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Ancora sul Parco del Gennargentu dopo il "rinvio" dell'entrata in vigore delle norme di salvaguardia. (articolo de La Nuova Sardegna")

domenica 4 luglio 1999

GENNARGENTU «Sindaci, andate via» Gli antiparco minacciano i primi cittadini.

Nel documento sotto accusa anche il Pds, "centralista"

GAIRO. Non sono piaciute per nulla ai rappresentati del movimento regionale per la difesa dei diritti del territorio e dei comitati di base antiparco (Alessio Pasella, Pasquale Zucca, Roberto Marceddu e Vincenzo Scudu) le dichiarazioni di alcuni sindaci di comuni ricadenti nell'area protetta e il documento che questi hanno siglato all'indomani dell'incontro con il ministro dell'ambiente Ronchi. In un lunghissimo comunicato gli "antiparco" replicano ai sindaci. Un documento che non riesce a stare sul piano della diplomazia, e forse anche del buon gusto e che usa toni in troppi passaggi decisamente fuori luogo. I quattro firmatari definiscono ambigui «i giochetti portati allo scoperto dal nostro movimento. Le penose deduzioni dei sindaci di partito confermano l'esistenza di loro precise responsabilità. Dopo la debacle elettorale di molti partiti questi sindaci dovrebbero dimetteri per coerenza, dato che l'elettorato indirettamente li ha delegittimati». Secondo il movimento i sindaci si sono dimostrati non coerenti già nella seduta del Cic del 10 ottobre del 1997, quando diedero il via all'istituzione del Parco. All'accusa dei sindaci (di Urzulei, Baunei, Villagrande, Arzana, Seulo, Sorgono) di non poter essere rappresentativi delle comunità, i rappresentanti dei Cobas replicano con durezza. «Siete voi a non essere rappresentativi delle comunità locali alle quali appartenete, e non sapete tutelare gli interessi dei vostri amministrati». I rappresentanti dei Cobas attaccano i sindaci, definiti «del Pds» e criticando il loro modello «invischiati nello statalismo regionalista e nel decentramento statalista basato sulle deleghe». Una ulteriore critica ai sindaci riguarda l'aver rifiutato il confronto. «Si sono vergognosamente nascosti come a Sorgono e Baunei. Abbiamo cercato di dialogare con loro, ma è stato un dialogo tra sordi perché l'unico canale di comunicazione privilegiato dai sindaci era quello dei partiti di provenienza. I sindaci sanno bene che il parco non si è fatto soprattutto per merito della lotta antiparco. Chi alimenta le tensioni non è il movimento o gli antiparco. Le tensioni sono sempre successive ad atti dei sindaci adottati sudbolamente e da noi denunciati eloquentemente. A ognuno le proprie reponsabilità per le azioni compiute. I sindaci vanno a Roma ma non ottengono nulla. I margini di trattativa con chi non vuole modificare la legge 394 (quella che istituisce il Parco) non esistono più». Infine l'annuncio di una nuova manifestazione, a metà luglio. Forse a Seulo. Polemiche durissime e al limite della correttezza sul futuro del Parco I cobas chiedono le dimissioni di molti sindaci

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