Paolo Gulisano
Dignità e statuto giuridico dell'embrione umano: da Guadalupe un appello in favore della vita.
 
31 ottobre 2000

Dal 27 al 31 ottobre scorso si è svolto a Città del Messico il Guadalupan Appeal, la chiamata di fine millennio in difesa della vita umana. A poche settimane dall'apertura del grande Giubileo del 2.000 si è voluto realizzare un importante convegno scientifico, "Dignità e statuto dell'embrione umano", inserito in una iniziativa di pellegrinaggio e di preghiera presso il Santuario della Vergine di Guadalupe, patrona delle Americhe. IDENTITA' EUROPEA ha partecipato, nella persona del Responsabile dell'Ufficio Famiglia dottor Paolo Gulisano al Guadalupan Appeal, organizzato dalla Pontificia Accademia Pro Vita, dall'Associazione "Difendere la vita con Maria" e dall'Università Salesiana del Messico, col patrocinio del Pontificio Consiglio per la famiglia e del Pontificio Consiglio per la Pastorale sanitaria, non poteva svolgersi in un contesto più significativo di quello messicano.

Sia perchè, come ha brillantemente illustrato nella sua relazione il teologo Renè Laurentin, la Madonna apparsa sul colle del Tepeyac nel 1531 all'indio Juan Diego è manifestamente gravida, ed è quindi la Madre della Vita nascente, ma anche perché la storia originatasi nel Nuovo Mondo a partire da quell'avvenimento miracoloso è una grande storia di Fede, addirittura profeticamente paradigmatica per i cristiani che si accingono ad entrare nel Terzo Millennio.

I partecipanti al Guadalupan Appeal, giunti da ogni parte del continente americano, dall'Europa e dalla Nuova Zelanda, chi semplice pellegrino e chi professionista interessato ai lavori del Congresso scientifico sulla dignità e lo statuto dell'embrione umano, hanno avuto piena consapevolezza della questione della difesa della vita attraverso una serie di espressioni del magistero ecclesiale, di testimonianze umane, di interventi scientifici. Tra i prelati intervenuti è da segnalarsi il cardinale colombiano Alfonso Lopez Trujillo, Prefetto del Consiglio per la famiglia.

Al termine del Convegno, l'Ufficio Famiglia di IDENTITA' EUROPEA intende sottolineare nelle seguenti note la propria posizione a riguardo delle tematiche della difesa della vita e della dignità dell'essere umano fin dallo stato embrionale:
nella mentalità dominante, la qualità della vita sta diventando molto più importante della vita stessa. Ma chi decide della qualità della vita? L'affermarsi di un'"etica delle opportunità" apre prospettive inquietanti: la scienza moderna, forte del metodo positivistico e dei suoi dogmi efficientisti, ha conseguito eccellenti risultati sul piano tecnico con innegabili progressi nella diagnosi e nella terapia delle malattie.

Ma mentre molti scienziati si sono impegnati efficacemente nella difesa della vita, da altre parti si è lavorato secondo una logica diversa, che considera indegne di essere vissute le vite di determinate persone, secondo una filosofia "utilitaristica", che tuttavia non può fare a meno di regole e limiti. nell'elaborazione di strategie pro-life occorre che siano presi in considerazione i grandi contrasti e le contraddizioni del XX secolo che hanno portato all'affermarsi dell'attuale cultura della morte. Contro tale cultura occorre operare nel senso dell'educazione.

Vogliamo sottolineare con forza l'importanza di agire nei confronti di quella parte della società umana più sensibile e più esposta ai condizionamenti culturali: la gioventù. A fronte di una indiscriminata informazione sessuale, fondamentalmente orientata ad imporre una visione edonistica che vuole fare delle nuove generazioni dei "consumatori di sesso", (implementando ovviamente la diffusione di contraccettivi finalizzati al "sesso sicuro") occorre rispondere con una pedagogia dell'amore che introduca i giovani in questo grande mistero come portatori di vita.

Il diritto alla vita, inoltre, non è una concessione data dallo Stato: è un diritto anteriore ad esso. Occorre arginare tutte le tendenze neo-malthusiane e neo-darwiniste che vanno diffondendosi attualmente nelle legislazioni dei diversi paesi. Forse sarebbe giusto pensare, dopo cinquant'anni di retorica sui diritti, ad una carta dei doveri dell'uomo. Doveri davanti a se stesso e alla comunità umana. La visione individualista che permea le varie legislazioni fa sì che, in pratica, all'enunciazione teorica dei grandi princìpi non ne segue una applicazione pratica nei casi concreti.

