Bollettino del Gruppo Speleo-Archeologico "Giovanni Spano"
(Autorizzazione del Tribunale di Cagliari n° 526 del 14.05.1985)
Antonio
Trogu
-70 nel cuore di. Cagliari,
il pozzo di S. Pancrazio
Nel
1992 i lavori di rifacimento della pavimentazione di Piazza Indipendenza
nel duecentesco quartiere
di Castello, a Cagliari, hanno permesso di riscoprire
l'antico pozzo di San Pancrazio realizzato dai
pisani nel XIII sec. e rimasto in uso fino alla fine dei
XIX secolo. Cenni
storici La storia della città di Cagliari ha inizio intorno al VII sec. a.C. con l'insediamento di una colonia fenicia poi divenuta colonia dei Punici, la dominazione dei quali ha termine con la conquista romana dell'isola nel 238 a.C.. Proprio dai Romani la città fu dotata di un acquedotto che rimase in uso dal II al V secolo d.C. circa; da questo momento in poi l'approvvigionamento idrico fu esclusivamente affidato alle cisterne di raccolta ed ai pozzi. Solo nella seconda metà dei XIX secolo venne realizzato il primo acquedotto "moderno" della città. |
L'armo del pozzo, realizzato su tubi posti di traverso all'imboccatura (foto Antonio Trogu) |
Il Castello risale al XIII secolo, epoca in cui Cagliari passò sotto la
giurisdizione pisana, e la sua struttura e collocazione permettono di
attribuirgli una importante funzione difensiva e di controllo: era infatti
possentemente fortificato e situato sul colle che domina il resto della città,
con il porto a Sud e la pianura dei Campidano a Nord. Al suo interno
risiedettero non solo le forze militari, ma anche gran parte della ricca
borghesia pisana e cagliaritana e, in seguito, la nobiltà spagnola. Qui si
trovano, per fare qualche esempio, la Cattedrale con il Palazzo Arcivescovile,
il Palazzo di Città, il Palazzo Viceregio, il Teatro .... In qualità di centro
politico e amministrativo della città Castello fu dotato dai Pisani e dai loro
successori Aragonesi e Spagnoli di cinque pozzi-fontane pubbliche, che si
aggiunsero alle numerose cisterne private site nelle varie abitazioni dei
quartiere.
Il
Pozzo di S.Pancrazio, oggetto di questo articolo, è il più noto fra questi,
sia per le sue dimensioni e sia perché rimase in uso sino alla fine dei 1800.
Esso
è ubicato al centro della piazza Indipendenza, nelle vicinanze della Torre di
S.Pancrazio dalla quale prende il nome, punto di passaggio obbligato per chi
volesse entrare in Castello provenendo da Nord. Fu questo uno dei motivi che
spinsero la pubblica amministrazione, nella metà del 1800, a provvedere alla
sistemazione della piazza; l'imboccatura dei pozzo, con tutti i macchinari
accessori (le ruote per sollevare l'acqua ed il giogo per i muli), fu così
trasferita al di sotto dei piano stradale, in un vano scavato nella roccia al
quale si accedeva tramite una galleria che si apriva nella parte occidentale
della piazza. Il vano fu poi
coperto con una volta che funse anche da pavimento stradale. Nella galleria
trovarono posto anche le stalle per le bestie destinate al servizio del pozzo.
In questo contesto fu realizzata una canalizzazione che doveva condurre l'acqua
dal pozzo ad una grande cisterna, posta in prossimità dei bastione di S. Croce.
Il
pozzo
Come
già accennato si tratta di un'opera veramente imponente; è scavato nel calcare
fino ad arrivare alle arenarie, nelle quali si trova la falda acquifera, per una
profondità complessiva di 77 metri rispetto all'attuale piano stradale e di
circa 75 metri rispetto all'imboccatura dei pozzo. La forma è quella di un
prisma a base quadrata, con una sezione orizzontale che va da un massimo di
circa 6 x 6 metri fino ad un minimo di circa 4 x 5 metri, dopo un gradino posto
approssimativamente a metà altezza. La
profondità dell'acqua è di 7 metri, cosicché il pelo libero risulta a -70 m
dal piano stradale.
