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Chi se li ricorda?

La memoria di Enrico D. per una carrellata dei motori fuoribordo spariti

- Carniti - : Secondo la mia opinione, il miglior marchio italiano in assoluto! Lottò alla pari con i maggiori prodotti americani senza sfigurare sia sul mercato nazionale sia, soprattutto, sui campi di gara ( mai sentiti nominare i bisiluro di Pennati..?).

Colpita a morte dalla crisi energetica del'74, pur con una gamma di prim'ordine ( fu la prima Casa al mondo ad autorizzare la miscela all'1% e tra le poche a proporre motori Diesel) ), fallì nel 1980 dopo una lenta agonia come OMAB-Carniti .

Tutto il materiale (macchinari, stampi, progetti) mi risulta sia stato rilevato da Selva ... e penso che la cosa abbia contribuito non poco ai successi e al "Know-How" nelle corse che oggi può vantare il marchio valtellinese.

Sinora non sono riuscito a trovarne neppure uno da restaurare e tenere, anche se mi piacerebbe tanto riuscirci (magari il 4 hp azzurro o il 30 500 cc a due carburatori).... se qualcuno sa chi ne ha uno , anche da buttare, mi contatti...

- Ducati - : Negli anni ''70, durante la gestione VM, la Ducati, per contrastare la crisi del mercato motociclistico, tentò, tra le altre, anche la via del fuoribordo.

Il primo modello fu un piccolo monocilindrico di 5 HP, battezzato "CUCCIOLO", come il suo fortunato micromotore 4T degli anni '40.

In seguito gli furono affiancati tre bicilindrici di 10-15-20 hp, che per tutta la loro vita commerciale furono afflitti, oltre che da un'estetica decisamente poco felice, da cronici problemi di carburazione e di affidabilità in generale.

L' ultimo modello prodotto, il piccolo " Bambi " da circa 3Hp, non fece quasi in tempo ad essere distribuito alla rete di vendita prima della chiusura.

L'intera gamma, infatti, sparì dal mercato all'inizio degli anni '80 .... senza lasciare rimpianti.

- Piaggio - : Una delle realizzazioni nautiche di maggior successo è finita nel 1966 con l'alluvione dell'Arno; peccato perchè, il MOSCONE, nato come copia del Johnson TD, si era poi sviluppato secondo un progetto indipendente, con spunti interessanti!

In particolare l'ultima versione, con posizione di folle ed acceleratore a manopola, fu un ottimo prodotto, con finiture accurate; gli unici limiti erano legati al tipo di alluminio usato, di qualità non eccelsa per l'uso in acqua salata, e al "peccato originale" di una pompa acqua ad eccentrico che provocava rapida usura del paraolio e della bronzina; La carenza di questo ricambio è stata di fatto l'unica reale causa dell'estinzione degli esemplari circolanti.

La Piaggio dell'era Fiat ha di fatto rinnegato il suo passato, tanto che oggi nel sito del museo Piaggio il Moscone solo è citato " en passant" senza che gli sia dedicata neppure una foto.

- Whitehead -: ovvero l'occasione persa!

La Fiat per il suo ingresso nel mondo della nautica, anzichè rinverdire la positiva esperienza Piaggio, si affidò alla Gilardini di Livorno, che evitò di mettersi in concorrenza diretta con gli altri marchi, decidendo di percorrere l'originale strada del motore "essenziale":

Leggeri, semplici ma anche rumorosi e sbatacchioni, gli Whitehead 6 e 12 si caratterizzarono per la regolazione in altezza del gambo e la totale assenza di carenatura del blocco motore;

Anche per il 20 hp, tecnicamente molto convenzionale e singolarmente simile al contemporaneo Selva, si volle andare controcorrente, adottando una veste estetica quantomeno sconcertante.

Volendo proporsi come il nuovo Seagull, si sperava almeno che sotto l'aspetto dell'affidabilità i progettisti avessero preso esempio dal Moscone, ma purtroppo non ho mai sentito di uno Whitehead (escluso forse il piccolo 5 Hp) che abbia funzionato per più di 10 ore senza problemi!

- Bundy - : Marchio italiano ( ma secondo alcuni a capitale americano ), la Bundy Marine appaltò alla Innocenti all' inizio degli anni '60 la produzione di una gamma ex-novo di fuoribordo di media potenza, il cui styling fu disegnato addirittura da Ghia:

Due i modelli commercializzati: un 16 hp/300cc ed un 30 hp/500 cc, che tra i due fu sicuramente il più diffuso.