Così dal 1948 ad oggi il diritto fondamentale alla vita è andato progressivamente negato, con l'applicazione su larga scala di normative legalizzanti la pratica dell'aborto, spesso voluta e favorita da organismi stessi dell'ONU che l'hanno imposta ai paesi del terzo mondo come sistema di controllo delle nascite. La Chiesa, attraverso il magistero coraggioso di Papa Giovanni Paolo II ha fermamente ricordato che è necessario opporsi non solo al crimine, ma anche alle legislazioni criminose. Pertanto se un governo legifera criminalmente, bisogna andare contro questa legislazione, difendendo sempre il comandamento "non uccidere".

Ciò è suonato particolarmente significativo a Città del Messico, in un Paese che vuole dare di sè un'immagine spettacolare, che affascini il visitatore, tutta giocata tra la grandezza del passato azteco (con non poche concessioni al neo-paganesimo di marca new-age) e un presente proteso alla post-modernità e alla competizione globale.

Dietro lo sforzo di sembrare moderna, progredita e disinibita, Città del Messico rivela, grazie ad alcuni segni, la presenza di una realtà nascosta, di radici ben profonde: quelle di un cristianesimo tenace, appassionato, devoto. Segni, poiché la legislazione vigente, aspramente anti-religiosa, non lascia alcuna visibilità pubblica al cristianesimo, che a partire dal 1917 - anno in cui venne varata la Costituzione di Querétaro frutto della Rivoluzione - è stato relegato nelle sagrestie, limitato al puro culto liturgico. In quegli anni la Chiesa in Messico venne spogliata di tutte le sue opere, di tutto quanto la carità cristiana aveva realizzato nel Paese a partire da quel miracolo di Guadalupe che aveva unito spagnoli e indios, vinti e vincitori, in un unico popolo, in un abbraccio riconciliator, che aveva forgiato l'identità profonda del popolo messicano che i rivoluzionari del XX secolo hanno cercato di distruggere. Decine di migliaia di cristiani messicani - donne, uomini, vecchi, bambini- caddero sotto il fuoco dei plotoni d'esecuzione del potere rivoluzionario che voleva crare non solo una nuova società senza Dio, ma anche un "uomo nuovo".

E' in fondo lo stesso tipo di utopia che oggi pretende di stabilire arbitrariamente i limiti della vita umana, e inventa concetti scientificamente infondati come il "pre-embrione". Il professor Roberto Colombo dell'Università di Milano e la dottoressa Monica Lopez Barahona hanno ampiamente dimostrato in sede di relazioni congressuali come esista una continuità nel processo di sviluppo dell'essere umano nello stato embrionale. In realtà appare sempre più chiaro che la tesi del pre-embrione (privo di diritti giuridici) serve unicamente a giustificare, sul piano etico, la diffusione dell'aborto precoce attraverso ritrovati biochimici (non ci sentiamo di definirli farmaci) come la famosa RU-486.

L'aborto chimico, non traumatico, invisibile e soft è la nuova strategia della mentalità anti-natalista e anti-vita. Un aborto "fai-da-te" che passa inosservato, che riduce i costi per i ricoveri, che elimina le complicazioni di tipo psicologico e morale. Si realizza, su un piano metafisico ed etico, un'operazione subdola e terrificante, tale da far pensare all'operato del "Principe della menzogna": il peccato di pensare che il peccato non esiste. Attorno al piccolo embrione, inoltre, si giocano altre partite con alte poste in palio: si parla ormai diffusamente di "clonazione terapeutica".

Che significa "produrre" embrioni in vitro, risultato di clonazioni di proprie cellule, allo scopo di avere materiale organico (ovvero tessuti o organi) disponibili per eventuali trapianti. Come spesso accade, dietro motivazioni "umanitarie" si nascondono interessi economici che precludono a scenari degni della peggiore fantascienza: "doppioni" di esseri umani conservati in laboratorio, creature destinate a fornire "pezzi" sostitutivi e così via. In effetti l'embrione umano è un paradigma che solleva, per la medicina moderna, problemi drammatici. In molti degli interventi del convegno, da quello del professor Gian Luigi Gigli, Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici a quello di Monsignor Elio Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia Pro Vita alla dottoressa Dianne Irving, biochimica dell'Università di Georgetown, U.S.A., è stato rimarcato che ci si sta avviando da una concezione della Medicina come scienza che ricerca e fornisce risposte ai bisogni di salute dell'uomo, ad una "Medicina dei desideri", finalizzata non più, anzitutto, alla cura o alla prevenzione delle malattie, ma alla soddisfazione di desideri. Una medicina al servizio del narcisismo e dell'egoismo.

