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Sicurezza ed educazione

Occhi sbarrati

Un'esperienza che avrebbe potuto essere tragica

I ritorni serali erano sempre impegnativi. La forte brezza che si alzava nel pomeriggio calava solo verso le otto e, anche se tornavamo a favore di vento, coi nostri piccoli gommoni era dura. Per questo, dividevamo i carichi, imbarcando almeno uno dei nipotini sul nostro gommone, un po' più comodo grazie alla carena in vetroresina. Quella volta era toccato al più piccolo, Andrea (sei anni).

La breve traversata era quasi finita, eravamo entrati nel golfo. Precedevamo il gommone di Franco e Maria di circa 300 metri. Ogni tanto rallentavo e mi voltavo per controllare come se la cavavano.

Un urlo di Flora mi fece arrestare di botto. Era successo qualcosa. Puntai immediatamente verso l'altro gommone, mentre Flora mi spiegava concitatamente che aveva visto Andrea, rivolto verso il gommone del papà, sbarrare gli occhi, si era voltata ed aveva visto qualcosa volare dal gommone del cognato.

Andrea, stretto alla zia, era letteralmente impietrito. Il tempo che impiegammo per coprire la distanza che ci separava ci sembrò lunghissimo. Man mano che ci avvicinavamo, potevamo vedere meglio la situazione. Il mucchietto di stracci che Flora, con la coda dell'occhio, aveva visto volare via era Franco (strappato alla barra per un attimo di disattenzione?), che indossava un ampio keyway. Franco nuotava vigorosamente in direzione del gommone, che continuava a muoversi lentamente. Lo sentimmo urlare alla moglie: "Spegni il motore!" E Maria: "Come si fa?"

Cercammo di tranquillizzare il piccolo: non era successo niente di grave. Finalmente, Maria trovò il bottone della massa ed il gommone si fermò. Maldestramente, Maria cercava, con un remo, di aiutare il marito ad avvicinarsi. Le urlai: "Finiscilo col remo!".

Ci accostammo proprio mentre Maria dava la scaletta d'alluminio in testa a Franco.

La nostra fragorosa e liberatoria risata, in un attimo, sciolse la tensione ed i volti dei ragazzi si rilassarono. Il tutto era durato meno di un minuto. Franco stava bene e anche Maria, comandante per quel minuto, adesso, sorrideva.

Gabriele Orsini ©