le ragioni di una mostra

Dal Centro della Cristianità al "popolo" della provincia marchigiana viene offerta "in dono" l'occasione di vedere ed apprezzare gioielli d'arte orafa e serica di pregevole interesse artistico, custodite e conservate integre nella loro dimensione di arte e di fede, nonostante il trasformarsi dei riti liturgici, in un luogo sacro ed inaccessibile al pubblico quale è la Sacrestia papale.

Si tratta di "Munera" per il Papa realizzati per le celebrazioni liturgiche, ne sottolineano la dimensione sacrale del culto e ripropongono alla memoria la Persona che li ricevette e li usò.

Alcuni sono testimonianza di importanti momenti storici: la Croce processionale che ha aperto il Concilio Vaticano 1 nel 1869, il Triregno che Giovanni XXIII, nel suo amore per quella "soave e mitissima figura" di Pio IX, volle indossare per la sua incoronazione, altri recano l'impronta regale del donatore, come il Servizio di Parati liturgici che mostra ricamati gli avvenimenti della Storia della Salvezza, donato da Ferdinando d'Austria.

L'altro nucleo della mostra è costituito dai "Munera" donati e ricevuti dai cittadini delle sue terre. I Maceratesi fanno apporre un'iscrizione, in ricordo della sventata congiura sanfedista contro Pio IX, nel reliquiario realizzato dall'argentiere Dioniso Bohemer di Munster e ne fanno dono al Papa.

Ma la grande occasione di munificenza è rappresentata dal viaggio nei suoi Stati che il Pontefice iniziò il 4 maggio 1857 e che vede nella sua casa natale, a Senigallia, la più significativa tappa del percorso. Qui troviamo "Munera " che, al di là del valore artistico e di testimonianza dei costumi e dei gusti dell'aristocrazia di Provincia alla metà dell'ottocento, ci riconducono alla quotidianità degli affetti: la Famiglia Mastai commissiona alla Fabbrica Aldovrandi di Bologna, che nel panorama del mercato ceramico italiano s'impone, nella prima metà del secolo, quale principale concorrente della manifattura inglese Wedgwood, un'imponente servizio con lo stemma di famiglia incoronato dalle insegne papali. Ci riporta alla figura di un Papa "grande comunicatore" la produzione curiosa, ma non di secondaria importanza, costituita dalle ceramiche commemorative e propagandistiche, formelle, scaldini, bicchieri, tutti oggetti di uso quotidiano comune e tutti ugualmente siglati dall'effige o dall'insegne papali.

Il viaggio rappresenta anche un'opportunità per gli artisti locali di cimentarsi nell'allestimento di apparati scenografici innalzati per celebrare l'illustre ospite; lo studio preparatorio per l'arco trionfale e le due piccole plastiche di Emidio Paci, scultore ascolano d'impronta purista, ne sono la testimonianza. Il Papa risponde a questa grande manifestazione d'affetto con altrettanta generosità. Solo qualche anno prima, nel 1851, il pro-Segretario di Stato Cardinale Antonelli, anch'egli nobile senigalliese, aveva acquistato, su commissione del Pontefice da un'asta parigina, pregevoli oggetti di culto provenienti dalle chiese e dai conventi soppressi in Svizzera. Sono proprio alcuni di questi oggetti che il Papa porta in dono: ad esaltazione del Dogma di Fede proclamato dal Pontefice nella Bolla
Ineffabilis Deus del 1854, viene donata alla cattedrale di San Ciriaco d'Ancona la statua d'argento della Vergine Immacolata con Bambino, opera di un'orafo tedesco, mentre un pregevole reliquiario a busto d'argento viene portato in dono alla cattedrale di San Pietro di Senigallia. Per l'occasione vi vengono poste le reliquie di San Paolino, patrono della città, e sulla base lignea viene aggiunto lo stemma della famiglia Mastai.

Dalla lettura degli oggetti in mostra emerge nella sua complessità questo Papa, figura carismatica e poliedrica, dai gusti raffinati promotore di innumerevoli iniziative a favore delle arti e delle scienze, non solo in Roma, ma anche nella sua città natale. E' per questo che la mostra esce dalle sale dell'Episcopio per estendersi per le vie della città alla ricerca dei luoghi di Pio IX seguendo un percorso ideale che parte dalla stazione, costruita sulla linea ferrata voluta dal Pontefice per unire le due maggiori città dello stato, Roma-Bologna, si sofferma ed entra nella sua casa natale, nei luoghi sacri, negli edifici delle opere di beneficenza quasi ricreare quel legame di profondo affetto che da sempre unisce la Città al suo Papa.