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Gommopolemiche: Parchi, riserve marine. Il mare non è di tutti!

In Catamarano nelle acque del Parco della Maddalena

ovvero: Hobie-Cat nel parco? No grazie! cioè: se Atene piange....

Antefatto burocratico-nautico ovvero genesi del Nautocrate - Burocrautico - Buronauta.

Nel Luglio di quest'anno, dopo qualche anno di assenza, ho deciso di ritornare per una breve vacanza nel Nord della Sardegna con al seguito il mio Hobie-Cat 16 (un piccolo catamarano a vela da spiaggia), per esplorare le calette più nascoste e selvagge dell'arcipelago della Maddalena, avendo come punto di partenza un villaggio turistico vicino a Palau. Da diportista mediamente informato, avevo letto dell'istituzione del Parco dell'Arcipelago della Maddalena e della zona di riserva integrale relativa alla famosa Spiaggia Rosa di Budelli.
Non avendo altre informazioni e desiderando conoscere nel dettaglio le varie fasce A, B etc. ed i relativi vincoli alla navigazione ed all'accesso stabilito dall'ente parco, approfittando di un giorno di Maestrale a 40 nodi, mi recavo all'ufficio della Capitaneria di Porto di Palau per avere informazioni al merito. Immediatamente venivo rinviato all'ufficio dell'ente Parco situato presso la stazione marittima di Palau, dove il personale, per quanto gentilissimo, data la peculiarità del mezzo (che, dopo alcuni infruttuosi tentativi di descrizione più accurata, mi limitavo a definire natante a vela non dotato di motore ausiliario) non era in grado di dirmi con esattezza se dovevo o meno pagare la tassa di accesso.Il giorno successivo, (dopo alcune telefonate più o meno fruttuose alla sede dell'ente Parco alla Maddalena), veniva chiarito che i natanti e le derive a vela non dotati di motore ausiliario erano tenuti a pagare la tassa di ingresso ed a portare con se il relativo adesivo dimostrativo. Mi veniva anche consegnata una cartina con riportate le delimitazioni tra le varie fasce, con le relative limitazioni alla navigazione, così come stabilite dall'ente parco stesso,. A questo punto, convinto di avere fatto tutto quanto era necessario per navigare nel rispetto della legge, armavo il mio Hobie cat e mi dirigevo a Cala Portese insieme a mia moglie. Arrivati a spiaggia in tutta tranquillità, dato il modesto affollamento e la brezza leggera, tiravamo la barca in secca. Dopo pochi minuti, arrivava un gentilissimo ragazzo dell'ente parco che ci ricordava che andava tenuta sgombra la fascia di 5 metri dalla battigia al fine di non disturbare il libero transito e le attività balneari, aiutandoci, a tal fine, ad alare la barca. In questo modo tuttavia, essendoci avvicinati agli ombrelloni di un gruppo di locali, ci veniva in malo modo ingiunto di andarcene, non avendo noi nessun diritto ad approdare. Essendo ancora presente il ragazzo dell'ente parco, cominciava una surreale quanto approfondita disanima del regolamento dell'Ente Parco stesso, insieme ad una ordinanza della Capitaneria di Olbia (ord.n.27/2000 Capitaneria di Porto di Olbia, disciplinante l'esercizio dell'attività balneare e, della navigazione da diporto lungo il litorale del Circondario Marittimo di Olbia) di cui solo in questa occasione venivamo a conoscenza.

In base a tale congiunta disanima oggettivamente risultava (nel caso di Cala Portese e delle aree di mare analogamente regolamentate):

1) L'approdo ai natanti a vela nonché l'accesso alla fascia di mare entro 300 metri dalla costa fino alla battigia è consentito utilizzando corridoi di lancio delimitati da apposite boe.
2) Dove non sono presenti boe, e' consentito l'accesso ai natanti condotti a remi.
3) I natanti devono seguire una rotta perpendicolare alla costa durante l'approdo e tenere una velocità inferiore a 3 nodi all'interno della fascia di 300 metri dalla costa
4) Una volta approdato, il natante deve essere posto ad una distanza di almeno 5 metri dalla battigia e non deve recare disturbo ( e/o pericolo) alle attività balneari.

