gommoni e gommonautiEsperienze istruttiveResoconti gommonautici homepagehomepage

Esperienze istruttive

Emergenza!

Giorgio, da anni compagno d'immersioni, propone la prima immersione dell'anno a Ponza. E' marzo, il tempo è ballerino, ma la voglia è tanta. Da Liviano Bagaglini, Presidente del club Gli Argonauti di LatinaLiviano, appassionato sub, gestisce un rimessaggio nautico a borgo Sabotino (Foce Verde) ed un 'officina in cui esegue allestimenti personalizzati per gommoni e barche.:

OK. Dedico il venerdì pomeriggio al controllo del gommone, sabato mattina appuntamento a San Felice Circeo.

Sono fiero del mio gommone, un Solemar 7,50, comprato due anni fa d'occasione: ho lavorato tutto l'inverno per installarvi un entrofuoribordo, un Mercruiser da 260 Cv. Considerando l'aumento di peso, mi aspetto prestazioni simili a quelle che avevo prima con lo Yamaha 200, ma pregusto i consumi minori... L'operazione è stata lunga e laboriosa; mi gonfio al pensiero che, probabilmente, solo io potevo farla: ho ridotto il costo della manodopera quasi a zero (grazie, il 90% del lavoro l'ho fatto io), ho risolto le questioni burocratiche, mi sono ricavato un ampio piano a poppa, sul motore. Sì, sono proprio soddisfatto. Ho fatto il pieno: con 300 litri di benzina penso di poter contare su almeno 120 mgl di autonomia.

Gasato, non aspetto Giorgio, gonfiaggio, rapida manovra a retromarcia, gommone in acqua, macchina e carrello parcheggiati regolarmente. Accendo la radio e mi stendo sull'enorme prendisole, godendomi un po' di ancor pallido sole. La giornata non è male; le previsioni danno vento forza 3 da NW, mare poco mosso.
Giorgio, come al solito, è in ritardo, ma si fa perdonare con una busta di ciambelle calde ed una bottiglia di vino d'uva. Mi porta anche un altro passeggero, il che non mi dispiace: lo spazio c'è e le spese si dividono in tre.

Sono le dieci quando, dopo aver caricato l'attrezzatura, con un borbottio sommesso ma che promette tutta la potenza e l'affidabilità del 4 tempi, usciamo dal porto. Un controllo agli indicatori, tutto a posto, via!
No, non è come avevo immaginato, qualcosa non va: il gommone è pesante, appoppato ed il motore non supera i 4000 giri. Porca miseria, di sicuro, devo cambiare l'elica e poi mi sa che ho esagerato con il peso del coperchio. Un amico, al rimessaggio, l'aveva buttata lì: "
ma questo coperchio non sarà troppo robusto?"
Contrariato (eufemismo), mi devo accontentare di 28 nodi di velocità massima e intanto penso a quando imbarcherò un carico maggiore ed alle modifiche necessarie. Ma non voglio perdere il buonumore: Giorgio, che si rende conto del mio disappunto, non parla. E' un amico!

Quando, dopo 40 minuti di navigazione tutto sommato piacevole, ci infiliamo nel passaggio dello scoglio di Gavi e ci si apre la vista della costa ovest di Ponza, quasi tutto è passato: è uno spettacolo che riempie il cuore dopo quasi quattro mesi di lontananza. Magari incontriamo i delfini.

Mi dispiace di non aver portato Dario, 9 anni: a questo punto comincerebbe a saltare felice. Ma è giorno di scuola. Non resto male per il mancato incontro con i delfini: mi sarei quasi sentito in colpa...
Al porto di Ponza la situazione è invernale: i pontili sono accatastati da qualche parte, si vede ben poca gente in giro, solo due bar sono aperti. Per fortuna è aperto il forno: pizza, panzarotti e acqua minerale diventano la nostra cambusa. Il benzinaio è deserto, do un'occhiata all'indicatore del carburante e sorrido, la barretta quasi non si è mossa dal massimo. Almeno per questo le previsioni sembrano essersi avverate.
Dirigiamo decisi verso la Secca di Mezzogiorno, venti minuti. Giriamo un po' in tondo e poi giù l'ancora. Comincia la vestizione.