Infine è stato importante, nell'ambito del Guadalupan Appeal, la testimonianza recata da chi a favore della vita si impegna sotto diversi aspetti e su vari fronti, dal volontariato alla politica. L'aborto legalizzato rientra nella strategia mondialista di distruzione della coscienza cristiana: da oltre un cinquantennio organismi dipendenti dall'ONU o finanziati dalle grandi multinazionali americane si adoperano per diffondere nel mondo le pratiche e le politiche abortiste: è il caso del Population Council, fondato nel 1952 dal magnate John D. Rockfeller III, o l'IPPF (Federazione Internazionale per la Pianificazione Famigliare) che ha sede a Londra e svolge un ruolo chiave nella strategia culturale che da anni spinge per giungere alla realizzazione della crescita-zero, o sotto-zero, sostenendo che è necessario ridurre la popolazione con tutti i mezzi, compresi sterilizzazione,aborto, eutanasia.

Un unico valore sembra indiscusso e indiscutibile, fino a diventare il filtro di selezione per gli altri: il diritto della libertà individuale a esprimersi senza imposizioni, almeno finché essa non leda il diritto altrui. Ma nessun progetto ONU o delle grandi centrali finanziarie potrà mai soffocare il sacrosanto diritto alla vita, sancito anche dall'articolo 3 della Dichiarazione dei Diritti dell'uomo che recita: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona". Solo negando contro ogni evidenza scientifica le caratteristiche umane della vita nascente si può negare ad essa l'attributo di "individuo", così come facevano gli antichi mercanti di schiavi. Occorre dare quindi in ogni modo visibilità all'umanità dell'embrione umano.

In tal senso non deve sembrare eccentrica la richiesta di dare sepoltura ai feti abortiti, emersa anche nel corso dei lavori congressuali. Mettere la donna che intende abortire di fronte all'evidenza fisica di quanto può accadere in sala operatoria, proponendole le esequie del figlio che porta in grembo, può essere un efficace mezzo di dissuasione nei confronti della pratica abortiva, oltre che un gesto di umana e cristiana pietà.Nell'omelia della celebrazione che ha concluso l'evento guadalupano, l'Arcivescovo di Città del Messico, cardinale Norberto Rivera Carrera ha ricordato che occorre affermare con coraggio che oggi è in gioco la concezione stessa dell'uomo, e quindi il suo futuro, in particolare in un momento in cui si passa dalla sfera di interesse prevalentemente scientifico a quella di carattere culturale e politico, occorre respingere in quanto umanamente letale il relativismo etico. Occorre urgentemente e gravemente un'opera di educazione: salvare l'umano, guidare alla scoperta (o al ritrovamento) dei significati autentici della realtà. L'etica deve rendere ragione delle proprie posizioni, in particolare l'etica cristiana che rifiuta il consequenzialismo (il fine giustifica i mezzi), e la cultura e l'educazione sono i campi principali di applicazione delle sue ragioni, come ricordato dall'enciclica Donum vitae.

Un intervento importante quello del primate messicano: questo paese ha conosciuto un lunghissimo periodo di catacombe, e se negli ultimi anni la morsa dell'ideologia ancora dominante ( è ininterrottamente al potere da oltre settant'anni il Partito Rivoluzionario Istituzionale) sembra essersi un poco allentata sui cristiani, forse in realtà si sono affinate le tecniche di repressione. E così come questo regime ha sempre negato ogni violenza perpetrata, giustificandosi con la necessità rivoluzionaria di portare al popolo il "progresso", così anche ora cela dietro l'ipocrisia e la menzogna il proprio attegiamento contrario al diritto alla vita: se infatti formalmente l'aborto è proibito dalla legge, ogni anno si praticano impunemente nel Paese almeno 200.000 aborti. E non è tutto: Michel Schooyans ha recentemente denunciato che circa il 43% delle donne messicane sono state sottoposte a sterilizzazione, la stragrande maggioranza delle quali senza esserne consapevoli.

Così pure è stato rivelato che alle donne, in occasione di visite ginecologiche o dopo il parto e senza il loro consenso, viene inserita la spirale.E' la nuova strategia demografica di un'ideologia che ancora si accanisce sul popolo messicano, con metodi più subdoli di un tempo,ma non meno letali.

 

Il Responsabile dell'Ufficio Famiglia
Paolo Gulisano

 




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