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Ancora polemiche sul parco. Bruno Rabuini, rappresentante di "Maddalena 2001" nel Comitato di Gestione Provvisoria con funzioni di indirizzo e controllo, dopo i  recenti "giri di valzer" del Sindaco Birardi per la presidenza dell'Ente Parco prende posizione. Sotto il suo intervento un articolo, sempre del giornale "La Nuova Sardegna", sulla crisi della Giunta Birardi. L'ultimo articolo riguarda la richiesta del nostro gruppo di un consiglio comunale sempre in merito allo scontro "Birardi vs Camarda".

22.1.2000 : Il Prof.Rabuini presenta le dimissioni !itsnew.gif (1196 byte)

ledGIALLO.gif (224 byte)Clicca qui per informazioni dettagliate sulle dimissioni di Rabuini.ledGIALLO.gif (224 byte)

8 gennaio 2000, dopo ennesime polemiche culminate con le dimissioni di un'altro commissario dal Comitato di Gestione del parco (l'Arch.Ciccio Virgona) l'Ente si trova in gravi difficoltà. Sono rimasti infatti solo 7 commissari su 10 e tale fatto probabilmente sarà causa della "paralisi" dell'attività dello stesso. Meglio  così, a nostro parere,   meno si riuniranno meno danni faranno alla città!!!

gennaio 2000 : ancora mozioni consiliari contro l'Ente Parco itsnew.gif (1196 byte)

giovedì 14 ottobre (La Nuova Sardegna)

RABUINI «Polemiche sul parco: gli sconfitti sono i maddalenini»

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Sulle polemiche tra il sindaco e Camarda, Bruno Rabuini, membro dimissionario del comitato di gestione del Parco, interviene sullo scontro in atto tra i due. - Quale è il suo giudizio sulle polemiche e il motivo di tanta conflittualità? «Le violente e reciproche accuse fra Camarda e Birardi ambedue esponenti pidiessini non solo esprimono i pessimi rapporti tra i due, ma fanno emergere verità prima sottaciute ai cittadini per motivi elettorali. Neanche al più sprovveduto dei maddalenini sfugge il vero motivo del contendere, che non è uno scontro su come tutelare il bene ambientale». - Quale è il vero motivo? «La conquista della poltrona di presidente dell'Ente, che assicurerà al vincitore 5 anni anni di gestione del territorio e impiego delle risorse finanziarie. Avevamo ragione noi». - Su cosa? «Noi pur essendo da sempre favorevoli alla tutela ambientale, dal gennaio '94, mese in cui fu istituito il Parco dell'arcipelago, avevamo sostenuto la necessità di una doroga alla legge 394/91 o di una modifica alla legge 10, perché il nostro è un parco anomalo il cui territorio coincide con quello comunale. Mi fa piacere ma mi desta anche rammarico, sentire il comitato e leggere sulla stampa le dichiarazioni del sindaco sulla legge 394/91, quando dice che non si addice a una realtà particolarissima come quella dell'arcipelago». - Come si può ovviare a questo deficit di gestione e di rappresentatività nel comitato definitivo del Parco? «E' troppo tardi per porvi rimedio. Il sindaco e la maggioranza hanno gravissime responsabilità in merito. Hanno impedito per ben due volte un referendum consuntivo sul parco, dimostrandosi forza di governo anti-democratica, non hanno accolto in consiglio e nel comitato di gestione la mia richiesta di modifica della 394/91 e della legge 10 istitutiva del Parco. E quel che è più grave, hanno fatto felice il ministro Ronchi, sconfessando con una sciagurata delibera consiliare l'operato del sindaco e degli altri membri del comitato di gestione, soprattutto quelli espressi dal consiglio». Perché è stato un errore da parte del consiglio? «Perché quella delibera ha assecondato il disegno di Ronchi di procedere all'immediata istituzione del comitato di gestione definitivo, ha sconfessato l'operato del sindaco in seno all'ente, sindaco che ha votato tutte le delibere, eccetto una, all'unisono con Camarda, ha rivalutato il ruolo di Camarda nel parco agli occhi di Ronchi. Il consiglio avrebbe dovuto richiedere la modifica della normativa vigente». Ma allora, da questo scontro sulle poltrone, chi è il vero vincitore e lo sconfitto? «I veri vincitori saranno Camarda e Ronchi, che ha già provveduto a indicare il primo come presidente del Parco, scavalcando, con l'avvallo del defenestrato Palomba, sia la Regione che il consiglio comunale maddalenino. Del resto non si può rimproverare a Camarda di interpretare al meglio il ruolo di presidente, con tutte le sue competenze e i suoi quasi illimitati poteri, sottratti al consiglio comunale. Gli sconfitti sono i maddalenini che saranno governati da personaggi esterni alla loro tradizione». (andrea nieddu)