Il nuovo amico non è molto loquace. Dalla presentazione so che si chiama Luigi. Giorgio mi racconta che ha diciannove anni, è un compagno di scuola di sua figlia e quest'anno si dovrebbe diplomare. L'ha incontrato ieri sera al bar mentre stava giocando la schedina; saputo dell'impresa, ha chiesto di unirsi. Muta ed erogatore sono nuovi fiammanti, le bombole sono invece decisamente vissute. Mi spiega che le ha comprate d'occasione. Gli chiedo se ha esperienza d'immersioni e lui, laconicamente e con espressione vagamente offesa, mi risponde di sì.

Tiro fuori la Nikonos, pregustando la sorpresa di Giorgio. Mi sono fatto un bel regalo di Natale, è la seconda volta che la uso in acqua, ma la conosco a memoria. Rispondo a tutte le domande tecniche di Giorgio, espongo le caratteristiche, carico il rollino e, con orrore, mi accorgo che è inceppata. Stavolta il buonumore è proprio andato. Giorgio tenta di consolarmi, prova a dirmi che non sarà niente di grave, legge il manuale (anche la parte in tedesco, ha lavorato parecchi anni in Germania) ma, alla fine, si deve arrendere all'evidenza: ci deve essere entrata dell'acqua!!! Ma sì, dai, c'è la garanzia! Lo fulmino.

Non ho più nessuna voglia di immergermi. Mi tolgo lentamente la muta, indosso i pantaloni della leggera tuta da ginnastica ed una maglietta, accendo la radio, mi prendo una rivista e mi stendo sul prendisole di poppa: andate voi.

Passo una mezz'ora tormentata, non riesco a concentrarmi sulla lettura, nella mente si affollano eliche, discorsi da fare al negozio dove ho comprato la macchina fotografica, flaps, progetti per alleggerire il coperchio, presentimenti che non c'è due senza tre. Il dondolio del mare mi da fastidio, Ma io non ho mai sofferto il mal di mare! Spengo la musica, accendo il VHF e resto in ascolto: silenzio assoluto. Nonostante il sole, sento un po' di freddo; indosso la giacca della tuta.

Guardo giù, l'acqua è limpida (come al solito): vedo le bolle di uno dei due, è quasi ora di tornare su, mi devo preoccupare? No, non è il caso, vedo che uno comincia a risalire. Giorgio emerge a due metri da me, è un po' affannato, si attacca alla cimetta. Lo prendo in giro sull'età (ha quattro anni pià di me), gli chiedo di Luigi. Mi risponde che erano vicini, gli ha fatto cenno di risalire. Mi passa le bombole e sale a bordo. Gli chiedo a che profondità stavano: 52 metri.

Aspettiamo senza parlare, scrutiamo il fondo, vediamo Luigi che si avvicina sotto il gommone. Dio, sta salendo su come un razzo! Emerge fino alla cintola sollevando spruzzi.
Lo afferriamo con violenza, gli ordiniamo di sganciare le bombole e quasi, volando, lo portiamo in gommone.
Giorgio è rosso come un peperone, io, presumo, viola. Due, tre improperi, poi la domanda retorica: "
ma sei scemo?"
Lui ci guarda stupiti, biascica "
non ho visto più Giorgio ... mi sono preoccupato, l'ho cercato ... poi, col GAV, le valvole... sono partito su a palla...". Giorgio mormora: "la decompressione...". Luigi è ancora imbambolato. Poi, forse, ricorda e fa un gesto spavaldo accompagnandolo con un "Eh..". Reprimo l'impulso di strangolarlo e mi viene quasi da ridere: che l'ammazzo a fare, ci ha pensato da solo!
Piano piano, Luigi si rende conto, ma continua con la sua spavalderia: "
sto bene, non vi preoccupate, non è successo niente, non è la prima volta...". Guardo Giorgio e capisco cosa pensa: se, facendo la fila per quella stramaledetta schedina, gli avesse domandato come andava la scuola, ora non sarebbe stato in questo bel guaio. Giorgio sa che lo incolpo di averci messo anche me. Ma, subito dopo, me la prendo con me stesso: come posso essere stato così stupido? Eppure, era chiaro che il ragazzo non era esperto, avrei dovuto chiedergli il brevetto, avrei dovuto etc. etc..

