MUSSOLINI PRIGIONIERO A LA MADDALENA

Cronaca del Dott. Aldo Chirico testimone oculare. 

IL DUCE DEL FASCISMO A LA MADDALENA

La prigionia di Mussolini a Villa Webber (7 agosto - 27 agosto 1943)

1) LE VISITE DI MUSSOLINI A LA MADDALENA

2) L'ARRESTO A ROMA ED IL SUCCESSIVO TRASFERIMENTO A LA MADDALENA

3) "IL TEMPO DEL BASTONE E DELLA CAROTA" E L'AMMIRAGLIO BRIVONESI

4) MUSSOLINI A VILLA WEBBER

5) ALT! COL FUCILE E MITRAGLIATORE

6) LA VILLA WEBBER

7) IL PRIMO GIORNO DI PRIGIONIA

8) LA CRONACA QUOTIDIANA DELLA MIA PRIGIONIA

9) 9 AGOSTO

10) MUSSOLINI "DEFUNTO"

11) 13 AGOSTO

12) 14 AGOSTO: IL GENERALE POLITO

13) "....SENZA BIANCHERIA!"

14) "LA PRIMA LETTERA INVIATAMI DA MUSSOLINI"

15) 15 AGOSTO

16) 16 AGOSTO

17) LE VISITE DEL PARROCO MONS CAPULA

18) I TENTATIVI DI LIBERAZIONE

19) IL CAP. SKORZENJ

20) IL CAPITANO SKORZENJ IN AZIONE

21) IL DONO DI HITLER

22) IL RINGRAZIAMENTO DI MUSSOLINI

Mussolini visitò, nella sua qualità di capo del governo, ben tre volte La Maddalena. La prima volta giunse nella mattina del 10 giugno 1923 (in bombetta e in abito scuro) a bordo dell'esploratore "Brindisi"; sbarcò nel pontile di Piazza Comando e di quì in auto proseguì per Caprera. Al ritorno visitò il Comune, dove gli venne offerto un ricevimento alla presenza di tutte le autorità civili, militari, politiche e religiose. Ecco quanto egli scrive a riguardo al paragrafo 8 dei suoi "Pensieri pontini e sardi": "la Mia prima visita a La Maddalena risale a 20 anni fa. La compii al ritorno da Caprera, dove avevo visitato la Casa di Garibaldi e reso omaggio alla sua tomba. Allora invidiando la pace e la solitudine di questi luoghi; oggi invece ne sono arcistufo".

La seconda visita ebbe luogo il 10 giugno 1935; in divisa della milizia, accompagnato da Ciano e Starace. La terza il 10 giugno 1942, in divisa di comandante supremo delle FF.AA.

Mussolini fu il quarto dei "Grandi" che legarono il loro nome alle vicende della città dopo Napoleone, Nelson e Garibaldi.

L'arresto a Roma ed il successivo trasferimento a La Maddalena

Alla caduta del fascismo, 25 luglio 1943, Mussolini venne arrestato e trattenuto per tre giorni nella caserma Allievi Carabinieri di Roma, di cui era Vice Comandante di cui era Vice Comandante un mio cugino, il Ten. Col. Ettore Chirico. Il 28 luglio, accompagnato dall'Ispettore di P.S. Polito (lo sresso che presiedette allo sfollamento obbligatorio dei civili di La Maddalena nel giugno del 1940, epoca in cui ero Podestà) Mussolini venne trasferito in auto da Roma a Gaeta, dove era atteso dall'Ammiraglio Maugeri. Imbarcato sulla Corvetta "Persefone", giunse all'isola di Ponza lo stesso giorno. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto il "Prigioniero" venne imbarcato sul caccia "Pantera", ricevuto dall'Amm. Maugeri e trasferito nella nostra città; dove giunse esattamente alle ore 15,30 (ora legale dello stesso giorno 10 agosto). il "Pantera" gettò le ancore nella rada prospiciente la ex Batteria Padule, ad un chilometro dal centro abitato. Mussolini non giunse inaspettato a La Maddalena: buna parte della cittadinanza era venuta a conoscenza del suo arrivo almeno 24 ore prima, ed in modo molto semplice. Gli operai della rete telefonica avevano ricevuto ordine dal Comando Marina di installare d'urgenza una linea telefonica diretta tra Villa Webber e l'ufficio dell' Ammiraglio, senza deviazione alla cabina centrale come avveniva per tutte le linee di piazzaforte. Da questo ordine "Particolare" di lavori, la cui anormalità non poteva sfuggire ai telefonisti, alla convinzione del prossimo trasferimento di Mussolini da Ponza a La Maddalena il passo fu breve; e la previsione ebbe immediata conferma.

Era allora Comandante Militare Marittimo della Sardegna, con sede a La Maddalena, l'Ammiraglio di divisione Bruno Brivonesi. Il sette Agosto, dunque, tutti sapevamo dell'arrivo in giornata di Mussolini, ma non fu possibile apprenderne l'ora. Oggi se ne conoscono le ragioni: il grosso mare di maestro aveva ostacolato la navigazione del Cacciatorpediniere e non aveva permesso di pronosticare con esattezza l'ora di arrivo.

Il semaforo di Guardia - Vecchia segnalò la presenza dell ex caccia francese mezz'ora prima, al largo del faro di Capoferro, dandone immediata comunicazione all'Ammiraglio.

Tre auto partirono dalla sede del Comando Marina con gli Ammiragli Brivonesi e Bona ed i rispettivi aiutanti di Bandiera, dirigendosi alla volta della batteria Padule. Dopo alcuni minuti di attesa un motoscafo con a bordo l'Ammiragli Brivonesi ed il capitano dei Carabinieri Marras si staccò dal molo della batteria e si portò rapidamente a fianco del caccia. Suula plancia erano già in attesa l'Ammiraglio Maugeri e Mussolini, che indossava un abito scuro. E significativo rilevare che Mussolini rispose al saluto militare dell'Ammiraglio Brivonesi con uno sguardo torvo e quasi sprezzante.

