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I giubbetti salvagente: ma come li trattiamo?

Considerazioni sull'uso reale dei giubbetti salvagente nei piccoli natanti "da movimento", insostituibili per liberarsi dalla condizione bloccata di bagnante da spiaggia libera o da stabilimento (ombrellone, sdraio, rivista, mazzo di carte).

Giubbetti e borsone

Leggendo le specifiche tecniche, si vede che devono essere immarcescibili, di tessuto resistente, le scritte devono essere indelebili, etc.. E probabilmente lo sono, almeno finchè restano nelle vetrine dei negozi; solo qualcuno, esposto troppo tempo al sole, manifesterà qualche scolorimento.
Al mare cambiano: giubbetti, cinture, giubbotti o stole subiscono mutazioni genetiche.
La classica ingombrante borsa delle dotazioni, con una bella chiusura lampo: per fortuna che i giubbotti sono leggeri! Pesa, invece, l'ancorotto (è il lavoro suo), che, più o meno tutti tirano fuori per trovargli un posto in gommone. Nella maggior parte dei casi finisce appoggiato sul pagliolo in prossimità dello specchio di poppa, con la sua cima che regolarmente finisce sotto i piedi; qualcuno usa una bacinella rettangolare di plastica (possibilmente bucata).
Il resto, cioè bandierina, coso di plastica che, volendo, trasformerebbe un remo in un mezzo marinaio (di dubbissima utilità se servisse per tirare), estintore, tromba da stadio, mucchio di stole, resta rigorosamente nella borsa, che, nei gommoni che ce l'hanno, si sistema sotto il tendalino di prua. E lì, per tutta la stagione, si leva e si mette oppure, fidandosi della guardiania, resta. Pochi ricordano di mettere un po' di vasellina sulla chiusura lampo.
Nessuna ironia o intento critico nel precedente commento. Mi riferisco all'utente tipo: padre e madre sui quaranta scarsi, figli di sei-otto anni.
In effetti, raramente ho visto i ragazzi indossare le cinture, né mai, a suo tempo, in situazione simile, mia sorella o io (all'epoca, due squaletti in acqua, come anche mio padre) abbiamo indossato il giubbetto (ma, a pensarci bene, neanche mia madre, vero "pezzo di piombo", le rare volte che ci ha accompagnato, ha mai indossato il giubbetto). In queste condizioni, indossare il giubbetto non è una misura essenziale di sicurezza: mare calmo, velocità ridotta, navigazione entro i tre-cinquecento metri dalla riva, spostamenti di uno-due chilometri lungo costa per raggiungere una spiaggia un po' più lontana e meno affollata. In tutta onestà mentale, non credo che un genitore che non costringa i propri pargoli ad infagottarsi nel giubbino sotto il solleone per un percorso del genere debba essere biasimato (al contrario, soprattutto se non è il primo a dare il buon esempio, appare più un seviziatore). Penso che la sua attenzione debba essere, invece, massima verso i comportamenti dei ragazzi, sorvegliando che si tengano sempre ben stretti e non corrano mai il rischio di cadere fuori bordo.
Di solito, Santa Pupa fa il suo dovere, ma l'orribile storia di qualche anno fa sulla bambina caduta dal gommone e falciata dall'elica mi fa ancora accapponare la pelle…
Dunque, anche con bambini a bordo, giustificato il disinteresse alla benedetta borsa, disinteresse finalmente manifestato in parte anche dal "Paese legale", con la nuova tabella delle dotazioni obbligatorie.
Attenzione però a non mantenere lo stesso comportamento mano che peggiora mare e vento e/o aumentano la distanza dalla costa e la lunghezza dei percorsi. Man mano, i giubbetti diventano più utili, fino all'indispensabilità.
Stesso gommone, tirato fuori dal lungo sonno della cantina dove è rimasto per otto anni. Il figlio, ormai maggiorenne e patentato, voglioso di immersioni, programma il suo primo viaggio autonomo con gli amici. Direi che in questo caso il padre dovrebbe insistere sui giubbetti e le altre dotazioni.
A quel punto:

1- La borsa non si apre. La salsedine ha bloccato irrimediabilmente la zip (vasellina!).
2- Il tessuto che avvolge le piastre di poliuretano appare sottilissimo e le scritte sono praticamente sparite.
3- I legacci si rompono quando tenta di annodarli.

I giubbetti sono da buttare, come anche l'estintore e la trombetta (sfiatata). Meglio accorgersene a terra. Probabilmente, il genitore, una volta tanto, sgancerà volentieri…

I nostri giubbetti

Da quando abbiamo preso a navigare in coppia (lei armatrice, io capitano), non possiamo dire di averne fatto un uso eccessivo. Abbiamo però sempre messo a disposizione dei nostri ospiti (e talora impostone l'uso) dei buoni giubbetti a stola, ma scomodi ed impaccianti. Alcuni abituè si sono presentati con i "loro" giubbetti, come facciamo noi quando siamo ospiti di amici.
A parte la dotazione di bordo, ovviamente sufficiente per tutte le persone che vogliamo ospitare (dunque, massimo sei, anche se il nostro ultimo gommone ne potrebbe portare dodici), i nostri giubbetti personali sono autogonfiabili con attivazione manuale (non ho fiducia nella pasticchetta di sale e neanche nell'attivazione a pressione), molto comodi, anche se un po' pesanti. E, devo dire la verità, li abbiamo indossati volentieri quando ci siamo davanti situazioni "preoccupanti". Li laviamo, li asciughiamo e li custodiamo con cura, come bisogna fare per tutti i capi d'abbigliamento di buona qualità. Per gli altri, uno stivaggio all'asciutto, un controllo dello stato ad inizio e fine stagione (con lavaggio ed asciugatura). In effetti, a casa, ne abbiamo una quindicina e non abbiamo remore a gettare i giubbetti che consideriamo inefficienti.

Il lavaggio: sapone neutro ed acqua fredda. Asciugatura all'aria

da Ribnet, by John KennethShould I wear a life jacket?