gommoni e gommonautiIl momento dello stupido indiceDifesa del gommonauta homepageHomepage

Il momento dello Stupido:

Allestimento del gommone

Fidarsi degli esperti è giusto e doveroso, ma, se avete qualche dubbio sulla solidità, esprimetelo ed insistete. In fondo, il gommone è vostro e ci navigate voi.

Ho partorito questa massima quasi epica con morale fedrana (insomma, tipo quella delle favolette di Fedro) ricordando il lavoro (gavoni e prendisole) che feci eseguire da un ragazzo, pure piuttosto in gamba ed esperto di lavori di falegnameria, su un gommone semirigido monoshell. Lo avevo acquistato completamente privo di accessori e, dopo un paio d'anni di guida alla barra, volevo passare a telecomandi, sedile di guida e prendisole. Persi un po' di tempo a prendere misure, fare disegni ed a consigliarmi con lui. Ne risultò una configurazione comoda e razionale, di cui ne possiamo andare -giustamente- fieri: un prendisole comodo per due, tre grandi gavoni, una consolle di guida e, grazie ad una tavola smontabile (schienale del sedile di guida), la possibilità di trasportare cinque-sei persone comodamente sedute. Niente male per un 4,30. Il giovane e polivalente artigiano eseguì un lavoro piuttosto accurato, con un buon risultato estetico ed anche la spesa fu contenuta. L'unico dubbio che avevo avuto era stato sullo spessore del compensato marino: a me un centimetro sembrava troppo poco, ma, di fronte alla sua sicurezza, avevo ceduto, chiedendogli solo di mettere qualche striscia di rinforzo al centro della tavola amovibile, che aveva solo due appoggi. D'altra parte non era il caso di appesantire troppo il gommone...

Inutile dire che la prima volta che incappai nella simultaneità mare duro - amico pesante che viene colto di sorpresa da un'onda... E il mio carisma d'Ingegnere se ne andò a pallino.

Controllare meticolosamente l'esecuzione dei lavori

Era un'idea tanto banale quanto semplice da realizzare. Il gommone, un semirigido da 6 metri, aveva un serbatoio fisso da 140 litri. Purtroppo, nelle zone che frequentavamo, non esistevano benzinai in banchina: dovevo trovare un posto per due taniche di plastica da 25 litri che ero costretto a portarmi dietro. Le taniche erano vuote ma, ovviamente, puzzavano di benzina e non volevo metterle in un gavone, anche per la cronica carenza di spazio. C'era parecchio spazio però nel pozzetto antiriflusso; bastava, su un lato, una tavola opportunamente sagomata per consentire al motore di ruotare. Le due taniche si sarebbero fissate con delle cinte elastiche. L'amico del rimessaggio fece un lavoro veloce, lo trovai fatto la mattina della partenza.

Cinque giorni dopo, una breve sosta in prossimità di una spiaggia, in mezzo a barche ancorate e scogli. Riparto, girando verso destra (pardon, dritta). Flora mi avverte che stiamo dirigendo verso uno scoglio affiorante. Spengo il motore ed aziono il tilt per sollevare il motore. Sterzo bloccato e caratteristico odore di incendio elettrico mentre il fumo esce dal motore. Per fortuna, capisco subito cosa è successo: apro il gavone e stacco la batteria. Un corto dovuto al tranciamento dei cavi elettrici del motore (in particolare del trim, non protetto da alcun fusibile), rimasti incastrati fra la tavola ed il motore. La sagomatura della tavola non era tale a consentire al motore di ruotare liberamente quando era sollevato. Maledetta fretta. Nonostante l'assoluta impossibilità di reperire in zona un meccanico ed anche un negozio di ferramenta, nonché la gravità dei danni (tutto squagliato), riuscii a sistemare il tutto ed a proseguire il giro, ma la morale è chiara.