" Un giorno Uroboros porse la mela"
" Un iour Ouroboros offrit la pomme"
Gabriella Di Trani

Arti visive in Teatro / Arts visuel au Théatre

Musiche composte da Maurizio Lopa / Musiques composées par Maurizio Lopa
Voce fuori campo di Michèle Flusin / Voix hors champ de Michèle Flusin

PARIS
dans les salons de la Chambre Italienne du Commerce pour la France
134, rue de Faubourg Saint-Honoré - 75008 -

Novembre 1990






Presentazione di Ennio Pouchard

Sul finire degli anni Settanta ho presentato in catalogo  per la sua prima mostra Gabriella Di Trani, e rileggendo il mio testo mentre mi accingo a presentarla  per il suo esordio a Parigi mi accorgo di quanto sia facile parlare ora del suo lavoro, diventato ormai maturo, verificato dall' esperienza, rafforzato da una costanza consapevole e senza cedimenti  o distrazioni e stanchezze.
L'artista iniziava allora ad esplorare un territorio dove si combinano la metafora del presente e la memoria storica, la figura e il segno, la realtà e il simbolo, l'invenzione e la citazion, la parola e l'immagine e, finalmente, la pittura e la struttura solida e costruita. Gli esempi più duraturi di quella ricerca hanno dato luogo negli anni a tutta la serie di opere presenti in questa retrospettiva parigina.
Il titolo della mostra è emblematico in questo contesto, poichè è lo stesso dell'opera prima fra quelle qui sparse nelle sale: il primo cioè dei grandi libri fatti di pagine di legno dipinte e scritte, i cui testi udiamo ripetuti in galleria nella versione francese registrata sul sottofondo musicale di Maurizio Lopa. Sono sculture da sfogliare dove la parola scritta è insieme poesia ed evocazione di momenti culturali diversi: artifizio grafico e pittura che si insinua nei fogli, in uno sgargiante insieme.
Qui compare Uroboros, il serpente del mito che si chiude in forma di anello stringendosi la coda tra i denti e rappresenta il tutto nell'uno descritto nella Crisopea di Cleopatra, un'antica opera alchemica, o l'oceano che tutto avvolge per certe remote cosmogonìe, o il ciclare continuo della natura, la continuità della vita, in ultima analisi, il Tempo.
Uroboros è ancora centrale nell'unica serie dei sei "quadri" di forma convenzionale, inserito nella dinamica dei segni e delle forme che sono il linguaggio pittorico di Gabriella Di Trani. Il "mostro" pare quasi soverchiato ed esorcizzato dai ritmi aggessivi della pittura, ma la sua forza  è l'immobilità conservata attraverso  il turbine di colori e segni.
Ora si Gabriella Di Trani dispone di tutti i mezzi formali e teorici  per estendere senza limiti il suo lavoro. Infatti l'idea  della struttura compositiva si trasferisce direttamente dai grandi libri ai "Trittici", tagliati e assemblati secondo le linee solenni e svettanti dei progenitori gotici, e da questi sulla più recente serie di opere multiple. Con esse il polittico diventa forma libera (come la "Danza policroma dell'uccello Letraset"), o forme staccate che si completano in modo virtuale in inpossibili combaciamenti tagliati di traverso da forme-fumetto ("Le Tempeste"). E mentre l'idea strutturale si trasforma e genera altre idee, la figurazione galoppa sui due binari della storia e del presente: un labirinto nel quale s'inoltra pieno di allusioni il discorso dell'arte.
L'arcaica testa di capro che domina i trittici è il messaggio ritualizzante che rimanda al mondo greco; la michelangiolesca coppia Adamo-Eva che vi appare e riappare tra onomatopee fumettistiche diventa più che mai allegoria di paradisi perduti quando le due figure sono separate l'una dall'altra, e il loro corpo viene scorticato come nelle tavole mediche del passato. E le teste di leone-lupo-cane del dipinto più recente, " Il Tempo", portate quale memoria della tizianesca "Allegoria della Prudenza", pare che il tempo storico lo annullino quando l'artista ne svela la discendenza del culto di Serapide, divinità ctonia dell' Egitto ellenistico, raffigurata con scettro in mano, un moggio per il grano sulla testa e un mostro tricefalo accanto (leone-lupo-cane, appunto) stretto nelle spire di un serpente: presente, passato e futuro, legati al simbolo del dio.
Infine ancora una citazione, "La Tempesta" del Giorgione, che fa capolino tautologicamente da "Le Tempeste" (BSHRAM!, e il sangue cola a macchia, ritagliato nel legno e verniciato a lucido); l'arte immortale si fa logotipo e il disegno d'industria percorre la tavolozza del pittore per entrare nella sfera di una dignità superiore. Opera "copiata" e opera creata perdono la loro connotazione reale e producono questo "tutto" che Gabriella Di Trani oggi propone.
 
 










BIOGRAFIA