Il fusillo felittese

1 kg. di farina di grano duro
6 uova
sale
pochissima acqua, secondo il tipo di farina

questi i semplici ingredienti dell'impasto. Ma, come già detto, il segreto dei fusilli è nel loro essere uno diverso dall'altro, nella fatica che richiede la loro lavorazione.

Un piccolo cilindro di pasta viene a lungo tirato attorno ad un sottile ferro a sezione quadrata, finché raggiunge una lunghezza quasi pari a quella del ferro.

Di qui la sostanziale differenza del fusillo felittese con quello delle zone limitrofe, e cilentano in particolare. Questi ultimi sono più grossolani: sono più corti e più spessi, e richiedono, ovviamente, molto meno fatica nella preparazione; la lavorazione dell'impasto è un pò meno determinante per il risultato finale.

Appena sfilati, i fusilli vengono stesi uno accanto all'altro ad asciugare: un buon fusillo non deve afflosciarsi: una volta secco conserverà intatto il foro che garantirà una buona cottura.

Il fusillo felittese, nella sua più tradizionale espressione, si serve molto ben condito. Scolato bene dall'acqua di cottura, viene cosparso di un buon formaggio e di un denso ragù di castrato, il tutto ben amalgamato prima di servire. Un vino rosso corposo completa degnamente il tutto, con grande armonia. E noi, quand'anche non volessimo unirci al suo canto, meglio potremmo comprendere lo Sgruttendio e la sua Laude dei maccaruni

             Addormenta,
             lenta e penta
             co lo canto la Serena:
             cchiù gostuse,
             l'uocchie ha nchiuse
             chi de vui la panza ha chiena