Edgardo Sogno
Doppio Sogno o doppio Stato?

1. Funerali di Stato
2. Sogno antifascista?
3. Sogno eversore?
4. Sogno golpista «bianco»
5. Il biennio nero
6. Destabilizzare per stabilizzare
7. I volonterosi funzionari del doppio Stato
8. Revisionismo all’italiana
9. Bibliografia

 


6. Destabilizzare per stabilizzare

Edgardo Sogno, per la verità, non ha mai negato di aver lavorato per una svolta istituzionale. Anzi, lo ha più volte rivendicato con orgoglio. Egli stesso, nel marzo 1997, rende pubblica la lista dei «suoi» ministri. Che non stesse scherzando è poi garantito da una parte degli apparati di Stato e della politica. Un rapporto del Reparto D del Sid, realizzato dal colonnello Sandro Romagnoli e dal capitano Antonio Labruna, conferma che nel periodo compreso tra il 10 e il 15 agosto 1974 si sarebbero realizzati «atti eversivi non meglio precisabili tra i quali però sarebbero rientrati: un’azione di forza in direzione del Quirinale; imposizione al Presidente Leone di profonde ristrutturazioni delle istituzioni dello Stato e formazione di un governo di tecnici con a capo Randolfo Pacciardi. L’azione verso il Quirinale dovrebbe essere capeggiata da tale Salvatore Drago, che potrebbe personalmente contare anche su un consistente gruppo di appartenenti alla Ps; gli atti eversivi dovrebbero determinare come scopo finale l’intervento di imprecisati reparti militari favorevoli all’eversione». Andreotti, allora ministro della Difesa, conferma: dichiara infatti subito al giudice Violante di aver ricevuto dal Sid documentazione sui piani eversivi in preparazione e, rilevato che «l’entità del pericolo esigeva iniziative immediate», aveva ordinato al capo del Sid, il generale Miceli, di informare immediatamente Polizia e Carabinieri. Miceli aveva eseguito: il 10 luglio 1974 aveva consegnato al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, generale Enrico Mino, e al capo dell’Ispettorato Antiterrorismo, Emilio Santillo, un appunto nel quale si informava dell’iniziativa eversiva e si comunicavano i nomi di Ricci, Drago, Pacciardi, Sogno. Il generale Mino conferma a Violante di aver inoltrato ai comandi territoriali dei Carabinieri due successive disposizioni con le quali si ordinavano dispositivi di vigilanza, da rafforzare ulteriormente nei giorni prefestivi e festivi e durante le ore notturne. La seconda disposizione, emanata il 22 luglio, fu decisa, afferma Mino, perché era stato informato «che i programmi eversivi che mi erano stati comunicati si stavano traducendo nei giorni successivi in azioni concrete». Il 10 agosto il generale Igino Missori, comandante della divisione dei Carabinieri Podgora, competente sull’Italia centrale e dunque su Roma, aveva impartito l’ordine di predisporre un ulteriore contingente armato per un eventuale impiego nei giorni festivi e nelle ore notturne. Contemporaneamente, il capo della Polizia Efisio Zanda Loy aveva disposto un aumento del contingente armato di stanza al Quirinale e nella tenuta presidenziale di Castelporziano, scegliendo «guardie particolarmente addestrate alla difesa personale e al tiro con le armi». Qualche generale (Piero Zavattaro Ardizzi, Luigi Salatiello, Giuseppe Santovito) era stato cambiato in fretta di posto, a quanto testimonia Andreotti, il quale sostiene di aver deciso di «operare subito qualche spostamento in punti cruciali per togliere eventuali collegamenti». Tutti i protagonisti di questa pochade, in realtà, sembrano muoversi in modo ambiguo, tenendo i piedi in più scarpe; nessuno (neppure Andreotti, che a posteriori dice di essersi mosso) denuncia pubblicamente le manovre eversive. Comunque al golpe vero e proprio non si giunge, ma nello stesso tempo i responsabili degli atti eversivi sono di fatto coperti e protetti. «Destabilizzare per stabilizzare»: alla svolta del 1974 l’obiettivo è raggiunto.