempio, che noi ebrei siamo una razza inferiore... ha ragione, non trova?

- Ma che dite, signor... signor...?

- Assalonne Mordivò, è il mio nome. E non vi ho presentato gli altri: qui con noi c' è anche il piccolo Pierino, quello che mi offre il borsellino, e il suo Cane. E, naturalmente, il Figlio della Lupa.

- Sì, sono io, sono un Figlio della Lupa. E quella ebrea è una razza inferiore, che deve essere sterminata, spazzata via dalla faccia della Terra!

- Eh, già. Mi pare giusto - confermò Assalonne.

- Anche a me - fece eco la piccola e semplice voce di Pierino (era la prima volta che parlava).

- Che idea balorda - fu il commento di Stealth - Come fate a pensare cose simili? E voi, signor Mordivò, come fate ad essere d' accordo?

- Mah... non so. Mi sembra tutto così evidente. Io sono un poveraccio, induco a compassione...

- Sì, è vero - disse Pierino.

- ... ma alla fine mi rivelo un ricco imbroglione.

- Ha ragione - ripete’ la vocina.

- Io, Mordivò, sono così. E tutti gli ebrei non possono che essere come me. Ecco il compito affidatomi dalle Ombre: comunicare a tutto il mondo questa notizia.

- E' giusto, è vero - questo era sempre Pierino, che sembrava fare da sottofondo.

- Tutti gli ebrei che ho visto sono ladri e imbroglioni. Ergo, tutti gli ebrei sono ladri e imbroglioni. - continuava Assalonne.

- Proprio così. Giusto.

- Mi dà sui nervi quel bambino! - interruppe Stealth - Avete conosciuto molti ebrei, signor Mordivò?

- Beh, nessuno, a parte me. Però è già qualcosa, non vi pare?

- COSA? Ma non capite che tutto quello che avete detto è assurdo? ASSURDO!

- Vero. È un po' assurdo - disse Pierino.

- AH! Adesso quel bambino dice che è assurdo! Ma da che parte sta?

- Dalla parte di chi ci dà la Luce! - esclamò il Figlio della Lupa - Anche la natura rigetta gli ebrei! Il Cane abbaiava contro questo sudicio ebreo!

- Sì, è così. Il mio Cane abbaiava a lui.

Ecco, adesso Stealth poteva sentire il Cane latrare con rabbia. Ma... che strana sensazione... sembrava che stesse ringhiando NON contro Assalonne, ma... contro qualcos' altro... contro qualcosa di più lontano... E Stealth, non so come, capì:

- Ma adesso quel Cane sta ringhiando contro le Ombre!

- Eh, sì. Il mio Cane ringhia contro di loro - confermò Pierino.

- Lo ammette! Ma allora, come si spiega? Prima il Cane ringhiava contro di voi, Mordivò, e adesso ce l'ha con le Ombre...

- Eh, signor Stephen, non è così facile - tentò di spiegare il giudeo - PRIMA, le Ombre erano rivolte verso di noi. ADESSO, invece, ci danno le spalle... e non è affatto la stessa cosa... perché soltanto ADESSO ci troviamo tra le Righe, mentre tra poco, forse...

Il Cane ringhiava sempre più forte. In quell' attimo, Stealth vide le Ombre che si voltavano. La differenza tra il loro "di faccia" e il loro "di spalle" era molto sottile (non erano che sagome grigie), ma si poteva comunque cogliere. Si erano voltate. Ora li stavano guardando. E le Righe... non erano più nella stessa posizione! Si stavano avvicinando! Nascevano sempre da quel punto laggiù, sotto l' ombra più piccola, e sembravano voler stringere come in una morsa Stealth e tutti gli altri. Il nostro eroe avvertì una fitta violenta quando le Righe sfiorarono il suo fianco sinistro. Poi, lampi bianchi intensissimi, e il buio, e... Stealth sbatté gli occhi. Era di nuovo nella città! E, davanti a lui, c' era Assalonne Mordivò che chiedeva l' elemosina. E... INCREDIBILE! Stava arrivando Pierino, con il Cane, e gli offriva il cibo e i soldi, e adesso ecco il Figlio della Lupa, che smascherava l' imbroglio del falso-povero, il quale fuggiva via... ESATTAMENTE COME PRIMA! Tutto si era ripetuto pari pari! Stealth si ritrovò come per magia al confine tra ITALIA ed ESTERO, e vide Assalonne fuggire... e quando volse lo sguardo verso il giovanissimo "soldatino", rimase abbagliato dall' immagine brillante che spiccava sul quel fez nero...