Di conseguenza ci impegnavamo, nell'immediato e nel futuro a:

1) sventare le vele all'ingresso nella fascia a 300 metri dalla costa e procedere fino all'approdo a remi ( di cui ero fortunatamente dotato).
2) Alare il catamarano fino a 5 metri dalla battigia.
3) Procurare di non recare disturbo agli altri bagnanti, sventando o ammainando, se del caso, le vele, rimanendo durnate la sosta a terra sopra il catamarano, al fine di minimizzare l'occupazione della spiaggia ad un rettangolo di 5 X 2,5 metri, corrispondente a quello che avremmo occupato con due teli e due ombrelloni.
Nel frattempo, una unità della Capitaneria di Porto, che passava in vicinanza della costa, al fine di far spostare quanti avevano dato fondo a meno di 50 metri da essa, pur avendoci chiaramente individuato, non trovava niente da rilevare nella nostra condotta.
Il giorno dopo, recatomi in Capitaneria a Palau e fattomi dare una copia dell'ordinanza che regolamentava ulteriormente la navigazione all'interno delle fasce definite dall'ente Parco, ripartivo per altre calette, convinto di essere finalmente in possesso di tutte le informazioni necessarie per essere in regola. Purtroppo con le menti appesantite dalle mille nozioni,
magari maldigerite, non ci avvediamo della nostra tragica trasmutazione in orrende figure mitologiche, credute per troppo tempo estinte in questi mari:
i Nautocrati, anche conosciuti come Buronauti, usi a disperder su ogni lido pagine di misconosciuti ed ermeneutici documenti.

Tragicommedia

Dopo qualche giorno in cui avevamo accuratamente evitato le zone più frequentate, decidiamo di visitare Spargi ed approdiamo, secondo le regole di cui sopra, su una spiaggia di circa 80 metri vicina a Cala Corsara.
Aiutati da alcuni gentili bagnanti, tiriamo in secca il catamarano oltre la fatidica fascia dei 5 metri e lo posizioniamo sopra una berma di tempesta, in modo da occupare uno spazio non altrimenti sfruttabile. Mentre l'intera spiaggia interagisce con "Michelino", un cinghiale maschio semiaddomesticato in cerca di cibo, si avvicina a motore a non più di dieci metri dalla riva un gommone della Polizia Giudiziaria, ( rischiando di ferire i numerosi bagnanti tra cui una bambina di non più di dieci anni) da cui il comandante megafono in pugno grida:

" Ehi, signora, si avvicini !!" ( una dozzina di signore di tutte le età alzano la testa)
" Dico a lei, su quel ..coso! ( Eh si, sta proprio dicendo a noi). Mia moglie afferra il pacco delle ordinanze, leggi istitutive, carte nautiche e del parco, nonché l'attestato di pagamento, e si avvicina, acqua alla vita.
" Si, quale è il probl.."
" Dovete immediatamente liberare la spiaggia e seguirci per il verbale!" sempre con il megafono a meno di dieci metri di distanza..)
" Ma, scusi, ho qui.."
" Lei deve solo eseguire gli ordini!!"
" Ma ci hanno detto."
" Lei non deve parlare! Lei deve ESEGUIRE GLI ORDINI! QUESTA E' UNA OPERAZIONE DI POLIZIA!! "

A questo punto, visto anche che sono passati pochi giorni dai fatti di Genova e non è il caso di eccitare gli animi, zitti e rapidi sbaracchiamo, armiamo la barca e ci accingiamo a salpare. L'intera spiaggia nel frattempo si chiede con che razza di criminali ha condiviso il mare ed il sole fino a quel momento.
Dato che il vento soffia direttamente dal mare ed una barriera pressoché continua di gommoni ed altre imbarcazioni alla fonda lascia libero solo uno stretto passaggio che è occupato dal gommone della Polizia Giudiziaria, sempre a motori accesi a pochi metri dalla riva, mi avvicino per spiegare che ho bisogno di alcuni metri per uscire e manovrare in modo da farmi accostare appena al di là dell'ultima barca ormeggiata.
"Scusi, volevo farle presente.."
"Io con lei non parlo. Lei deve liberare la spiaggia im-me-dia-tam-en-te!!!"
" Ma proprio a tal fine."
" Lei non deve parlare! Lei deve liberare l'arenile subito e seguirci per il
verbale!!"
" Ma è proprio per questo che deve lasciarmi lo spazio di manovra.."
" Senta, Lei ha 2 minuti per seguirci, altrimenti scendiamo a terra ed è peggio per Voi."
Il tutto tra alcune decine di attoniti spettatori di una siffatta chiara dimostrazione di potenza, con i motori accesi e le eliche che girano, un po' in avanti ed un po' all'indietro, a circa 10 metri dall'arenile, nell'acqua meravigliosa della Sardegna, a pochi metri da inconsapevoli bambini, con un senso di irrealtà crescente.
Indossati i salvagenti e finito di armare la barca, grazie all'aiuto di un generoso bagnante, riusciamo a svicolare con velocissimi bordi nei pochi metri a disposizione tra le imbarcazioni alla fonda. Superata l'ultima imbarcazione, svento le vele, fermo la barca ( ci sono circa 5-7 nodi di brezza) ed aspetto. Il gommone rimane a circa 20 metri di distanza.
Allora ricazzo le vele e cerco di avvicinarmi. Il gommone continua a mantenere la distanza. Finalmente rallenta e posso affiancarmi. Ci agganciamo al gommone ad una velocità intorno al nodo.

