Relazione su "Il Mercante di Venezia"
Al contrario di tante commedie in cui vi è un personaggio ben
distinto su cui verte tutta la storia, Antonio è ne «il Mercante di
Venezia» un protagonista che si distingue poco dagli altri personaggi
principali del racconto. Infatti in questa opera Shakespiriana, al contrario di
altre come il «Riccardo III», il protagonista prevale sugli
altri solo perché dà il nome al dramma.
Antonio è un personaggio che incarna la bontà d'animo; egli è infatti il
rovesciamento dello stereotipo del mercante (che è incarnato in Shylock) cioè
il mercante infido, avaro, crudele. Antonio è il migliore amico che si possa
avere, Bassanio infatti non esita a chiedere un prestito al mercante pur non
avendo pagato i debiti che in precedenza aveva contratto con Antonio stesso: il
protagonista accetta perfino di scommettere la propria vita pur di accontentare
l'amico suo. Ma non dobbiamo pensare ad Antonio come ad un semidio che si
sacrifica senza paura alla morte e che guarda il suo destino con distaccata
indifferenza, egli infatti durante il processo prega più volte di sbrigarsi
perché non ne può più di quella tortura.
Bassanio è sicuramente il personaggio più importante dopo Antonio, infatti è
colui che compare maggiormente nella commedia. Costui è il ritratto dell'amico
sincero, ma piuttosto imbranato. Infatti nella commedia non pecca mai di
scortesia o viltà ma solamente di scarso intelletto. Ci viene presentato nella
commedia come un giovane figliol prodigo che si è goduto la vita fino a
bagnarsi in un mare di debiti. Egli non esita a chieder il prestito di cui ha
bisogno al suo creditore che glielo concede con amore paterno. Avuto successo in
amore, però non abbandona affatto il suo caro amico, ma non ha idea di cosa
fare; si muove solamente dopo aver preso consiglio da Portia. Viene oltretutto
beffato dalla sua astuta consorte e questo ci preannuncia un destino in celata
sottomissione alla sua signora.
Portia è infatti l'astuzia, la fortuna, la fedeltà e la bellezza fatta donna.
Ella è la fortuna di Bassanio in quanto lei risolve i suoi problemi finanziari,
lei compensa la decisione che manca al suo marito, sempre lei salva il suo
migliore amico. Portia viene accompagnata da Nerissa la quale non ha pari
ingegno, ma rappresenta l'alleanza femminile in quanto di bon grado ubbidisce ai
comandi dati a lei dalla sua padrona, come se fosse una sua intima amica (cosa
che poi probabilmente è).
Leonardo è una figura molto teatrale: è infatti un clone del suo padrone. Si
deve notare che i due non si consigliano mai, infatti è come se pensassero col
medesimo cervello. Penso che l'autore abbia voluto con questa persona
raffigurare Bassanio in un più basso gradino sociale.
Lorenzo è la figura dell'uomo romantico, costui infatti architetta una fuga d'amore
con furto davvero cinematografica. Questa figura, sebbene marginale all'interno
della commedia riveste un ruolo di primaria importanza nella interpretazione
storico-moralistica del dramma. Shakespeare infatti pur essendo antisemita
ammette che l'ebraismo si possa curare anche attraverso l'amore che nobilita l'animo
della corrotta Jessica e fa abbracciare alla pagana la giusta fede cristiana.
Non convertibile è invece l'animo malvagio e avaro dell'ebreo Skylock. Il suo
carattere è infatti diretta conseguenza del suo credo che non può che produrre
uomini simili a lui in perfidia e avarizia (stereotipo che è arrivato immutato
al nostro secolo). L'essere ebreo è interpretato dall'autore di Stradford come
un tumore dell'anima: se preso in tempo si può guarire (questo è il caso di
Jessica) ma se il malato rimane tale per troppo tempo allora il cancro cresce ed
invade inesorabilmente tutta l'anima dell'israelita. Skylock è oltretutto lo
stereotipo del mercante usuraio dell'epoca aldilà del credo religioso. Nell'epoca
dei fiorenti commerci nel mare mediterraneo infatti molte persone si
arricchirono a dismisura facendo prestiti ad interesse; costoro rischiavano il
loro capitale prestandolo a mercanti in cerca di liquido e se il mercante faceva
poi fortuna restituiva il denaro con gli interessi, ma se la dea bendata non
sorrideva al commerciante era la fine per il mercante (il processo ad Antonio ne
è un esempio) e il bilancio in rosso per l'usuraio.
A confermare l'odiosità della stirpe giudea Shakespeare crea i Gobbo che da
onesti lavoratori preferiscono la servitù ad un buon cristiano a quella
prestata al ricco ma pur sempre sporco ebreo. Il più giovane dei due serve
anche a creare il momento comico della commedia grazie ai suoi giochi di parole.
Concludendo posso dire che questa è una bella storia, purtroppo però non ho
potuto comprenderla al massimo. Infatti trovo estremamente riduttivo leggere
qualcosa che è stato scritto non per esser letto, ma rappresentato su di un
palcoscenico. La veloce comprensione del testo è impedita dal fatto che si fa
molta fatica a ricordare chi è il personaggio che sta parlando solo dal nome
scritto prima della battuta perché all'inizio del racconto non si ha ancora
familiarità con i personaggi. Questa difficoltà è aggiunta al fatto che
Shakespeare scrive con uno stile molto prolisso e complicato: ad esempio un
personaggio di Shakespeare non dice: «Vammi a prendere quel foglio», ma
ordina: «Orsù trasformati in Mercurio metti le ali ai piedi e portami ciò di
cui io ho bisogno più lesto del fulmine del Cronide». Questo suo stile
rende le sue commedie spesso etichettate come «mattoni» prima ancora d'esser
viste ed è un peccato perché, per quanto poco ho letto di questo autore
bretone, deve essere stato davvero bravo.
Questa versione è stata inviata da Dario - GRAZIE PER LA COLLABORAZIONE!