Dati tecnici:
Lunghezza: 6 Km a/r
Difficoltà: bassa
Durata: 3 ore
L'itinerario “degli
Ulivi” permette di apprezzare le caratteristiche più notevoli che il
paese presenta: il mare, i verdeggianti ulivi, i paesaggi mozzafiato nonché la
tipicità delle strutture architettoniche.
Partendo dalla piazza
del paese si intraprende una dolce discesa tra le viuzze del paese, talvolta stretti budelli, talaltra naturali punti
panoramici sul mare.
Si arriva alle pendici del paese dove si scorgono lo
splendido e imponente Palazzo Ciaccio
e i resti di un Convento francescano,
risalente al 1500.
Ai piedi della torre
campanaria dell'impianto religioso, dopo aver ammirato lo spettacolare
paesaggio che un tempo costituiva sottofondo alle preghiere dei monaci o, più
tristemente, annuncio delle scorrerie saracene, si intraprende la vera discesa
al mare.
La stradina lastricata detta “chiusa” ci immette in una serie mai interrotta di Ulivi
secolari che, chiudendosi sopra le nostre teste, formano un grande arco
generatore d'ombra e di splendidi giochi
luminosi.
Per descrivere lo scenario al meglio è quanto mai
opportuno citare le parole di Ungaretti,
il quale osservando Pisciotta dal mare lo vide diviso in tre fasce, case
costruite con “grandi arcate”,
ulivi “sparsi come pecore a frotte”
e case di pescatori, tanto bianche da sembrare “tornite
dall'aria in peristili”.
Le grandi arcate caratterizzano i numerosi palazzi
nobiliari del borgo medioevale dal
quale siamo partiti, gli ulivi secolari sono il contorno alla discesa sul mare,
le case di pescatori costituiscono la marina verso la quale andiamo.
Immersi nel verde costeggiamo un lungo vallone formato dallo scorrere di un tipico fiumiciattolo
cilentano a regime torrentizio fino ad arrivare alle prime case della Marina
di Pisciotta.
Riprende per un po' il magico alternarsi di viuzze e
strettoie che ci fa giungere sul lungomare.
Qui la vista è mozzafiato, non riuscendo lo sguardo ad
ammirare interamente lo speccio di mare che va da Capo Palinuro a torre “la
Punta”, nei pressi della lontana Acciaroli.
Si tratta del famigerato Golfo Velino, teatro delle attività marinare dei Focei,
delle vacanze di Cicerone, Bruto, Augusto,
nonché scenario del filosofare del grande e misterioso Parmenide.
Mitigata
l'estasi dell'impatto iniziale percorriamo il lungomare e giungiamo alla spiaggia
della “Acquabianca”, e non v'è da aggiungere nulla dato il nome alla
nitidezza delle acque, dove camminiamo sulle tipiche “agliaredde”,
le pietre levigate dal mare che sulla costa cilentana si alternano alle spiagge
dorate e sabbiose.
Queste ci portano alla torre costiera che funge da giro di boa.
Si tratta di una fortificazione cinquecentesca, contro le
incursioni saracene, come se ne trovano a decine su queste coste, un tempo
funestate terribilmente.
La fontana d'acqua
dolce che scorgiamo ai suoi piedi ci suggerisce una pausa dettata non dalla
stanchezza ma dalla voglia di godere appieno di quest'incanto.
Il clima mite suggerisce un salutare bagno nel placido mare ed allora i sensi sono davvero
appagati in ogni senso.
C'è tempo per percorrere la
strada del ritorno e risulterà inevitabile attardarsi i questo vero e proprio paradiso
terrestre.