Gianni Jarre: brani dal diario di montagna (1940-1942)

 

 

8 luglio Ho finalmente ottenuto il permesso di andare in montagna sul serio: con corda, piccozza e ramponi, per cinque giorni nel gruppo del Gran Paradiso. Grandi montagne, finalmente! Me ne aveva tanto parlato Gino e tanto avevo sognato su quelle belle fotografie che mi faceva vedere a scuola, di nascosto durante le lezioni; poi mi aveva portato la “Guida del Gran Paradiso” e nella mia testa avevo fatto tanti progetti di ascensioni su quelle creste, su quelle pareti. Ma mi ero solo preoccupato di poter soddisfare la volontà. E così della Montagna mi era sfuggita la parte più violentemente viva: il colore per un disegno.

 

 

12 luglio Scendiamo a Torino. Sento che il demone dell’alpinismo - e sento anche che deve essere insaziabile - è entrato in me. Purtroppo quest’estate difficilmente mi lasceranno ancora andare in montagna. Va a far capire certe cose alle persone grandi…

 

 

 

22 giugno Anna e Paola hanno rivendicato i loro diritti alpinistici. Partiamo in nove per Exilles. Meta è il Rifugio Molinari alle Grange della Valle. A Exilles ci raggiunge un certo Mario Gallo venuto apposta da Vercelli con un sacco enorme con viveri per quasi un mese… Chissà cosa ha per la testa! Pranziamo allegramente poi saliamo per la breve e simpatica mulattiera che ci conduce al Rifugio in un bel posto in mezzo ai pini. Si dorme ottimamente sui morbidi pagliericci con tante coperte.

 

 

24 luglio […] Ai nostri piedi giù giù nel fondo valle vediamo il verde dei pini; caratteristici tetti rossi delle case svizzere e un certo senso di nostalgia penetra in noi. Si sente più che mai il solito, il grande contrasto: laggiù le comodità che noi volutamente abbiamo abbandonato; quassù le difficoltà, i pericoli, le intemperie. E perché questo? Lo si capirà più tardi al momento del distacco da questi monti e ancor meglio quando fra le comodità cittadine ci saremo tornati. Forse è così: che quassù siamo qualcuno, anche piccolo, ma siamo; laggiù invece siamo uno dei tanti, ed è più difficile essere.

 

 

27 luglio E cantando e sognando riprendiamo la discesa. Sento però che una parte di me non scende ma si ferma e poi si stacca da me per risalire lassù nella gioia dei monti: è l’anima che è rimasta là fra quelle montagne di nessuno, fra quella gente semplice, mentre il corpo scende imprecando per il male ai piedi, fra la gente civile.

 

 

 

16 agosto Con tempo bellissimo scendiamo a Prarayi dopo avere salutato il nostro simpatico rifugio che per chissà quanto tempo resterà deserto. Sfruttiamo ancora l’ospitalità dei Blanc. Dopo pranzo vorremmo scendere a Valpellina ma cediamo volentieri alle insistenze dei nostri gentili e solitari ospiti.

Passiamo un piacevole pomeriggio proprio da stazione climatica per plutocrati in ozio beato completamente astratti dalla realtà.

La cena è coronata da una torta e uno zabaglione: sorprese preparate apposta per noi. Poi si canta e si discorre fino a tardi in un’atmosfera di sogno. Si cantano le canzoni più nostalgiche, più commoventi. Poi la voce si fa rauca a forza di cantare, si sturano ancora per noi due bottiglie di vino bianco; si canta e si beve, si canta ancora, si canta con tanto sentimento, con tanta poesia… Quando usciamo fuori le montagne si sono già addormentate al mormorio del Buttrier… La volta del cielo è tutta azzurra: attraverso i buchi delle stelle ci è concesso di intravedere un po’ di tutto lo splendore che deve essere al di là; anche a noi, qui in Valpellina, è stato concesso di intravedere la Felicità: in questi dieci giorni.

 

 

 

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08/01/01