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IL Danubio

 

Il Danubio, conosciuto dai Greci con il nome di Istros e poi ribattezzato dai Romani Danuvius, dal nome di una divinità fluviale, potrebbe essere definito, senza timore di retorica, il "fiume del destino": lungo le sue sponde per secoli e secoli molti popoli, dell'Europa e non, hanno visto realizzarsi o spegnersi le loro ambizioni d'espansione territoriale e di dominio. Quasi diecimila anni fa, masse di agricoltori e pastori, provenienti dall'Asia sud occidentale, s'insediarono lungo le vallate danubiane introducendo l'allevamento ovino e bovino, nonchè la coltivazione di alcuni cereali come il grano e l'orzo. In seguito, lungo il corso d'acqua del grande fiume e dei suoi numerosi affluenti, prosperarono i commerci dei metalli, della birra e del sale. Giulio Cesare, Traiano e Marco Aurelio fecero del Danubio il baluardo per contenere le spinte delle popolazioni celtiche; dopo il crollo di Roma nel V secolo, fu attraversato dagli Unni, gli Avari, e i Mongoli; i Magiari infine vi si stabilirono, raggruppandosi in nazione. Lungo il Danubio s'incanalarono le conquiste territoriali degli Asburgo e le note dei Valzer, che accompagnarono l'apogeo dell'impero mitteleuropeo, risuonarono lungo le sue rive. Sempre il Danubio offrì il proprio corso all'esercito ottomano, che arrivò a minacciare il cuore stesso del territorio europeo. Le sue sono sponde cariche di storia e di miti: navigarlo è compiere un'esperienza affascinante e un'occasione particolare per "toccare con mano" la storia e la geografia dell'Europa centro-orientale.
Il Danubio s'origina dalla confluenza di due piccoli corsi d'acqua della Foresta Nera Meridionale, il Brigach e il Breg; secondo fiume d'Europa per lunghezza dopo il Volga, scorre per 2830 km prima di raggiungere il Mar Nero, dove sfocia con un ampio delta. Il fiume collega Occidente ed Oriente, congiunge otto paesi (Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Serbia, Bulgaria, Romania, Ucraina) e lungo le sue rive s'adagiano ben quattro capitali: Vienna, Budapest, Bratislava e Belgrado.
Nel suo tratto iniziale il fiume scorre tra gole calcaree e, percorrendo il margine meridionale della Selva Nera, arriva ad Ulm. Qui le acque sono già abbastanza profonde da consentire la navigazione di imbarcazioni di una discreta stazza. La città divenne così un importante e florido centro commerciale e fu proprio la ricchezza dei suoi abitanti a consentire nel XIV secolo la costruzione di una grande e magnifica cattedrale, con un campanile che raggiunge l'altezza di 161 m. . Il fiume prosegue il suo corso verso nord nella Selva di Baviera ricevendo numerosi piccoli affluenti; a Ratisbona raggiunge il limite più settentrionale e va a ricevere le acque del Regen. La città, un importante centro celtico, fu ampliata nel 179 d.C. dall'imperatore Marco Aurelio e chiamata Castra Regina. Fu sede della dieta imperiale e divenne il centro commerciale più sviluppato della Germania meridionale. Del periodo romano resta la Porta Pretoria (II sec. d.C.); Domplatz e Alter Kornmarket sono due magnifiche piazze circondate da antichi edifici e centri della vita cittadina; di grande pregio è la Dom St. Peter (Cattedrale di S. Pietro) considerata la più bella costruzione religiosa della Baviera.
A questo punto il Danubio piega ad est e si dirige verso Passau, dove riceve le azzurre acque del fiume Inn la cui portata gli è addirittura superiore: qui i battelli di Crociera iniziano solitamente la navigazione turistica.
Dopo una breve esitazione il fiume entra in territorio austriaco: dopo essere passato tra le strettoie della Selva Boema meridionale, si apre su di un ampio bacino dove sorge la città di Linz, sviluppato centro industriale e porto più importante del Danubio austriaco. Nei pressi di Linz si trovano gli edifici del campo di concentramento di Mathausen, dove furono internate ed uccise, durante la Seconda Guerra Mondiale, migliaia di persone, soprattutto Ebrei.
A valle di Linz il Danubio scorre libero da argini e riceve le acque dell'Enns, sulle cui rive è adagiata l'omonima città, la più antica dell'Austria; nelle vicinanze è situata la pittoresca Steyer, che nel XV secolo era il centro austriaco più rinomato e importante insieme a Vienna. Il fiume quindi attraversa la regione storica dello stato, l'Österreich; quindi passa per Melk, con il suo imponente monastero barocco, e introduce il viaggiatore per i 40 km. del paesaggio incantato della valle di Wachau. Wachau è probabilmente il più suggestivo di tutti i tratti di questo fiume: è una regione di rupi sormontate da castelli (in uno di questi fu tenuto prigioniero Riccardo Cuor di Leone), maestosi conventi e piccoli borghi dalla lunga storia, con vigneti digradanti per dolci pendii terrazzati. Di seguito sono le colline del Wienerwald, il bosco viennese, a fare da quinta allo scorrere delle acque. A Vienna, il Danubio è già un grande fiume largo 350 m. e presenta numerosi bracci e canali.
Prima di lasciare il territorio austriaco, il fiume lambisce le rovine romane di Cornell-Carnantum, con il suo solenne e maestoso arco di trionfo. Qui l'imperatore Marco Aurelio trascorse due anni della sua vita e la città romana, all'apice del suo sviluppo, arrivò a contare ben centomila abitanti. Dopo aver ricevuto le acque della Morava, ad Hainburg, il fiume entra in terra di Slovacchia e subito incontra Bratislava e la rocca che dall'alto domina le sue acque.
Bratisalva è la capitale della Slovacchia, collegata culturalmente ai magiari, sino al 1919 ha fatto parte del Regno d'Ungheria. Il quartiere medievale della città è ancora quasi intatto e una passeggiata fra le sue viuzze dall'antico selciato offre scorci molto belli. La chiesa di S. Nicola, il palazzo del Municipio ed il castello sono tra i suoi edifici più significativi.
Virando verso sud, il Danubio inizia il suo corso medio ed entra in Ungheria, terra dei Magiari. Questi furono l'ultima tribù di nomadi a stanziarsi lungo il fiume: di lingua non slava, costituirono un primo insediamento stabile nelle vicinanze di Budapest. I magiari hanno sempre mantenuto una loro forte identità linguistica e culturale, anche quando furono incorporati dall'Impero Asburgico.
A est di Esztergom il fiume forma una grande ansa, dirigendosi verso la città di Szentendre: il vecchio quartiere serbo, un reticolo di case museo, tutte affacciate fra i vicoli tortuosi, e di caratteristiche scalinate di pietra, attira migliaia di visitatori. Superata Budapest, con i suoi otto ponti che collegano le due sponde della città, il fiume entra nel grande bassopiano ungherese. Qui, a causa della scarsa pendenza del terreno, si formano un groviglio di meandri e di bassure, tanto che il letto si divide in numerosi bracci che formano subito varie isole, la più grande delle quali è quella di Csepel, estesa 250 kmq. Da destra confluisce il canale proveniente dal lago Balaton. Il paesaggio, tipico della grande pianura ungherese, è il vero regno dei Czikos che, nei loro costumi tradizionali, svolgono ancora l'attività di allevatori di greggi e di cavalli.
Proseguendo verso sud, il Danubio entra in Iugoslavia dove, a Belgrado, riceve le acque di forse il maggiore dei suoi 300 affluenti, la Sava e, poco più a valle, quelle della Morava, che viene giù dalla Serbia.
La Capitale serba è conosciuta fin dall'antichità. Fu fondata dalla tribù celtica degli Scordisci, che la chiamarono Singidinum, nome che le rimase per tutta l'epoca romana, quando si costituì punto focale delle fortificazioni lungo il Danubio: nella parte alta della città, infatti, sono ancora visibili alcuni tratti di robuste mura romane.
Ma la favorevole posizione geografica della città, se da un lato ne ha favorito lo sviluppo, dall'altro è stata causa di frequenti invasioni e distruzioni: Belgrado è stata spesso saccheggiata e protagonista di sanguinosi conflitti, di cui l'ultimo, terribile e barbaro, ha opposto fra di loro i vari popoli dell'ex-Jugoslavia.
Nel VII secolo gli Avari e gli Slavi distrussero la città, ma la sua posizione era così importante che fu subito ricostruita. Nel corso del Medio Evo i suoi conquistatori mutarono continuamente: Bizantini, Bulgari, Ungheresi e Serbi si alternarono uno dopo l'altro seguendo le sorti dei rispettivi imperi.
L'arrivo dei Turchi nei Balcani cambiò la storia e della regione, e dell'Europa Orientale. Dopo numerosi assedi, nel 1521, Solimano il Magnifico riuscì a strappare la città agli Ungheresi. Entrata a far parte dell'Impero Ottomano, Belgrado divenne una grande città europea: cronisti e viaggiatori dell'epoca la descrivono come un ricco centro commerciale e artigiano. Nel 1717 Eugenio di Savoia, principe italiano e generale austriaco, riprese Belgrado ai Turchi, ma soltanto al principio del XIX secolo, con l'entrata in crisi dell'Impero Ottomano, Belgrado fu definitivamente conquistata divenendo il centro culturale e commerciale della Serbia e, nel 1918, la capitale degli Slavi del Sud, ossia la capitale della Jugoslavia.
Benché questa località abbia una storia antichissima, nessuno degli edifici che sono rimasti in piedi è precedente al XVII secolo, tranne la fortezza. Dall'alto della fortezza di Kalemgdan, costruita lungo il dirupo che segna la confluenza dei due grandi fiumi, si gode un magnifico panorama: lo sguardo si stende a nord verso l'Ungheria e a est verso la Romania. L'area della fortezza di Kalemgdan è oggi un grande parco e, pertanto, rende poco l'idea della città medievale densamente popolata di cui essa era il nucleo. La moschea di Bajarlik, costruita probabilmente attorno al 1690, è tutto ciò che rimane delle 30 moschee e 139 case di preghiera censite nel XVII secolo, tempo in cui Belgrado aveva circa 100.000 abitanti.
A est di Belgrado il fiume segna, per oltre 150 km., il confine tra la Serbia e la Romania: in questo tratto il Danubio attraversa una valle incassata in calcari molto duri, con un susseguirsi di quattro serie di rapide tra le quali quella di Sibb, conosciuta come Porte di Ferro. Qui la valle si restringe da 1000 m. a 100 m., costituendo perciò il passaggio più difficile e pericoloso per la navigazione sul Danubio: nel 1972, venne completata una diga con un doppio sistema di chiuse che ha reso senz'altro più docile la navigazione. Più avanti, il fiume si libera dalla costrizione di quella gola rocciosa e diventa linea di frontiera. A sinistra, si volge a nord-est ed entra in territorio rumeno; a 300 km. dal mare comincia già a ramificarsi formando numerosi acquitrini e stagni. A Tulcea inizia il grande delta, che si espande su di una superficie di 4000 kmq., costituendo una delle regioni europee più interessanti dal punto di vista ambientale, tanto che dal 1962 vi è stato costituito un parco nazionale.

