Le cause dell'incontinenza urinaria

Perché si diventa incontinenti urinari, escludendo i casi dovuti a malattie congenite, traumi, lesioni del midollo spinale e interventi chirurgici (che nel loro insieme, d'altra parte, rappresentano numericamente una netta minoranza)? Secondo una recente indagine su circa 5.500 persone distribuite su tutto il territorio nazionale, condotta dall'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" di Milano e coordinata dall'epidemiologo Fabio Parazzini, le cause - per altro abbastanza diversificate - non sono le stesse nei due sessi.
"Ponendo pari a uno la probabilità che una donna senza fattori di rischio noti sviluppi incontinenza urinaria, per lei il fattore di rischio più significativo è il sovrappeso corporeo. La sua probabilità di diventare incontinente aumenta infatti di due volte e mezzo se il suo indice di massa corporea, cioè il rapporto fra peso in chili e quadrato della statura in metri, sale fino a 27,3 invece di arrestarsi entro il valore massimo di 25" spiega il ricercatore milanese. "Poi, rappresentano un rischio supplementare le gravidanze condotte a termine: precisamente di 1,9 volte per due gravidanze e di 2,2 volte per tre o più. La probabilità di incontinenza raddoppia anche nel caso la donna vada incontro a infezioni ricorrenti delle vie urinarie o sia stata sottoposta nel passato a interventi chirurgici sulle vie urinarie".
Nell'uomo, invece, il rischio di andare incontro a incontinenza urinaria è accentuato soprattutto dalle infezioni urinarie ricorrenti (con un aumento di ben 12,5 volte) e dalle malattie neurologiche di tipo degenerativo come la demenza aterosclerotica e la sindrome di Alzheimer (la probabilità aumenta di sei volte). Un po' meno rischiose, sempre nell'uomo, sono invece la chirurgia delle vie urinarie (con un aumento di 2,6 volte) e la prostatectomia (l'aumento è contenuto entro le 1,9 volte), per quanto la variabilità tra individui sia molto elevata.
L'indagine del "Mario Negri" ha consentito inoltre di fare chiarezza sui numeri dell'incontinenza urinaria, almeno in Italia. Quelli più "pesanti", epidemiologicamente parlando, sono una prevalenza assoluta del 3,4 per cento tra gli uomini ultracinquantenni, che sale all'11,4 per cento tra le donne ultraquarantenni. Esiste però una sorta di compensazione tra qualità e quantità della patologia perché gli uomini, seppure meno numerosi, soffrono di incontinenza in forma più grave: definisce infatti "occasionale" il proprio disturbo (meno di un episodio al mese) solo il 21,9 per cento dei pazienti di sesso maschile, mentre fra quelli di sesso femminile la percentuale corrispondente è quasi doppia (43,2 per cento). Considerando anche i casi - a dire il vero non molto comuni - di vescica iperattiva di gravità lieve o moderata, in cui cioè la frequenza e l'urgenza non si accompagnano a incontinenza da urgenza, è facile dedurre come possa raggiungere i tre milioni il numero dei cittadini italiani con disfunzione invalidante delle vie urinarie, cioè tale da interferire più o meno pesantemente con la qualità della vita.