Ecco ora, a riguardo (e noi lo riferiamo senza alcun intento polemico, ma unicamente a conforto del dettato storico) cosa lo stesso Mussolini dice nel suo diario, iniziato a Ponza e ultimato a La Maddalena, Il tempo del bastone e della carota" (pag. 22 e 23) "Storia di un anno Ott. 42 - Sett. 43" pubblicato anche nel supplemento del "Corriere della Sera" n° 190 del 9 - 8 - 1944:

" IL TEMPO DEL BASTONE E DELLA CAROTA " E L'AMMIRAGLIO BRIVONESI

Questo Ammiraglio (Bruno Brivonesi) - sposato ad una inglese, aveva subito un procedimento per la distruzione di un intero convoglio di ben sette navi mercantili,, più due unità da guerra; convoglio importantissimo, scortato da ben 12 unità da guerra, fra cui due "10.000" ed affondato al completo da 4 incrociatori leggeri inglesi, con pochi minuti di fuoco, senza che questi subissero la minima perdita. L'inchiesta _ condotta dall'Autorità della Marina con evidente negligenza - non portò che a sanzioni di carattere interno contro questo ammiraglio, direttamente responsabile della perdita di dieci navi e di parecchie centinaia di uomini. Gli fu tolto il comando e, dopo qualche tempo, assegnato ad un comando territoriale a La Maddalena". Ciò spiega - e lo dice Mussolini stesso nel citato diario - il perchè "L'incontro non poteva essere e non fu molto cordiale", e spiega altresì il comportamento, duro e distaccato, dell'Ammiraglio Bruno Brivonesi nei confronti del "Suo" prigioniero.

MUSSOLINI A VILLA WEBBER

Le operazioni a bordo si svolsero rapidamente, tanto che dopo pochi minuti il motoscafo si poteva ormeggiare alla banchina della batteria Padule. Erano con Mussolini, oltre all'Amm. Brivonesi ed il Cap. Marras, gli ufficiali dei Carabinieri che lo avevano scortato da Ponza, il ten. Col. Meoli ed il cap. Di Lorenzo ed il Maresciallo della stessa arma Antichi. L'"Ospite" fu ricevuto dall'Ammiraglio Bona che salutò militarmente, sull'attenti, Mussolini; il quale, a sua volta, ricambiò stringendogli la mano (gesto che non compì con l'Ammiraglio Brivonesi), Mussolini prese immediatamente posto nella prima vettura, avendo alla sinistra lo stesso Amm. Brivonesi mentre il Col. Meoli sedette a fianco dell'autista. Nella seconda macchina presero posto l'Amm. Bona e gli Aiutanti di Bandiera; nella terza, gli Ufficiali dell'Arma al seguito. Il corteo delle auto si diresse rapidamente alla Villa Webber di cui cosi dice Mussolini nel precitato diario: " la villa nella quale sono stato condotto apparteneva ad un cittadino inglese, tale Webber, il quale, caso strano! fra tutte le località del mondo dove avrebbe potuto stabilirsi, aveva scelto proprio l'isola più arida e solitaria tra tutte quelle che circondano al nord la Sardegna. Intelligence service? Forse".

ALT! COL FUCILE MITRAGLIATORE

Sin dal marzo 1943 ero sfollato nella mia casetta di campagna confinante con la Villa Webber. Lo stesso giorno dell'arrivo di Mussolini decine di agenti in borghese ed in divisa invasero la mia proprietà rivolgendomi le domande più varie e tutte improntate ad una voluta ingenuità. Un altro centinaio di agenti, Carabinieri, Metropolitani, si scaglionò a semicerchio sulle colline che circondano la villa, assicurando così un servizio di guardia impenetrabile. Particolarmente vigilata era la strada che si prolunga verso le batterie di ponente: Punta Tegge, Nido d'Aquila, Carlotto. Dovendo svolgere le mansioni ambulatoriali all'alba e al tardo pomeriggio, (l'esperienza aveva dimostrato che in quelle ore le incursioni aeree avvenivano raramente) ero costretto a percorrere la strada che fiancheggia la Villa Webber almeno quattro volte al giorno; e fu proprio in una di quelle occasioni - all'alba - che alcuni agenti spararono addirittura diversi colpi per fermarmi e chiedermi i documenti, non avendo risposto al loro alt, da me non udito. Mussolini ricorda nelle sue memorie l'allarme dato in tale occasione.

Confesso che dal primo momento dell'arrivo di Mussolini pensai di sfruttare la mia posizione professionale, anche in rapporto alla vantaggiosa ubicazione della mia casa, che mi qualificava come il medico più vicino - materialmente- Mussolini. Nello stesso tempo non mi creavo illusioni, ben conoscendo la schiera dei medici dell'Ospedale Militare Marittimo.

Comunque se ero costretto ad arrendermi come medico, pensavo di trar profitto della vicinanza almeno come... scribacchino di provincia. La passione di giornalista mi spronò a giuocare tutte le carte possibili. Da buon conoscitore della zona e delle persone autorizzate a vivere entro il recinto della Villa, pensai che l'unica possibilità poteva essere rappresentata dalla figlia del guardiano della Villa: Maria Pedoli, poco più che ventenne, la cui abitazione era posta, sempre nel recinto della Villa, ad una sessantina di metri da questa. Ed attesi qualche giorno.

LA VILLA WEBBER

Chi scelse la Villa Webber per la prigionia di Mussolini? Contrariamente ad altre tesi credo di poter affermare che tale scelta fu suggerita dall'Ispettore di P.S Polito, il quale aveva soggiornato a La Maddalenanell'estate e nell'autunno '40 per organizzare prima lo sfollamento e quindi l'assistenza ai civili sfollati nei piccoli paesi dell'Anglona e della Gallura. Pertanto l'Ispett. Polito era in condizioni di conoscere alla perfezione le possibilità della Villa per un compito tanto delicato.

Mussolini ebbe a disposizione due squallide e disadorne camerette, precisamente quelle d'angolo di levante. Il mobilio era modestissimo: nella prima un lettino di ferro in un angolo, una poltroncina, due sedie, un tavilinetto; nella seconda: 4 sedie ed un tavolino al centro. Nessun quadro alle pareti, ne il crocefisso.