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Vienna

 

La capitale dell'Austria, e prima ancora del grande impero asburgico, appare come una città tranquilla, a volte forse sonnacchiosa, formata in prevalenza da una popolazione anziana che svolge i propri riti sociali all'interno del Ring. Ma, in un passato non lontano, Vienna, capitale "dell'Austria Felix", era il cuore mondano e culturale di quell'area geografica definita, soprattutto per la sua omogeneità culturale, Mitteleuropa. Grandi artisti come Mozart, Haydn, Beethoven, Strauss, Bruckner, Mahler, Klimt. nonché grandi uomini di pensiero come Freud avevano reso Vienna uno dei centri artistici e culturali più importante del mondo. Già molti secoli fa a Vienna si parlavano le lingue di quattro popoli diversi: è forse da un simile cosmopolitismo che trae origine il carattere cordiale ed accogliente della popolazione viennese. I fasti passati furono così intensi da trasformarsi in solide tradizioni: La Filarmonica di Vienna è una delle più grandi orchestre del mondo e le sue esecuzioni sono molto seguite, celeberrimo il concerto di Capodanno per ascoltare il quale giungono appassionati da ogni parte del mondo; al Maneggio spagnolo i cavallerizzi nei loro abiti tradizionali fanno danzare a ritmo di musica i loro eleganti cavalli lipizzani; ogni domenica i Piccoli Cantori eseguono, nella cappella di Hofburg, una messa di un grande musicista viennese; i balli dell'alta società si svolgono come ai tempi di Francesco Giuseppe. Ma a Vienna anche la borghesia ha vissuto i suoi fasti e ne conserva ancora memoria, frequentando i bellissimi caffè dove si gustano deliziosi dolci, come la famosa Sachertorte (resa ancora più celebre in Italia dal regista cinematografico Nanni Moretti), oppure recandosi, in autunno, a sorseggiare un bicchiere di vino nelle osterie di Grinzing, o ancora trascorrendo una domenica al Prater, l'antico parco di divertimenti della città nei pressi del Danubio. Il fiume non attraversa l'agglomerato urbano, come comunemente si potrebbe pensare, ma lo lambisce all'esterno. Quella che oggi è tradizione fu anche avanguardia: prova ne sia lo stile Biedermeier o i tentativi di architettura operaia e socialista come la costruzione del Karl Marx Off, un complesso di abitazioni concepito per gli operai.
Il corso delle vicende storiche ha notevolmente ridimensionato il territorio del vecchio impero, tanto che oggi l'Austria è un piccolo paese con una grande capitale: a Vienna vive infatti circa un quarto della popolazione del paese, ossia un milione e settecentomila abitanti, caratterizzandosi come una delle più grandi metropoli europee.
Il sito dove è sorta Vienna fu abitato dall'uomo fin dal primo periodo dell'età della pietra: si trattava di un'importante fortificazione celtica che dovette soccombere nel corso del primo secolo a.C. alle legioni romane di Tiberio, ottenendo quindi, nell'anno 213, il diritto di "civitas romana" a pieno titolo.
Il nome di Vindobona riferito alla fortificazione romana (il toponimo sembra derivare dal celtico "Vindo", che sta ad indicare "bianco"), nel corso del tempo svanì completamente. Dopo Roma fu la volta degli Unni, dei Longobardi e dei Goti. Solo l'avvento del regno Carolingio riportò Vienna alla ribalta della Storia: la Marca Austriaca fu fondata infatti da Carlo Magno dopo le guerre contro gli Avari (791-796); la denominazione di Östarichi è contemplata per la prima volta in atti ufficiali nel 966, di qualche decennio anteriore la denominazione di "Wenia". Dopo che si giunse alla trasformazione dell'Austria in Ducato, nel 1156, anche la sede del governo fu trasferita da Regensburg a Vienna. E' di quest'epoca la costruzione del "Ringmauer", nuova cinta muraria cittadina, resa indilazionabile dall'intenso sviluppo del nucleo urbano. Nel 1221 Vienna ottenne i diritti civici medievali e le franchigie per le merci che venivano per lo più trasportate attraverso l'importante arteria fluviale danubiana. Nel corso del XIII secolo Vienna era già una ricca città mercantile; era persino riuscita a deviare il commercio di grandi città come Ratisbona, Colonia e altre ancora, sviluppandosi magnificamente grazie alle relazioni che univano il Danubio a Bisanzio. Alla fine del 1300, con il regno absburgico, che sarebbe durato fino al 1918, iniziò il forte legame e la stretta dipendenza tra le vicende viennesi e più in generale quelle austriache. Da Rodolfo I, a Maria Teresa e a Francesco Giuseppe i sovrani del casato imperiale impressero la propria impronta all'immagine della città. Vienna assunse il volto di grande metropoli europea protagonista delle vicende politiche del vecchio continente, in cui illustri architetti lavorarono per dotare la città di splendidi edifici innalzati soprattutto intorno al Ring.