Sul
pozzo fu realizzata una volta a botte munita di due aperture attraverso le quali
veniva attinta l'acqua; superiormente fu posto il giogo per i muli destinati a
far girare la ruota e del quale rimangono tracce. E’ attraverso una di queste
aperture della volta che ci è stato possibile entrare all'interno del pozzo, in
un punto distante dalle pareti; per questo non si è riusciti a effettuare
misure accurate (contiamo di ripetere il rilievo utilizzando un distanziometro
elettronico); l'armo, degno delle migliori tradizioni di speleologia urbana, è
stato realizzato su tubi poggiati di traverso sull'imboccatura.
A circa 20 m di profondità è ben visibile il passaggio Pietra Cantone/Pietra Forte e fino alla profondità di circa 40 m le pareti di calcare sono a vista senza alcuna traccia di murature o impermeabilizzazioni; da questa quota, e fin sotto il livello dell'acqua, è invece presente un rivestimento di muratura in blocchi di calcare che mascherano il contatto Arenarie/Pietra Cantone; per via della posizione di discesa, e anche a causa delle incrostazioni depositatesi al di sopra dei blocchi, non è stato possibile misurare le dimensioni di questi blocchi.
Bibliografia
BARROCU
G., CRESPELLANI T. & LOI A. (1981) Caratteristiche
geologico-tecniche dei terreni dell'area
urbana di Cagliari. Riv. It. di
Geotecnica, anno XV, 2, 98-144.
PRINCIPE
I. (1981) - Cagliari.
Le città nella storia d'Italia, ed.
Laterza.
SPANO
G. (1861) - Guida della città e dintorni.
Ed . Trois Valdes, Rist. Anast.,
Cagliari.
TRONCHETTI
C. (1 990) - Cagliari fenicia e punica.
SARDO’ - Atlante della Sardegna Fenicia e Punica, n. 5, Ed.
Chiarella, Sassari.
Scheda tecnica
Pozzo
di S. Pancrazio
Rilevato
dal G.S.A.G.S. nel 1992
Sviluppo
complessivo: 110 m circa
Dislivello
complessivo: -81 m
Profondità
dei pozzo: -77m
Note:
1.
Sembra ormai superata la disputa intorno alla fondazione di Cagliari, se debba
cioé essere attribuita ai Fenici o ai Punici (TRONCHETTI, 1990).
2 Le "Arenarie di Pirri" sono la più bassa fra le formazioni
affioranti al'interno dell'area urbana di Cagliari, e costituiscono la base di
quasi tutte le colline cittadine. Si
tratta di arenarie medio-fini di colore grigio-verdastro, la cui potenza è
variabile tra i 10 ed i 60 m. Costituiscono, grazie alla loro porosità, un buon
acquifero il cui livello idrostatico è localmente prossimo alla superficie.
Alle arenarie seguono le serie carbonatiche; si inizia con la formazione
della "Pietra Cantone": si tratta di un calcare arenaceo, giallo scuro
e non stratificato, nel quale si rinvengono molte piste di animali scavatori.
Alla Pietra Cantone segue il cosi detto "Tramezzario", una
calcarenite organogena, farinosa di colore biancastro costituita da gusci
frammentari cementati da CaCO3- Chiude la serie miocenica la "Pietra
Forte". Si tratta di calcari
di scogliera con gusci di organismi interi, a volte ancora articolati, associati
a líthothamnium. Il
passaggio dal Tramezzario alla Pietra Forte non è sempre ben chiaro ed a volte
sul terreno può essere difficile distinguere le due formazioni.
La
serie Arenarie - Pietra Forte si estende dal Serravalliano fino al Messiniano.