IL PRIMO GIORNO DI PRIGIONIA

La cronaca della prima giornata di prigionia dice poco. Subito dopo l'arrivo Mussolini venne accompagnato in queste camere dove, per un certo tempo si trattennero l'Amm. Brivonesi e Bona e gli Ufficiali della scorta per le relative ed ovvie disposizioni, intese ad isolare e "proteggere" il prigioniero e per l'organizzazione dei servizi. Dopo un po Mussolini chiese una tazza di latte che fu trovata da parte di un carabiniere nella casa dell'agricoltore Leopoldo Spano, ad alcune centinaia di metri dalla Villa. Nel frattempo il servizio d'ordine era stato completato, tutt'intorno, per un raggio di almeno trecento metri; anche perchè, gia dopo pochi minuti dall'arrivo, essendosi la notizia propagata in un baleno, gruppi di militari e civili si riunirono nei pressi della Villa nella speranza di vedere il "Prigioniero". Non pochi marinai ingannarono l'attesa con imprecazioni dialettali tutt'altro che confortanti all'indirizzo di Mussolini e delle gerarchie fasciste. Mussolini rimase il resto del pomeriggio nelle due camerette; solo nella tarda serata uscì per alcuni minuti sul terrazzo; e furono pochissimi a vederlo.

Ecco quanto Mussolini scrisse al paragrafo 7 ed 8 del suo "Il bastone e la carota":

"I pensieri di Ponza sono terminati poichè stanotte verso l'una sono stato svegliato con le seguenti parole: "pericolo in vista, dobbiamo partire". mi sono vestito in tutta fretta, ho raccolto i miei oggetti e le mie carte e mi sono recato a bordo di un Incrociatore che mi attendeva. Sono salito a bordo ed ho incontrato l'Amm. Maugeri, che mi ha detto che la nuova tappa era l'Isola di La Maddalena in Sardegna. Oggi i miei pensieri vanno a Bruno. E' il secondo anniversario della sua morte. Nelle circostanze attuali sento ancor più profondamente la sua perdita. Caro Bruno! Ho avanti agli occhi la sua immagine mentre scrivo queste parole nella seconda casa dell'esilio, nel secondo anniversario della sua morte!

Il viaggio ha durato 12 ore con mare tempestoso. La Villa nella quale sono stato condotto, apparteneva ad un cittadino inglese, e si trova in posizione dominante. E' circondata da una grande pineta. Di fronte vi è il mare ed al di là, molto più lontano, le montagne frastagliate della Sardegna. Un anno fa visitai La Maddalena fra l'entisiasmo della popolazione. Oggi arrivo clandestinamente. Chissà se oggi vi è qualcuno che ricorda mio figlio e quel che egli ha compiuto nellasua breve e meravigliosa vita. Vent'anni di lavoro sono stati distrutti in poche ore. Mi rifiuto di credere che non vi siano più fascisti in Italia. Forse ve ne sono più di prima, ma come è amaro dover constatare che ciò è stato provocato dai fascisti e realizzato da gente che portava il distintivo del partito. Il fascismo era un movimento che ha interessato il mondo ed indicato nuove strade. E' impossibile che tutto sia distrutto. Quando ripenso oggi ai compiti, alle realizzazioni, al lavoro ed alle speranze di questi 20 anni mi chiedo: Ho forse sognato? Era tutta un illusione? Era tutto superficiale? Non vi era nulla di profondo?.

Una profonda malinconia mi prende alla fine di questo primo giorno di esilio a la Maddalena. Sento che mio figlio Bruno è ora veramente morto".

LA CRONACA QUOTIDIANA DELLA PRIGIONIA: 8 AGOSTO

Il giorno 8 qualche novità: Da Roma proviene l'ordine di togliere dalla camera di Mussolini il telefono e la radio. Comincia l'isolamento... tanto che più tardi Mussolini nei suoi "Pensieri Pontini e Sardi" scriverà al paragrafo 7: "Il mio isolamento è quasi assoluto, la vigilanza attorno a me è sempre molto forte, le notizie che ricevo dal mondo esterno sono salutarie e rare".

in giornata ebbi una lunga conversazione con la Pedoli e venni così a sapere che un'agente della scorta si era già recato da lei per chiederle se accettava o meno di lavare la poca biancheria del "prigioniero". La Pedoli, accogliendo anche i miei suggerimenti del giorno prima, aderì senz'altro, mettendosi a disposizione per quanto potesse occorrere. Confidai così alla Pedoli il mio piano di avvicinare Mussolini come medico, e pertanto la pregai di fargli sapere, tramite l'agente che un medico civile sarebbe stato felice di prestargli la sua opera professionale. Nello stesso tempo pregavo la Pedoli di sfruttare la sua intelligenza ed il suo sorriso per accattivarsi la fiducia degli addetti alla vigilanza. La risposta arrivò dopo qualche giorno: Mussolini mi ringraziava e mi faceva sapere che era materialmente impossibile servirsi di un medico di fiducia civile, dal momento che il Comando Marina gli aveva messo a disposizione i sanitari ospedalieri.

La giornata dell'8 non deve essere stata troppo tranquilla per il "Prigioniero", che ebbe sempre più la sensazione del profondo isolamento che lo circondava e che lo avrebbe circondato in seguito.

I miei appunti di allora ricordano che egli passeggiò sul terrazzino antistante le due camere (lungo sette metri e largo poco più di un metro!) la mattina di buon ora ed il tardo pomeriggio.

Dalle "chiacchere" dei gurdiani si venne a sapere che era molto nervoso ed inquieto in rapporto anche alla simantologia dolorifica dell'ulcera gastrica. Che non gli permetteva di mangiare se non frutta e qualche pomodoro, e bere solo latte. Ecco quanto egli scrive nel suo diario il detto giorno: "Dopo 14 giorni non so ancora cosa sono, o meglio cosa sono diventato".

9 AGOSTO

Ai rigori della prigionia si associa il fastidio delle zanzare nelle ore notturne. A seguito di che il Comando Marina invia alcuni operai del Genio per l'installazione di reti protettive alle finestre. Ma, saputo che questo provvedimento riguardava solo la sua camera e non anche quella dei suoi "tutori", Mussolini si oppose rcisamente.