" Ammaini immediatamente le vele!"
" Mi scusi ma se le ammaino non sono in grado di ritirarle su rimanendo a bordo",( come ben sa qualunque proprietario di Hobie-Cat, N.d.A.), "e siamo a pochi metri dagli scogli."

" Le ho detto di ammainare immediatamente le vele" (stentoreo)
"Come vuole, ma si prende lei la responsabilità se andiamo a scogli.." (il vento è leggermente più forte, ora sono circa 10 nodi.).
" Vabbe', marinaio, agguanta quel cavo là" (lo strallo di prua..)
Incredibile, un'ombra di cedimento nel duro cipiglio del fiero tutore dell'ordine.

" Allora, ora stendiamo un bel verbale e poi voi ve ne andate buoni buoni.."
" Aspetti un attimo, un verbale per quale infrazione?"
" Avete contravvenuto alla Ordinanza n. 27/ 2000 del della Capitaneria di Porto di Olbia, dove all'articolo 2, punto E". (fierissimo cipiglio del granitico tutore dell'ORDINE).
A queste parole i Buronauti che, alimentati durante le vicissitudini precedenti, chiedevano solo di ridestarsi, ululano nei nostri cuori e ci spingono a contorte e perfide elucubrazioni, con il supporto di oscuri testi sconosciuti ai più e tuttavia fonte di arcane conoscenze.
" Guardi che l'articolo 2 vieta la navigazione a natanti non condotti a remi all'interno della fascia destinata alla balneazione", interviene mia moglie, copia dell'ordinanza alla mano, "noi non stavamo navigando, eravamo sulla terraferma! E siamo comunque dotati di remi".
Dopo una breve pausa il tutore dell'ordine insiste, con voce più incerta.." hmmm, comunque all'art. 4, punto a, è chiaramente vietata la sosta sulla spiaggia di natanti da diporto."
"Alt! Noi non eravamo sull'arenile, dato che il mezzo era stato alato sopra una berma di tempesta, fuori dall'arenile, in ogni caso eravamo oltre la fascia di 5 metri dalla battigia, né poteva essere considerata una sosta, dato che le vele erano issate, sia pur sventate e con le scotte disarmate e che non avevamo abbandonato il mezzo. Tecnicamente questa è definita come una fermata e non c'è divieto di fermata in quella Ordinanza."
"..Hmmmm già già . certo se la si mette in questo modo.." (incredibile come una granitica certezza può scomparire in così breve tempo) "in ogni caso se tutti facessero come voi... vabbe, via, sapete cosa vi dico? Arrivederci, buone vacanze e...non fatelo più".

Epilogo dolceamaro

Dopo queste ultime parole ci lasciano andare, ( non senza un "che facce lunghe, suvvia sorridete un po'!").
Ci sentiamo:
- Contenti per lo scampato pericolo
- Amareggiati (a dir poco) per il trattamento da criminali incalliti e comunque ignaro dei più elementari diritti del cittadino
- Sconsolati per la chiara dimostrazione di scarsa consapevolezza delle leggi e delle Ordinanze da parte di chi sarebbe preposto a farle rispettare.
- Soprattutto: STANCHI di combattere per fare valere il diritto di usufruire del Parco in un modo che riteniamo quello a più basso impatto possibile per la natura ( per non parlare del divertimento..), mentre ogni giorno rischiamo di essere travolti da ville di lusso galleggianti che sfrecciano a 30 nodi là dove i limiti sono di 6.
Il giorno successivo troviamo una caletta assolutamente nascosta alla vista dal mare nell'Isola di S. Stefano, (in una zona comunque non proibita, vicino ad un fanale), dove come dei carbonari ci godiamo il mare ed il sole in totale solitudine (alleluia!).
Conclusione: Per tutti coloro che volessero navigare con un natante a vela nelle acque del parco: raccogliete tutta la normativa e la cartografia necessaria, abbiate pazienza e nervi saldi, tenete duro, fate valere i vostri diritti, cercate di convincere i tanti gommonauti e tutori dell'ordine disinformati che non siete dei criminali. Per parte nostra l'anno
prossimo andremo in Corsica.

Pietro Cambi

Pietro ci ha inviato un foto storica per inquadrare cosa e' un kata: spiaggia di Riva verde, vicino a Piombino, giugno 1993, un amico in spiaggia con Nikon con tele da 300 più duplicatore... brezza termica di 15 nodi e salto su ondina (si vede in primo piano, velocità circa 10 nodi..)...equipaggio in scivolata (Pietro al timone).... sono andati avanti in
quella stranissima posizione impennata per un bel po' di secondi..... Autore della foto: Francesco Vigiani.