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Itinerario a Vienna

 

Piazza S. Stefano è il punto di riferimento obbligato per iniziare una visita della città. Proprio qui si erge l'imponente mole del Duomo che, con il tetto altissimo rivestito di maioliche policrome e il bel campanile di 136 m., domina il centro storico ed è considerata la più bella chiesa gotica dell'Austria. Le origini del Duomo risalgono ad una preesistente basilica romanica: la ricostruzione di S. Stefano in stile gotico avvenne poi sotto la spinta di Rodolfo IV (1339-1365), ma i lavori proseguirono per diversi secoli, dato che l'aspetto odierno è databile intorno al XVI secolo. L'interno della chiesa presenta una pianta a croce latina a tre navate, le cui volte sono rette da 18 pilastri. Da S. Stefano si giunge, dopo un breve percorso, ad una delle piazze più animate della città: Graben (fossato), il cui toponimo si riferisce ad una costruzione difensiva del periodo romano. La piazza, circondata da eleganti palazzi progettati da insigni architetti, offre alcuni tra i negozi più raffinati della città. Nel 1769, al tempo della pestilenza, l'imperatore Leopoldo I eresse una colonna a commemorazione della peste in località Graben: la colonna, frutto del lavoro di svariati artisti, è una possente espressione della più elevata tradizione barocca.
A Karlplatz, tra aiuole alberate, si erge la Karlskirche dedicata a S. Carlo Borromeo. La chiesa, a pianta ovale, è dominata da una cupola di prodigiosa eleganza e rappresenta il capolavoro dei due grandi architetti Fisher e von Erlach. Un'altra chiesa viennese di particolare suggestione è la cripta dei Cappuccini: collegata ad un convento, venne fondata nel 1622 dall'imperatore Matthias e dall'imperatrice Anna. L'odierna facciata venne ristrutturata nel 1936. La cripta, più volte ampliata a partire dal XVII secolo, contiene 138 sarcofagi che ospitano le spoglie mortali dei regnanti absburgici.
Il Castello di Hofburg è costituito da un complesso di edifici che nel corso dei secoli hanno subito svariati ampliamenti, tanto da esprimere chiaramente la coesistenza di stili diversi. Attualmente Hofburg è la sede di varie istituzioni pubbliche: la Presidenza della Repubblica, la Scuola di Equitazione Spagnola, la Biblioteca Nazionale e vari Musei. La parte più antica di Hofburg, risalente al 1296, è detta Schweizerhof: questa denominazione si ricollega al periodo in cui quei locali erano occupati da una guarnigione di guardie svizzere. A est di questo primo edificio sorse nel XVI secolo la Stalburg. Il nome deriva dalle numerose stalle che vi si trovavano un tempo e che ancora oggi vengono in parte utilizzate dalla Scuola di Equitazione Spagnola: nel maneggio d'inverno ogni domenica si può assistere ad un' affascinante esibizione ippica; la costruzione ospita anche la Neue Galerie (Galleria Nuova). L'Amalienburg, il terzo edificio, venne realizzato alla fine del XVI secolo, in stile del primo barocco. Questi tre nuclei originari furono collegati tra di loro nel XVII secolo e completati da nuove strutture murarie: il così detto tratto Leopoldino è oggi sede della Presidenza della Repubblica. Di particolare interesse resta la visita agli appartamenti reali e soprattutto al tesoro imperiale che raccoglie oggetti di inestimabile valore e bellezza.
La più celebre arteria di Vienna è la Ringstrass, una corona lunga 6 km. di ampi viali alberati che, alla fine dell'Ottocento, ha sostituito la cinta dei Bastioni: le vecchie fortificazioni vennero eliminate, con la conseguente ricopertura dei fossati, e sugli spazi recuperati furono edificati fastosi palazzi. Fu un capolavoro dell'urbanistica e modello per soluzioni simili in tutta Europa. Oltre ad un grande parco, si aprono sul Ring gli edifici più monumentali della grande Vienna imperiale: l'Opernring, uno dei più famosi teatri lirici del mondo, la Maria Theresian Platz, con il monumento all'imperatrice, e infine due maestosi edifici gemelli, il Naturhistorisches Museum e il Kunstistorisches Museum. Da citare infine l'area dei grandi edifici di rappresentanza, tutti realizzati tra il 1863 e il 1872, disposti intorno al verde di Rathaupark, ove si affacciano il Rathaus (il Municipio), il palazzo dell'Università e il palazzo del Parlamento, quest'ultimo di un rigoroso classicismo.
Il Belvedere è un elegante complesso di edifici barocchi e giardini realizzato come residenza estiva per il principe Eugenio di Savoia, vincitore della guerra contro i Turchi. Il complesso architettonico consta di due edifici principali, il Belvedere inferiore e il Belvedere Superiore, raccordati da splendidi giardini all'Italiana. La residenza principesca è oggi sede di importanti musei: di particolare interesse la galleria d'arte del XIX e XX secolo dove si possono ammirare i bellissimi dipinti di Klimt, Kokoschka, Egon, Schiele e molti altri.
Schönbrun è la più famosa ed elegante delle residenze reali degli Absburgo. La costruzione fu iniziata alla fine del 1600 su progetto di J.B. Fischer von Erlach, mentre a metà del 1700 fu parzialmente modificata in stile rococò dall'imperatrice Maria Teresa. L'edificio è carico di ricordi e di suggestioni storiche: oltre ad aver ospitato i vari imperatori austriaci è stato il teatro del Congresso di Vienna e ancora oggi viene utilizzato come sede di rappresentanza dalla Repubblica austriaca. Oltre alle bellissime sale e agli splendidi arredi si può visitare anche lo sterminato parco sul quale si affaccia la reggia imperiale.

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Budapest

Crocevia tra il mondo slavo e quello germanico, la capitale magiara ha fatto di una simile singolarità la principale caratteristica. Sino a pochi anni orsono quando ancora era in piedi la "cortina di ferro", Budapest costituiva, per il mondo occidentale, la capitale socialista più accettabile, dove ci si sentiva maggiormente a proprio agio, mentre, per gli abitanti dell'Europa orientale, rappresentava una specie di varco dove era possibile almeno intravedere il mondo occidentale tanto sognato. I Magiari, e soprattutto gli abitanti di Budapest, hanno dovuto coltivare a lungo lo spirito di indipendenza: la loro posizione geografica li ha esposti continuamente alle invasioni e alla stessa perdita di identità, anche se tutto ciò ha finito col rafforzarne tratti caratteristici, permettendo loro di fronteggiare sia l'Impero absburgico che, in seguito, il dominio sovietico.
Sotto gli austriaci, essi ottennero comunque la costituzione del regno ungherese e fecero di Budapest una città in grado di tenere testa, per eleganza e sviluppo economico, alla stessa capitale imperiale. Nel 1956, si ribellarono gagliardamente all'oppressione del blocco sovietico, con un'insurrezione che commosse il mondo intero. La rivoluzione ungherese fu comunque sconfitta, ma produsse, pur nella forma statale socialista, un sistema economico più aperto alle relazioni con i paesi dell' "altra Europa". Dopo la caduta del muro di Berlino, queste relazioni si sono sviluppate anche sul piano turistico, e infatti Budapest oggi vanta ben.....di arrivi.
Se a Vienna il Danubio scorre esterno alla città e non fa parte del paesaggio urbano, a Budapest il fiume, che per un tratto si divide in due rami formando l'isola Margherita, si inoltra invece largo e placido nel cuore stesso dello spazio urbano, tanto che si potrebbe dire, con una piccola forzatura, che Budapest è davvero la città danubiana per eccellenza.
Strana capitale, Budapest, formata da due città che fino a centocinquanta anni fa esistevano appena. Lo stesso nome risale al 1867, e sino ad allora la capitale dell'Ungheria si era chiamata Buda-Pest, con un trattino che simboleggiava la divisione dei due agglomerati: Buda, la città vecchia, sorta e appollaiata intorno al castello, per volere di Bela IV; Pest, il nuovo centro adagiato sull'altra riva, là dove si anticipa la grande pianura ungherese, popolato da commercianti che avevano costruito le loro case in mezzo a giardini e boschi. Nel mezzo, l'ampio corso del Danubio rappresentava ancora una divisione, senza neanche un collegamento tra le due sponde se non un malfermo ponte di barche che ogni inverno, puntualmente, veniva spezzato dai ghiacci del fiume, per venire poi ristabilito nella primavera successiva. Il Ponte delle Catene, il primo costruito a Budapest, non a caso il più caro agli abitanti della città, fu inaugurato solo nel 1848. Ciononostante il sito vanta una storia millenaria, come ben dimostra l'area archeologica della romana Aquincum, anche se le periodiche distruzioni subite dalla città, in particolare con la dominazione turca, e i fitti bombardamenti succedutisi durante il secondo conflitto mondiale, hanno causato la perdita di tutte le costruzioni antiche. E' sopravvissuto solo qualche edificio del XVIII secolo, ma dello stile gotico e rinascimentale si è purtroppo persa ogni traccia. Ciò non vuol dire che il grande richiamo che la città suscita sia ingiustificato: Budapest va visitata non per le sue particolari antichità storiche, ma per ammirare lo stile delle sue strade e le belle case art nouveau, per godere degli ampi viali che costeggiano il fiume, per assaporare la particolare atmosfera dei suoi locali, come il bellissimo Hungària, luogo d'incontro della vita letteraria della città: in altre parole, è il contesto complessivo a costituire il vero fascino della capitale.
I luoghi e gli edifici più significativi di Pest sono la costruzione neogotica del Parlamento, che riflette le sue guglie sulle rive del fiume, la chiesa di Santo Stefano e l'isola Mrgherita, antica riserva di caccia reale. A Buda si può visitare il palazzo reale e fare una passeggiata per Fö Utca. la bella strada parallela al Danubio.