La cronostoria del giorno 10 registra le peggiorate condizioni di salute, tantochè il Comando Marina invia il Maggiore Medico Stefano Castagna il quale dopo una visita accurata, prescrive le relative cure. Da quel giorno il Maresciallo infermiere Savarese si recherà quotidianamente presso il "Prigioniero" per praticare le iniezioni prescritte dal Castagna. Pare che Mussolini in poco più di due settimane abbia perso più di dieci chili! Nonostante le cure assidue le condizioni del malato non migliorano; aggravate anche dalla quasi assoluta mancanza di appetito e dalla modestia degli alimenti: frutta, qualche uovo, pomodori, latte.

Il giorno 11 Mussolini esprime il desiderio di fare in bagno nelle acque prospicenti la Rada di Padule. La risposta del Col. Meoli (che si diceva allora fosse rigorosissimo) fu negativa ed in contrasto con quanto era avvenuto a Ponza; dove Mussolini potè fare un bagno in quel mare.

MUSSOLINI "DEFUNTO"

Il giorno 12 le condizioni di salute sono ancora stazionarie: le crisi dolorifiche si ripetono con frequenza, compromettendo l'alimentazione ed accentuando lo stato depressivo. E' di questo giorno il documento storico più importante della prigionia. Alla Pedoli che gli aveva inviato un libro per bambini perchè egli esponesse la sua firma, Mussolini scrive nella seconda pagina di detto libro: "Su questo libro posseduto dalla ignota che ha ripulito i miei stracci, scrivo il mio grazie e il mio nome. Mussolini defunto".

Quest'ultima parola documenta lo stato d'animo dell'ex Duce. Egli si sente finito moralmente e materialmente. Ma ancora in questa, Mussolini fa sapere tramite i soliti "canali" -che vorrebbe conoscere i miei precedenti morali e politici, il mio passato e sporattutto se sono parente del Col. Ettore Chirico, che, durante la sua permanenza alla Caserma Allievi Carabinieri di Roma, gli fu particolarmente vicino, spiritualmente e materialmente. Superfluo ricordare che risposi esaurientemente agli interrogativi del prigioniero; il quale però -e ne aveva ben ragione! - doveva diffidare di tutto e di tutti; tantochè anche nel primo colloquio da lui avuto con il nostro parroco Mons. Capula, mi risulta che chiese dettagliate informazioni sul mio conto.

Inviai dunque a Mussolini la mia prima lettera di "assaggio", sfiorando la triste vicenda nelle sue linee generali ed esortandolo alle esperienze della storia, ricca di ammaestramenti nel destino non sempre benevolo di tanti uomini illustri. Non mi illudo che sia stata questa lettera a rompere il ghiaccio; forse piuttosto l'assicurazione della mia stretta parentela con il Col. Chirico e la benevolenza del mio parroco. Da quel momento infatti, Musssolini si rivolge a me per iscritto o per interposte persone, con fiducia e forse con larvate speranze.

13 AGOSTO

Così scrive Mussolini al paragrafo 33 del diario:

"Sono stato preso da una strana e continua inquietudine. Forse altre infruttuose novità. Infatti alle 17 mi è stato dato il Bollettino delle FF.AA. che assieme all'attacco aereo su Torino e Milano rende noto anche il secondo bombardamento di Roma.

Il mito della "città del Papa", che sarebbe stata risparmiata in quanto tale, è crollato, al pari dell'altra leggenda secondo cui Roma era stata bombardata perchè era la sede del fascismo".

In una lettera alla moglie, sempre nella stessa data, scrive fra l'altro: "vivo da 20 giorni in isolamento totale".

I paragrafi 37-38-39 del diario riguardano tutte le vicende del 14 agosto, e quindi direttamente "la vita" a La Maddalena. Li riportiamo integralmente per il dovuto e completo contributo storico.

Par. 37

Stamane 14 agosto è venuto in viaggio di ispezione L'Ispettore di p.s. Polito che ha il rango di Generale di Brigata; gli ho fatto chiedere di venirmi a trovare. E' infatti venuto assieme all'Ammiraglio Brivonesi, che ha preso parte al colloquio. Ecco quanto mi ha detto Polito: "Ho accompagnato donna Rachele a La Rocca. Il viaggio ha avuto luogo in auto senza incidenti. Romano ed Anna si trovano già a La Rocca. Di Vittorio non so nulla. Si trova a disposizione di Casero ed il 26 ha avuto una licenza. Per quanto concerne la promessa di Badoglio sarebbe stato impossibile mantenerla nel suo caso, poichè telegrammo concordanti del Prefetto, del Questore e del Comandante della Zona Militare prevedevano gravi disordini nel caso anche lei fosse andato a La Rocca. Sul posto mi hanno confermato tutto ciò. Deve riflettere che il cambiamento è stato radicale. Non solo in Italia non si vedono più distintivi del partito, ma tutti i fascisti sono più che dispersi: sono "scomparsi". Le manifestaziloni di odio contro di lei sono state innumerevoli. Io stesso ho visto un suo busto in un cesso pubblico ad Ancona.

A Milano la folla ha preso d'assalto il Popolo d'Italia. Il personale si è baricato. Vito si è difeso. Non so altro.

Sono stati eseguiti molti arresti, ma i capi del fascismo sono quasi tutti liberi, compreso il tanto odiato Starace. Il 26 luglio il Conte Ciano è stato visto in uniforme di Ufficiale. Credo che si sia recato a Livorno. Grendi, Bottai e gli altri sono scomparsi dalla faccia della terra.

Per quel che concerne la guerra, il popolo brama la sua fine, per quanto sappia - anche chiaramente - di trvarsi in un vicolo cieco. Esso è ormai indifferente alla possibilità di una disfatta e considera già come una vittoria quella di poter essere liberato dal Fascismo e poter respirare liberamente. Tutto il suo edificio è crollato. Le basti sapere che oggi Bruno Buozzi è il capo dei lavoratori.