La sensazione del vortice dell' onda nera, poi altri lampi, questione di niente, ed ecco che le Righe si riaprivano. Stealth si sentì nuovamente irrigidito. Tentò subito di scorgere le Ombre, ma non ci riuscì. Le Righe si stavano allargando sempre di più, ampliando il campo visivo di Stealth sull' infinita distesa di bianco e nero mescolati. Quando i suoi occhi si furono completamente abituati, Stealth poté vedere le Ombre: erano di spalle.

- Non posso crederci...

- Vi abituerete a vivere nel Circondario Ristretto, signor Stephen - gli giunse la voce telepatica di Assalonne.

- Scusa, signore... - questo era Pierino - Prima ho visto che anche tu hai la divisa. Sei anche tu un soldato, come il mio amico? - è evidente che con quel "prima" si riferiva a quando le Ombre erano "di fronte", cioè quando tutti si potevano muovere.

- No, bambino... Pierino. Questa non è una divisa, è una tuta crono-protettiva, che mi serve per viaggiare nel tempo. Ma io sono davvero un soldato. Al momento infatti sono un agente speciale per la lotta ai Melget.

- Cosa sono i Melget?

- Non lo sai? Eh, già, quanto sono sciocco, non puoi saperlo, perché non è ancora successo. Arriveranno dallo spazio, capisci? Scenderanno giù dalle stelle, dal pianeta Get. Nel 2038 ce ne saranno molti sulla Terra, e ancora di più nel Sistema Solare. Negli ultimi tempi sembra che alcuni di loro abbiano compiuto atti di terrorismo contro gli Umani. Io appartengo alla Squadra di Prevenzione: pattuglio i quartieri Melget, che sono molti nelle nostre città. Il mio compito più importante è penetrare nelle loro abitazioni e farle saltare in aria. Ho svolto questo lavoro sulla Terra, sulla Luna e su Marte...

- Questi quartieri devono essere molto grandi - disse Assalonne - Come fate a scoprire in quali case si trovano i terroristi?

- Mah, in nessun modo. Dovrei scoprirlo? E perché mai?

- Mi sembra ragionevole. Sarebbe un po' strano se tutti gli Abitanti delle Stelle fossero cattivi, non vi pare? Ci saranno pure degli innocenti, quindi bisogna trovare un sistema per non ucciderli... - e nella mente di Assalonne sembrava voler riaffiorare un ricordo, la memoria di un racconto ascoltato tanti anni fa, durante l' infanzia...

- Una perdita di tempo. E poi i Melget non possono che essere tutti malvagi. Tutti quelli in cui mi sono imbattuto io lo erano. Hanno anche cercato di uccidermi.

- E voi, ne avete visti tanti, di questi "visitatori"? - chiese Assalonne con tono inquisitorio.

- Certo. A decine. Su più di un pianeta! Io ne ho visti tanti, di Melget. E posso dire con assoluta certezza che sono tutti dei terroristi, e che tutti stanno congiurando contro i Terrestri.

- Secondo me il signore ha ragione. - sentenziò una vocina ben nota.

- Chi ha parlato? Pierino? Ascoltami, Pierino: ma per te hanno TUTTI ragione? Come fai, dimmi, come fai, a dar ragione a TUTTI? Non hai mai incontrato nessuno che avesse TORTO MARCIO?

- Ma... io...

- E tu, soldatino, ovunque tu sia - (Stealth non poteva vedere i suoi compagni) - figlio del lupo o come ti fai chiamare; che cosa ne pensi di quello che ho detto? Che cosa pensi dei Melget?

Per un attimo nel paralizzato mondo grigio delle Righe scese il silenzio assoluto. Si udiva soltanto, lontanissimo, un brusio, provocato probabilmente dal movimento delle Ombre.

Fu il Cane a squarciare il silenzio. Ringhiava, e più forte di prima. Questo scosse il Figlio della Lupa.

- La natura non tollera che una razza superiore si mescoli con una inferiore!

- Ma questo che cosa significa? Cosa c' entra con quello che ho detto sui Melget? Non ho mai parlato di "razza inferiore"! Ragazzino, tu mi stai imbrogliando! Non puoi essere tu a parlare! Qualcuno sta parlando al tuo posto! Chi è?

Nessuna risposta. Il cane continuava a ringhiare. Si sentirono insieme delle voci confuse.

- Ce l' ha con lo sporco ebreo! - Ce l' ha con me! - E' vero! - Ce l' ha con le Ombre! - E vero!