Andava infatti ad inserirsi tra i modelli "Top" che ancora era possibile condurre senza patente, all'epoca legata alla cilindrata.

La parte termica ed il piede, frutto di un progetto originale dell' Ing. Torre, mostravano una chiara ispirazione OMC, mentre il gambale riprendeva lo West Bend.

Il marchio Bundy, (esportato anche in USA!) scomparve intorno al 1965 e ben presto anche i pochi esemplari circolanti furono fermati dalla carenza di ricambi......

- Squalitalia - :

Prodotta dalla Motonautica Bellanese, questa linea di fuoribordo da 2 a 7 Hp, economici e di poche pretese, molto simili ai contemporanei MAC e Delfino, fu presente sul mercato negli anni '60-'70 con i due marchi "Squalitalia" e "Swallow".

La MB utilizzava gruppi termici monocilindrici raffreddati ad aria di origine Tecumseh, costruiti su licenza dalla Aspera di Torino

Difficile trovare un valido motivo per giustificare l'interesse per questi fuoribordo che non fosse il prezzo più che competitivo .....

- Mac - : Anche la CastelMac era entrata nel mercato dei fuoribordo con prodotti economici, derivati da motori per tosaerba ( probabilmente gruppi termici Tecumseh montati su gambali custom );

All'inizio degli anni '70 però tentò un clamoroso salto di qualità progettando il Mac 10 Wankel a pistone rotante; il progetto si presentava sulla carta molto interessante, e sembra ne sia stata studiata anche una versione con rivoluzionaria propulsione Subjet.

Anche per questo marchio, purtroppo, la crisi energetica del '74 fu fatale e quello che rimane l'unico fuoribordo rotativo della storia fu stroncato sul nascere.

C'è ancora un prototipo del Wankel che tuttora naviga dalle mie parti, ma finora non sono riuscito a contattarne il proprietario per poter acquisire foto ed informazioni....

- Seagull - : Ovvero l'icona stessa del fuoribordo: uguale a se stesso per quasi mezzo secolo (solo negli ultimi anni fu adottato il serbatoio in resina in luogo di quello metallico e l'avviamento SIMPLEX a riavvolgimento automatico); elica a 4, 5, 6 pale e nessuna retromarcia sono altri tratti distintivi di questi veri "muli" del mare.

" Quel che non c'è non si rompe" era il loro motto, e, considerato che quel poco che c'era era fatto molto bene, si comprende come i Seagull godano tuttora di una fama di indistruttibilità difficile da scalfire...

La loro vita commerciale in Italia fu tormentata negli ultimi anni da frequenti cambi di importatore, data la ormai scarsa appetibilità di questi veri "dinosauri" .......

Selva privò il marchio di una dignitosa fine in dissolvenza, utilizzandolo con il suffisso "SPORT" per una propria effimera e poco apprezzata linea "entry level" ... Quasi come usare il marchio Leica per una "Usa e getta" !

- Scott / Mc. Culloch - : Scott-Atwater fu una ditta molto innovativa nel periodo '40-60 in USA ; fu la prima a presentare una gamma completa di modelli con invertitore e a lanciare la pompa di sentina incorporata ( il famoso " Bail-A-Matic"), idea in tempi successivi ripresa da Crescent.

Intorno al 1960 fu acquisita dalla Mc-Culloch, che per quasi un decennio investì parecchio nel marchio, sviluppando sia la gamma commerciale che alcuni modelli "racing"; nel 1964 il marchio Scott fu abbandonato e nel 1969 anche la Mc Culloch si ritirò dal mercato.

- West Bend - : Nato come costruttore conto terzi, si presentò sul mercato con il proprio marchio negli anni ''50-60, proponendo una gamma completa, importata anche in Italia a cavallo del 1960;

Acquisita nel '66 da Chrysler, fu nell'84, in seguito alla crisi del settore auto di questa, ceduta alla US Marine che cambiò il logo in "FORCE" e a sua volta poco dopo la cedette alla Brunswick (Mercury)...

Per inciso dirò che l'impegno progettuale durante tutti questi passaggi fu minimo, limitato allo sfruttamento dei progetti originali West Bend ....

Ora la FORCE produce motori venduti in package con le imbarcazioni del gruppo Brunswick, derivati dagli originali WB ma con più moderni piedi Mercury e non più importati direttamente in Italia.

