Apprendo dall'inserto Salute del Corriere della Sera di domenica 14 maggio di appartenere a quell'oltre 50% che non ha mai parlato del proprio disturbo con alcuno. Il fatto di far parte della maggioranza mi induce a vincere le riserve e ad esporre il mio problema, sperando che questo sito sia utilizzabile - come sostenuto dal Corriere - per ottenere un buon consiglio.

  1. Ho 52 anni, sono alto cm. 182, peso 92 Kg e la salute complessiva è buona;

  2. Da oltre un quinquennio ho, solo saltuariamente, lievissimi  bruciori nella minzione;

  3. Gli intervalli tra una minzione e l'altra sono notevolmente lunghi: se è il caso, anche più di 12 ore;

  4. Il flusso di urina è quasi sempre piuttosto debole e, in conseguenza, di durata temporale parecchio lunga;

  5. L'inconveniente più fastidioso è che - sempre da almeno un quinquennio - parecchi secondi dopo il termine della minzione, quasi senza accorgermene, emetto alcune altre gocce di urina, bagnandomi lievemente;

 

 Dalla sua lettera emergono tre sintomi minzionali:

  1. Una rarefazione delle minzioni, con intervalli anche di 12 ore. Tale situazione, pur non costituendo un sintomo fastidioso (anzi potrebbe sembrare addirittura "vantaggioso"), è espressione di un aumento della capacità vescicale, forse conseguente ad una "cattiva" abitudine. Tale tendenza va modificata ricordandosi di mingere ad orario, evitando di rinviare troppo a lungo lo stimolo minzionale o anche prima che esso insorga. Infatti ne possono derivare 2 conseguenze negative: l'urina che ristagna troppo a lungo in vescica più facilmente va incontro ad infezioni; una vescica troppo distesa è meno efficiente quando si contrae per svuotarsi, l'urina esce più piano e può svuotarsi incompletamente, con conseguente rischio ulteriore di infezione e di calcoli vescicali.

  2. Vi è una riduzione di velocità del flusso minzionale, che può essere o espressione della riduzione dell'efficienza contrattile della vescica già citata o causata da un ostruzione prostatica. Per appurare questo dato andrebbero eseguite delle indagini quali uroflussimetria, eventualmente cistomanometria con studio pressione-flusso, ecografia vescico-prostatica, sotto la guida di uno specialista.

  3. Il sintomo che sembra maggiormente infastidire il soggetto è la perdita involontaria di alcune gocce di urina alcuni secondi dopo la fine della minzione. tale sintomo non è dovuto ad una patologia prostatica ma dipende da un difettoso meccanismo di contrazione della muscolatura uretrale deputata alla espulsione delle piccole quantità di urina che rimangono intrappolate nell'uretra alla fine della minzione. Si tratta pertanto di una situazione innocua, ancorchè fastidiosa. I rimedi a tale situazione consistono nel massaggio manuale indirizzato verso l'esterno della parte di uretra posta sotto lo scroto alla fine della minzione, ed eventualmente la riabilitazione del piano perineale per imparare a contrarre bene i muscoli uretrali al bisogno. Per avere aiuto pratico su queste metodiche può parlare con un esperto di incontinenza urinaria (urologo, fisiatra, etc).