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La Valle della Loira

Splendidi castelli, chiese di campagna, piccoli centri dall'atmosfera campagnola, eleganti residenze nobiliari tutti immersi in boschi fitti e secolari, o adagiati al centro di quieti paesaggi agricoli ordinatamente coltivati, o ancora appollaiati in ampie distese di brughiera ricoperte di ginepro, costituiscono lo sfondo del corso finale della Loira: uno dei siti più belli di tutta la Francia e uno degli ambienti naturali più suggestivi dell'intera Europa. La Valle della Loira è uno dei pochi paesaggi fluviali del continente rimasti ancora quasi integri. I banchi di sabbia, (che rendono difficoltosa la navigazione del fiume), le belle isole offrono ospitalità a numerose specie di animali selvatici e di uccelli, come le cicogne e gli aironi, che vi hanno trovato un ambiente ideale; le stesse acque del fiume, scarsamente inquinate, ancora oggi sono popolate da varie specie di pesci. Un simile ambiente ha attirato nei secoli lo sguardo di filosofi e uomini d'arte, e molte sono le metafore dedicate a questa parte del Paese, tra le quali spicca la bella immagine di "giardino di Francia".
E' un'armonica sintesi di bellezze naturali e artistiche a costituire il fascino tutto particolare di questa regione. Infatti, nella Valle della Loira, terra prediletta dei Valois per la dolcezza del clima, grandi artisti francesi realizzarono, per la corte e per l'alta borghesia, magnifiche residenze, ispirandosi sovente a modelli architettonici di origine italiana. Queste furono inserite così armonicamente nel "giardino di Francia" da fonderle a pieno titolo nel paesaggio naturale. I "castelli della Loira" rappresentano così un'importante testimonianza dell'architettura feudale, e soprattutto di quella rinascimentale francese, voluta da sovrani come Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I, i quali, durante le campagne nella nostra penisola, erano rimasti particolarmente colpiti dal rinascimento italiano.
Ai nostri giorni la vallata della Loira, per l'insieme degli aspetti appena descritti, costituisce uno dei principali luoghi di visita turistica in Francia.
Il fiume, con un percorso di 1012 km, è il più lungo del Paese e il secondo di tutta la sezione occidentale dell'Europa. Come via d'acqua la Loira riveste scarsa importanza, anche a causa dell'irregolarità del regime e la presenza di diffusi banchi di sabbia, che rendono difficoltosa la navigazione. Sino alla metà del sec. XIX, per il trasporto fluviale venivano utilizzate piccole imbarcazioni: in seguito, con la costruzione delle linee ferroviarie, il ruolo della Loira quale via di comunicazione andò progressivamente diminuendo. Oggi, l'unico tratto davvero navigabile, e solo da piccoli natanti, è quello compreso tra Saumur e l'oceano Atlantico. Là dove sorgono i porti commerciali di Nantes, Donges e Saint Nazer, è animata da un intenso traffico di navi.
La Loira nasce a 1408 metri. dal monte Garbier-de-Jonc, situato nelle Cévennes, la catena calcarea che delimita a SE il Massiccio Centrale, e si getta nell'Oceano Atlantico presso Saint Nazer, a ovest di Nantes. Nel suo corso superiore, il fiume si dirige a nord in una vallata che intaglia il massiccio, con un corso stretto e tortuoso. Successivamente si allarga formando il cosìddetto Bassin du Forez ricevendo presso Nevers, dove inizia il medio corso, le acque dell'Allier, il più importante dei suoi affluenti: infine raggiunge il bacino di Parigi. Dopo aver descritto un'ampia curva, al culmine della quale tocca Orleans, la città di Giovanna d'Arco, che la "Pulzella" nel 1429 liberò dall'assedio degli Inglesi, la Loira piega ad ovest. L'Orleanese fu uno dei primi territori ad essere stati acquisiti dai Capetingi, ed è posto tra la regione di Chartres e della Beauce, con le sue fertili terre coltivate a grano. E' un paesaggio completamente pianeggiante, in parte ricoperto dalla più estesa foresta francese, mista di cedri e fustaie, in parte da orti, frutteti e vigneti; a sud del fiume vi è la Sologne regno della brughiera, di acquitrini e di boschi, un tempo riserva di caccia reale e oggi paradiso di chi ama la pesca o l'arte venatoria. Da Orleans, la Loira diventa un grande fiume e dà inizio al suo corso inferiore, lungo il quale riceve importanti affluenti (tra quelli di sinistra: Cher, Indre, Vienne, Thouet, Sèvre; tra gli affluenti di destra: Loir, Sarthe, Mayenne, Erdre).
La Turenna si distende su ambedue le rive del fiume e rappresenta una delle più importanti regioni turistiche della Francia: fu la residenza preferita di molti monarchi sino a quando i re anteposero alle placide dimore sulla Loira i fasti e il lusso dei palazzi di Parigi e di Versailles.
Il paesaggio quasi incantato, il clima tiepido, il calmo corso del fiume, i castelli, tra i più belli e famosi di tutta la valle, le case bianche contornate da giardini ricoperti di rose e di glicini, sono gli elementi costitutivi di un quadro che ha pochi rivali in Europa. Qui, su terreni terrazzati, resi fertili dall'abbondanza di detriti alluvionali, crescono vigneti da cui si ricavano vini famosi in tutto il mondo, conservati in cantine scavate nella scura roccia tufacea. Per la morbidezza del paesaggio e la ricchezza culturale, molti paragonano questa regione francese alla Toscana.
Tours è la capitale della regione: la città fu bombardata durante il secondo conflitto mondiale subendo danni gravissimi, ma conserva ancora la splendida cattedrale del XIII-XVI secolo, posta al centro della vecchia città restaurata, con le sue piccole strade dai suggestivi nomi medievali.
Verso il termine del corso il fiume attraversa la regione dell'Angiò, dove la vallata si allarga ulteriormente e la Loira riceve da destra le acque dei fiumi Loir, Sarthe e Mayenne. L'Angiò è un territorio ricco di storia poichè fu patria dei Plantageneti che regnarono sull'Inghilterra. Boschi, praterie e coltivazioni floreali colorano intensamente il paesaggio, disseminato di castelli e di bei villaggi costruiti in pietra chiara. Il clima mite favorisce una vegetazione di tipo mediterraneo: nei giardini crescono palme e fichi, mentre nei dintorni di Savennièrs e Saumur prospera la vite: centro viticolo per eccellenza è Bourgueil. Angers è la città principale della regione: si erge su un rilievo emergente sopra la sponda della Maine e racchiude, all'interno dei suoi quartieri moderni, un nucleo antico di grande interesse, comprendente la cattedrale gotica e la pittoresca Maison d'Adam. Eretto di fronte al fiume, il castello del XIII secolo appare esteriormente come una temibile fortezza, con gli scuri muraglioni striati di bianco e le torri decapitate. Questo severo edificio racchiude eleganti costruzioni del XV secolo e la moderna Grande Galerie, dove si conserva la straordinaria serie di arazzi dell'Apocalisse, tessuti nel XV secolo: essi sono un capolavoro dell'arazzeria medievale per l'eleganza, la linearità del disegno e la fresca tonalità del colore.

