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Spesso riascolto, specialmente in questi giorni, la registrazione di un discorso tenuto da CALAMANDREI, agli studenti dell’Università di Milano, nei primi anni 50, agli inizi cioè del secondo dopoguerra.

Il grande giurista, uno dei Padri della nostra costituzione, avvertiva già allora una preoccupante disaffezione alle vicende della Politica, come se esse non appartenessero all’intero popolo, ma fossero di sola pertinenza di una casta di politici, più o meno politicanti.

Egli raccontò in quella occasione un noto aneddoto toscano, che ben si addiceva allora ed ancor più si addice oggi. Egli raccontava di due poveri emigranti toscani, che all’inizio del secolo si erano imbarcati su un piroscafo per raggiungere l’America. Uno dei due, BEPPE, dormiva nella stiva e l’altro GINO se ne stava in coperta ad assistere preoccupato alla tempesta nella quale era entrata la nave. Ad un certo punto Gino chiede ad uno dei marinai come era la situazione, se insomma la tempesta era preoccupante per come sembrava. Il marinaio, per tutta risposta gli fa: " qui, se entro mezzora non ne veniamo fuori, la nave andrà a picco". Gino, in preda alla disperazione più grande si precipita nella stiva e gridando sveglia l’amico: Beppe, Beppe, su svegliati, la nave è in pericolo, c’è il rischio che vada a fondo", e Beppe per tutta risposta "E a me che me ne frega, "ne’ mica la mia". E invece la nave è anche la nostra e se va a fondo, la pelle ce la rimettiamo tutti.

Sembrerebbe un concetto di una semplicità lapalissiana e invece trova enormi ostacoli ad entrare nella comprensione e nella pratica di tanti cittadini di questo paese.

E dire che questa libertà e questa democrazia ci son costate tanti morti e tanti sacrifici durante il conflitto mondiale e dopo, per la ricostruzione del Paese.

Non è vero che libertà e democrazia siano dei beni stabili, basta una tempesta per spazzarle via, se la nave del paese non è solida. Libertà e democrazia sono dei beni irrinunciabili che vanno coltivati e protetti ogni giorno e la loro forza va accresciuta costantemente. Sono beni che i cittadini di oggi, specialmente i più giovani, hanno avuto in eredità dai più anziani, da coloro che ricostruirono il Paese, da coloro che combatterono le dittature e che morirono, per ridare a noi la dignità di un popolo. Che dignità ha infatti un popolo, se non è libero di decidere del proprio futuro, attraverso il VOTO, attraverso la scelta dei suoi rappresentanti più meritevoli?

Come vedete, in questa mia rubrica, non vi parlo, una volta tanto di THALASSEMIA, il nostro cruccio dominante. E questo perchè pericoli più grandi si annidano per il nostro Paese e di riflesso per la sicurezza dei nostri figli malati : la guerra ed il terrorismo !

E noi, cittadini di questo Paese, possiamo far finta di nulla e permetterci il lusso di disertare le urne, nel momento più alto della DEMOCRAZIA, quello del voto? Possiamo noi addossarci la terribile responsabilità di indebolire la DEMOCRAZIA nel momento in cui pericoli di tal fatta ne minacciano l’esistenza?

Due aspetti desidero porre alla attenzione di tutti.

Il nostro governo sta cercando, per via diplomatica , di uscire dal tunnel della guerra, le cui incognite sono imprevedibili !

Crediamo noi che potrà svolgere il proprio compito, con autorevolezza, se dietro non ci sarà l’intero Paese Crediamo noi che potrà svolgere il proprio compito, con autorevolezza, se dietro non ci sarà l’intero Paese ? Crediamo che un astenzionismo dal voto potrà rafforzare l’azione che il nostro Paese sta compiendo per ristabilire la PACE?

Si riaffaccia minaccioso lo spettro del terrorismo, quello che uccide inermi servitori dello Stato, menti pensanti di questa società, oltre che padri di famiglia che si guadagnano onestamente da vivere con il proprio lavoro !

Crediamo noi che non andando a votare aiuteremo le forze dell’ordine a catturare gli assassini ed a stroncare sul nascere il fenomeno?

O diversamente contribuiremo a creare degli spazi nei quali tali fenomeni troveranno motivo di legittimazione e di crescita ? Possiamo noi, in ultima analisi, permetterci il lusso di indebolire la NOSTRA DEMOCRAZIA, in un momento così delicato? Quando un giorno i nostri figli e i nostri nipoti dovessero chiederci conto e ragione del nostro attuale comportamento, cosa risponderemo loro "Eravamo a dormire nella stiva con Beppe?"

Il 13 Giugno ci giochiamo il nostro futuro e dinanzi questa drammatica prospettiva non vi chiedo di votare per Tizio o per Sempronio, vi chiedo solamente di andare a votare. Diamo un segnale forte di partecipazione ai destini del Paese, facciamo sentire che l’Italia vuole restare in Europa e che vuole farlo rafforzando la propria democrazia, perseguendo la pace tra i popoli, impedendo spazi di manovra agli avventurieri di ieri e di oggi, per non vederne sorgere domani.

 

Giacomo SIRO BRIGIANO