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Sabato 15 luglio è finalmente arrivato

La festa del Redentore a Venezia nel racconto di Fausto

L'ostinazione premiata di una comitiva di gommonauti che, nonostante varie traversie, riesce a gustarsi almeno gli ultimi spari in una cornice di incomparabile suggestione.

Sabato 15 luglio è finalmente arrivato. Da un anno attendevamo l'appuntamento. I gommoni erano pronti per la navigazione notturna, la luna era piena. Dopo varie vicissitudini riuscimmo a formare gli equipaggi (tutti colleghi di lavoro), il rancio (insalata di riso, insalata greca, salami e vino a volontà) era perfettamente confezionato e pronto per essere consumato in compagnia degli indigeni lungo una fondamenta della Giudecca.
Il meteo non la pensava come noi !
Lungo la trasferta auto per Chioggia incappammo in una tremenda grandinata che abbassò la temperatura in tutto il Triveneto di almeno 15°. Arrivati allo scivolo di Brodolo (Chioggia) i capitani dopo aver volto le spalle al vento ed aver interpretato il correre minaccioso delle nuvole, decisero che la passeggiata in gommone fino a Venezia era piuttosto rischiosa.
Di li a poco cominciò a piovere con insistenza.
Le colleghe che mai prima avevano visitato Venezia dall'acqua erano alquanto deluse.
Decidemmo di andare a Venezia in auto e, se il tempo lo avesse permesso, di alare i gommoni alla darsena di Fusina.
Coperti i 50 Km che separano Chioggia da Fusina e il tempo non ne voleva sapere di festeggiare il Redentore, un vento fresco e sparute goccioline sconsigliavano gli alaggi.
Da Fusina però si potevano comunque ammirare gli splendidi fuochi artificiali che si sarebbero svolti nella magica laguna. Sì, ma che delusione!
Per ingannare il tempo decidemmo di dar fondo ai viveri sotto un fantastico gazebo nuovo di palla che l'amministrazione comunale aveva installato proprio per noi (?). Avevamo anche le candele accese. Riuscimmo anche a fare amicizia con i vigili urbani che erano li sul posto per tenere a bada la folla di locali che di li a poco sarebbe arrivata.
Prendemmo posto in prima fila sul molo rivolto verso Venezia, la luna nascosta bene dalle nuvole e una temperatura autunnale rendevano l'attesa dell'evento alquanto fastidiosa. Ci voleva qualcosa per scaldarci. Un membro dell'equipaggio dotato di faccia tosta suonò ad una casa e (con la mediazione del vigile) ottenne una minuscola palla per giocare a calcio.
La partitella ci mise di buon umore.
Tornammo sul molo. ........il vento si era calmato! si ma la darsena aveva chiuso gia da un'ora. erano ormai le 22.30 mancava un'ora al primo sparo dei fuochi.
Decidemmo di coronare comunque la trasferta.
Prendemmo le nostre auto con i gommoni al traino ancora asciutti e ci indirizzammo verso uno scivolo in terra battuta che in linea d'aria dista 300 m dal terminal di Fusina ma che via terra dista 10Km!. La strada (o meglio la mulattiera) in mezzo alla campagna era costellata di pozzanghere oceaniche.
Incrociammo dei ragazzini su dei motorini ai quali chiedemmo la giusta "capezzagna" da imboccare per lo scivolo; uno di questi dopo aver frenato bruscamente sulla scia dell'amico che lo precedeva, perse l'equilibrio e rovinò maldestramente nella scolina che costeggia la stradina portando con se lo scooter e i pantaloni chiari freschi di stiro. Sbagliammo strada, il tempo scorreva inesorabile, i primi fuochi già brillavano nel cielo ormai terso.
Trovammo un piccolissimo slargo che poteva permetterci di girare il convoglio e tornare al bivio, ma una coppietta si era appartata con l'auto e impediva la manovra, il collega dotato di faccia tosta bussò timidamente sui finestrini appannati e chiese con garbo di spostare la vettura di qualche metro. La richiesta fu accolta. La ciurma scese tutta dalle auto e comincio ad aiutare i capitani nel difficoltoso dietro_front, l'operazione richiese sforzi notevoli alla "Holer Togni". Finalmente raggiungemmo il dirupo, o scivolo che dir si voglia, sul tratto lagunare del Brenta, alammo in tempo record e ci dirigemmo di gran carriera, bardati in tenuta invernale, verso la Giudecca; i fuochi pirotecnici illuminavano la rotta.
Stanchi,infreddoliti, e un po' in ritardo eravamo riusciti a raggiungere il ponte di barche che il Genio Pontieri per l'occasione getta tra la basilica del Redentore e "le zattere ", ci gustammo in meritato relax gli ultimi spari in una cornice di incomparabile suggestione; i colleghi che non avevano mai visto prima lo spettacolo si prodigavano in entusiastici apprezzamenti.
L'obbiettivo era stato raggiunto, non ci restava che invertire la rotta, imboccare il canale giusto e tornare verso le auto; un ultimo timore angustiava i capitani: se nel frattempo la marea fosse calata troppo ci sarebbe stato impossibile riportare i gommoni sui carrelli. Fortunatamente
tutto andò liscio anche grazie alle robuste corporature dei compagni che aiutarono la povera "Tempra " a risalire dallo scivolo reso viscido dalla pioggia. Tutto e bene quel che finisce bene. Spesso durante la pausa pranzo ricordiamo la notte del Redentore come un'avventura indimenticabile ed incredibile a raccontare.
(Fausto, Aurelio, Lucio, Anita, Alberto, Nicola, Cristina, Gigi, Maurizio, Michela. JoKer Boat 470, Domar Corsair 420).

Fausto Tosato

 

 

 

 

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