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Itinerario lugo il fiume

 

Blois è situata lungo le rive della Loira. Gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, la città purtuttavia mantiene, nella parte antica dell'abitato, la struttura medievale, grazie ad una sapiente ricostruzione. Conserva, infatti, la pianta irregolare con stretti e scoscesi vicoli tanto che le nuove case risultano ben inserite con le vecchie residenze, con l'antica abbazia e con la cattedrale Saint-Louis. Un pittoresco ponte, a dorso d'asino, costruito nel XVII secolo, unisce le due sponde del fiume.
Su di un costone a picco si erge imponente ed elegante il castello che domina la città e ne costituisce la massima espressione artistica e attrattiva turistica.
Il castello, (protagonista di svariati eventi storici, tra i quali l'assassinio del Duca di Guisa) racchiude diversi stili architettonici. Intorno al cortile, un quadrilatero irregolare, sono disposti gli edifici risalenti a epoche storiche diverse.
Sulla Piazza del Castello è posta la facciata costruita da Luigi XII, negli anni 1498-1503, in stile gotico. Sul bel portale d'ingresso è collocata una nicchia decorata con i gigli, simbolo della monarchia francese. Quest'ala del castello si collega a sud con i resti di una galleria gotica, che un tempo delimitava il lato meridionale del complesso. Di fianco alla galleria sorge la cappella di Saint Calais, consacrata nel 1508; più in là, è situata la terrazza du Foix da cui si gode una magnifica vista della città. La sezione sud occidentale del castello fu costruita per volere di Gastone d'Orleans, ed è un evidente esempio di architettura classica realizzato negli anni 1635-38. Il progetto prevedeva che l'intero edificio fosse ricostruito in stile classico, ma l'opera fu compiuta solo in parte. Adiacente spicca l'ala del castello fatta costruire da Francesco I, tra il 1515 e il 1524, seguendo moduli stilistici propri del rinascimento italiano.
La boscosa regione di Chambord è caratterizzata dai castelli di Beauregard, di Villesavin e d'Herbault ma, soprattutto, vede la presenza del castello omonimo, il più grande, spettacolare e bizzarro della vallata. Non sorprende che Francesco I, appassionato di caccia, abbia scelto questa zona della Francia per farsi costruire una residenza di campagna. Ancora oggi il castello è circondato da un immenso parco, recintato da un muro di 32 km., dove si possono incontrare con facilità cinghiali, caprioli e cervi. Il castello di Chambord fa da contrappunto alla selva degli alberi con una serie di comignoli, pinnacoli, torretti, guglie, capitelli, che gli conferiscono un aspetto da favola. La leggerezza architettonica del maniero nasconde una vasta superficie che contiene 440 stanze, un bellissimo scalone elicoidale (probabilmente ispirato da schizzi leonardeschi) e 84 scale di minor importanza. Tra i successori del sovrano, fu soprattutto Luigi IV a prediligere Chambord, tanto che i suoi soggiorni sono rimasti celebri per le battute di caccia e le feste sontuose che venivano organizzate; nel 1670, a Chambord, il grande poeta comico Molière fece rappresentare per la prima volta la sua commedia "Il Borghese Gentiluomo".
La costruzione del castello, probabilmente su progetto di Domenico da Cortona, ebbe inizio nel 1519 e venne ultimata nel 1537. L'edificio presenta un grande corpo centrale, delimitato ai quattro angoli da torri cilindriche.
Le 440 stanze, ampiamente saccheggiate a partire dal tempo della Rivoluzione, vengono ora faticosamente arredate con pezzi d'epoca.
Chenonceaux, romantico e incantevole, è situato lungo il tranquillo corso del fiume Cher e deve il suo fascino all'armonia dell'insieme: l'eleganza architettonica, la bellezza naturale del paesaggio boschivo e la ricchezza di terrazzamenti, giardini e giochi d'acqua, posti tutt'intorno al castello.
La costruzione risale alla metà del secolo XV e fu eretta sul luogo di un mulino che faceva parte dei possedimenti di una ricca famiglia di latifondisti. La proprietà fu acquistata da Thomas Bohier, esattore capo delle imposte di Carlo VIII. Bohier fece demolire l'antico castello, ad eccezione del mulino e, influenzato dall'arte rinascimentale italiana, diede inizio alla nuova costruzione. Dopo la sua morte il complesso passò alla Corona ed Enrico II ne fece dono alla sua favorita, Diana di Poiters. Diana ampliò l'edificio, fece costruire un ponte sul fiume e arricchì i giardini con alberi ornamentali e da frutto. Dopo l'assassinio del re la vedova, Caterina dei Medici, ritornò in possesso del castello e sul ponte fece costruire una galleria a due piani. Nella parte dell'edificio realizzata da Bohier, si possono visitare oggi la sala della guardia e la cappella. Le altre sale ricordano le due rivali in amore, Diana e Caterina, e sono magnificamente arredate con arazzi e mobili.
La cittadina di Amboise, posta lungo la riva sinistra della Loira, è sovrastata da un castello che era la residenza preferita di Carlo III. Nel corso di una campagna militare in Italia il sovrano aveva avuto modo di conoscere e ammirare lo stile rinascimentale; tornato in Francia, condusse con sé artisti e architetti, ai quali affidò l'incarico di modificare e abbellire il castello dove era nato e dove morì nel 1498. I lavori furono poi portati a termine dai figli del monarca.
Purtroppo, numerosi incendi e distruzioni hanno inflitto gravi danni alla residenza minando sostanzialmente l'antico e originario splendore: solo un'ala del complesso ha potuto resistere alle demolizioni. Di particolare interesse sono ancora le torri angolari che costituivano le vie d'accesso all'edificio.
Lungo il lato meridionale del castello, vi è la strada che conduce alla residenza nobiliare di Close-Lucè (sec.XV). Qui Leonardo da Vinci visse l'ultima parte della sua vita morendovi, nel 1519, all'età di 67 anni. La residenza ospita un piccolo museo leonardesco che raccoglie alcune macchine progettate dal Maestro e ricostruite con materiali dell'epoca.
A Saumur ci si imbatte in uno dei paesaggi più belli della Loira: la cittadina, dominata da una altura su cui sorge il castello è posta lungo il corso del fiume alla confluenza con il Thouet, affluente di sinistra. Saumur è veramente un piccolo gioiello pieno di grazia con le sue bianche case, costruite con la roccia di tufo e il tetto grigio-nero dell'ardesia. Suggestive stradine lastricate animate da mercatini e lungo le quali si aprono bei negozi rendono piacevole passeggiare per la città. La scenografia urbanistica è di grande effetto: sulle sponde della Loira si ergono i palazzi più importanti (l'Hotel de ville, il Teatro, il Castello), mentre nell'area più nascosta si trovano piazzette e cortili. Angers, capoluogo del dipartimento Maine-et-Loire, si estende lungo le rive della Maine, corso d'acqua formato dalla confluenza dei fiumi Mayenne, Sarthe e Loir (La Maine si getta nella Loira circa 8 km a sud ovest della città). Antica sede vescovile, Angers fu dotata di Università nel 1551.
Antica capitale celtica, si sviluppò sotto i romani. Nel 471 fu poi conquistata dai Franchi e nel X secolo divenne sede della contea d'Angiò, retta dall'omonima dinastia dalla quale derivarono i Plantageneti. Nel 1154, in seguito all'ascesa al trono di Inghilterra di Enrico II, l'Angiò e la sua capitale entrarono nell'orbita inglese e vi rimasero fino al 1203, quando il contado fu riunito alla terra di Francia. Oggi è un importante mercato vinicolo e una frequentata meta turistica. Il monumento simbolo della città è la fortezza pentagonale, fiancheggiata da 17 torri e arricchita, in seguito, da edifici residenziali nelle cui sale vi è la più lunga sequenza di arazzi del mondo. Ma la zona più pittoresca e affascinante rimane il quartiere della Doutre, situato sulla riva destra del fiume. Qui si trovano il vecchio manicomio di St. Jean, uno dei primi in Francia, il cinquecentesco Hotels des Pénitents e la bella place de la Laiterie con tutt'intorno le casette con le travi in legno.
Nantes sorge sulle rive della Loira, nel tratto in cui il fiume sta per terminare la sua corsa verso l'Oceano, apprestandosi ad entrare nel suo lungo estuario, ma avendo ricevuto in precedenza le acque degli ultimi due affluenti, l'Erdre da destra e la Sèvre da sinistra. La città è oggi un attivo centro industriale e, insieme con i porti di Saint-Nazaire e di Donges, rappresenta una delle più rilevanti zone portuali della Francia. Nantes è il capoluogo della regione Pays de la Loire e del dipartimento Loire-Atlantique.
Il nome della città deriva dalla tribù celtica Namneti. In epoca romana fu un importante centro commerciale e amministrativo. Nel V secolo venne sottomessa dai Franchi Merovingi ed in seguito fu conquistata dai Normanni. Risale al XII secolo l'incorporazione nell'indipendente Ducato di Bretagna, tanto che la città godette di importanti concessioni e privilegi, capaci di influire positivamente sul commercio marittimo. Unita alla Francia in seguito ai matrimoni della duchessa Anna con Carlo VIII, Nantes riuscì inizialmente a mantenere le proprie istituzioni ma, nel 1532, perse definitivamente ogni forma di autonomia. Ciò non ne ostacolò lo sviluppo economico, tanto che nei secoli XVII-XVIII raggiunse il massimo della prosperità grazie all'intensificarsi dei commerci con i paesi d'oltreoceano, compresa la terribile pratica della tratta degli schiavi. Durante il periodo rivoluzionario ebbe inizio il declino, che si protrasse per quasi un secolo, causato sia da motivi economici e politici, sia dall'insabbiamento del corso inferiore della Loira, che rese difficoltoso il raggiungimento del porto.
Place du Change è la porta d'accesso alla vecchia Nantes con le sue casette provviste di caratteristiche travature in legno, edifici medievali e palazzi del Quattro-Cinquecento. Pregevole è la cattedrale tardo gotica di St. Pierre costata quasi cinque secoli di lavori, dal 1434 fino alla fine dell'Ottocento. Il castello dei duchi di Bretagna è l'edificio simbolo di Nantes e fu teatro dello storico editto sulla libertà di culto. La costruzione è una sintesi riuscita tra l'architettura militare del Medioevo e quella residenziale del Rinascimento. A Nantes si svolgono numerose iniziative culturali tra le quali un'importante rassegna di musica jazz.