Le Ombre si voltarono verso di loro. Le Righe si richiusero schiacciandoli, e l' onda nera li avvolse e li riportò nella Città, dove tutto si ripetè un' altra volta, dai pianti di Assalonne, all' arrivo del Figlio della Lupa (“Eh, sì, il Cane qui abbaia proprio contro Mordivò” pensò Stealth “Però... non l' avevo notato, ma mi sembra che qui Pierino sia perplesso... come se - per una volta - non sapesse a chi dare ragione..”), per terminare con la cacciata dell' imbroglione verso l' ESTERO.

Appena le Ombre ebbero distolto lo sguardo, Stealth e gli altri ritornarono tra le Righe. Stavolta il viaggiatore del tempo parlò subito, senza nemmeno attendere il tempo necessario per riabituarsi a quello strano ambiente.

- Ragazzino! Sto parlando con te, quello con la divisa! Che cosa stavi dicendo, prima?

- La natura non tollera che gli individui deboli si uniscano con quelli forti - disse il Figlio della Lupa - E dunque non vuole neppure che una razza superiore si mescoli con una inferiore. Esiste una pura razza italiana, non deve essere alterata!

- Una razza italiana? Ah, ah, ah, ma questa è un' idiozia bella e buona. Allora io sarei di razza svizzera? Signor Mordivò, ma che cosa hanno fatto a questo bambino?

- Non lo so, signor Stephen, a me pare normale, ormai. - l’ebreo fece una pausa - Vi fa paura, vero? Siete spaventato dal fatto che ci sembra tutto normale. Ma non state a preoccuparvi. Sarà colpa delle Ombre, magari di qualcuna di quelle così grosse che non si vedono.

- Sì, le Ombre! - disse il Figlio della Lupa - Guarda l' Ombra più grande! Quella ci dà la Luce!

- Un' Ombra che dà la luce? Ancora più assurdo! Ma quanti anni hanno questi bambini?

- Io ho un età compresa tra gli 8 e i 12 anni - rispose pronta la voce del piccolo "militare" - e sono un Figlio della Lupa. Dopo i 12 anni sarò Balilla. E dopo i 14 anni sarò Avanguardista...

- Ma che razza di risposta è questa? E tu, Pierino, quanti anni hai?

Silenzio. Stealth ripetè la domanda, mentre di fronte a lui le Ombre continuavano a muoversi in mezzo al turbinare dei toni di grigio.

- Io... non lo so.

- Non lo sai? Come sarebbe a dire? E chi sono i vostri genitori, quello lo sapete?

Ancora silenzio. C' era tensione nell' aria: Stealth la sentiva, anche se non riusciva a vedere i volti dei due bambini. Pierino ormai si era definitivamente arreso. Il Figlio della Lupa riuscì a scandagliare rapidamente ogni angolo della sua memoria, quindi provò ad azzardare qualcosa: - Vittorio ed Elena... - balbettò.

- Oh, bene, finalmente!

- ... sono i nomi dei nostri Augusti Sovrani! Lunga vita!

- COSA? Gli AUGUSTI SOVRANI? Ma che succede qui? E' tutto senza senso!

- Non ve la prendete, signor Stephen... - fece l' ebreo.

- Non devo prendermela? Ma come! Questi bambini non sanno nemmeno chi sono! Almeno voi, signor Mordivò, CHI SIETE? Avete una storia, o no?

- Semplice. Mi chiamo Assalonne Mordivò, sono ebreo, sono ricco, sono un imbroglione.

- Tutto qui? Ma non è possibile! Prendete me, per esempio. Vi ho detto che mi chiamo Stephen Stealth, ma non è mica finita qui! Sono nato a Meyrin, in Svizzera, il 4 maggio 2003. Mia madre era francese, faceva la dattilografa, mio padre di Losanna, lavorava nella pubblica amministrazione, ho una sorella maggiore che si chiama Sophie, ho studiato ...

- BASTA, signor Stephen, BASTA! Lo so, che potete andare avanti così per ore ed ore, ma questo non significa NULLA! Con questo, non mi avete ancora detto CHI SIETE!

- Credere, obbedire, combattere! - continuava il Figlio della Lupa - E' tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti!

- Bravo, amico, bravo - lo incoraggiava Pierino.

- Basta, fate smettere quei bambini! Non sanno quello che dicono! Non li sopporto più!