Le incursioni aeree degli ultimi giorni sono state molto dure. Specialmente quella su Milano, che ad eccezzione del Duomo, ha distrutto il centro della città. Non meno duro è stato il bombardamento di Roma che ha colpito i quartieri che avevano costituito il bersaglio del primo attacco. Il Papa ha di nuovo abbandonato il Vaticano.

Non meno pesanti sono gli effetti degli attacchi aerei sulle città tedesche. Le vittime si contano a decine di migliaia.

Dopo la conquista della Sicilia gli Inglesi sbarcheranno nell'Italia meridionale. Tutti i porti della Sicilia sono pieni di navi e di mezzi da sbarco. In Siria si prepara un'altro sbarco diretto contro il Dodecanneso. Sembra che non si intraprenderà nulla contro la Sardegna e la Grecia.

Anche sul fronte terrestre va male per i tedeschi. La superiorità aerea degli Anglo-Americani è schiacciante. Alle centinaia di aerei attaccanti la nostra caccia non può opporre che un numero ridicolmente scarso di apparecchi.

A quel che sembra gli inglesi si propongono di ottenere mediante gli attacchi terroristici la completa paralisi morale e materiale del paese e con ciò la resa senza condizioni.

Questa guerra pesa più sulla popolazione civile che sull'esecito; pesa sui vecchi sulle donne e su i fanciulli, e così si spiega la stanchezza generale e l'odio contro gli uomini responsabili".

L'ammiraglio Brivonesi si è mischiato di tanto in tanto al colloquio per sottolineare che la rapidità con la quale si era sciolto il fascismo sarebbe stata ritenuta impossibile ancor pochi giorni prima, per quanto fosse palese che esso era marcio.

Il Gen. Polito mi ha consigliato di starmene tranquillo, mi ha chiesto come stessi prima e adesso; ed ha aggiunto che quando le passioni si fossero calmate, serebbe stato possibile un più giusto giudizio poichè "nessuno può negare che il suo obbiettivo era quello di rendere il paese grande e ricco ". Ed inoltre nessuno: Nessuno l'ha informata? Cosa facevano i suoi intimi?".

Per quel che concerne la posta l'Ammiraglio ha detto che a causa della situazione sarebbe giunta irregolarmente. Ha aggiunto che sarebbe tornato da me, se lo avessi desiderato.

Il colloquio è durato circa un'ora e mezzo. Anche volendo tener conto del "colore" che i funzionari di P.S. usano dare ai loro rapporti, sono giunto a due conclusioni: 1° il mio sistema è disfatto ; 2° la mia caduta è definitiva.

Saei veramente uno scemo se mi meravigliassi delle manifestazioni della massa. A prescindere dagli avversari che hanno asceso per vent'anni nell'ombra, a prescindere dai colpiti, dai delusi, ecc., la massa è stata pronta come in tutte le epoche ad abbattere gli idoli di ieri, salvo a pentirsene domani.

Ma nel mio caso non sarà così. Il sangue, la infallibile voce del sangue, mi dice che la mia stella è tramontata per sempre".

PARAGRAFO 38

"Calma giornata di agosto: il mare è immobile, non il minimo venticello. Tutto sembra immobile sotto il sole, anche il mio destino".

PARAGRAFO 39

"Nel pomeriggio è venuto a visitarmi il Col. Medico Direttore dell'Ospedale Militare, Dott. Mondini, da Cerea (Verona). Un uomo simpatico, colto, veneziano nel senso migliore della parola; uno di quei veneziani (della provincia veneta) che ho sempre considerato come la miglior stirpe italiana. Mi ha prescritto varie medicine, fra cui iniezioni, Vitamine C, Carbonati e goccie. Gli ho chiesto: "Ne vale ancora la pena?". Mi ha risposto: "come uomo e come medico dico di si". La stessa domanda l'avevo rivolta alcuni mesi fa al professor Frugoni che mi dette la stessa risposta. I fatti mi hanno dato ragione. Forse no ne valeva la pena".

SENZA BIANCHERIA

Questo stesso giorno (14) la Pedoli mi informa che Mussolini non ha biancheria di ricambio: E' costretta a lavare di notte i pochi "stracci" perchè siano pronti al matrtino seguente. Un paio di calzini, una maglietta, una camicia, una mutanda, due fazzoletti: questo il guardaroba del prigioniero! Nell'agosto 1943 era tutt'altro che facile trovare biancheria od indumenti nuovi a la maddalena.

La popolazione civile era infatti sfollata, i negozi chiusi da anni e tutti gli oggetti, anche di modesto valore, per paura dei bombardamenti erano stati trasfreriti nei più sperduti centri della Sardegna. Inviai a Mussolini quanto mi fu possibile: due camicie, tre mutande, tre paia di calzini, una maglietta, tutti usati se pure in ottimo stato. Pregai la Pedoli tramite il nostro "collaboratore" di far conoscere a Mussolini il perchè della mia impossibilità di inviare biancheria nuova. Dopo qualche giorno seppi casualmente - e molto per inciso- dal nostro Mons. Capula che il Prigioniero aveva ricevuto tutto e mi ringraziava vivamente per l'interesamento.

"LA PRIMA LETTERA INVIATAMI DA MUSSOLINI"

La risposta di Mussolini alla mia prima lettera mi giunse in data 14. Era scritta a matita su un piccolo foglietto. Ecco il testo:

"Le vostre parole sono le prime che dopo tre settimane di quasi assoluto isolamento aprono uno spiraglio di luce. Di quanto è accaduto dopo il 25 luglio conosco pochi particolari ed imprecisi. Ignoro persino la sorte di mio figlio. Il futuro è legato alle vicende della guerra. Fissate nella memoria queste parole e stracciate il foglio. Vi contraccambio cordialmente il saluto".

