Dal “Ricordo di Ada Gobetti partigiana” di Sergio Bellone, in “Almanacco Piemontese”, Torino (Viglongo), 1979:
Paolo[ 1] ed il suo amico Gianni avevano
costituito un piccolo gruppo di resistenti di tipo “paesano”, e si
interessavano soprattutto al recupero delle armi; erano in contatto con gli
elementi militari di Susa e Mompantero, residui del famoso 3° Reggimento
Alpini. [...] Esistevano buone possibilità di recuperare armi e
soprattutto esplosivi nei fortini e nelle casermette di frontiera; questo
compito se lo assunse Paolo, con la collaborazione del suo amico Gianni.
Dal “Diario partigiano” di Ada Gobetti, Torino (Einaudi), 1956:
21
febbraio[ 2].
Aspettavamo Gianni e Pillo[ 3] per andar con loro a
fare l’esperimento di sabotaggio; invece è venuto solo Pillo per un momento. È
arrivato da Torino il padre di Gianni, evidentemente spaventato dalla notizia
della pena di morte[ 4]: par
che voglia farlo andare in Svizzera. Gianni naturalmente non vuole; ma riuscirà
a resistere?
Paolo[ 5] ha deciso che a far saltare il palo saremmo andati noi due: siam
quindi partiti per il Colle Montabone, che sovrasta la ferrovia. […]
A casa ci aspettavano Gianni e Pillo.
Gianni era imbarazzato, straziato: non ha il coraggio di ribellarsi a suo
padre, non sa controbattere le sue ragioni, né resistere alle lagrime di sua
madre. Questa sera scenderà a Torino anche lui: e in settimana passerà in
Svizzera attraverso un valico nella Val d’Aosta.
Paolo non ha detto una parola; ma l’ho
visto impallidire e ho capito ch’era un colpo grave per lui — un colpo simile a
quello avuto il 10 settembre vedendo Torino cedere ai tedeschi senza resistere.
Nemmeno io, del resto, seppi dire gran
che. Non potevo, in coscienza, spingere il figlio a ribellarsi contro il padre,
ottima persona e animata dalle migliori intenzioni. Avrei potuto farlo se
avesse cercato di convincerlo a presentarsi ai tedeschi; ma in fondo non cerca
che di salvarlo; e dal suo punto di vista forse ha ragione. Anch’io, malgrado
tutto, tirerò un respiro di sollievo quando saprò che Gianni è al sicuro:
ragazzi come lui non se ne trovano tanti e preservarli per il domani è forse un
dovere.
|
Paolo
intervista Gianni per l’ANCR |
|
La libera attività di ricerca, la negazione di
qualsiasi retorica possono aprire la porta a una nuova fioritura della cultura
e del cinema. La libertà è la condizione prima della creazione artistica. Ma
non solo la libertà dalla censura o la libertà dalle imposizioni del
produttore; soprattutto la libertà di pensare senza schemi, di rivedere
continuamente le proprie opinioni, le proprie convinzioni confrontandole con
l'infinita varietà e ricchezza della vita. La libertà che viene dall’aver la
coscienza sicura, dall’aver rifiutato ogni compromesso. Si tratta di mettersi
su questa strada nuova senza pretendere di avere in tasca le formulette buone.
Paolo
Gobetti
|
08/01/01