Edgardo Sogno
Doppio Sogno o doppio Stato?

1. Funerali di Stato
2. Sogno antifascista?
3. Sogno eversore?
4. Sogno golpista «bianco»
5. Il biennio nero
6. Destabilizzare per stabilizzare
7. I volonterosi funzionari del doppio Stato
8. Revisionismo all’italiana
9. Bibliografia


2. Sogno antifascista?

C’è un Sogno antifascista, coraggioso comandante partigiano, mitico eroe di Radio Londra, medaglia d’oro della Resistenza. Gliel’hanno concesso anche gli avversari e, del resto, come negarlo? Coraggioso fino al limite estremo dell’incoscienza, si cimentò anche in imprese impossibili, come la liberazione di Ferruccio Parri a Milano. Un’avventura che si sarebbe certamente conclusa con l’uccisione di Sogno, se non fosse stata tentata in un momento in cui i tedeschi, ormai in difficoltà, erano pronti anche ad accettare e cercare scambi con gli Alleati. Ma per capire il comandante della Franchi è necessario uscire dalla scala di valori di quella cultura europea che si è costruita sull’asse fascismo-antifascismo. Sogno è fascista? è antifascista? Ha poco senso porre così la domanda. Su un altro asse egli si muove e compie le sue scelte cruciali: l’asse Occidente-Comunismo. Sogno (come altri personaggi del suo contesto: l’Yves Guerin Serac dell’Aginter Press, per esempio; o il Carlo Fumagalli che come Sogno è stato insignito dagli Alleati della Bronze Star, e poi negli anni Settanta ha costituito in Valtellina l’eversivo Movimento Armato Rivoluzionario) è innanzitutto un guerriero dell’Occidente, un combattente atlantico, un irriducibile nemico del Comunismo. Fascismo e antifascismo non sono per Sogno scelte di civiltà, ma strumenti da usare o da riporre, di volta in volta, a seconda delle convenienze storiche contingenti. Così il giovane Sogno inaugura la sua avventurosa vita combattendo come volontario a fianco di falangisti e fascisti, nella guerra civile spagnola scatenata da Francisco Franco contro la legittima Repubblica che era stata scelta dai cittadini con il voto: senza Franco, la Spagna sarebbe uscita dal campo occidentale e scivolata nel campo comunista sovietico, dunque per Sogno era utile e anzi necessaria una forzatura armata, anche contro la legittima volontà popolare che si era espressa nelle urne. E così l’ultimo atto pubblico della vita di Sogno sarà la sua candidatura nelle liste elettorali degli ex fascisti di Alleanza Nazionale. Tra queste due esperienze, la parentesi della Resistenza: ma non in nome dell’antifascismo, quanto invece della lealtà all’Occidente, che aveva deciso di sconfiggere la Germania dell’antioccidentale Hitler. Suoi punti di riferimento durante l’esperienza partigiana della Franchi sono la monarchia sabauda e, ancor più, gli alti comandi alleati. Gli inglesi sono i suoi referenti immediati, hanno sempre un messaggio speciale per lui nelle trasmissioni di Radio Londra e privilegiano la sua formazione armata con numerosi e ricchi lanci di armi e materiali. Quanto al fascismo, Sogno non lo ha mai sentito come radicalmente diverso da sé. Tanto da dichiarare, negli anni Settanta, che «il primo squadrismo fascista del ’19 e del ’20 è degno di encomio, in quanto fu capace di rintuzzare la tracotanza rossa». Ma perfino il nazismo, alla fine, non lo inorridiva troppo, tanto che nel 1999 Sogno si presentò a Torino al processo contro Theo Saevecke, l’ufficiale tedesco responsabile dell’eccidio dei martiri di piazzale Loreto a Milano e di tanti altri crimini contro partigiani, civili, ebrei: Sogno fu testimone della difesa di Saevecke, che poi per i suoi delitti fu condannato all’ergastolo.