15 AGOSTO

Le condizioni del prigioniero, in data 15 agosto, sono sensibilmente migliorate, ma lo spirito è sempre depresso: l'isolamento continuo, o meglio, l'internamento nelle due "celle di rigore", da cui esce saltuariamente il primo mattino ed il tardo pomeriggio per la classica boccata d'aria. Le giornate trascorrono nella lettura di vecchie riviste e di libri, alternate con le visite così dette ufficiali, come quelle dell'Ispettore Polito. Una notizia forse più tranquillante per il Prigioniero: parte il Ten. Col. Meoli, "l'uomo duro" e prende le consegne della guardia il Ten Taiolo, "Latino di Segni". Pensiamo che anche il maresciallo Antichi abbia tirato un sospiro di sollievo, in quanto potrà usare nei confronti del prigioniero comprensione ed umanità.

16 AGOSTO

Mussolini scrive alla pedoli il seguente disegno a matita:

"Non prendetevi altra pena per me. Vi ringrazio di quanto fate e me ne ricorderò. Poichè malgrado le promesse il mio isolamento morale continua, vi prego di farvi dare dal Dott. Chirico una relazione di quanto è accaduto dal 25 luglio in poi in Italia. Naturalmente se egli è disposto a farla ed ha le notizie. Voi me le mandate con la solita biancheria. Scusate della noia che vi arreco e stracciate questo biglietto sul quale vi ripeto il mio grazie".

Il giorno appresso feci a Mussolini una relazione dettagliata degli avvenimenti posteriori al 25 luglio, su quattro fogli protocollo. Io penso che il 16 agosto sia stato il giorno più triste della prigionia di Mussolini; a tal punto che egli non sorrideva nemmeno alla piccola di tre anni, figlia della pedoli; l'unica creatura non soggetta a continue vigilanze e che giuocando di fronte al ballatoio della villa riusciva ad interessare lo sguardo del prigioniero ed a fargli scambiare qualche parola. Quel giorno Mussolini non degnò invero di uno sguardo i giuochi innocenti della piccola.

"Il 16 agosto - Ancora ua mattinata in grande eccitazione. Il mio sangue ribolle". Così nel suo diario , ed ancora: Oggi 16 agosto ho ricevuto per la prima volta radionavi del 14 agosto, con notizie da Berlino, Tangeri, Lisbona, Madrid, Instanbul e Stoccolma".

In effetti le sue condizioni fisiche, malgrado le cure quotidiane, erano sempre delicate; anche per l'insufficente alimentazione; pomodori ed uva costituivano il cibo del prigioniero, le cui condizioni psichiche non potevano non risentire, oltre che degli eventi bellici,della depressione fisica legata alla forma patologica addominale.

LE VISITE DEL PARROCO MONS. CAPULA

Le visite del parroco Monsignor Salvsatore Capula a Mussolini furono cinque. La prima avvenne in data 17 agosto e si protrasse per quasi due ore. Ecco quanto scrisse Mussolini a riguardo nel citato "diario":

"Oggi 17 agosto alle ore 17 è venuto da me, a mia richiesta. il parroco di La Maddalena Don Capula. E' un sardo che vive qui da dieci anni e gode della stima incondizionata di tutti come prete e come italiano. Mi ha deto di aver pensato a me e di avermi rivolto un cenno di saluto il giorno prima quando mi ha visto sulla terrazza. L'ho intrattenuto brevemente sulle mie faccende è gli ho detto che le sue visite mi avrebbero aiutato a vincere la grave crisi morale provocata dall'isolsamento più che da tutto il resto. Ha replicato di essere a mia disposizione con la massima discrezione. Mi permetto di parlare francamente, mi ha detto. Lei non è stato sempre grande nella fortuna, sia grande ora nella disgrazia. E' da questo che il mondo la giudicherà, da quello che lei sarà a partire da ora, e molto meno da quello che è stato fino a ieri. Dio che vede tutto la osserva e sono sicuro che lei non farà nulla che possa ferire i principi religiosi, cattolici, dei quali lei si ricorda; anche se dovessero prodursi nuovi colpi del destino. Gli è l'ho promesso. Verrà di nuovo giovedì pomeriggio".

La seconda visita non avvenne il giovedì ma fu rinviata al giorno seguente, venerdì 20. Ed ecco ancora Mussolini nel suo "Diario":

"Come mi aveva promesso, nel tardo pomeriggio di oggi è venuto a trovarmi Don Capula. Mi ha portato un'opuscolo religioso ed ha avuto per me delle buone parole. La sua visita mi è stata di grande conforto. gli ho aperto il mio animo depresso. Mi ha ascoltato in silenzio; poi mi ha fatto un lungo discorso, che è valso a risvegliare in me una fede sopita da tempo, quella in Dio, ed a sollevare il mio morale. Mi ha detto che ritornerà. Lo spero! perchè ho bisogno di intrattenermi, almeno di tanto in tanto con qualcuno che non sia il mio carceriere".

La terza visita avvenne la domenica 22 ed in quella occasione ascoltò la messa in suffraggio del figlio Bruno, che il sacerdote officiò per lui nell'interno della villa. Le altre due visite avennero il 23 e il 25. Alla sorella Edvige scrisse il 31 agosto dalla sua nuova località di prigionia (Gran Sasso): "In un isola aveva incominciato, dopo 40 anni, il mio avvicinamento alla religione, se ne occupava un Parroco di fama ottima. Poi sono partito e la di lui fatica rimase interrotta".

I TENTATIVI DI LIBERAZIONE

Ecco quanto scrive a proposito il Maresciallo dei Carabinieri, Osvaldo Antichi, sui tentativi di liberazione del prigioniero da parte del Capitano tedesco Skornzenj: "Si sa con certezza oggi che il piano esisteva ed era stato preparato da due signori della Milizia Artiglieria Marittima: Ferrari e Belloni, il cui reparto era dislocato a Sasso Rosso. Secondo detto piano una pattuglia di elementi fidati tutti appartenenti alla Milmart, partita da Sasso Rosso avrebbe dovuto sorprendere di spalle lo schieramento di guardia, recandosi attraverso una ripida scaletta esterna alla camera di Mussoini. Questi liberato, sarebbe stato trasportato a mezzo di un motoscafo al largo, dove avrebbe dovuto essere in attesa un idrovolante tedesco. Personalmente, non credo alla possibilità di realizzazione di detto piano; in quanto il servizio di vigilanza composto da un centinaio di uomini era efficentissimo; anche per precisa ubicazione dei vari reparti di guardia".