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Il Reno

 

...Freddo vespro nell'aria:

Lentissimo scivola il Reno,

Da una roccia un lampo rutila,

Nell'incerta luce in solitudine,

F. Heine

 

Il Reno, fra i fiumi europei, è forse quello più maggiormente legato alla cultura romantica: narratori e musicisti, infatti, lo hanno reso un vero e proprio luogo mitologico. Scrittori come Victor Hugo e Heine hanno saputo trarre ispirazione dai suoi paesaggi, Wagner vi ha ambientato l'opera l'Oro del Reno e Shumann gli ha dedicato la Sinfonia Renana. Visitare la valle del fiume costituisce ancor oggi un'esperienza inebriante per la bellezza e singolarità dei suoi paesaggi. Rocce a strapiombo, dolci terrazzamenti a vigneti, rocche, castelli da favola e, soprattutto, i suoi affascinanti miti: la rupe di Lurrenber, con la leggenda dell'oro dei Nibelunghi e poi Drachenfels. la roccia dove Sigfrido avrebbe affrontato vittoriosamente il drago, fanno sperimentare al viaggiatore la sensazione di trovarsi in pieno Medioevo. Non è certamente un caso che l'inizio del turismo risalga a quasi due secoli orsono, quando il romanticismo stava per affermarsi come una corrente di pensiero in tutta Europa, mentre gli Inglesi iniziavano a perlustrare la vallata alla ricerca delle radici del romanticismo tedesco.
Nell'800 a.C., erano stati i Celti a insediarsi lungo le sponde del fiume e, nel secondo secolo a.C., i Germani erano arrivati fino alle sue sorgenti. In seguito la vallata fu solcata da un fiume interminabile di popoli: Celti, legionari romani, chiare fanciulle germaniche, commercianti ebrei, lanzichenecchi svizzeri, cavalieri teutonici, soldati dell'esercito napoleonico, musicanti boemi e innumerevoli artisti. Ma furono ancora i Romani i primi grandi costruttori e colonizzatori, rimanendovi per ben quattrocento anni: Magontiacum (Magonza), Confluentes (Coblenza), Castra Bomensia (Bonn), Colonia Claudia (Colonia) sono i nomi delle principali città che sorgono lungo il tratto centrale del Reno, mettendo prepotentemente in evidenza il peso e la caratura della colonizzazione romana.
La Renania venne poi cristianizzata dai Franchi e, in seguito, costituì il nucleo dell'impero Carolingio. Il fiume, già nel Medioevo, era una delle più importanti vie di comunicazione d'Europa nonché protagonista di ricchissimi commerci, grazie ai quali molte città conobbero grandi fasti e furono dotate di splendide cattedrali: Colonia ne è la dimostrazione più eloquente.
Per la sua straordinaria importanza commerciale, il Reno, nel corso dei secoli, fu causa scatenante molti appetiti: predoni all' assalto delle imbarcazioni, vari signorotti che costellavano il fiume di caselli del dazio per riscuotere i diritti di passaggio e infine i francesi, nella guerra del 1870/71, protesi tenacemente alla conquista.
Ancora oggi il Reno vanta molti primati: 200 milioni di tonnellate di merci e 1,5 milioni di passeggeri trasportati annualmente da una flotta di circa 12.000 imbarcazioni.
Dalle sorgenti nelle Alpi Svizzere, nel cantone dei Grigioni, dove sono situati i due rami sorgentiferi del fiume, fino alle sue foci presso Rotterdam, il Reno percorre 1230 km, di cui una buona metà in territorio tedesco. Nel suo tratto iniziale il fiume segna il confine della Svizzera con il Liechtenstein (sulla riva destra è situata la capitale Vaduz), e con l'Austria (Voralberg).
Dopo aver attraversato il lago di Costanza ed essersi esibito nelle tumultuose cascate di Shaffhausen, le più alte dell'Europa centrale, il Reno prosegue, tra impervie strettoie ma anche in tratti larghi sino a 200 m., fino a Basilea. Da qui inizia a salire placidamente verso nord, disegnando il confine tra Francia e Germania. In questo punto il fiume scorre in una pianura originata da uno sprofondamento tettonico (Fossa renana), dove la consistente diminuzione di pendenza ha dato vita a meandri e bracci secondari, tanto che sono stati necessari urgenti lavori di sistemazione per regolare il flusso delle acque. Proprio qui il fiume si allarga in un letto di svariate centinaia di metri, ricevendo le acque di importanti affluenti quali il Neckar, il Meno e l'Ill, sulle cui rive sorge la città di Strasburgo. Superata Magonza e a seguire i ridenti vigneti di Rheingau, il Reno affronta il tratto più pittoresco della sua corsa verso il grande delta olandese.
La strettoia presso Bingen (la soglia di quarzite che, anche se demolita, ostacola la navigazione durante i periodi di magra) segna infatti l'inizio di un percorso intricato in mezzo a rocce sporgenti e ripidi pendii, che comprimono il fiume in più punti e lo costringono a improvvise evoluzioni. Nel tratto più stretto il fiume è impigliato in un vero e proprio Canyon, largo poco più di cento metri: questo è senza dubbio il punto più romantico del Reno, dove antichi castelli e costruzioni si ergono sulla sommità delle rocce a scrutare maestosi il corso del fiume. Il castello di Marksburg è uno dei più celebri e illustri: edificato nel XII secolo, è infatti l'unico a non aver mai subito distruzioni nei tempi passati; non molto lontano è situato il fiabesco castello di Lahnstein mentre, quasi di fronte, sulla riva sinistra, vi è il castello di Stolzenfels, vero e proprio mito del romanticismo tedesco. Uno scenario che invita il viaggiatore a tornare indietro nei secoli, evocando le innumerevoli leggende ispirate da queste terre, come quella riguardante la mitica rupe di Loreley, strapiombante sulle acque del fiume. La leggenda vuole che una bellissima fanciulla abitasse questa ripida roccia, proprio nel punto più angusto e pericoloso del Reno. I naviganti, che la scorgevano intenta a pettinare i suoi lunghi capelli, ne rimanevano così incantati che finivano per sfracellarsi contro le rocce. Fino a quando la ragazza non si innamorò e, cadendo dalla rupe che già tante vittime aveva provocato, morì tragicamente a sua volta. Questa toccante storia fu celebrata dal poeta tedesco Heine in una stupenda poesia.
A Coblenza confluisce da sinistra la Mosella, tanto che il nome della città deriva proprio dal latino Confluentia. Qui il Padre Reno (Vater Rhein), come viene chiamato dai tedeschi, torna ad essere ampio e bagna incantevoli località. All'altezza di Bonn e Colonia il Reno è largo sino a 350 m., procedendo vispo fra bei terrazzamenti coltivati a vigneti: è questa la famosa Weinstrasse (strada del vino). La zona risulta anche fortemente industrializzata, con intense concentrazioni minerarie (carbone, lignite, ferro). La regione della Rhur, una delle più sviluppate di tutta Europa, comprende città importanti quali Colonia, Leverkusen, Düsseldorf e Duisburg. Il fiume, che riceve, da sinistra, le acque dell'Erft e, da destra, quelle di Wupper, Rhur e Lippe, costituisce una vera e propria "autostrada" di evidente rilievo economico, con una fittissima navigazione di chiatte e battelli. Prossimo al confine olandese, il Reno è largo 750 m. e dà inizio al grande delta che, ad ovest, va a unirsi a quello della Mosa. Il Reno, con i suoi tre rami principali, sbocca nel Mare del Nord. Il 70% delle acque è convogliato dal ramo meridionale che sfocia con il nome di Nieuwe Merwede; un altro braccio, che prende il nome di Lek, si riversa in mare dopo aver toccato Rotterdam, mentre il terzo ramo, l'Ijssel, conclude la sua corsa più a Nord.
E' possibile visitare il fiume da Magonza a Colonia in battello (con le navi da crociera della KD), o in automobile, costeggiando le belle strade panoramiche sia lungo la riva sinistra che sulla destra.

