Ing. Jarre, la carriera

 

La parte testuale della seguente biografia, per gentile concessione del Prof. Vittorio Marchis del Dipartimento di Meccanica - Politecnico di Torino, è stata pubblicata sul Bollettino 18 (Ottobre 1988) del Centro Interdipartimentale Documentazione del Politecnico di Torino.

Gianni Jarre nasce a Torino il 20 settembre del 1924. Frequenta il liceo classico all’Alfieri. Nell’autunno 1943 Gianni Jarre è a Meana, in bassa Val Susa, con Paolo Gobetti e sua madre Ada, vedova di Piero Gobetti. Con loro è anche Paolo Spriano.

Rientrato a Torino, si iscrive al Politecnico e qui studia alla scuola di Modesto Panetti, Placido Cicala, Carlo Ferrari. Si laurea in Ingegneria Meccanica il 21 maggio del 1948 riportando i pieni voti assoluti con lode. I lavori condotti in preparazione della tesi si ritrovano nella sua prima pubblicazione[ 1]  e rivelano, a fianco del rigore scientifico, una viva attenzione ai problemi pratici ed applicativi.

“Il prof. Panetti con quella sua tipica sensibilità ai problemi nuovi, che il progresso della Tecnica continuamente poneva, aveva subito posto allo studio un impianto sperimentale (presso il Laboratorio di Aeronautica) per le ricerche relative ad essi: nell’ambito di detto studio, il prof. Gianni Jarre, benché allora da poco laureato, grazie alle innate doti di ingegno e alla naturale sua capacità tecnica, poté fare il progetto [ 2] della palettatura di un compressore assiale”.[ 3] 

Già attivo prima di laurearsi nella vita della Facoltà, dal novembre del 1948 è dapprima Assistente di Meccanica Razionale, quindi di Meccanica Applicata alle Macchine.

Nel 1956 è terzo ternato nel Concorso a Cattedra di Meccanica Applicata alle Macchine. Dall’1 novembre del ’58 è Professore di ruolo, prima di Aerodinamica, poi di Gasdinamica presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Torino. Dal 1960 al 1978 tiene per incarico anche il Corso di Meccanica Applicata alle Macchine e Macchine per allievi civili.

Il prof. Jarre, negli anni ’50, è, in parallelo ai suoi crescenti incarichi accademici, impegnato in attività di impiantista industriale termomeccanico, scoprendo così nuove realtà professionali ed umane. Insegna, presso l’Olivetti di Ivrea, nei corsi di formazione professionale.

Nel 1960 è nominato Socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino; diventerà Socio effettivo nazionale il 13 aprile 1983 e proprio in occasione del bicentenario della fondazione dell’Accademia inizia un paziente lavoro di archivio alla ricerca delle radici della cultura tecnico-scientifica, sulle tracce lasciate nelle sale del palazzo del Collegio dei Nobili. Riscopre le testimonianze di impegno scientifico e tecnico di Ignazio Giulio, i carteggi dello Sclopis per la fondazione del Politecnico, i lavori ed i progetti di Germano Sommeiller intorno alla grande impresa del traforo del Frejus.

Concepisce l’idea di celebrare in una mostra l’Accademia, come stimolo per una “più riuscita collaborazione fra i politici, tecnici ed accademici piemontesi”. Ricorda che “per le scienze tecniche, alla cospicua somma dei contributi individuali, si affianca un insieme di attività e di iniziative accademiche collettive o di collettiva utilità, che spesso hanno configurato l’Accademia come autorevole organo pubblico di consulenze tecnico-scientifiche; soprattutto, ma non soltanto, nel periodo precedente l’unità d’Italia”[ 4] .

Gianni Jarre, nell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, dove è Presidente del Consiglio dei Revisori dei Conti, offre una partecipazione spassionata ed entusiasta alle attività di ricerca e di ripresa, ben al di là dei suoi compiti istituzionali. Alla Fondazione Giorgio Amendola è Presidente del Comitato Scientifico sin dalla sua costituzione. Per contrasto con il mondo accademico, trova nuovi spazi per sperimentare nuove simbiosi tra tecnica e scienza, nell’impegno sociale e del lavoro, “consapevoli di due negative tentazioni della nostra incerta epoca: la tecnofilia e la tecnofobia [...]. Tra queste tentazioni, diametralmente opposte dobbiamo trovare l’arduo cammino verso una civiltà futura, che non sia più o meno scientifica, oppure più o meno tecnica, oppure più o meno umanistica, dell’attuale. Ma che soltanto sia molto meno irresponsabile”[ 5] .