IL CAPITANO SKORZENJ

Non appena il capitano Skorzenj venne a sapere che Mussolini era a La Maddalena decide di partire subito per la Sardegna. Giunto a La Maddalena il 18 agosto, accompagnato dal Capitano di fregata Hvais e da un tenente del suo reparto che parlava correttamente l'italiano, si imbarca su un Dragamine tedesco ed effettua un giro di ispezione nel porto e lungo la costa; scattando diverse fotografie tra cui alcune di Villa Webber. Il suo Tenente si traveste da marinaio tedesco e si aggira tra i bar e le osterie di Bassa Marina, bevendo e tentando di attaccare discorso con i pochi presenti. Come per caso il discorso lo fece cadere su Mussolini affermando che l'ex Duce era morto. I presenti alla conversazione asseriscono il contrario, tanto che uno si dichiara disposto a scommettere. Il Tenente Marinaio, viene condotto nelle vicinanze della Villa e può vedere Mussolini passeggiare sul terrazzino del fabbricato.

Reputo interessante, sempre sotto il profilo storico, riportare quanto Kubelik, riprendendo dal libro stesso di Skorzenj, pubblica a riguardo sulla "Nuova Sardegna" del 25-2 1951.

Il giorno seguente l'Ufficiale di Skorzenj torna sul luogo, e riesce a conoscere il numero dei componenti della guarnigione, l'orario dei turni di guardia, le postazioni delle mitragliatrici,ecc. Occorre ora studiare un preciso piano che consenta di rapire mussolini. La Maddalena è una piazzaforte in cui è impossibile muoversi. Skorzenj decide di volare sulla cittadina e di fotografarla dall'alto, per rendersi conto con esattezza di quello che sara il teatro sua azione. Saranno necessarie forze considerevoli. Skorzenj chiederà l'aiuto dei repari di WAFFEN SS che si trovano in Corsica. Il volo su La Maddalena ha poca fortuna. Dapprima un'attacco di due caccia inglesi, poi un guasto, che manda l'apparecchi in acqua. Skorzenj, il pilota, i due uomini dell'equipaggio si salvano per miracolo. Vengono raccolti da un incrociatore ausiliario italiano. Nell'incidente Skorzenj si è rotto tre costole. Inconvenienti del mestiere. Non è motivo sufficiente per interrompere i preparativi. L'incrociatore sbarca Skorzenj e i suoi a Terranova (Olbia). Di qui il nostro va a Palau e poi in Corsica. A Bastia si abbocca con il Comandante delle SS. Il 20 agosto e di nuovo a Roma e getta i primi particolari del piano. Ma ecco un'ordine dal Quartier Generale del Fùhrer: "Il Quartier Generale ha ricevuto dai servizi segreti dell'esercito un rapporto secondo il quale Mussolini si trova in un isolotto vicino all'isola D'Elba. Il Capitano Skorzenj prepara immediatamente un attacco contro l'isolotto, con truppe arotrasportate, e ci indicherà il giorno in cui sarà pronto ad agire, avendo cura di aaccellerare il più possibile i preparativi. Il Quartier Generale del Fùhrer fisserà allora il momento dell'azione".

IL CAPITANO SKORZENJ IN AZIONE

Skorzenj è sbalordito. Il Generale Student si reca al Quartier Generale di Hitler. Espone i risultati delle sue ricerche. Hitler ritira l'ordine di attacco contro l'isolotto. Il piano per rapire Mussolini è già tracciato nei suoi capi fondamentali. Le SS della Corsica appoggieranno i cinquanta uomini di Skorzeni. Si attaccherà all'alba. Servirà allo scopo una flottiglia di dragamine e di vedette rapide. Le batterie contraeree tedesche delle opposte coste della Corsica e della Sardegna copriranno, in caso di bisogno la ritirata.

Hitler è esplicito. Approva il piano, ma raccomanda al suo uomo di agire con energia e decisione. Se al momento dell'impresa gli Italiani saranno ancora alleati del Reich e Skorzenj dovesse fallire,Hitler potrebbe trovarsi nella necessità di sconfessarlo dinnanzi all'opinione pubblica mondiale.

Tornato a Roma si prepara all'attacco. Alla vigilia del giorno X una flottoglia do vedette rapide giungera in vista a La Maddalena. I dragamine intanto imbarcheranno il Corsica le SS e si ancoreranno davanti alla diga di Palau. Nelle prime ore del giorno X le flottiglie si metteranno in moto. Dai dragamine sbarcheranno le SS. Con il grosso delle truppe Skorzenj si dirigera verso la Villa Webber. Se possibile si cercherà di non sparare neppure un colpo, durante il percorso. Saranno tagliate le comunicazioni telefoniche. Le SS si impadroniranno delle batterie che dominano l'uscita del porto. Skorzenj agirà per neutralizzare i cinquanta uomini della guarnigione. Liberato Mussolini si imbarcherà con lui su una vedetta rapida. Tutto dovrebbe andare bene. Skorzenj si preoccupa solo per duecento cadetti italiani che sono accampati sotto la Villa Webber e che potrebbero intervenire contro i suoi uomini. Lungo la riva, poco più in la della villa, sono ammarati due idrovolanti italiani ed un idrovolante ambulanza. Due sezioni d'assalto dovranno rendere inutilizzabili questi apparecchi. Un reparto proteggerà l'azione dall'eventuale intervento dei cadetti.

Alla vigilia del giorno X le vedette salpano da Anzio e raggiungono La Maddalena. truppe della Corsica stanno per imbarcarsi. Skorzenj decide però di compiere un ultimo sopralluogo. Si reca nei pressi della Villa Webber con un compagno. Entrambi sono vestiti da marinai tedeschi e portano una grande cesta piena di biancheria sporca. Nessuno così bada a loro. Per caso si imbattono poi in un carabiniere italiano.

