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L'allucinante tappa Lefkada-Preveza

Mi fido del tuo giudizio

Non c'è da stupirsi se la costa est e sud dell'isola di Lefkada è così nota turisticamente. A parte la bellezza del mare ed il gran numero di isole e isolette, le montagne creano una bella barriera al Maestrale, che genera al massimo giornate molto ventilate ma non alza onda. Ovvio che, in quei giorni, uscendo dal canale di Lefkada, il maestrale si sfoghi in quel tratto di mare su cui può liberamente soffiare. Anche Flora, che si occupa poco di queste cose, aveva ben chiaro cosa ci aspettava quando espressi la decisione di muoverci da Kariotes per proseguire la nostra piccola crociera verso Nord. Ha anche imparato che, se si comincia con rabbiose raffiche di vento alle sette di mattina, durante il giorno le cose non possono che peggiorare.

Fummo perciò quasi sorpresi che l'uscita dal canale non presentasse grossi problemi. Il vento era sì forte ma le onde, tutto sommato, erano più basse di quello che ci aspettavamo.
Avendo trovato il ponte girevole aperto, eravamo seguiti da una decina di cabinati a vela. Senza sforzo potevamo fare 15-16 nodi.

Progressivamente però le onde crescevano ed erano sempre più frequenti i "salti nel vuoto". Quando le onde arrivarono al valore critico di tre metri (so che a Flora cominciano a fare una certa impressione quando raggiungono quell'altezza), dopo aver buttato là la considerazione che il gommone è come un tappo di sughero, le feci la domanda di prammatica:

"Che facciamo? Torniamo indietro?".

Da brava moglie e mozzo: "Mi fido del tuo giudizio. Se pensi che si possa andare, andiamo".
La sua fiducia in me mi riempie sempre d'orgoglio. Sarebbe triste darle la prova che è mal riposta. Forse Flora proprio su questo contava (per tornare indietro). Ma avevamo fatto già un paio di miglia, ne mancavano tre e, a quel punto, anche tornare (come avevano già fatto le barche a vela) non era neppure simpatico.

La mia decisione: Tirem innanz!

Il vento continuava ad aumentare. La guida era diventata parecchio impegnativa, con continue accelerazioni e decelerazioni per affrontare le onde sempre più alte, mantenendo la planata. Per respirare senza bere gli spruzzi che ci investivano ci dovevamo voltare. Insomma, chi ci è capitato, sa bene che sono momenti in cui ci si propone di passare le prossime vacanze in campagna… In sostanza non ero particolarmente preoccupato; finché il motore avesse fatto il suo dovere, sentivo che il mezzo era perfettamente in grado di affrontare quel mare. Il punto era che - da diportista di buon senso come qualche volta cerco di essere - sapevo che era stupido affrontare quel mare (potendolo evitare), ma anche che dovevo conoscere meglio il mezzo, le sue reazioni ed i suoi limiti e che quella era un'ottima occasione per farlo senza correre grossi rischi, data la buona conoscenza dei luoghi e la ridotta distanza dalla costa.

L'ingresso a Preveza è cosparso di scogli non affioranti, che non danno problemi ad un gommone; le barche a vela devono invece seguire un preciso percorso. Non riuscivo però a togliermi dalla mente l'immagine di un cavo d'onda che scopriva uno scoglio, perciò decisi di seguire lo stesso percorso delle navi, passando da nord. Nessun problema per la virata ma, col vento in poppa, il rischio di infilare la prua era molto reale e decisi che non era proprio il caso di "surfare".

Percorso forzato

Mantenendoci rigorosamente sulla cresta dell'onda, ci infilammo fra le boe di segnalazione dell'ingresso e poco dopo eravamo nelle acque calme - nonostante le furiose raffiche di vento - del mare interno di Preveza, zuppi come pulcini.

Dopo aver ormeggiato - chissà perché - Flora volle stare quindici minuti stesa sul prendisole senza dire una parola. Si riscosse solo quando capì che le stavo domandando se voleva proseguire direttamente per Parga.

Decisamente non sa stare agli scherzi!

Ovvio che, anche se non è il massimo, dormimmo a Preveza. Il giorno dopo il mare non era affatto bello: onda lunga e vento fin dal mattino in aumento, ma non avemmo grosse difficoltà, salvo le ultime 5-6 miglia, ad arrivare a Parga. Qui era chiaro che dovevo dare a Flora un po' di riposo o stare pronto ad affrontare una seria crisi coniugale

Gabriele Orsini ©