I cacciatori maddalenini hanno voluto esprimere il loro disappunto sul «danno arrecato alla categoria» dall'istituzione del parco. Ricordano quando l'allora assessore regionale all'Ambiente Emanuele Sanna, durante un'assemblea pubblica tenuta presso il salone comunale della Maddalena, assicurò tutti che il parco non sarebbe mai nato senza il consenso della popolazione isolana e che l'attività venatoria sarebbe stata assicurata all'interno del parco. Avevano provato una sensazione di stupore e di incredulità, in quanto conoscevano perfettamente le leggi che vietano tassativamente la caccia nella aree protette. «Quelle belle parole ovviamente erano un bluff - scrivono -, o meglio un bieco tentativo di accaparrarsi una manciata di consensi elettorali. Oggi purtroppo - scrivono i cacciatori di Gallura, sezione della Maddalena - con l'istituzione del comitato di gestione provvisorio, possiamo constatare che i nostri timori erano più che fondati. Infatti, come era facilmente pronosticabile, non solo l'attività venatoria all'interno del parco è tassativamente vietata ma non è possibile neppure portare i propri cani a fare una passeggiata in campagna. Si badi bene, quest'ultima limitazione è particolarmente accentuata per i cani da caccia, per i quali i nostri "amici animalisti" sembrano non nutrire grande simpatia. Crediamo - prosegue ancora la nota - sia utile ricordare che alla Maddalena la fauna selvatica stanziale è composta esclusivamente da specie considerate nocive in tutto il mondo, vale a dire coniglio e cinghiale, e considerando che uno degli obiettivi principali del parco naturale è sicuramente la salvaguardia delle specie in pericolo di estinzione, equiparare le specie sopra riportate allo "stambecco degli Abruzzi" sinceramente ci sembra una forzatura gratuita». «Considerando poi gli eventi politici che hanno animato la nostra società negli ultimi anni - proseguono i caciatori -, siamo arrivati alla conclusione di non dover premiare nessun politico isolano, di qualsiasi colore o credo politico, fintanto che non riusciremo a riappropriarci di quanto ci è stato sottratto, vale a dire il diritto di esercitare la nostra passione come normalissimi contribuenti italiani. E' nostra intenzione quindi dar vita a un movimento di cacciatori galluresi al fine di affrontare, con maggiore compattezza, le problematiche che interessano la nostra categoria. Per informazioni contattare Marco Terrazzoni allo 0347/3664638 oppure 0789/736990. Crediamo sia giusto invitare gli altri cacciatori galluresi che dividono con noi la passione venatoria e i loro territori di caccia, a far fronte comune contro tutti coloro che intendono sfruttare dei nostri consensi elettorali».(Andrea Nieddu-La Nuova Sardegna 15.2.2000)
La Nuova Sardegna domenica 10 ottobre 1999
Marco Terrazzoni Rappresentante Uil-Tucs base Usa La Maddalena
In riferimento all'articolo apparso sulla Nuova del 6 ottobre 1999, con titolo «Il parco e la base di Santo Stefano: convivenza tra rischi e polemiche» ed in merito alle dichiarazioni di Roberto Zanchetta, commissario dell'Azienda autonoma di soggiorno e turismo, ci tengo a precisare che quando Zanchetta afferma che le barche da diporto producono reddito, mi sembra di poter asserire che questa sia una affermazione in parte vera ma in parte costruita e manipolata ad arte da chi ha deciso deliberatamente e con l'appoggio politico ed economco di Roma, di ridurre il nostro arcipelago ad un'oasi per ambientalisti di maniera.
E' assurdo, infatti, affermare che barche da diporto ormeggiate per tutta la stagione turistica nei porti della costa dirimpettaia possano produrre reddito alla comunità maddalenina, ma forse Zanchetta si riferiva al reddito che producono ai pochissimi e selezionati «comandanti» locali che hanno la fortuna ed il privilegio di trovare imbarchi a Porto Cervo.
Per quanto riguarda la presenza della base Usa a Santo Stefano, credo che 200 posti di lavoro fissi garantiti alla gente de posto più l'indotto che arriva da tutti gli appalti che la struttura offre ogni anno, più un buon 40 per cento di guadagno in più che arriva nelle casse di molti commercianti maddalenini, grazie alla presenza della comunità americana, più tutti i miliardi che girano intorno al mercato degli affitti, rappresentino inequivocabilmente una fonte di reddito.
Viste però le posizioni espresse sia dall'Azienda autonoma di soggiorno e turismo per bocca del suo commissario e, a più riprese, dal comitato di gestione dell'ente parco, credo sia arrivato il momento di trovare una soluzione al problema e perciò mi permetto di fare un suggerimento: a tutti i rispettabili signori che amano la natura incontaminata del nostro arcipelago in maniera così viscerale e morbosa tanto da essere disposti a barattare centinaia di posti di lavoro in cambio di nulla, chiedo si facciano portavoce presso il nostro governo per garantire lo stesso tenore di vita a tutti noi che siamo impiegati presso la base e a tutti coloro che da questa presenza «scomoda», come la definiscono, ne traggono beneficio economico e quindi allontanare definitivamentre «quest'incubo nucleare».
Fino a quando non verranno trovate soluzioni alternative valide, credo sia scorretto e di cattivo gusto fare affermazioni di questo tipo da parte di chi ha le spalle coperte da un punto di vista finanziario e dimostra di essere poco sensibile alle problematiche occupazionali del nostro paese.
Il sindaco e la sua "sinistra" maggioranza vogliono la presidenza del parco
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