Prof. WALTER ARTIBANI   
Cattedra e Scuola di Specializzazione in UrologiaUniversità di Modena e Reggio Emilia

Il tema incontinenza urinaria è molto difficile da trattare, questo accade perché viene tutt’oggi considerato scabroso e imbarazzante. Invece parlare di questo problema non è soltanto necessario ma estremamente importante. All’obiezione che può essere sollevata da chi lo reputa un problema di scarso interesse, cioè che l’incontinenza è una malattia certamente fastidiosa ma pur sempre non mortale, si può ribattere che anche se l’incontinenza non provoca morte fisiologica è comunque troppo spesso causa di morte civile e sociale. Infatti l’incontinenza, che può essere clinicamente definibile come la perdita involontaria di urina in tempi e luoghi inappropriati, costituisce un grave problema sia igienico che sociale. La qualità della vita, che spazia dalla dimensione psicologica a quella occupazionale, viene immancabilmente compromessa. È una realtà di fatto che attualmente l’incontinente non è messo in condizione di sostenere un’esistenza normale.

Non va neanche dimenticato che l’incontinenza può subentrare, seppure in forme diverse, in tutte le fasi della vita, quindi non va dimenticato che chi non è incontinente oggi, potrebbe però esserlo un domani. D’altro canto la perdita della continenza è frequentemente preceduta da una condizione patologica di sindrome da urgenza e frequenza, oggi definita per una migliore comprensione “vescica iperattiva” che affligge milioni di persone interferendo molto negativamente sulla qualità della vita.

Durante l’infanzia, l’incontinenza urinaria, si manifesta più frequentemente come enuresi notturna da immaturità del controllo delle vie urinarie e del pavimento pelvico; durante l’età adulta sono invece le donne ad essere i soggetti più a rischio con una percentuale del 10%, contro il 2-3% del sesso maschile. Queste percentuali salgono in modo significativo per arrivare al 12-17%, senza distinzione tra i sessi, allorché si verifica il disturbo di vescica iperattiva.

È durante la vecchiaia, però, che questa malattia incombe con maggior virulenza colpendo il 15-16% della popolazione sopra i 65 anni, nelle case di riposo si calcola che addirittura il 70% dei degenti è afflitto da questo problema.

Questi dati impongono una seria riflessione, soprattutto considerando il trend generale per cui anche in Italia la popolazione sta andando incontro ad un irreversibile processo di invecchiamento. Il tema incontinenza si imporrà in un futuro sempre più prossimo come un problema scottante anche per il sistema socio sanitario. Basta ricordare che negli USA la spesa sanitaria per l’incontinenza urinaria è pari alla somma della spesa per l’emodialisi e la chirurgia di bypass aortocoronarico, mentre in Italia oltre il 70% della spesa per gli ausili previsti viene assorbita dai pannoloni assorbenti.

Ecco quindi sintetizzata l’importantissima missione di FINCO: porre con urgenza davanti agli occhi di tutti l’esistenza di un problema incontinenza urinaria. Un problema diffusissimo e che è arginabile solo coordinando una serie di interventi ad hoc. Oggi, invece, l’incontinenza urinaria è un male misconosciuto o, ancora peggio, ignorato.

Anche l’educazione sanitaria specifica è scarsa, sia a livello infermieristico, medico e di popolazione e pazienti. La consapevolezza delle possibilità della terapia, infine, è quasi inesistente: così da condannare chi soffre di incontinenza ad un atteggiamento di passiva rassegnazione e di isolamento.