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Itinerario lungo il fiume

 

La valle del Reno è molto stretta, purtuttavia essa è percorsa da linee ferroviarie e da strade. Tra Bigen e Coblenza non esistono ponti, ma è possibile passare da una sponda all'altra con traghetti adibiti al trasporto delle vetture. Per cogliere la bellezza del fiume e della sua valle, è consigliabile servirsi dei battelli che in circa dieci ore percorrono la distanza tra Magonza e Coblenza, sostando nelle località di maggiore interesse.
Alla confluenza tra il Reno e il Meno vi è Mainz (Magonza), capoluogo del Palatinato Renano. Antico centro celtico colonizzato dai Romani, nei primi decenni d.C. fu elevata a capitale della Germania Superiore. Durante il Medioevo si avvalse del ruolo di città libera per sviluppare i commerci e divenire ben presto un florido centro. Famosa per aver dato i natali a J. Gutenberg, l'inventore della stampa, la città gli ha dedicato un museo, dove si possono ammirare pregevoli edizioni di ogni epoca, compresa la celebre Bibbia stampata dallo stesso Gutenberg nel 1445. La maestosa cattedrale dedicata a St. Martin è considerata la più importante costruzione dell'architettura romanica renana. Il nucleo più antico è del 975, mentre l'aspetto romanico attuale risale al 1239. Nel Settecento la chiesa venne incendiata dai Francesi e ridotta a stalla: fu riaperta al culto solo nel 1814. Il periodo romano della città è ampiamente documentato in un bel museo sistemato nelle sale del castello. Il cuore storico della città è costituito da due piazze, Markplatz e Domplatz: nella prima si trova la fontana di Fastnachtbrunnen che ricorda le follie di cui la città è capace durante il carnevale, considerato una specie di festa nazionale. Altri interessanti luoghi vengono offerti dall'elegante Christus-Kirche, eretta dall'imperatore Guglielmo II, con le sue case a graticcio disseminate lungo il centro storico e la piazza intitolata a Shiller. La vicinanza dei famosi vigneti renani si fa sentire, visto che il centro storico è ricco di piccoli locali, dove il vino scorre in grande quantità.
Dopo Magonza, la strada che costeggia il fiume sfiora Wiesbaden, bella capitale dell'Assia, e si affretta lungo i limiti delle colline del Rheingau, famose per i vini di ottima qualità. Si ammira qui una distesa di filari che arriva quasi a sfiorare le acque del fiume. Il verde paesaggio è costellato da grandi e piccoli centri dediti da secoli alla vinificazione. Non lontano è situato il Monastero di Eberhach, dove è stato girato il film tratto dal romanzo di Umberto Eco, il "Nome della Rosa", per la regia di Jean-Jacques Annaud e l'interpretazione di Sean Connery. Fondato nel 1136 da monaci cistercensi, il monastero è circondato da alcune centinaia di ettari di vigneti, confermandosi una delle più importanti aziende vinicole della Renania: vi si produce infatti l'ottimo e famoso Riesling.
Boppard è una località storica, turistica e termale molto frequentata; sono ancora visibili, in parte, le mura di una fortezza tardo romana del IV secolo. Una funivia conduce al Vierseenbliche, dove si può godere un panorama davvero suggestivo.
Coblenza è situata alla confluenza tra il Reno e la Mosella, e al punto d'incontro dei quattro massicci montuosi di Unsrück, Eifel, Westerwald e Taunus. L'origine della città, che conta circa 112.000 abitanti, è romana. Il nucleo antico di Coblenza è quello che si raccoglie attorno al Florinsmarket, la pittoresca piazza racchiusa tra graziosi edifici e numerose case a graticcio del XV-XVIII secolo, in gran parte ricostruite dopo la seconda guerra mondiale. La chiesa di St. Kastor è il centro religioso della città: esistente già ai tempi di Carlo Magno fu poi ristrutturata attorno al 1200. Sulla sponda destra del Reno sono visibili le massicce mura della medievale fortezza, distrutta dai francesi nel 1801 ma subito ricostruita, in cui oggi sono ospitati due musei dedicati alla Renania. Il Deutsches Eck (Angolo Tedesco) è la punta della penisola che divide il Reno dalla Mosella e uno degli angoli più suggestivi della città, motivo che ne fa' una meta turistica obbligata.
Dopo Coblenza, il Reno rafforzato dalla Mosella, si allarga, e il paesaggio si fa poco per volta più dolce e disteso. Prima di Bonn, il fiume lambisce i monti Siebengebirge che, secondo la leggenda, sarebbero stati ammucchiati, molto tempo fa, con delle grandi pale, da sette giganti. Ai piedi di queste montagne si allineano località turistiche termali molto note: la medievale Erpel, Unkel, Bad Honnef e infine la deliziosa Königswinter, dominata dalla rupe dove Sigfrido, secondo la leggenda, ingaggiò una furiosa lotta con il drago. E' possibile salire su questa rupe con la funicolare e godere della splendida vista.
 Bonn, ex capitale federale, è una accogliente città-giardino, di appena 300.000 abitanti: il suo aspetto è prevalentemente moderno e funzionale. E' stata fondata dai Romani e, durante il Medioevo, fu la capitale residenziale dei principi elettori di Colonia. Della città romana ci sono rimasti molti reperti conservati in un museo. Il centro storico si sviluppa nei dintorni della Markplatz e della Münsterolatz. Nella prima sorge il municipio barocco, sulla seconda piazza si affaccia invece la grande Cattedrale, una delle più belle chiese romaniche dell'area renana: edificata nel XI secolo, fu quasi completamente ristrutturata tra il XII e XIII secolo. Per gli amanti della musica Bonn è una meta obbligata: al n. 20 di Bongasse si può infatti visitare la casa natale di Beethoven, dove sono esposti gli strumenti preferiti dal Maestro; nella città si trova tra l'altro una celebre fabbrica di organi, i cui monumentali esemplari sono collocati in numerose chiese di tutti i continenti.
Interessanti sono anche l'orto botanico annesso al castello, l'Università, ricavata da quella che era stata la residenza dei principi elettori e, dalle parti di Bad Godesberg, il pittoresco quartiere di Muffendorf.
Colonia è una delle più importanti città della Germania e una delle più interessanti d'Europa per storia e tradizioni culturali. E' situata sulla riva sinistra del Reno, nel lander della Renania Westfalia. Durante il secondo conflitto mondiale è stata molto danneggiata, tanto che circa i tre quarti della città vennero distrutti: c'era persino chi si chiedeva se fosse davvero il caso di ricostruirla. Ma, a distanza di mezzo secolo, la città ha riacquistato tutto il suo splendore urbanistico ed economico. Il sito era già sede di una guarnigione romana alcuni decenni prima di Cristo e poi, nel 50 d.C., una colonia conosciuta con il nome di Colonia Claudia Ara Agrippinensis, in onore di Giulia Argippa, una ragazza indigena che in seguito sarebbe stata la madre di Nerone. Durante il Medioevo entrò a far parte della lega Anseatica, divenendo crocevia di ricchi commerci: godette poi di libere prerogative grazie alla tutela dei suoi vescovi e, alla fine del 1400, fu proclamata città libera dell'impero. La fondazione dell'Università, alla fine del 1330, ne fece il principale riferimento culturale dell'area renana e il più importante centro costruttivo della Germania. Già nel secolo scorso ebbe inizio quello sviluppo industriale che fa oggi di Colonia uno dei maggiori centri economici della Germania, all'incrocio delle principali vie commerciali europee.
La maggior parte dei numerosi resti romani sono venuti alla luce al termine dell'ultima guerra mondiale, quando si iniziò a demolire le macerie. Gli scavi fecero affiorare il tracciato dell' antica città romana e fu allora che risultò evidente come Colonia ne ricalcasse in gran parte la struttura. Sotto le rovine del municipio vennero trovati infatti i resti del Pretorium, sotto la Hohe Strasse, oggi l'arteria più importante dell'isola pedonale. Il simbolo della città è la sua famosissima cattedrale (Dom), una delle più riuscite e belle creazioni del gotico. I lavori per la costruzione iniziarono nel 1248, ma varie traversie, anche di natura finanziaria, ne allungarono i tempi a dismisura, tanto che l'edificio religioso fu completato solo nel 1880. La sua mole è tale, con le torri che arrivano a 144 m.di altezza, che risulta visibile da qualsiasi punto della città. L'interno della cattedrale, a cinque navate, è particolarmente suggestivo per il gioco di luci che filtra attraverso le splendide variopinte vetrate risalenti al Medioevo. Colonia ricorda il suo passato di città vescovile con la presenza di numerosissime chiese situate tutte tra il Reno e il Ring. Va ricordata fra queste Gross St. Martin, danneggiata durante la guerra e parzialmente ricostruita. Dell'antico centro storico i bombardamenti, purtroppo, non hanno lasciato molto: sono rimaste poche case nei dintorni di Alter Market e altri edifici, come il palazzo del vecchio municipio (Rathaus). L'importanza culturale della città è segnalata dalla presenza di alcuni importanti musei quali il Museo Romano-Germanico, il Museum Ludwig e il Wallraf-Richartz-Museum.