Sia chiaro, pensieri e parole, non durano più di un minuto o due. Bisogna darsi da fare. Con voce da essere ubbidito senza alcuna obiezione, ordino a Luigi di restare steso sul prendisole di prua e di pregare. Accendo il motore, Giorgio si dà da fare con l'ancora, comincio ad urlare sul canale 16:

PAN PAN PAN
LOCAMARE PONZA
QUI GOMMONE DARIO II
Urge intervento medico, subacqueo in pericolo per mancata decompressione

Ho sempre creduto che la prima volta che mi fosse capitato di chiamare sul 16 con "PAN PAN PAN" mi sarebbe venuto da ridere, ma, in quel momento, il pensiero non mi sfiora. Quello che mi preme è ottenere risposta.
Ripeto il messaggio tre volte mentre Giorgio sistema l'ancora. Ricordando il silenzio radio di dieci minuti prima, verifico che il cavo dell'antenna sia ben collegato. Un dubbio atroce: Dio, fa che non si siano staccati i fili nel connettore. Perché non ci ho pensato prima a controllarli? Ora non è il caso di mettersi a smontare il connettore. Poi mi ricordo che Punta della Guardia scherma il porto di Ponza.

Chiedo a Giorgio di chiamare sul 16 ROMA RADIO che ci faccia da ponte per Ponza.. Punto a tutto gas verso Ponza mentre scruto il viso di Luigi. Mi sembra che abbia abbandonato l'aria spavalda, ne ho la conferma quando i miei occhi incrociano i suoi: è un bambino spaventato. Mi pento dei sentimenti assassini di poco prima e gli domando: "Come ti senti? Puoi muovere tutto?". Risponde di sì.

Una nube ha oscurato il sole, il mare si è un po' alzato.

Giorgio mi chiede di rallentare: ha ottenuto il ponte. Prendo la radio, do la posizione e, mentre spiego la situazione, Luigi urla "non posso più muovere le gambe!". Quanto tempo può essere passato dall'emersione? 5-10 minuti. Pensavo che per avere questi sintomi dovesse passare almeno un'ora. La cosa è veramente seria.
Siamo ormai vicini a Ponza. Lascio i comandi a Giorgio per dedicarmi alla radio. Comunico la novità. La camera iperbarica più vicina è al Policlinico Gemelli a Roma: appuntamento al porto di Ponza, lì troveremo il furgone dei Carabinieri che trasporterà Luigi all'eliporto. Sospiro di sollievo e mi affretto a tranquillizzare il ragazzo; come prima gliela avevo fatta tragica, ora gli spiego che non c'è problema: si tratta solo di arrivare il più presto possibile, è tutto pronto e se la caverà senza conseguenze.

Ancora quindici minuti di navigazione, entriamo nel porto. Caricano Luigi, paralizzato dall'ombellico in giù e partono a razzo. Passiamo in Capitaneria per il rapporto sull'accaduto. C'è un giovanotto in divisa, chiaramente di leva, dietro la vecchia macchina da scrivere. Rispondo alle domande, in una mezz'ora finiamo.

Torna il furgone dei CC; il maresciallo ci comunica che Luigi è partito ed è ormai quasi arrivato. Finalmente mi rilasso, guardiamo l'ora: sono le due e cinquantacinque, non ho fame ed i problemi "tecnici" che prima mi avevano guastato la giornata mi sembrano ridicoli, ma soprattutto ho un gran sonno...

Giorgio sale in gommone, prende la bottiglia di vino (un po' sbattuto, ma genuino) e la consegna al maresciallo: è un regalo simbolico, ma siamo sicuri che verrà apprezzata.

Al ritorno, il mare si è alzato ancora ed impieghiamo più di un'ora, ma soprattutto perché non abbiamo alcuna fretta...

Liviano Bagaglini ©

Nozioni che dovrebbero far parte del bagaglio di conoscenze di ogni pescatore subacqueo dal sito La pesca Subacquea di Massimiliano Volpe.Sicurezza prima di tutto (decalogo del pescasub, Pescasub Maxfox)