Le nuove politiche sociali
nell’Italia del federalismo solidale: |
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Introduce l’on. Tonino
Loddo, deputato de “i Democratici”
Moderatore: Marco Espa Come valorizzare e sostenere
le responsabilità familiari, anche nelle situazioni più estreme
Interventi
brevi di: Carlo Tedde L’alleanza tra famiglia e
impresa come risorsa per il miglioramento della qualità dei servizi
Gli operatori professionali
primi attori delle reti sociali sul territorio
Mai più assistenzialismo ma qualità
della vita migliore per tutti
Gli enti locali promotori e garanti
del ben-essere sociale della comunità
chiusura
dell’on. Carlo Dore,
consigliere regionale de“i Democratici” I Democratici della Sardegna, promuovendo quest’incontro
con il prof. Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica
all’Università di Bologna e massimo esperto del
non profit in Italia (ricordiamo ad esempio la legge sulle ONLUS,
organizzazioni non lucrative di utilità sociale meglio conosciuta come
“Legge Zamagni”) hanno voluto mettere a disposizione un’occasione
d’incontro, di ascolto e di studio su questo importantissimo tema tra
gli attori del settore (associazioni di volontariato, imprese sociali,
donne e uomini della società civile). Ci chiediamo spesso come
migliorare la qualità della vita delle nostre comunità. Le esperienze
positive e più significative delle famiglie in situazioni più estreme
(persone in situazione di handicap grave, anziani in difficoltà, o con
alterazioni cerebrali ecc. ecc.) sembrano rappresentare un modello per
nuove politiche sociali a beneficio ed accessibili a tutti. Nella piena applicazione del principio di sussidiarietà, al non profit sono stati assegnati importanti compiti anche nella programmazione dei servizi e alla valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari e delle piccole comunità. Anche in Sardegna è necessaria una radicale trasformazione delle tradizionali dinamiche assistenziali, che vedano la persona in qualunque stato essa si trovi, non come un oggetto dei nostri interventi finalizzati magari all’istituzionalizzazione delle persone più in difficoltà, ma come un soggetto da promuovere, con diritto di cittadinanza e libero dall’emarginazione. In questo contesto le nuove leggi vogliono introdurre un “mercato” sociale regolato, totalmente assente in Sardegna, con possibilità di scelta per le famiglie e le loro organizzazioni di self-help (volontariato ben distinto e non sostitutivo delle imprese sociali), come ad esempio gli “Chèque Domicile” dell’esperienza francese, buoni sociali utilizzabili nell’ambito di reti di fornitori di servizi accreditati, che possono condizionare l’efficienza e l’efficacia dei servizi rendendoli a misura di ciascuno. Un recente articolo del prof. Zamagni diceva: “ Credo che ormai ci
siano tutte le condizioni per dar vita anche nel nostro Paese a
triangolazioni tra università, fondazioni di origine bancaria e soggetti
del Terzo settore per far partire incubatori di imprese sociali e civili.
Per dirlo con una battuta, si tratta di tradurre, applicandolo al caso
italiano, il modello americano della Silicon Valley, e renderlo
implementabile dalle realtà imprenditoriali senza fine di lucro. Mentre
finora le università si sono limitate a formare i quadri da inserire
nelle varie organizzazioni, ora è giunto il momento di fare il passo
successivo e cominciare a preparare non solo manager, ma veri e propri
imprenditori del sociale. Io credo che tutto ciò oggi sia non solo
auspicabile, ma davvero possibile. E per questo guardo con fiducia
all’anno che sta per arrivare.” |
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