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IL NILO

 

 

E' il fiume,il fiume, che se non ci fosse,
non vi sarebbe nè inizio nè fine, scorre verso nord,
senza badare a nulla; se una montagna gli sbarra il passo,
e se una depressione gli si fa incontro egli volge ad occidente,
ma presto o tardi si stabilirà nel suo corso obbligato
dalla parte del mare, a nord

( Tayeb Salih )

Il Nilo (Nahr-el-nil), con i suoi 6671 km, è il maggior fiume del mondo. Poco oltre l'equatore, sulle verdi ed umide colline del Burundi,si erge un monumento a forma di piramide; inciso su una targa di bronzo v si legge:: Caput Nili (sorgente del Nilo). Ecco il legame tra il lontano ed antico Egitto ed il piccolo paese dell'Africa equatoriale. Il piccolo getto d'acqua che gli indigeni chiamano "Kasumo" attraverserà altopiani e deserti, si farà strada tra gole strettissime, diventerà pigro fino a disperdersi tra piatte paludi. Atri fiumi alimenteranno le sue acque sino a quando quel piccolo getto del Burundi non diventerà il grande Nilo.
I ramo sorgentifero con il nome di Kagera, dal Burundi piega ad est, per entrare nel lago Vittoria . Uscito dal lago Vittoria a 1134 m di altitudine, il fiume scorre (con il nome di Nilo Vittoria) in direzione nord-ovest fino alle cascate Ripon, si immette quindi nel lago Kioga, ed in parte si disperde su terreni acquitrinosi. All'uscita dal lago, forma altre cascate spettacolari, in particolare le cascate Murchison dove il fiume è costretto a passare in una strettissima gola; si immette quindi nel lago Alberto, per riuscirne subito dopo ed attraversare una regione montuosa, per cui prende il nome di Nahr-el-jebel (fiume della montagna). Fin qui il Nilo ha attraversato un territorio caratterizzato da piogge abbondanti e da una ricca vegetazione. Lungo le sue rive gli indigeni allevano il bestiame e coltivano granturco, fagioli e sorgo. Nel Sudan meridionale il fiume attraversa steppe e paludi, un territorio che gli Arabi chiamano Sudd ( ostacolo ) abitato da popolazioni nilotiche. E'una palude grande quanto l'Inghilterra, giacinti d'acqua e grandi papiri ne caratterizzano la vegetazione. In tale tratto il corso principale del Nilo e la sua diramazione principale il Nahar-el-Siraf (fiume delle Giraffe) si ricongiungono nella confluenza con il Nahar-el Ghazal (fiume delle gazzelle).
Poco oltre, il Nilo riceve da destra il Sawaba le cui acque, ricche di sodio rendono bianco il fiume che da questo tratto in poi prende il nome di Nilo Bianco (Nahar-el Abiad). Il fiume si dirige verso nord in una regione di savane e foreste a galleria e, prima di giungere a Khartoum, attraversa una fertile pianura. Nella capitale sudanese riceve il suo massimo tributario, il Nilo Azzurro, (Al- Bahar-al Azraq) che scende dall'altopiano etiopico. Il fiume, con il nome di Nilo, percorre il deserto nubico ed entra in Egitto, superando sino ad Assuan un dislivello di 280 m in 6 cataratte, numerate a partire dalla foce.
La portata del Nilo dipende essenzialmente dall'apporto del Nilo Bianco e del Nilo Azzurro. Tra gennaio e giugno il fiume convoglia quasi soltanto le acque del Nilo Bianco, sostenute dalle piogge primaverili ed autunnali della zona equatoriale. Tra giugno e settembre il Nilo azzurro, rinvigorito dalle piogge estive dell'altopiano, riversa grandi quantità di acqua arricchita di fertile limo. Si determinano ondate di piena che raggiungono Khartoum, ai primi di settembre e nel basso Egitto verso la metà di ottobre. A partire dal mese di novembre, il fiume comincia a ritirarsi gradualmente, sino all'anno successivo

 
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LA SCOPERTA DEL NILO

 

 

Venerato come divinità (Hàpi) nell'antico Egitto, ed utilizzato come luogo privilegiato di insediamento e di comunicazione sin da epoche lontanissime, il Nilo, nella sua composizione complessiva, è rimasto a lungo un mistero geografico irrisolto.
Erodoto, lo storico greco, tentò di risalire il Nilo dal Mediterraneo 460 anni prima della nascita di Cristo, ma il suo tentativo si fermò alla prima cateratta. Successivamente un nuovo tentativo di localizzare i rami sorgentiferi del fiume fu intrapreso da una spedizione romana, all'epoca di Nerone; essa risalì il corso del Nilo sino al Bahar-el Gazal. ; qui le paludi le impedirono propabilmente di andare oltre. Comunque, al ritorno, i componenti della spedizione riferirono che il fiume sorgeva da due grandi montagne. Sino al 1600 si riteneva ancora che il ramo principale del fiume fosse il Nilo Azzurro. Nel corso del XIX secolo si organizzarono varie spedizioni e si compirono ricerche più accurate da parte di Francesi, Inglesi e Tedeschi ed anche dell'italiano G. Miani. Nel 1860 gli inglesi J. Speke e A. Grant scoprirono la defluenza del fiume dal lago Vittoria, aprendo così definitivamente la strada alla scoperta delle sorgenti. Infatti, trent'anni dopo, nel 1892 il tedesco O. Baumann, risalì il Kagera individuando in esso la vera sorgente del Nilo.

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