Suo è comunque lo sfortunato Mercury 25 Lightning tre cilindri, ottenuto aggiungendo un cilindro all'ex 15 Chrysler e che visse da noi una sola breve ed oscura stagione ( come mai ? ).

- Crescent, Penta - : Prodotti ad Uppsala, in Svezia, questi motori si distinsero per la buona qualità ed il prezzo decisamente elevato.

Negli anni '60 il marchio fu inizialmente reso famoso dal 4 hp monocilindrico con travaso a ciclone.

Tutti o quasi i gommonauti italiani "impegnati" degli anni '70, invece, ricorderanno di aver avuto un 40 hp VOLVO tricilindrico 500 cc a poppa.

I modelli intermedi si distinsero infine per caratteristiche esclusive come l'invertitore a manopola e la pompa di sentina automatica.

Curiosa fu la continua evoluzione del marchio: Agli iniziali "Crescent Marin" e "Monark" si affiancò a meta anni '60 il "Penta", divenuto presto "Archimedes-Penta"; a inizio '70 si ebbero "Archimedes" e "Crescent" che infine si riunirono nel '75 in "Volvo Penta".

Dopo la chiusura del reparto fuoribordo nel 1979, fu tentato un rilancio con il marchio tedesco "SOLO", che però si esaurì nell'arco di una stagione.

- Tomos - : Marchio yugoslavo di motocicli, entrò in campo nautico a metà degli anni '60 proponendo un unico modello di 4 hp, commercializzato anche con il marchio Konig, largamente ispirato al Crescent di pari potenza e come questo di ottima qualità.

Offerto ad un costo competitivo, il motore riscosse buon successo, al punto che la Tomos negli anni '70 decise di provare ad uscire dalla nicchia dei piccolissimi ampliando la propria gamma con due modelli da 10 e 18 hp; tozzi e poco attraenti, furono di fatto ignorati dall'utenza e non consentirono al marchio di diffondersi come forse avrebbe meritato; il settore nautico fu smantellato nella seconda metà degli anni '90.

- Gale - : Rappresentava la terza gamba dell' OMC, quella più "povera".

I suoi fuoribordo in genere derivavano da modelli dismessi da Evinrude e Johnson ed erano destinati al mercato degli "economici" o ad essere rimarcati con le sigle di grandi catene commerciali;

Ciò non toglie che l'estetica risultasse più moderna di quella dei contemporanei cugini di più alto lignaggio e che alcuni modelli risultassero particolarmente interessanti, come il 15 hp

Di produzione esclusivamente americana ( mentre Evinrude e Johnson erano montati in Belgio), furono importati in Italia tra il '60 e la chiusura dello stabilimento, avvenuta nel '63;

Negli anni successivi un paio di modelli ( 15 e 60 Hp) sopravvissero nella gamma Evinrude, offerti come motori da lavoro ......

- MOTEC - : E' storia di ieri, ma non possiamo ignorare i fuoribordo dell'Est: risale a pochi anni fa il tentativo di un imprenditore lombardo di importare i fuoribordo russi VOLGA.

Per quanto ne so, l'impresa non è mai decollata, nonostante il costo estremamente concorrenziale, però sarebbe interessante sapere se e quanti Motec circolano nelle acque italiane (e con quali risultati).

Di questi motori, di cui peraltro conosco molto poco, è curioso osservare come il sistema di sospensione del gambale sia del tipo a molle, anzichè a tamponi di gomma, e risulti pressochè fotocopiato nei minimi dettagli da quello del Fleetwin Evinrude del 1955.

Confesso che, se avessi potuto buttare un paio di milioni a fondo perduto, ne avrei acquistato sicuramente uno se non altro per curiosità .....

- Franchi - : per completare questa carrellata sui motori scomparsi dal mercato e dai mari italiani, manca un riferimento ai fuoribordo Franchi, costruiti negli anni '60. Purtroppo, di questo marchio so soltanto, grazie alle confidenze di un ex-concessionario, che esistevano due modelli di 8 e 16 hp e che esteticamente ricordavano gli Oliver americani (mai importati in Italia).

So comunque che ne esiste almeno un esemplare intatto presso lo show room di un negozio di nautica della mia zona, per cui cercherò quanto prima di ottenere il permesso di riprendere qualche foto.

Per ulteriori flash di ricordi e qualche foto, contattate il sito oppure l'autore Enrico D.