Francesco d'Assisi
e il Cantico delle Creature
(Assisi, 1182 - 1226) Il
fondatore dell'Ordine francescano, san Francesco, oltre ad essere
una delle figure più affascinanti del mondo cristiano, ha
lasciato un'impronta originale anche nella letteratura. Figlio di
un ricco mercante di Assisi, Pietro Bernardone, Francesco (1181 o
1182-1226) trascorre la giovinezza nel benessere che
caratterizzava la borghesia del tempo e, secondo le consuetudini,
riceve una buona educazione letteraria, specie latina e francese
(dalla Francia proveniva la madre Pica).
Durante la convalescenza da una lunga malattia, matura una
profonda crisi religiosa che lo porta, con un clamoroso gesto
pubblico, a rinunciare ad ogni bene terreno e ad iniziare,
insieme ad alcuni discepoli, la predicazione dei princìpi
cristiani. Il suo richiamo all'amore e alla povertà, all'umiltà
e alla penitenza non si traduce mai, però, in trasgressione e
rifiuto delle gerarchie ecclesiastiche. La sua "regola"
riceve due riconoscimenti: il primo, verbale, da Innocenzo III,
nel 1210; il secondo, scritto, da Onorio III, nel 1223. Dopo aver
predicato in Egitto tra i musulmani e in Terrasanta, Francesco
torna in Italia. Al suo Ordine aderiscono persone provenienti dai
più diversi ceti sociali, a testimonianza del fatto che i
princìpi della sua predicazione sono largamente sentiti e
condivisi.
Infatti, in quest'epoca, i valori evangelici sono distorti: le
concezioni borghesi poggiano sulla bramosia di denaro e di
piaceri, e dal canto suo la Chiesa rivendica il potere temporale.
Contro queste posizioni, Francesco esalta invece la povertà e
l'umiltà.
Inoltre la teologia medievale prospetta una visione del mondo
terreno cupa e terrorizzante, centrata sul dominio del peccato e
sulla potenza del demonio. Francesco, al contrario, è animato da
una concezione serena: Dio è padre del creato, e tutti gli
elementi della natura hanno una loro bellezza e un loro senso;
soprattutto, essi sono utili all'uomo, che Dio, nella sua
infinita saggezza, ha posto al centro del mondo. In questa
compiuta armonia universale, anche le malattie e la morte perdono
l'aspetto drammatico e diventano fenomeni naturali da accettare
con serenità.
In sintesi, questi sono i motivi contenuti nel Cantico delle
Creature, composto forse nel 1224 (ma alcuni critici sostengono
che sia stato scritto almeno in due tempi), un inno in volgare
umbro, in prosa ritmata. Esso celebra le lodi del Signore
attraverso le Sue creature. Francesco sente nei loro confronti un
cristiano rapporto di fraternità, siano esse nobili e splendenti
come il sole e le stelle, o umili come il vento e l'acqua. Tutte
sono il frutto dell'immensa bontà divina, e danno aiuto e
sostegno all'uomo; questi a sua volta riconosce la grandezza di
Dio e in Suo nome ama e perdona i suoi simili, rifiuta la guerra,
sopporta le malattie. Poiché vive secondo gli insegnamenti del
Signore, non teme la morte del corpo, dal momento che non deve
temere quella dell'anima. San Francesco offre l'immagine di un
universo tutto lieto nei suoi molteplici aspetti, legati l'uno
all'altro da un amore reciproco.
La struttura del Cantico è semplice, poiché deve rispondere
all'esigenza di farsi comprendere anche da persone umili, ma
poggia su una solida base concettuale e culturale. San Francesco
ha come fonti principali i testi biblici, ed evangelici, ma
conosce la letteratura latina medievale e persino la lirica
provenzale.
La prosa del Cantico, come si è detto, ha un andamento ritmico,
dovuto non alle rime, che sono solo due, ma alle molte assonanze.
Inoltre, tutto il testo è costruito sull'anafora. Il linguaggio
è semplice, reso più comprensibile da una ricca aggettivazione,
ma non popolare. Infatti, sebbene la base lessicale sia il
volgare umbro, esso è quasi del tutto privo di elementi
dialettali e vi compaiono, invece, termini latini o
latineggianti.
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da La letteratura italiana in Cd-Rom; 1-Il Medioevo; Edizioni La Repubblica.