Traballa la poltrona del sindaco Mario Birardi potrebbe anche dimettersi dopo la verifica in corso nel centrosinistra

Tore Abate (La Nuova Sardegna)

Il sindaco Mario Birardi convoca di continuo i consiglieri che compongono la sua maggioranza. Le riunioni si svolgono in diversi posti, in Comune, nelle sezioni dei partiti, e a casa del primo cittadino. È in gioco il futuro della giunta di centrosinistra guidata dal diessino Mario Birardi, ex parlamentare, uno dei leader storici del Pci sardo? Forse. O forse è ancora presto per dirlo. Certo è che dalla «verifica», richiesta con insistenza dal segretario cittadino proprio dei Ds - che risponde al nome di Stefano Filigheddu e che, sovente, si è trovato in disaccordo con Birardi - e da alcuni componenti di peso della coalizione che ha vinto le elezioni del novembre di due anni fa, scaturirà un risultato definitivo. Non vi saranno mezze misure, infatti. O, attraverso un possibile rimpasto in giunta verranno rideterminate le condizioni necessarie per proseguire proficuamente il mandato, oppure quelle crepe formatesi in seno alla maggioranza, attraverso il dibattito che è in corso, si trasformeranno in vistose voragini e il sindaco potrebbe, alla fine, valutare «l'extrema ratio» di rimettere il proprio mandato al corpo elettorale. Birardi mangia pane e politica sin da ragazzino. Sa inquadrare egregiamente i caleidoscopici scenari della politica locale. E allora quale azione intraprenderà per evitare di essere coinvolto in una crisi priva di sbocchi? Sembra che il primo cittadino abbia intenzione di operare una sorta di redistribuzione degli incarichi assessoriali. Nessuna rimozione, nessun volto nuovo in giunta, però, semplicemente una serie di scambi di poltrona e assessori. Devono essere fatti i conti con le diversità di vedute all'interno dell'«esecutivo» con le posizioni divergenti che in alcuni casi sono sfociati in nodi personali. Qualche consigliere, chiamatosi fuori nel primo giro di nomine e di deleghe, scalpita per ottenere un posto in giunta. Per tamponare le falde apertesi in seno alla maggioranza, in passato Birardi era ricorso proprio allo strumento delle deleghe. Ad alcuni rappresentanti dell'assemblea civica aveva, infatti, affidato il compito di seguire particolare settori della vita pubblica. Adesso, pare che questo esperimento non sia più efficace per soddisfare le ambizioni personali dei consiglieri comunali. Insomma, per il sindaco, che per motivi personali sarà assente dal palazzo comunale per almeno venti giorni, si profila un periodo difficile. La «verifica» dovrebbe servire, nelle intenzioni di chi l'ha promossa, per analizzare le ragioni dello scarso rendimento dell'amministrazione di centrosinistra, valutando i primi due anni di mandato. Troppe iniziative personali e poco gioco di squadra. Questo si rimprovera alla giunta municipale. Temi di stretta attualità come la crisi idrica, i progetti del porto turistico e del porto commerciale, come il piano urbanistico comunale, secondo i contestatori di Birardi non vengono trattati coinvolgendo l'intera maggioranza. La distribuzione delle deleghe assessoriali non è stata svolta con criterio: sono scoppiati i conflitti di competenza a discapito della programmazione globale. Ci sono i rapporti con il comitato di gestione del parco nazionale ancora da definire, c'è il disimpegno globale della marina militare da tenere in debito conto. In sintesi: buon lavoro signor sindaco. (Tore Abate La Nuova Sardegna)

 

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