La sua attività scientifica si sviluppa nei settori delle turbomacchine, della meccanica applicata, della meccanica dei fluidi, della aerotermogasdinamica.

Il rigore scientifico del prof. Jarre ama spesso cimentarsi con la vera divulgazione; dove in semplici parole si svelano grandi concetti. Spesso nei lavori scientifici emerge, come elemento unificante dei modelli, il concetto di simmetria. Così ne descriveva i pregi in un volume per docenti di formazione professionale: “II concetto di simmetria: ci aiuta ad uscire dall’angusto campo scolastico dei rigidi e spigolosi poligoni; ci toglie la paura, più greca che araba o indù, del flessuoso; ci insegna cose che tutti i piastrellisti sanno perfettamente, come le sa soltanto chi le fa o maneggia”[ 6] .

Negli anni 1968-70 è nominato consulente della CEE per un’indagine sull’industria aerospaziale europea. Al Politecnico di Torino, nel 1973, succede a Carlo Ferrari nella direzione dell’Istituto interdisciplinare di Meccanica Applicata, Aerodinamica, Gasdinamica, ricoprendo questa carica sino al febbraio del 1979.

 

Dal 1974 è direttore del Centro Studi sulla Dinamica dei Fluidi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con sede a Torino. Il suo impegno negli organi centrali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, lo porta a contatto con sempre nuove realtà del mondo tecnico scientifico nazionale ed internazionale. Proprio in questa sede nasce la profonda amicizia per Giuseppe Colombo e per Mario Silvestri.

    

È nominato membro del Comitato Direttivo dell’INSEAN (Vasca Navale) del Ministero della Marina Mercantile di Roma, è presidente del Consiglio Scientifico del Centro di Studio per le Ricerche sulla Propulsione e sull’Energetica (CNPM del CNR) di Milano, è membro del Consiglio Scientifico del Centro per gli Studi di Tecnica Navale (CETENA) di Genova.

L’8 ottobre 1988, muore improvvisamente. Tre giorni dopo avrebbe dovuto partecipare ad un convegno in occasione delle celebrazioni del bicentenario dell’Accademia delle Scienze di Torino. L’intervento, intitolato “L’Accademia tra cultura e tecnologia”, svela ancora una volta l’amore di Gianni Jarre per la città, di tecniche e scienze, dove “presente l’ingegnere inglese Stephenson, erano state collaudate le prime macchine per tagliare il granito, costruite dai signori Mauss e Sismonda in vista del traforo del Moncenisio”[ 7] , dove “una piramiduccia sporca in mezzo a un piccolo giardino”[ 8]  è un “monumento al parallelo”.

 

Politecnico di Torino: museo virtuale

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 [ 1]G. Jarre, Un nuovo tipo di stadio di compressione per compressori assiali, in L'Aerotecnica, vol. XXVIII (1948), fasc. 4.

 [ 2]G. Jarre, Compressori assiali a vortice libero, in Monografie Scientifiche d'Aeronautica, n. 12, settembre 1952.

 [ 3]G. Ferrari, Il Laboratorio di Aeronautica del Castello del Valentino. Ricordo, Seminario AIDAA, 1981.

 [ 4]G. Jarre, Il contributo dell'Accademia allo sviluppo delle scienze tecniche, in I primi due secoli della Accademia delle Scienze di Torino, suppl. vol. 121 (1987) degli Atti della Accademia delle Scienze di Torino - Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali, pp. 93-102.

 [ 5]G. Jarre, Il cammino dell'uomo tra scienza e tecnica, in Il Rinnovamento, anno I, n. 1, (1984), pp. 8-11.

 [ 6]G. Jarre, G. Chiocchia, Progetto cultura tecnico-scientifica per i docenti della formazione professionale. Matematica di base, Firenze, (La Nuova Italia), 1977, p. 20.

 [ 7]Marina Jarre, Un leggero accento straniero, Torino, (Einaudi), 1972, p. 109.

 [ 8]Marina Jarre, Un leggero accento straniero, Torino, (Einaudi), 1972, p. 386.