1. UN OMICIDIO ESEMPLARE

Morte di un «rompiscatole»

Tre colpi in faccia e uno al petto, esplosi da pochi passi. Così è morto Giovanni Bonsignore. Senza nemmeno accorgersene. A Palermo, alle otto e un quarto del mattino di mercoledì 9 maggio 1990, mentre andava in ufficio. Il killer ha invece avuto il tempo di rinfoderare la pistola, tirare mori da una tasca un pacchetto di fazzolettini, estrarne uno, asciugarsi, ripulirsi dagli schizzi di sangue, appallottolarlo e gettarlo accanto al cadavere, Poi è rimontato in sella alla moto guidata da un complice ed è filato via a tutto gas1.

Un delitto dai contorni inquietanti. Finora gli omicidi eccellenti siciliani sono stati consumati a danno di magistrati, giornalisti, investigatori, uomini politici d'opposizione e di governo. Bonsignore non apparteneva ad alcuna di queste categorie, era un pubblico dipendente, un lavoratore: la mafia non uccideva un lavoratore da tempo memorabile; bisogna risalire all'immediato dopoguerra per trovare esempi analoghi. L'omicidio potrebbe dunque farci precipitare in un passato in cui la mafia uccideva i dirigenti sindacali. Bonsignore però non era un sindacalista, non era iscritto ad alcun partito, non svolgeva attività politica. Non era un uomo pubblico. Era solo un pubblico funzionario preparato e onesto.

«Un delitto d'alta mafia», lo definisce il procuratore aggiunto Giovanni Falcone. E il riferimento non è all'agghiacciante efficacia mostrata dal sicario, che forse non era neppure un professionista (altrimenti non avrebbe indugiato a ripulirsi, ne, tantomeno, avrebbe lasciato lì quel fazzolettino insanguinato); Falcone forse pensa allo spessore della vittima - un alto funzionario della Regione siciliana - e all'equazione secondo la quale a cadavere eccellente corrisponde mandante eccellente.

Cosa nostra ha atteso che fossero chiuse le urne delle elezioni amministrative, poi ha armato la mano dell'assassino. Perché? A otto anni di distanza le indagini non sono approdate a nulla: ignoti gli autori materiali, ignoti i mandanti, ignoto il movente… ( Tratto dal libro " Un omicidio esmplare " di Toni Baldi e Sebastiano Gulisano)