Il solito inganno. Si sa che una chiacchera tira l'altra. questo finto marinaio tedesco (il compagno di Skorzenj che parla bene italiano) sembra assai informato delle cose dell'isola. Ma il carabiniere è guardingo, quasi sospettasse. Poi a poco a poco il discorso va sul tema di cui tutti parlano a La Maddalena: l'illustre prigioniero della Villa Webber. Il tedesco asserisce che è morto. Il Carabiniere è un meridionale impulsivo. Replica che non è così, perchè proprio lui ha scortato il duce, la mattina fino alla riva, fino all'imbarco sull'idrovolante della Croce Rossa. Sembra certo di quel che dice. Ogni progetto è così sconvolto. E' evidente che il servizio segreto italiano deve aver subdorato qualche cosa e si è affrettato ad adottare tempestive contro misure. Apparentemente a La Maddalena tutto è rimasto com'era prima, per non destare sospetti. I Carabinieri della guarnigione occupano ancora la Villa Webber, ad esempio. Ma ora Skorzenj si spiega lo strano atteggiamento di alcuni di quei militi, che stavano tranquillamente sdraiati nei pressi del corpo di guardia. E' l'idrovolante della Croce Rossa è scomparso.

Nom resta che impartire i necessari contro ordini. Si fa aapena in tempo a fermare le truppe della Corsica che stanno per prendere posto sul Dragamine.

Skorzenj e i suoi uomini si trovano ora al punto di partenza. Tutto da rifare.

Il Capitano torna a Roma e ricomincia il suo paziente lavoro. il tempo preme. Ma questa volta sa che non potrà sbagliare.

IL DONO DI HITLER

Empre in data 19 agosto Mussolini scrive sul Diario: "Stamane è tornato da Roma l'Ammiraglio Brivonesi che ha interrotto il mio isolamento, poichè mi ha portato una lettera di mia moglie in data 13 agosto". Ma sappiamo anche che l'Amm. Brivonesi recò al prigioniero, in occasione del suo 61° compleanno, il dono di Hitler: Le opere di Nietzsche in 24 volumi con dedica dello stesso Hitler.

La cronaca della stessa giornata registra anche il fermo di due militi della Milmart che, intodottisi nel recinto della Villa, si informavano con troppa curiosità, del numero degli uomini di guardia.

I giorni successivi Mussolini li trascorre con minore tristezza: molte ore dedicate a "notazioni di carattere folosofico-letterario politico"; lettura delle opere di Nietzsche, partite a carte col Maresciallo, colloqui quasi quotidiani con lìIspett. Polito e l'Amm. Brivonesi. Le condizioni di salute sono stazionarie, con le solite crisi dolorifiche, caratteristiche degli ammalati di ulcera. Sempre dal suo Diario "Il bastone e la carota" traschiviamo: "Le giornate caldissime trascorrono monotone senza alcuna notizia dal mondo esterno. Solo verso il 20 agosto fu concesso al prigioniero (Mussolini scriveva in terza persona N.D.A.) di ricevere dall' ufficio del Comando il bollettino di guerra. la relegazione era quasi assoluta ma no sembrava ancora sufficiente al Generale Basso...."

Il 24 agosto Mussolini scriveva: "Il 24 agosto sono compiuti otto anni da quando si recarono in Africa (allude ai figli N.D.A) Il maresciallo Badoglio li lodò e li promosse. Erano gli anni 35-36, gli "anni del sole", della storia d'Italia e del Regime. Vale la pena di averli vissuti, anche se oggi siamo circondati da polvere e da macerie ed anche se oggi tutte le autorità di Roma non sono in grado di darmi notizie di mio figlio e di mio nipote".

Un altra sorpresa dopo il dono di Hitler, fu una sera dopo le 20, l'apparizione improvvisa di un'apparecchio tedesco, proveniente dalla Corsica, il quale volò bassissimo sulla casa,forse a cinquanta metri tantochè Mussolini potè vedere il volto del pilota e fargli un cenno di saluto.

Il 25 agosto Mussolini scrive: "Oggi è un mese che sono prigioniero, 18 giorni che mi ritrovo a La Maddalena. Il mio sperito è distaccato da tutto e sereno".

IL RINGRAZIAMENTO DI MUSSOLINI

Per doverosa fedeltà alla storia debbo soggiungere che dal "primo biglietto" i miei rapporti con Mussolini furono quotidiani, tramite ben inteso la pedoli. Erano quasi sempre richieste sulle vicende politiche ed eventi bellici che completavano quelle inviate per iscritto nella mia prima relazione. Pertanto i ripetuti accenni del prigioniero nel suo diario alla mancanza di notizie, penso debbano attribuirsi ad una ragion voluta, nel senso di allontanare ogni dubbio sull'isolamento, nel caso di lettura del Diario stesso da parte dei responsabili dei servizi di guardia. Non va dimenticato che si era in piena guerra e che sul regime mussolioniano, frantumato, si faceva a gara a gettare del fango. Un qualsiasi aiuto a Mussolini in tali condizioni poteva significare la fucilazione od una condanna gravissima. E tutto questo non poteva sfuggire a Mussolini, che dopo i primi "biglietti" si serviva per maggiore sicurezza delle richieste verbali. Parimenti profonda preoccupazione era nel mio animo, ben conscio dei pericoli cui andavo incontro, tantochè gia dopo pochi minuti dal ricevimento dei "biglietti" mi preoccupavo di nasconderli i posto ben sicuro. E... ringazio il Signore che mi è andata bene!

Mussolini ha voluto ricordare la mia "umanità" chiudendo l'ultimo paragrafo (43) del suo diario con queste parole:

Alla vigilia di lasciare La Maddalena per ignota destinazione, il mio pensiero va con riconoscienza a tre modeste persone che hanno reso meno pesante la mia prigionia: il DOTT.CHIRICO, la brava Maria e la buona Marianna".

La sera del 26 il Ten Faiola che aveva sostituito il Col. Meoli annunziò al prigioniero: "Domattino si parte" e l'indomani, 27 agosto alle ore 6 ebbe termine la prigionia di Mussolini a La Maddalena. Fù un'idrovolante bianco della Croce Rossa, che aveva stazionato in tutto questo periodo nella rada prospiciente Villa Webber, che condusse il prigioniero sul lago di Bracciano a Villa di Valle dove Mussolini proseguì per il Gran Sasso.

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