- Smettetela voi, Stephen! - sbraitò Assalonne - Possibile che non capiate? A voi sembra tutto più facile, ma non è che un' illusione! Anche voi, anche se non ve ne siete mai accorto, vivete in un Circondario Ristretto, esattamente come il nostro! Non potete credervi il depositario della verità, perché la verità non appartiene nemmeno alle Ombre! Nemmeno loro la conoscono! Il vostro passato sembra ricco di avvenimenti, ma è carta straccia! Non vale una lira più del MIO, che è inesistente! Dipendete dalle Ombre, non l’avete ancora compreso? Hanno potere di vita e di morte, e il caos che scatenano si abbatterà su tutti noi! Sì, noi, noi siamo ormai legati a loro, e moriremo con loro, quando verranno colpite e cadranno... - e continuava su questo tono, e la sua voce si sovrapponeva a quella del Figlio della Lupa, e di Pierino che confermava tutto, e del Cane che ringhiava verso le Ombre... che si voltarono per la terza volta verso gli abitanti del Circondario Ristretto. Non erano più tra le Righe. La storia stava ricominciando. Ma questa volta Stealth avvertì una sensazione di pericolo. Un pericolo enorme! Era un rumore lontano, quasi impercettibile... ma si stava avvicinando! Portava il fuoco, e il fuoco era la morte! Ecco, Assalonne era lì, e piangeva. E forse sentiva anche lui il pericolo. Ma non poteva scappare! No! E anche Stealth avrebbe fatto la sua fine, sarebbe stato ucciso da una forza tremenda...

- Non sono paralizzato! Non sono paralizzato! Posso decidere ciò che voglio! Posso...

Sì! La mano si muoveva! Il braccio si piegava, il dito sfiorava la cintura, ecco, apriva lo sportellino... solo un attimo, il tempo di premere il pulsante... Ritorno...


Lo spostamento temporale. Stephen Stealth ritorna nel 2038, dove affronterà i suoi nemici, e vincerà. Come faccio ad esserne così sicuro? Semplice. Perché Stealth non è un uomo qualunque, ma l' eroe. Il protagonista! E gli eroi dei fumetti, si sa, non muoiono mai.

Fumetti, si continua a dire così pure nel 2038, anche se i comics adesso sono multimediali e interattivi, proprio come "Stealth's Adventures". Tornato a Ginevra, nel suo tempo, nella sua avvincente storia chiusa in una memoria magnetica, Stealth abbandona così al loro destino Assalonne e gli altri eroi di carta e inchiostro del 1938. Loro sono condannati a restare lì fino alla Fine. Che è vicina.

Assalonne Mordivò / si lamenta come può / e il furbissimo giudeo / vara un tale piagnisteo...

Il rumore misterioso si è fatto più vicino. E' un rombo potente. Tra poco sarà su di loro.

... che, commosso, il buon Pierino / gli dà il pranzo e il borsellino. / Assalonne, lesto lesto, / mangia il pranzo e intasca il resto ...

Ora è un sibilo, qualcosa che cade dall' alto, che precipita...

Ma un amico di Pierino / dice: "Aspetta un momentino / Guarda l' oro che c' è sotto / questo sudicio cappotto!".

Una detonazione. E' il FUOCO! Sta distruggendo tutto! Ma loro non possono fuggire: è il momento in cui le Ombre stanno guardando! La storia deve andare avanti!

Il furbone smascherato / a dovere è sistemato / imprecando a Zaccaria / perde i soldi per la via...

Avanti! Ancora un piccolo sforzo! Cerchiamo di concluderla almeno un' altra volta...

E correndo fino a sera / attraversa ...

Troppo tardi. Le fiamme ridussero in cenere anche l' ultima vignetta della pagina 13. I muri si sgretolarono in un istante, il pavimento si aprì, ingoiando i resti del giornalino per ragazzi, insieme al tavolo, alle poltrone, ai lampadari, al gatto, alla donna delle pulizie e alla vicina di casa, e subito dopo non si poteva più distinguere nulla di quello che era prima.













Dopo il boato, il silenzio.





Pensate che, DENTRO i granelli di polvere che un tempo erano stati un fumetto, era ancora il 1938. Lì, DENTRO quel Circondario Ristretto sospeso nello spazio-tempo, non si avvertiva il passare degli anni.


FUORI, invece, era già il 1941. Quella non era la prima bomba. E non sarebbe stata l' ultima.




 


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Nota: i versi riportati alla fine del racconto non sono inventati, ma sono tratti da una storiella realmente pubblicata su un giornale del 1938.

 

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